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venerdì 14 settembre 2018

Da cosa si capisce che è una chiesa?

SAN DOMENICO: UNA"NON CHIESA"


    LV - Omaggio alle chiese natie: San Domenico. Come quella dell’Assunzione della B.Vergine Maria, questa è una chiesa che non è una chiesa cattolica, che non vuol essere tale ma essere un tempio modernista e così è stata pensata 
di Francesco Lamendola 
  
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Con la chiesa di san Domenico, nel villaggio omonimo, sulla sinistra di via Martignacco, poco prima del Villaggio del Sole, che è invece sulla destra, compiamo l’ultimo sforzo su noi stessi, e beviamo l’amaro calice sino alla feccia. Come quella dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, questa è una chiesa che non è una chiesa cattolica, che non vuol essere tale, ma essere un tempio modernista: così è stata pensata, così è nata, così è stata vissuta da quelli che l’hanno fortemente voluta. 

Fa male pensare che ci siano dei cattolici, o meglio delle persone che si dicono cattoliche, che vogliono chiese di questo genere, che non sono chiese, ma case del popolo: irriconoscibili come chiese dall’esterno, mimetizzate nel paesaggio urbano proprio come tanti preti si mimetizzano evitando di indossare l’abito sacerdotale, e perfino di portare un piccolo crocifisso sul risvolto della giacca o della camicia: per essere più vicini alla gente, dicono. Sì, ma quale gente? Gli atei, i buddisti, i massoni: chi? Perché, forse non l’hanno ben chiaro, forse in seminario non gliel’hanno insegnato, la vocazione del prete non è quella di essere vicino alla gente, ma quella di condurre le anime a Dio; e non a un Dio qualsiasi, ma al Dio annunciato da Gesù Cristo, e che è Dio Egli stesso. Quello è il loro compito, la loro ragion d’essere; tutto il resto, l’assistenza ai poveri, la pastorale per le famiglie, è in funzione di quello. Se non c’è quello, se non c’è l’annuncio del  Vangelo prima di tutto e a fondamento di tutto, il resto è aria fritta, un travisamento, un inganno. Non prendiamoci in giro: il prete è il ministro di Gesù Cristo, non è un operatore sociale; se vuol fare l’operatore sociale, e il prete come seconda opzione, ha sbagliato mestiere, ha inteso male la vocazione. Sarà un seminatore di ambiguità, un diffusore di errori; sarà un pericolo per le anime. Responsabilità gravissima: essere un diffusore di errori; perché gli errori, nel campo della fede, portano le anime lontano da Dio; e le anime lontane da Dio si perdono. Non lo sanno, i preti neomodernisti? Non sanno che tremenda responsabilità si caricano sulle spalle, dando a intendere che la chiese è la casa del popolo, e che in chiesa di va per parlare di cose umane, di problemi umani, in una prospettiva umana? Questo non  più il cristianesimo; questa ne è la diabolica contraffazione. Sarete simili a Dio, disse il serpente a Eva, per tentarla. E questi sedicenti cristiani vogliono essere simili a Dio: tanto è vero che non s’inginocchiano davanti a Lui. Dove sono i banchi per inginocchiarsi nella chiesa di san Domenico, come in quella dell’Assunzione della Beata Vergine Maria? Non ci sono. E perché non ci sono? Non si è voluto che ci fossero; si è voluto fare in modo che i fedeli non possano inginocchiarsi. Inginocchiarsi è un atto di devozione fondamentale: indica l’umiltà, la consapevolezza dell’uomo di essere creatura, povera e piccola cosa di fronte al suo Creatore. Polvere destinata a ritornare in polvere. Ma se non ci si inginocchia, non si ammette la propria piccolezza; si gonfia il petto, e ci s’immagina di essere chi sa chi. Dio, forse.

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 L'esterno: da cosa si capisce che è una chiesa?

