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lunedì 16 luglio 2018

Invece di fare scelte coraggiose

RITORNELLI E STRANE AMNESIE


Ossessivi ritornelli e strane amnesie. Come un disco rotto Bergoglio sa parlare sempre e solo di politica, dei migranti "sedicenti profughi o pretesi naufraghi", mentre la Chiesa tiene celato un ultimo e più drammatico segreto 
di Francesco Lamendola  

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Il signor Bergoglio, a quanto pare, sa parlare sempre e solo di politica, e più precisamente dei  cosiddetti migranti, dei sedicenti profughi, dei pretesi naufraghi, o comunque li si voglia chiamare: come un disco rotto, imperterrito, sordo a ogni obiezione, non lascia passare un giorno senza ritornare su questo tema, che, a quanto pare, è diventato il tema centrale, per non dire esclusivo, di questo (falso) pontefice; e ciò a dispetto che, fino al 2013, quando stava in Argentina, costui non ne fosse per niente ossessionato. Evidentemente, ha avuto l’illuminazione sulla via di Damasco, cioè di Roma; vuoi vedere che lo hanno fatto papa proprio per questo, o anche per questo? E infatti già ci avevano provato – chi? la mafia di San Gallo, ispirata da Carlo Maria Martini, per ammissione dei suoi stessi membri, come il cardinale Danneels – nel conclave del 2005, dopo la dipartita di Giovanni Paolo II; e solo per poco avevano mancato l’obiettivo. 

A margine di questo tema centrale, il signor Bergoglio onora i teologi eretici, come Walter Kasper, il discepolo prediletto di Karl Rahner, che ha partecipato al conclave del 2013 pur avendo già compiuto gli ottant’anni, cosa che avrebbe dovuto fargli perdere il diritto di votare; propone per la gloria degli altari sacerdoti discutibili, ribelli, che molto male hanno fatto alla Chiesa, come don Lorenzo Milani; si circonda di amici apertamente ostili al cristianesimo e loda la grande italianaEmma Bonino, colei che si è vantata di aver praticato migliaia di aborti fai-da-te con una pompa da bicicletta; riceve con la massima cordialità dei noti omosessuali, che si presentano in coppia a ricevere la sua pontificale benedizione.

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Il culto mariano, come san Pio da Pietrelcina sono quel tipo di figure e quel tipo di spiritualità che configgono palesemente con l’attivismo sociale e con la mondanizzazione del clero bergogliano.

