Autocensure ecclesiastiche
Non si sa se ridere o piangere: in Belgio, domenica scorsa, il Ministro della cultura, Sven Gatz, dopo essersi casualmente imbattuto in TV nella trasmissione della Santa Messa festiva e aver ascoltato la seconda lettura, che riportava il passo della lettera agli Efesini dove Paolo invita le donne a essere sottomesse ai mariti, ha pensato bene di twittare:
Se un imam avesse detto la stessa cosa in televisione, sarebbe scoppiato un putiferio. Va bene la libertà di culto, va bene la libertà di opinione, ma un simile discorso retrogrado e sessista a spese del servizio pubblico, non va bene.
E, come se non bastasse, ha chiesto che la Messa non sia piú trasmessa dalla televisione pubblica. La rivista Tempi ironizza, giustamente, sull’accaduto: «Il Belgio scopre l’esistenza delle lettere di san Paolo. E si indigna». Questo fatterello mostra chiaramente come sia ridotto il Belgio. Ma probabilmente il discorso potrebbe essere esteso all’Europa intera.
Se Atene piange, Sparta non ride. Noi ci meravigliamo dell’Europa, ma in America, a quanto pare, le cose non vanno poi molto meglio. Anzi, direi che la situazione è ancor piú preoccupante. Sí, perché per lo meno in Europa è un Ministro laico che si scandalizza delle parole di San Paolo; in America invece è la Chiesa stessa a mostrarsi imbarazzata di fronte a quelle parole. Come? — direte voi.
Domenica scorsa ho notato una differenza fra il lezionario italiano, dove veniva riportato, come unica possibilità per la seconda lettura, il brano Ef 5:21-32, e il lezionario americano, dove invece venivano proposte due opzioni: o la forma lunga (Ef 5:21-32) o la forma breve (Ef 5:2a.25-32). Lí per lí, non ci avevo badato, dal momento che spesso, nel lezionario rinnovato, vengono proposte una forma lunga e una forma breve della medesima lettura. Ciò che ha attirato la mia attenzione è stata, nella forma breve, l’aggiunta — inusuale — di quel versetto 5:2a, assente nella forma lunga. La cosa mi ha incuriosito e mi ha spinto a fare un veloce controllo, grazie al quale ho potuto appurare che né nel testo italiano né in quello latino c’era una forma breve della seconda lettura.
Ebbene, quali versetti sono stati tralasciati nella forma breve? C’è bisogno di chiederlo? Naturalmente i vv. 21-24:
Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, cosí come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, cosí anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
Non basta che Paolo inviti tutti — tutti! mogli e mariti — a essere sottomessi gli uni agli altri; a quanto pare, è proprio il concetto di sottomissione che deve scomparire (tanto è vero che nella forma breve esso viene sostituito da quello, piú rassicurante, di amore, ripreso dal v. 2a).
Si dirà: si tratta solo di una possibilità; la lettura intera è rimasta, e chi vuole può leggerla liberamente. Sí, è vero; ma il fatto stesso che si dia la possibilità — ovviamente per “motivi pastorali” — di censurare la parola di Dio, mi fa rabbrividire. È il segno che ormai fra criteri delle scelte pastorali c’è anche il politicamente corretto.
Se si vuole, questo caso è piú grave di quello del Ministro belga. Lí si tratta, in fondo, di un uomo politico che dimostra solo la sua ignoranza; qui si tratta invece della Chiesa stessa che si autocensura, quando capisce che il suo messaggio può apparire problematico per la mentalità dominante.
Non so come ciò sia potuto accadere. È vero che il lezionario festivo americano è stato pubblicato nel 1998, quando ancora l’istruzione Liturgiam authenticam non era stata approvata (e infatti nel lezionario feriale, uscito nel 2002, dopo la pubblicazione di quell’istruzione, nel martedí della 30ª settimana del T. O. il brano viene riportato integralmente). In ogni caso, si tratta di un fatto, a mio parere, grave. Esso costituisce una prova in piú, se mai ce ne fosse stato bisogno, dell’opportunità di quell’istruzione, ormai rottamata. Ecco dove porta il lasciare la liturgia (e non solo quella…) nelle mani delle conferenze episcopali.
Q
Bergoglio recidivo? Sovversione del Sacramento della Confessione
Forse in pochi si sono accorti di un Discorso che papa Francesco ha tenuto a Dublino, precisamente per l’incontro con il Centro di accoglienza, leggi qui testo ufficiale. Il padre Cappuccino responsabile del Centro ha raccontato al Papa di come loro non chiedano nulla alle persone che accolgono…. non domandano nulla!! Le accolgono, le aiutano e finisce tutto lì. Bergoglio ne ha approfittato per inserire, in un contesto del tutto diverso, il rapporto del Penitente con il Confessore al quale, in fin dei conti, non dovrebbe dirgli nulla e – il sacerdote – nulla deve chiedere al penitente…. Ma se dobbiamo fare discernimento tra ciò che è peccato e ciò che non lo è, se dobbiamo capire in cosa stiamo sbagliando, come facciamo a saperlo se – la nuova confessione di Bergoglio – spinge al silenzio?