Si osservino le foto della santa Messa all’intermo della chiesa, con le persone sedute ad ascoltare, come fosse una conferenza, una cerimonia perfettamente laica; si notino le persone che accavallano le gambe sulla sedia. È un gesto istintivo, naturale, quando ci si trova seduti su una sedia, in un ambiente profano: al bar, al teatro, al cinema, Ma è un gesto peggio che sconveniente, intollerabile, davanti a Dio. Nella casa di Dio non si va per accavallare le gambe: si va per incontrare Gesù eucaristico: e dunque per adorarlo, umilmente, in ginocchio, per ringraziarlo del Sacrificio d’amore che ha fatto per noi, e che si rinnova nel Mistero della santa Messa. Chi ci va per ascoltare quel che dice il prete, il prete di strada o di periferia, come amano definirsi costoro, il prete che a suo tempo fu dalla parte di Beppino Englaro, e disse chiaro e tondo che quella era, sì, eutanasia, ma che l’eutanasia è legittima, è un diritto umano, costui non  ha capito cosa sia una chiesa e a cosa serva la santa Messa. Non si va a Messa per ascoltare la voce di un uomo, ma per ascoltare la Parola di Dio e per incontrare Dio stesso nel Mistero ineffabile dell’Eucarestia. E non si accavallano le gambe. Formalismo, perbenismo, bigottismo? Niente affatto: un fedele che accavalla le gambe in chiesa, durante la Messa, dimostra di non aver capito cosa si va a fare in quel luogo, in quella cerimonia. Non è una commemorazione, come per i protestanti; non è una chiacchierata fra le persone, non è una commemorazione dell’Ultima Cena di Gesù. Nossignori: è il rinnovarsi del Sacrificio di Gesù sulla Croce, la sua Passione e Morte, e l’attesa della sua Resurrezione. Certo, rispetto alla chiesa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, qui, almeno, la croce c’è. Pur essendo stata costruita dopo, quella nel 1975, questa nel 1989-91, su progetto dell’ingegnere Alberto Coroncini, nasce però dalla stessa idea: ripristinare lo schema della antichissima “chiesa domestica”, la domus ecclesiae dei primi secoli del cristianesimo. Ed è un’idea mirante a falsificare l’essenza stessa della chiesa. Quelle condizioni storiche, che allora rendevano logico servirsi di quel tipo di chiese, a cominciare dalle persecuzioni anticristiane, non ci sono più. La verità è che si vuol contrabbandare un edificio perfettamente laico con la scusa del ritorno alla più antica Tradizione, “saltando” i quattro secoli e mezzo dopo il Concilio di Trento. Mescolando e confondendo piani storici e teologici diversi, si ottiene l‘effetto, ingegnoso, ma truffaldino, di spacciare per edificio sacro un edificio che di sacro non ha nulla, assolutamente nulla: neanche le panche per inginocchiarsi.

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 L'interno: ogni commento è superfluo.

