“È giunta l’ora del popolo della Contea ed esso si leva dai campi silenziosi e tranquilli per scuotere le torri e i consigli dei grandi. Quale dei saggi l’avrebbe mai predetto? E perché, se sono veramente saggi, avrebbero dovuto pretendere di saperlo prima che suonasse l’ora?”.
R. R. Tolkien, Il Signore degli Anelli
Solo odio anti-cristiano? Cari europei, dovete scegliere quale Europa volete. Il caso Francia, che non è più Europa forse Africa o semplicemente il nulla, risultato di una ideologia necrofila uscita dalla palude della modernità
di Francesco Lamendola
Un vecchio adagio, pare di origine cinese, dice che, se vuoi la vendetta, devi solo sederti sulla riva del fiume e aspettare: la corrente, prima o poi, ti porterà il cadavere del tuo nemico. E che la Francia sia nemica dell’Italia, nemica politicamente, economicamente, finanziariamente, e nemica implacabile, sleale, arrogante, su questo non c’è, e non c’è mai stato, il benché minimo dubbio; peggio per noi se non l’abbiamo capito a tempo debito. Tuttavia, se qualche anima bella l’ha finalmente capito, e si angustia per gli insulti irriferibili che il presidente Emmanuel Macron e il suo tristo entourage hanno rivolto agli italiani e al loro legittimo governo, compreso quello di essere “vomitevoli”, per la decisione di chiudere i porti agli sbarchi di nuovi falsi profughi, sappia che non dovrà aspettare molto per veder scorrere il cadavere del suo nemico.
Macron è già morto, come la sua decrepita première dame, la sessantacinquenne Brigitte Trugneux, che lo abusò quando, lei quarantenne, sposata e con tre figli, era la sua professoressa di liceo e lui, poverino, di anni ne aveva sedici. Ma non sono morti solo loro, purtroppo; è morta l’intera Francia. Diciamo purtroppo perché, pur essendo nemica storica e implacabile dell’Italia e avendolo mostrato innumerevoli volte, anche con la sciagurata guerra contro la Libia del 2011, mirante a soffiarci le forniture di petrolio e a far fuori un nostro alleato, la Francia è pur sempre, o piuttosto era, un pezzo importante della storia e della civiltà europea. Anche se, per inseguire la sua ridicola smania di grandeur, ha sempre fatto il tifo per i nemici dell’Europa (per esempio, era alleata dei Turchi quando costoro assediavamo Vienna, nel 1529 e di nuovo nel 1683), è innegabile che essa ha dato un contributo notevole alla formazione e allo sviluppo della civiltà europea, probabilmente secondo solo a quello del nostro Paese, che occupa incontestabilmente il primo posto. È difficile, per non dire impossibile, pensare all’Europa, quale essa si è andata definendo nel corso dei secoli, facendo astrazione dalla Chanson de Roland e da Chrétien de Troyes; pensarla senza la cattedrale di Notre Dame e la Sorbona, senza Montaigne e Rabelais, Victor Hugo e gli impressionisti; e senza Jean-Marie Vianney, Rue du Bac e La Salette, Bernadette e Lourdes, Santa Teresa di Lisieux e Paul Claudel… Lasciamo perdere i malefici illuministi e i troppo sopravvalutati contemporanei, i poeti maledetti, i Baudelaire e i Rimbaud, gli esistenzialisti e gli strutturalisti, per non parlare di dadaisti e surrealisti; resta il fatto che una bella fetta della civiltà europea parla, o parlava, francese, e che solo un ingrato o un ignorante può disprezzare il contributo transalpino alla formazione dell’anima del nostro continente, dei suoi valori, dei suoi stili, del suo pensiero.
La "Festa della Musica, tenuta all’Eliseo è l'immagine della "grande" Francia di Macron e della decrepita première dame Brigitte Trugneux? La Francia, che si propone come il modello e il cuore dell’Europa futura, è una bolgia dantesca dove trionfano gli stili di vita più aberranti, le pratiche più perverse, dove si attua il capovolgimento più radicale dei valori sui quali è nata ed è cresciuta la nostra civiltà.