E’ tipico e proprio della Confessione quel “SCAVARE” dentro le nostre anime per capire il nostro stato di salute, per capire il livello di peccato a cui siamo giunti, mentre Bergoglio afferma che i sacerdoti non devono “scavare nelle coscienze”… “CONFESSARE” significa proprio questo atto di grande umiltà che non basta semplicemente pentirsi, ma è necessario PARLARE-CONFESSARE… altrimenti perchè parlare di CONFESSIONE? La Chiesa insegna da sempre come il sacerdote sia MEDICO PER LE ANIME e se al medico non si accusano e non si denunciano i sintomi, come fa il medico a diagnosticare la malattia per trovare la cura adatta? E come fa il malato a capire la malattia da curare?
Ecco, lasciamo ora a voi di riflettere con il testo che segue di Don Felice Prosperi.
BERGOGLIO RECIDIVO
Il mio amico e confratello, don Giovanni Stefano Di Maria, scrisse per “Riscossa Cristiana” un pezzo, poi ripreso da “Le Cronache di Papa Francesco” e apparso su “Gloria.TV”, dal titolo: “Sovvertita la Dottrina cattolica sulla Confessione nel Discorso di Papa Francesco ai Missionari della Misericordia” [il Discorso del Papa, commentato da don Giovanni Maria, si legge qui].
Egli replicava sagacemente alle inusitate espressioni del Sommo Pontefice, il quale, all’inizio dell’Anno della Misericordia, corredava un migliaio di Sacerdoti delle facoltà di rimettere i peccati gravissimi, riservati alla Santa Sede, meno quella di assolvere dal crimine della consacrazione di Vescovi, senza il mandato pontificio (per fortuna, altrimenti sarebbero dovuti andare tutti in Cina, e fra l’altro inutilmente, visto che adesso quegli stessi Pastori, scismatici e scomunicati, sono riabilitati e promossi alle Cattedre di altri anziani e fedeli Vescovi, forzati a mettersi da parte, per favorire il dialogo con il Partito comunista della Cina continentale, ‘la Nazione del mondo dove più si pratica la Dottrina Sociale della Chiesa’, secondo il Vescovo Sorondo).
In breve, Francesco ha operato un duplice intervento sovversivo sul Sacramento della Confessione:
- Ha inflazionato il sentimento della Vergogna, attribuendogli praticamente un valore primario rispetto agli altri elementi, che il Catechismo classifica come necessari per fare bene la Confessione (1. Esame di coscienza. 2. Pentimento dei propri peccati. 3. Proposito di non più commetterli. 4. Accusa dei peccati al Confessore. 5. Praticare la penitenza sacramentale imposta).
- Ha mostrato tanta compassione dei poveri fedeli vergognosi, che non riescono a confessare i propri peccati e quindi non li accusano, da incitare i poveri confessori a capirli lo stesso e ad assolverli comunque (veramente Bergoglio non usa questo semplice linguaggio ecclesiale, ma preferisce sfoggiare la sua alta teologia: “se qualcuno viene da te e sente che deve togliersi qualcosa”… “quando una persona comincia e vedo che vuol buttar fuori qualcosa”…)
A supporto della sua tesi luterana… ehm, ‘laterana’, ha riportato il commovente aneddoto di un “saggio Cardinale della Curia Romana”, quello che “quando una persona comincia e vedo che vuol buttar fuori qualcosa (appunto) e me ne accorgo e capisco, le dico: Ho capito! Stai tranquilla!”. “E avanti”, incalza Francesco, il quale conclude in bellezza:“Questo è un padre!”.
Ora, nelle omelie mattutine della Santa Messa in Santa Marta dei giorni 26 e 27 Febbraio 2018 [leggi qui e qui,], il Papa è tornato a usare gli stessi concetti, con formulazioni del tipo: “La vergogna è una grazia”, “Dobbiamo chiedere a Dio la grazia della vergogna per i nostri peccati”, “Quando si incontrano la giustizia di Dio con la nostra vergogna, lì c’è il perdono”.
E, inopinatamente, ha rispolverato lo stesso Cardinale, con la medesima storiella di due anni addietro: “Sono rimasto commosso alcuni giorni fa quando un cardinale che confessa parecchie volte la settimana, nel pomeriggio qui a Santo Spirito in Sassia – due ore di confessione fa, ogni giorno – mi ha raccontato come è il suo atteggiamento: “Quando io vedo una persona che fa fatica a dire qualcosa, che si vede che È GROSSA GROSSA, e io capisco subito qual è, dico: ho capito, ho capito, sta bene, altra cosa?”. Questo atteggiamento apre il cuore e l’altra persona si sente in pace e va avanti e continua il dialogo”.