E intanto, scivolano nel dimenticatoio delle belle figure di sacerdoti, come quella di don Stefano Gobbi, che tanto hanno fatto per rianimare i credenti, per tener vivo il culto mariano, per scuotere le coscienze addormentate dei fedeli; o di quei santi, come san Pio da Pietrelcina, i quali, per tutto il loro modo di essere, per la loro spiritualità ardente, per la loro fede illimitata nell’Onnipotente, per i doni soprannaturali di cui sono stati forniti, come le stimmate, o la capacitò di leggere nei cuori dei penitenti, ma soprattutto per la loro denuncia della massoneria ecclesiastica e per il loro rifiuto della riforma liturgica e di altre “novità” conciliari – san Pio aveva ottenuto il permesso di dire Messa secondo il vetus ordo, e la “sua” Messa, celebrata con tutta l’anima, poteva durare anche tre ore – danno più che mai fastidio nel clima della neochiesa progressista e neomodernista. Non solo perché quelle figure e quel tipo di spiritualità configgono palesemente con l’attivismo sociale e con la mondanizzazione del clero bergogliano, ma perché esse videro chiaramente e misero apertamente in guardia contro il pericolo dell’eresia strisciante e dell’apostasia silenziosa, e compresero benissimo l’insidia che si celava dietro gli slogan dell’ecumenismo, del dialogo interreligioso, dell’apertura alle istanze del mondo moderno, eccetera. Per la stessa ragione è calata una cortina di silenzio su tutti gli aspetti della religione cattolica che hanno a che fare con la dimensione del misticismo; e una religiosità amputata di tale dimensione si riduce a ben misera cosa. Abbiamo visto in che modo il signor Bergoglio ha celebrato il centesimo anniversario delle apparizioni di Fatima: è stato qualcosa di molto simile a una beffa, per non dir peggio.
A questo proposito bisogna ricordare la controversia, che Antonio Socci ha avuto il merito di sollevare, circa l’esistenza di un quarto segreto di Fatima, asserendo che il terzo segreto non è stato reso noto interamente, e che non tutto quel che suor Lucia dos Santos ha udito dalla viva voce della Madonna, è stato fedelmente e integralmente reso di pubblico dominio (così come non tutto quel che aveva chiesto è stato attuato: e parliamo, ovviamente, della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria). Ne avevamo già accennato, brevemente, nell’articolo La neochiesa massonica sta creando un falso Cristo (pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 02/01/2018), che qui riprendiamo in parte. Nel corso di una comunicazione a don Stefano Gobbi, avvenuta il 13 giugno 1989, la Madonna parla delle due bestie descritte nel Libro dell’Apocalisse, quella nera che sale dal mare e quella con due corna, simile a un agnello, che viene dalla terra e che si unisce alla prima, nell’assalto finale contro i seguaci di Gesù Cristo (Ap 13, 11).  Ricorda  a don Stefano di aver già parlato di queste cose attraverso i tre pastorelli di Fatima, e particolarmente per mezzo di suor Lucia dos Santos, alla quale aveva affidato un segreto sconvolgente, intorno al quale si è fatto un gran parlare, con la Chiesa che dichiara non esservi alcun ulteriore mistero da svelare, o messaggio da trasmettere, e alcuni altri, come Antonio Socci, i quali affermano il contrario, cioè che la Chiesa tiene celato un ultimo e più drammatico segreto (cfr. A. Socci, Il quarto segreto di Fatima, Milano, Rizzoli, 2006). In particolare, la Madonna ricorda di aver detto, a Fatima, che satana si sarebbe introdotto fino al vertice della Chiesa: e “fino al vertice”, se le parole hanno un senso, significa fino al papato, o, quanto meno, fino alla Curia romana: una rivelazione sconvolgente, che forse non è stata presa sufficientemente sul serio, e che oggi, alla luce di quel che sta avvenendo sotto il pontificato di Bergoglio, acquista una luce ancor più inquietante, e non c’è bisogno di dire perché. In altre parole, il quarto segreto, se esiste – ed esistono importanti indizi per pensare che esista – ha a che fare la degenerazione futura della Chiesa ed, evidentemente, con quanto sarebbe avvenuto a partire dal Concilio Vaticano II. Non è certo casuale che il cardinale Tarcisio Bertone, comparso ad una puntata di Porta a porta, su Rai Uno, il 31 maggio 2007, per smentire da cima a fondo le tesi di Socci, ma senza contraddittorio, cioè senza che Bruno Vespa abbia sentito il dovere, professionale e morale, di invitare anche lo scrittore a sostenere un contraddittorio con lui, abbia affermato che il terzo segreto è stato interamene svelato e che, in ogni caso – questo è il punto essenziale – le parole della Madonna non avrebbero più il valore di una profezia, in quanto si riferirebbero a degli eventi che, benché fossero di là da venire nel 1917, oggi appartengono al passato e quindi non hanno alcuna “sorpresa” in serbo per la Chiesa odierna.
Ma lasciano che a ricapitolare la questione sia uno scrittore americano, Christopher A. Ferrara, avocato e Presidente, nonché Consigliere Capo, dell’Associazione Avvocati cattolici americani, nel suo libro Il segreto ancora nascosto (New York, Good Counsel Publications, 208 e 2011; pubblicato in Italia da Associazione Madonna di Fatima, Roma, 2008, 2011, pp. 3-4; 129; 223):
“Se Socci e i “Fatimiti” hanno ragione, allora il Terzo Segreto nella sua interezza – l’immagine già pubblicata e la parte audio mancante, per così dire – descrive un collasso della fede e della disciplina  nella Chiesa, unitamente ad una catastrofe  di portata mondiale. In questo caso, i funzionari del Vaticano  avrebbero una motivazione perfettamente umana per tenere nascosta la prova mancante del Segreto, poiché essa costituirebbe un giudizio divino negativo nei riguardi della loro conduzione della Chiesa, ed al contempo un avvertimento di una catastrofe globale che potrebbe generare una reazione di panico tra i fedeli. L’esistenza di questa motivazione , non porta necessariamente all’intenzione di mettersi a mentire nettamente a proposito di quella che Socci definisce la “parte del Segreto mancante e ritenuta indicibile”. Piuttosto, Bertone e gli altri ufficiali del Vaticano coinvolti potrebbero utilizzare quella che i teologi moralisti definiscono un’”ampia riserva mentale”, intendendo con tale espressione l’esistenza, in caso di una o più dichiarazioni equivoche, di una condizione relativa all’argomento che però non viene esplicitata e rimane nascosta nella mente di chi parla. […]
Ciò che segue nel servizio [cioè la puntata di “Porta a porta” del 31/05/2007] è solo un resoconto parziale delle tesi di Socci, ovvero: che esiste un testo mancante del Segreto che riguarda la crisi della fede e l’apostasia nella Chiesa, una battaglia tra il diavolo e la Vergine come si legge nell’Apocalisse  di San Giovanni; che Giovanni XXIII e Paolo VI decisero di non pubblicare il testo “per evitare di fornire argomenti ai critici del Concilio Vaticano II”; e che papa Giovanni Paolo II e l’allora cardinale Ratzinger “arrivarono ad un compromesso” secondo il quale i contenuti essenziali del testo sarebbero stati rivelati indirettamente nell’omelia di Giovanni Paolo II del 13 maggio 2000 a Fatima, che collega il Messaggio di Fatima  al Capitolo 12, versetti 3 e 4 dell’Apocalisse.  Questo compromesso, conclude il servizio, avrebbe permesso al Vaticano “di dire alla Chiesa che tutto il Terzo Segreto era stato rivelato, ma senza un’integrale pubblicazione esplicita che avrebbe causato un grande choc  nella comunità cristiana”. […]
Nell’articolo che accompagna l’appello [rivolto a Benedetto XVI su “Libero” del 23/09/2007], Socci osserva che papa Benedetto si ritrova circondato da coloro che sono tentati di governare la Chiesa al suo posto, inclusi gli oppositori allo storico motu proprio “Summorum Pontificum” del papa, che ha ‘liberato’ la Messa latina dalla prigionia di un’inesistente  “proibizione” negli ultimi 40 anni. “Ma chi comanda in Vaticano?”, si chiede Socci. “Il fatto è – scrive – che Benedetto XVI è praticamente solo nel palazzo apostolico e la barca di Pietro è sballottata qua e là dalle burocrazie clericali…”. In quello che è un riferimento inequivocabile all’alleanza tra De Carli [giornalista e scrittore] e Bertone, Socci osserva che “purtroppo nel mondo cattolico domina l’opportunismo, il servilismo e il clericalismo. Gli intellettuali, perlopiù, o sono succubi di ideologie nemiche o sono interessati solo a baciare la pantofola al prelato potente del momento”. Socci, richiamando le parole di Benedetto XVI, afferma che “il Papa aveva una percezione drammatica delle condizioni della Chiesa. Lo dimostra il grido che lanciò nella storica Via Crucis del 25 marzo 2005: “Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia! Quanta autosufficienza!”. Certamente il papa riconosce la situazione che deve affrontare, la situazione che sicuramente è stata predetta dalle parole mancanti della Vergine che vanno affiancate a quella visione del vescovo vestito di bianco che egli stesso (allora cardinale Ratzinger) definì “di difficile interpretazione”. Eppure Socci si chiede: “Ma quando, dove e come si è fatta pulizia dopo una così clamorosa denuncia? Il papa da solo non può, ma anche lui prima o poi dovrà fare scelte coraggiose”.