Ebbene, una cosa bisogna mettersi in testa, sia che la si ami, sia che la si odi: la Francia non esiste più; è un cadavere; è morta e sepolta, solo che non sa di esserlo. La Francia non è più Europa; forse è Africa, forse è semplicemente il nulla. Non c’è più un’anima francese, tanto meno una cultura francese. Ancora una cinquantina d’anni fa si poteva immaginare il commissario Maigret camminare con la sua pipa in riva alla Senna, e vedere in lui il simbolo di quell’anima, di quella civiltà (per quanto Simenon non fosse francese, ma belga); oggi sarebbe impossibile. Mentre fa la voce grossa sul piano internazionale, mentre si compra i pezzi pregiati della nostra economia e manda i suoi aerei a bombardare la Siria, la Francia ha cessato di esistere da un bel pezzo: al suo posto c’è una terra di nessuno, una terra desolata, direbbe Eliot, popolata da tutte le razze, sfigurata dalle mode più triviali, disumanizzata dal consumismo più becero, azzerata dalla globalizzazione più furiosa. L’Italia, nonostante tutto, è riuscita a difendere, con fatica, qualche brandello della sua anima e della sua antica e gloriosa civiltà; a preservare il fuoco sotto la cenere, nella speranza che, un domani, possa tornare a divampare e a spandere la sua luce e il suo calore: ma la Francia è solo un cadavere freddo e inerte. Non perché la sua squadra nazionale di calcio sia formata da ben due francesi bianchi e da nove africani; non perché, se andate a spasso per il centro di Parigi (il centro, non le periferie), vedete in giro un bianco ogni venti passanti o residenti; ma soprattutto perché si è definitivamente arresa all’ideologia maligna e anti-umana sorta con l’illuminismo e portata avanti, con infaticabile tenacia, dalla massoneria, di cui la Francia, fin dal XIX secolo, non è diventata che un’agenzia per le relazioni pubbliche: una ideologia necrofila, fatta di radicalismo, femminismo, immigrazionismo, omosessualismo, e soprattutto d’un feroce, compulsivo, paranoico odio anti-cristiano. La Francia, che si propone come il modello e il cuore dell’Europa futura, è una bolgia dantesca dove trionfano gli stili di vita più aberranti, le pratiche più perverse, dove si attua il capovolgimento più radicale dei valori sui quali è nata ed è cresciuta la nostra civiltà; come la Città del Diavolo di agostiniana memoria, che incarna tutto quanto di torbido, di lutulento, di pestilenziale è uscito dalla palude della modernità, e non è mai sazia di oscenità, di blasfemie, di satanici sghignazzi nei confronti di ciò che è puro, onesto, bello e sano.
L’immagine visiva di quel che stiamo dicendo è stata offerta dalla cosiddetta Festa della Musica, tenuta all’Eliseo la sera del solstizio d’estate, il 21 giugno scorso, presenti Emmanuel Macron, che cercava di sorridere con la bocca tirata in una smorfia, e la sua grottesca moglie-madre, una degenerata che avrebbe dovuto finire in galera (perché quello è il posto in cui finiscono le insegnanti che seducono i loro alunni minorenni), la quale penosamente ancheggiava e fingeva di divertirsi un mondo davanti ai riflettori e ai ballerini che si esibivamo nel cortile dello storico edificio. Il re, si fa per dire, della serata, è stato il sedicente artista Dj Smile, vestito con una maglietta a rete, più volgare e