Eppure questo è un dialogo fra un muto penitente e un Cardinale confessore, che in compenso ci vede molto bene e capisce tutto!
Non è inutile ribadire la gravità di questo sconsiderato ‘magistero papale’, mi dice, deluso, Don Giovanni Stefano di Maria, il quale questa volta non vuole intervenire, ne abbiamo parlato, e lascia a me tracciare una qualche conclusione.
Lo faccio, porgendo anche io il caffè, che Papa Bergoglio immagina Dio Padre Celeste offrire al suo giovane figlio ribelle, per intavolare un confidenziale colloquio con lui, assicurandolo che non lo picchierà, perché è buono e perdona.
Ebbene, io che sono ‘più migliore di Dio’ e così cattivo, che non assolvo chi viene a confessarsi da me e non mi dice i suoi peccati… per favorire il mio peccatore, nel caffè gli ci metto ‘lo sgrizzo’, come diciamo nel maceratese, ossia l’anisetta, il mistrà o la grappa.
Questo per ridere. Ma facendo sul serio, denuncio alla Giustizia divina il Vescovo di Roma, che ha osato offendermi come Sacerdote, equiparando, anche solo ipoteticamente, il mio ministero nel confessionale, al sadismo di un aguzzino, all’opera in una sala di tortura (cfr. nota 351 – stonatissima – di Amoris Laetitia, che riprende la Evangelii Gaudium, al n° 44).
Ditemi voi se mai, mai nella letteratura anticristiana di tutti i tempi, una tale blasfemia contro il Sacerdote e il Sacramento della Confessione sia stata una sola volta proferita (a parte il demone di Lutero) anche dal più acerrimo nemico di Gesù Cristo e della Sua Chiesa. Per favore, se trovate un documento, una citazione, una sola parola di questo genere, fatemelo sapere, scrivetelo… e allora denuncerete me per avere accusato il Papa!
Mi domando se Francesco sia Massone. Hanno insinuato che lo fossero il Beato Paolo VI e San Giovanni Paolo II. Il primo ha emanato la SACERDOTALIS CAELIBATUS (Sì al Celibato ecclesiastico dei Sacerdoti di rito latino) e la HUMANAE VITAE (no ai metodi contraccettivi), il secondo ha fatto dichiarare la Massoneria incompatibile con la Fede cristiana e l’appartenenza alla Chiesa Cattolica: vi sembra possibile pertanto che fossero Massoni?
Jorge Mario Bergoglio, al contrario dei suoi predecessori, sul Celibato sacerdotale ‘pontifica’, come un paesano, che non è un dogma e se ne può riparlare; sulla contraccezione artificiale ha mandato avanti i suoi paladini a smontare l’insegnamento profetico di Montini e nel frattempo lo proclamerà Santo.
Che pensare poi delle lodi sperticate che le Logge Massoniche dedicano al nostro, LORO amato pontefice? Mi domando proprio se sia Massone. Anzi glielo domando. Sei Massone? Se sì, allora si esaurisce subito la polemica sulla validità della tua elezione e la questione se tu sia vero Papa o no. Non è valida la tua elezione e tu non sei Papa. Non lo sei mai stato. Chi sei Francesco? Che dici di te stesso? Che cosa vuoi? Ti preoccupi della tua salvezza eterna e di quella del tuo gregge?
E per finire, se ‘diversi teologi’ hanno ottenuto che la JESUS DOMINUS sia stata aggiornata nella PLACUIT DEO, perché non si cambia su richiesta di tanti altri teologi e pure di Cardinali (non mattacchioni come quello citato), e non si sostituisce la AMORIS LAETITIA con un Documento SANTO, CATTOLICO, APOSTOLICO E ROMANO?
p.s. No, non è finita. Per l’ennesima volta, in data 10 aprile 2018, parlando ancora ai ‘Missionari della Misericordia’, il Papa ha citato il ‘famoso Cardinale’ e il suo ritornello, però con un particolare in più: ora sappiamo che è “Prefetto di una Congregazione”.
“Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” (Luca 1,28)
“Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Luca 1,45)
Don Felice Prosperi
Dai commenti fraternamente condividiamo il commento di un Sacerdote:
Io mi atterrò scrupolosamente al Catechismo della Chiesa Cattolica, anche se dovessero cambiarlo, resterò fedele a questo:
1456 La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: « È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo, perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi»
1456 La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: « È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo, perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi»
« I cristiani [che] si sforzano di confessare tutti i peccati che vengono loro in mente, senza dubbio li mettono tutti davanti alla divina misericordia perché li perdoni. Quelli, invece, che fanno diversamente e tacciono consapevolmente qualche peccato, è come se non sottoponessero nulla alla divina bontà perché sia perdonato per mezzo del sacerdote. “Se infatti l’ammalato si vergognasse di mostrare al medico la ferita, il medico non può curare quello che non conosce”».
Vi benedico, don Angelino
Vi benedico, don Angelino
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.