E non ha neanche nulla di cattolico. Dove sono gli Angeli, i Santi? C’è un dipinto della Madonna, questo sì: quasi una concessione. Ma dove sono le statue e i dipinti che rappresentano gli Angeli e i Santi? Dov’è qualcosa che faccia pensare al Giudizio, alla vita eterna, all’Inferno e al Paradiso? Questa fredda, gelida austerità è solo la copertura ideologica di una manovra ben precisa: protestantizzare il cattolicesimo; trasformare i fedeli cattolici in protestanti, ma senza dirglielo, quindi ingannandoli, giocando sulla loro buona fede. Qualcuno ha spiegato a quei parrocchiani che la Chiesa cattolica crede all’esistenza degli Angeli, crede alla Comunione dei Santi, crede alla mediazione benefica della Madre di Dio, e che questi sono elementi essenziali del cristianesimo cattolico, non orpelli o inutili ridondanze? E allora, perché c’è solo un grande Crocifisso? Questi preti di frontiera hanno paura che il cattolicesimi degeneri in politeismo superstizioso? In tal caso, hanno sbagliato secolo, loro che si credono tanto all’avanguardia. E hanno sbagliato anche chiesa. La Chiesa cattolica crede all’esistenza degli Angeli, crede alla Comunione dei Santi, e pratica il culto degli Angeli, dei Santi e della Vergine Maria, la quale pietosamente intercede in favore dell’umanità peccatrice. Già, l’umanità peccatrice. Ma dov’è il senso del peccato, e, per contro,  il senso della grazia, in una chiesa come questa, che non è una chiesa? Non si sente né il pentimento del peccato, né il desiderio della grazia: non si sente niente, assolutamente niente. Potrebbe essere un teatro, o una palestra, o un ristorante, o una sala congressi. Potrebbe essere qualsiasi cosa, ma non è una chiesa. L’hanno consacrata, ma non è una vera chiesa. È un edificio dal quale vien voglia di scappare; dove un cattolico non ha alcun desiderio di entrare. Non accoglie il credente, lo respinge. È come se avessero messo un cartello sul portale: Non entrate, cattolici ”tradizionalisti”: tornate a casa vostra. E la loro intenzione, molto probabilmente, era proprio questa. Loro non vogliono la comunione dei credenti; vogliono la divisione. Vogliono la comunione con tutti, con gli ebrei, gli islamici, con gli atei, coi massoni, gli abortisti, i fautori dell’eutanasia, dell’immigrazione selvaggia, dei cosiddetti matrimoni omosessuali; ma non la comunione con i cattolici “di una volta”. In realtà, quelli di sempre. Non ci sono due tipi di cattolici: ci sono i cattolici e ci sono quelli che non sono cattolici. I modernisti e i neomodernisti non sono cattolici. Non lo diciamo noi, lo dice il Magistero; lo dice, per esempio, l’enciclica di san Pio X, Pascendi, del 1907. I modernisti non dovrebbero spacciarsi per cattolici, non dovrebbero ingannare le anime. Dovrebbero farsi la loro chiesa e allora, sì, potrebbero costruire i loro edifici “sacri” secondo il loro gusto, ma così, no: è un inganno. E che cos’è la santa Messa, per costoro? Credono nella Presenza Reale del nostro Signore Gesù Cristo nella santa Eucarestia? Come mai ciascuno di loro officia la Messa alla sua maniera: dieci preti, dieci liturgie diverse? Come mai i loro stessi amici dicono, con un sorrisetto indulgente: è un prete simpatico, diciamo un po’ fantasioso? Cosa vuol dire fantasioso? Un prete può essere fantasioso mentre celebra i Sacri Misteri? Che cos’è una messa fantasiosa? È ancora la santa Messa, o è una sacrilega pagliacciata? E cosa sono quelle sciarpe multicolori che portano sulla veste questi preti di frontiera, e sulle quali non c’è la croce di Cristo: a cosa alludono, cosa vogliono dire? Da quando c’è stata una riforma dei paramenti liturgici? Ora i preti hanno facoltà di vestire come vogliono, anche durante la santa Messa? Qual è il messaggio in codice che intendono dare? Vogliono far sapere a tutti di essere preti “fantasiosi”, cioè aperti a tutti, ma proprio a tutti, anche ai non credenti, tranne, beninteso, a quei brutti e cattivi cattolici tradizionalisti, che rimpiangono perfino, figuriamoci, la Chiesa di prima del Concilio. Già: perché loro sono fieri di essere dei pretipostconciliari. Peccato che non esista una Chiesa di prima e una Chiesa di dopo il Concilio: se esistessero due chiese, una di esse sarebbe falsa, eretica e apostatica. Quale delle due? Evidentemente, non quella che per millenovecento anni ha tramandato la Parola di Gesù al mondo. Evidentemente, l’altra. E non esistono, quindi, neppure preti preconciliari e preti postconciliari. Esistono preti cattolici e basta. Se un prete si vanta di essere postconciliare, per ciò stesso non è un prete: è un fazioso, un partigiano. Non è un prete cattolico, perché cattolico vuol dire universale. E cos’è tutto questo strepitare, che essi fanno: Io sto con Francesco, noi siamo sulla linea di papa Francesco? Anche questo è un parlare da eretici e da bestemmiatori. Nella Chiesa, quella vera, c’è un capo solo, un pastore solo: Gesù Cristo. Non si può stare col papa senza strare con Gesù Cristo: ma chi sta con Gesù Cristo sta anche con la Chiesa, quella vera; chi sta col papa, ma non con Gesù Cristo, non col Gesù Cristo che la Chiesa stessa ha insegnato per millenovecento anni, tradisce con ciò stesso la sua intenzione, che è eretica e disonesta. Disonesta, perché vuol far credere di essere quel che non è. Vuol prendere in giro i fedeli; ma nessuno può prendersi gioco di Dio.

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 Sarà forse una scuola, ma sembra tutto tranne un edificio di culto !


LV - Omaggio alle chiese natie: San Domenico

di Francesco Lamendola
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