provocatorio che mai, il quale ha saltellato e sculettato a lungo, coi suoi sodali, nelle tipiche danze dei locali gay, e alla fine, non contento, si è fatto fotografare in pose da pornodivo accanto ai coniugi Macron, simboli della modernità, dell’apertura e del pluralismo culturale. Lui, però, non è del tutto soddisfatto delle politiche ufficiali dell’Eliseo, a suo dire non sufficientemente aperte e tolleranti; e per veicolare il suo messaggio di “protesta”, come si sono affrettati a dire una quantità di organi di stampa, francesi ed esteri, portava ben stampata sulla maglietta la trionfale scritta: Fils d’immigés, noir et pédé, come un grido di battaglia; scritta che i suddetti organi di (dis)informazione si sono affrettati a tradurre, nei pochi Paesi del mondo, semicivili e votati all’irrilevanza, nei quali non risuona la lingua dell’oui, “figlio immigrati, nero (mi raccomando: nero, giammai negro) e omosessuale”. Nossignori, ancora una volta avete fatto i furbi e lo capisce anche chi, come noi, il francese non l’ha studiato a scuola; la giusta tradizione avrebbe dovuto essere: “figlio d’immigrati, nero e pederasta”. Perché pédé, come capirebbe anche un bambino, non significa “solo” omosessuale, bensì anche pederasta; pur se capiamo benissimo le vostre remore ed i vostri scrupoli, dettati non dal timore di turbare l’innocenza altrui, ma di mostrare il legame, strettissimo, ma sempre negato dalla cosiddetta cultura gay e dai movimenti militanti LGBT, fra omosessualità e pederastia. Chissà, forse in quelle traduzioni taroccate c’entrava anche il desiderio, da parte dei nostri media politicamente corretti, cioè pro Macron e anti Le Pen (del resto, chiunque andrebbe bene, persino una paranoica nullità come Macron, pur d’impedire che all’Eliseo vada la Le Pen) di risparmiare un qualche imbarazzo alla splendida coppia, moderna ed emancipata, che siede all’Eliseo, la prova vivente che la cultura femminista è bella, vitale, portatrice di diritti, anche quello per una quarantenne di violentare un alunno sedicenne. Perché menzionare la pederastia avrebbe potuto risvegliare fantasmi addormentati e ricordare a qualcuno che Macron è un pover’uomo, tormentato da inconfessabili turbe psichiche, a causa degli abusi subiti nella prima adolescenza dalla sua vorace e disinibita professoressa (vedere, in rete, il video del professor Adriano Segatori, il quale spiega, in maniera molto scientifica, come e perché Emmanuel Macron sia un pericoloso psicopatico al quale non si sarebbe dovuta affidare la responsabilità del benché minimo ruolo istituzionale, figuriamoci la presidenza della Quinta Repubblica). Infatti, parlare di pederasti sarebbe stato come parlare di corda in casa dell’impiccato: anche se la signora Brigitte (ineffabili vantaggi del femminismo) non può esser definita pederasta, perché il termine si usa solo al maschile, di fatto lei è una adulta che ha abusato un bambino, visto che la loro storiaccia è iniziata quando lui era quindicenne. Si aggiunga che, in Francia, tutti sanno che i gusti sessuali del signor Macron non sono proprio quelli che ostenta in pubblico, al fianco dell’inseparabile consorte, e che l’ammiccare sculettante di Dj Smile e degli altri ballerini deve averlo interessato più di quel che il protocollo non preveda.