Invece di fare scelte coraggiose, sappiamo cosa ha fatto Benedetto XVI: ha abdicato, il 28 febbraio 2013; e questo benché, proprio in quella Via Crucis, citata da Socci, avesse detto, nella preghiera della Seconda stazione: Aiutaci a non scoraggiarci davanti alle beffe del mondo quando l’obbedienza alla tua volontà viene messe in ridicolo. Tu hai portato la croce e ci hai invitato a seguirti su questa via (Mt 10,38). Aiutaci ad accettare la croce, a non sfuggirla, a non lamentarci e a non lasciare che i nostri cuori si abbattano di fronte alle fatiche della vita.
Ma non c’è Bertone, non c’è Bergoglio che possano occultare la verità. E la verità è che già a La Salette, nel 1846, cioè ben prima che a Fatima, la Madonna aveva detto ai due pastorelli:
La Chiesa vivrà una crisi molto profonda. Sarà il tempo delle tenebre. La sacra fede in Dio cadrà nella dimenticanza, l'uomo senza Dio perderà l'amore per tutte le cose e ognuno vorrà essere capo di tutti gli altri. Ne seguirà una crisi senza fine con violenze e arroganze di ogni tipo. Si avvicina questo tempo in cui si vedrà solo trionfare l'impero della sopraffazione e degli assassini, dell'odio e della menzogna, ognuno cercherà solo il proprio egoistico profitto. Non ci sarà più amore per la famiglia e la patria. (…) Un precursore dell'anticristo farà la sua comparsa e vorrà essere visto come il nuovo Dio. Le stagioni cambieranno, l'atmosfera anche; l'acqua e il fuoco provocheranno terribili terremoti e grandi distruzioni, montagne e città cadranno. Le stelle e la luna non avranno più la forza di risplendere. Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. 

Ossessivi ritornelli e strane amnesie

di Francesco Lamendola

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