La paranoica nullità Emmanuel Macron e la sua grottesca moglie-madre, simboli dell'ideologia necrofila uscita dalla palude della modernità
Con la festa del 21 giugno scorso l’Eliseo è diventato il palcoscenico ufficiale del Gay Pride; e lo è diventato deliberatamente e intenzionalmente, senza attenuanti, non perché costretto da circostanze di forza maggiore. Macron ha voluto che ciò avvenisse, perchéquella è la sua idea della Francia e dell’Europa del futuro, e perché, per fronteggiare i “populisti”, quelli di casa sua e quelli di casa d’altri, come l’odiatissimo Salvini, ha bisogno dell’appoggio di quel tipo di umanità (o di post-umanità), oltre, beninteso, quello delle banche e delle lobby finanziarie; ha bisogno di tutti quelli che odiano le radici autentiche della Francia e dell’Europa, e in particolare ha bisogno di tutti quelli che odiano il cristianesimo. Il cristianesimo vero, s’intende, non quello taroccato e falsificato del signor Bergoglio; con il quale Bergoglio, peraltro, Macron ha mostrato di voler stabilire un asse privilegiato in funzione anti-Conte e anti-Salvini. Il signor Bergoglio, da parte sua, si è lasciato volentieri baciare, abbracciare e sussurrare misteriose parole nell’orecchio, in perfetto stile massonico (lo hanno visto tutti, e l’ottimo Gigi Moncalvo ne ha parlato in un video consultabile in rete); dimenticando dettagli irrilevanti, come quello che la signora Brigitte, ricevuta in gran pompa, è la madre snaturata e la moglie fedifraga che sappiamo, oltre che una abusatrice di minorenni, inezie e quisquilie che un altro papa avrebbe considerato più che sufficienti per non riceverla affatto (ai diplomatici l’ingrato compito di trovare la quadratura del cerchio, ossia di evitare reciproci imbarazzi e umiliazioni), anche a non tener conto dello sgarbo intenzionale di aver mandato per due volte, come ambasciatore presso la Santa Sede, un gay dichiarato, al preciso scopo di “far vedere” ai preti romani che la Francia è una nazione laica e moderna e che se ne infischia dei loro medievali pregiudizi sessuofobi e omofobi. Bergoglio, dunque, il 26 giugno (appena cinque giorni dopo la ripugnante esibizione musicale all’Eliseo) ha ricevuto a braccia aperte i coniugi Macron e ostentato, come del resto fa sempre in simili casi, la massima comprensione e la massima tolleranza, o, per meglio dire, ha semplicemente fatto finta che tutto vada bene e che non ci sia nulla di strano in una coppia come quella, né, quel che più conta, nella politica laicista e secolarizzata portata a avanti, a tappe furiose, dal governo di Parigi, ben deciso a fare della Francia l’emblema della civiltà europea prossima ventura. Nessun problema per il signor Bergolio: Macron non è mica il cardinale Caffarra, al quale non ha mai dato un cenno di risposta dopo aver ricevuto (e averlo poi negato, mentendo e calunniando l’onorabilità dei vivi e la memoria dei morti) la lettera coi Dubia circa Amoris laetitia; e se a quattro rompiscatole di cardinali oscurantisti non vale la pena di rispondere, a un giovane presidente simpatico e dinamico come Macron non si rifiuta certo una festosa accoglienza, da perfetto padrone di casa.
E' nato un nuovo asse Macron-Bergoglio per arginare i “populisti” della Le Pen e dell'odiatissimo Salvini?
Davanti alle immagini, e ai video, che mostrano quel che è accaduto all’Eliseo la notte del 21 giugno scorso, vorremmo che tutti coloro i quali hanno a cuore, anche solo minimamente, l’identità, la sanità, la bellezza dell’Europa, riflettano, e lo facciano molto seriamente.È questa l’Europa futura che desiderano per sé e i loro figli, nel segno della globalizzazione e della distruzione delle identità e delle tradizioni? Un’Europa dove i capi di Stato si circondano di osceni personaggi che celebrano i baccanali della decadenza e dell’abbrutimento, l’abolizione della morale, la celebrazione dell’orrido e del disgustoso? C’erano stati dei segnali, ma i mass media ne avevano parlato pochissimo, e i nostri intellettuali erano in ben altre faccende affaccendati. Per esempio, nel 2013 alcune militanti del gruppo Femen (è interessante vedere chi c’è dietro di loro, chi le stipendia e le sponsorizza, chi paga gli avvocati nei processi, ecc.) avevano fatto irruzione, ovviamente a seno nudo, com’è loro costume, nella cattedrale di Notre Dame, nel bel mezzo della santa Messa, esibendosi in una danza oscena e maltrattando alcuni arredi sacri; rinviate a giudizio, sono state assolte con formula piena, previo indennizzo delle “violenze” subite per essere state spinte fuori dagli addetti; i quali addetti sono stati condannati a pagare una multa. Ecco, questo è stato uno dei campanelli d’allarme, per chi lo voleva udire (e non c’era ancora il signorino Macron all’Eliseo). La Francia moderna è la massoneria francese, un semplice ramo della massoneria internazionale; e la sua ideologia è questa: sradicare il cristianesimo e sostituirlo con la pornografia, la sodomia e la pederastia. Cari europei, siamo giunti a un bivio e bisogna scegliere. Se la Le Pen, e Salvini, e Orban e Putin, vi fanno così tanta paura, continuate pure a votare per i vari Macron, Renzi, Merkel. Il futuro che ci aspetta è quello reclamizzato da Dj Smile all’Eliseo il 21 giugno. Bello, non è vero?
Cari europei, dovete scegliere quale Europa volete
di Francesco Lamendola
Vedi anche:
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/contro-informazione/le-grandi-menzogne-editoriali/6433-quale-europa-vogliamo
SUPERCIUK CAPO DELL'EUROPA
di Claudio Martinotti Doria
SUPERCIUK CAPO DELL'EUROPA
Superciuk a capo dell’Unione Europea, segno inequivocabile dei tempi che stiamo vivendo. Nel fumetto d'epoca di Max Bunker Alan Ford vi era un certo Superciuk, alcolizzato cronico con superpoteri: oggi è personaggio reale di Claudio Martinotti Doria
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Quando ero ragazzino e frequentavo le scuole medie inferiori leggevo, anzi lo leggevamo tutti, un fumetto di Max Bunker (Luciano Secchi) con protagonista principale Alan Ford, che forniva il titolo alla serie, e che per l’epoca costituiva una vera e propria rivoluzione culturale per la sua caustica ed incisiva satira, il sarcasmo che sferzava le ipocrisie della società e della politica, l’umorismo, il grottesco, le parodie, i paradossi, ecc., tutti i suoi contenuti erano intelligenti, acuti e molto divertenti. Rammento che tra gli irriducibili e i più riusciti personaggi antagonisti di Alan Ford vi era un certo Superciuk, alcolizzato cronico dotato di superpoteri, ma non potevo certo immaginare che a distanza di quasi mezzo secolo potesse divenire un personaggio reale dotato di entrambe le caratteristiche descritte nel fumetto e che rappresentasse pure ben 27 paesi europei …O Luciano Secchi, autore di Alan Ford era fornito di doti profetiche, benché piuttosto in anticipo sui tempi, oppure come al solito la realtà per l’ennesima volta ha dimostrato di poter superare la fantasia, anche la più sfrenata e disinibita, in quanto il Superciuk attualmente a capo dell’Unione Europea, non solo ricalca gli stilemi del fumetto citato ma li porta all’ennesima potenza, essendo stato anche alto funzionario dell’élite finanziaria internazionale, che con il suo degenerato comportamento sta ridicolizzando.
Alcuni autori qualificati e molto credibili e di fama internazionale stanno rivelando pubblicamente la loro convinzione che molti leader mondiali ai massimi livelli di potere sono psicopatici e sociopatici, occorrerebbe aggiungere anche “alcolizzati”, forse perché cercano di affogare nell’alcool il loro senso di colpa e di disagio per aver servito un potere che certamente non ha mai rappresentato gli interessi della popolazione, ma semmai l’ha sempre vessata e sfruttata.
Devo riconoscere che a volte la realtà manifesta una sua intelligenza intrinseca rivelatrice di un disegno teleologico ed escatologico che nonostante la stupidità e protervia umana, fornisce gli strumenti culturali per capire quando è giunto il momento di reagire e compiere scelte rivoluzionarie, e credo che il momento sia giunto, almeno per noi europei.
Qui potrete vedere le immagini dell'autorevole leader dell'UE:
Superciuk a capo dell’Unione Europea, segno inequivocabile dei tempi che stiamo vivendo.
di Claudio Martinotti Doria
Fonte: Claudio Martinotti Doria http://www.cavalieredimonferrato.it/ del 13 Luglio 2018
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