Il santo nome della vergine Maria, che significa stella del mare, si adatta perfettamente alla vergine Madre. Essa infatti, molto giustamente, è paragonata ad una stella perché come la stella emette la sua luce senza alterarsi minimamente, così la Vergine ha dato alla luce un figlio senza pregiudizio della sua verginità. E come la luce emessa non toglie nulla allo splendore della stella, così il Figlio non toglie nulla all'integrità della Vergine. Lei è dunque quella nobile stella sorta da Giacobbe, posta necessariamente al di sopra di questo mare, grande e profondo splendente per i suoi meriti, luminosa per i suoi esempi. O chiunque tu sia, che nel mare di questo mondo ti senti sballottato tra burrasche e tempeste, anziché appoggiato sulla terra, non allontanare lo sguardo dalla luce di questa stella. Pensa a Maria, invoca Maria, in modo da sperimentare in te stesso quanto giustamente fu detto : « E il nome della vergine era Maria ». Questo dolcissimo nome da molto tempo era onorato con speciale devozione in alcune parti del mondo cristiano. Il sommo pontefice Innocenzo XI, dopo la grande vittoria riportata a Vienna, in Austria, sul crudelissimo sultano dei Turchi, che minacciava di soggiogare i popoli cristiani, a perenne ricordo di un così grande beneficio, stabilì che si celebrasse ogni anno, in tutta la Chiesa, la festa del santissimo nome di Maria.
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12 settembre tra storia e devozione il Nome di Maria
La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l’Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.
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Oggetto della festa.
Qualche giorno dopo la nascita del Salvatore la Chiesa ha consacrato una festa per onorarne il nome benedetto. Ci insegnava così quanto questo nome contiene per noi di luce, di forza, di soavità, per incoraggiarci ad invocarlo con fiducia nelle nostre necessità (L’anno Liturgico, 183-187). Così dopo la festa della Natività della Santissima Vergine, la Chiesa consacra un giorno ad onorare il santo nome di Maria per insegnarci attraverso la Liturgia e l’insegnamento dei santi, tutto quello che questo nome contiene per noi di ricchezze spirituali, perché, come quello di Gesù, lo abbiamo sulle labbra e nel cuore.
Nome uscito dal cuore di Dio.
Più che il ricordo storico della istituzione della festa, ci interessa il significato del nome benedetto dato alla futura Madre di Dio e nostra.
Il nome presso i Giudei aveva un’importanza grandissima e si soleva imporre con solennità. Sappiamo dalla Scrittura che Dio intervenne qualche volta nella designazione del nome da imporre a qualche suo servo. L’angelo Gabriele previene Zaccaria che suo figlio si chiamerà Giovanni ed egli ancora dice a Giuseppe, spiegandogli l’Incarnazione del Verbo: “Gli porrai nome Gesù”. Si può quindi pensare che Dio in qualche modo sia intervenuto, perché alla Santissima Vergine fosse imposto il nome richiesto dalla sua grandezza e dignità. Gioacchino ed Anna imposero alla loro bambina il nome di Maria che a noi è tanto caro.
“Il tuo nome è un olio sparso”.
I Santi si sono compiaciuti di paragonare il nome di Maria a quello di Gesù. San Bernardo aveva applicato al Signore il testo della Cantica: “Il tuo nome è un olio sparso” (Cantico dei Cantici, 1,3), perché l’olio dà luce, nutrimento e medicina. Anche Riccardo di san Lorenzo dice: “Il nome di Maria è paragonato all’olio, perché, dopo il nome di Gesù, sopra tutti gli altri nomi, rinvigorisce i deboli, intenerisce gli induriti, guarisce i malati, dà luce ai ciechi, dona forza a chi ha perso ogni vigore, lo unge per nuovi combattimenti, spezza la schiavitù del demonio e, come l’olio sorpassa ogni liquore, sorpassa ogni nome” (De Laudibus B. M. V. l. II, c. 2).
Altre interpretazioni.
Oltre sessantasette interpretazioni diverse sono state date al nome di Maria secondo che fu considerato di origine egiziana, siriaca, ebraica o ancora nome semplice o composto. Non vogliamo trattenerci sulle interpretazioni e scegliamo le quattro principali riferite dagli antichi scrittori. “Il nome di Maria, dice sant’Alberto Magno, ha quattro significati: illuminatrice, stella del mare, mare amaro, signora o padrona” (Commento su san Luca, I, 27).
Illuminatrice.
È la Vergine immacolata che l’ombra del peccato non offuscò giammai; è la donna vestita di sole; è “colei la cui vita gloriosa ha illustrato tutte le Chiese” (Liturgia); è infine colei, che ha dato al mondo la vera luce, la luce di vita.
Stella del mare.
La liturgia la saluta così nell’inno, così poetico e popolare, Ave maris stella e ancora nell’Antifona dell’Avvento e del tempo di Natale: Alma Redemptoris Mater. Sappiamo che la stella del mare è la stella polare, che è la stella più brillante, più alta e ultima di quelle che formano l’Orsa Minore, vicinissima al polo fino a sembrare immobile e conservare una posizione quasi invariabile per lunghe notti e per questo fatto è di molta utilità per orientarsi sulla carta del cielo e aiuta il navigante a dirigersi, quando non possiede la bussola.
Così Maria, fra le creature, è la più alta in dignità, la più bella, la più vicina a Dio, invariabile nel suo amore e nella sua purezza, è per noi esempio di tutte le virtù, illumina la nostra vita e ci insegna la via per uscire dalle tenebre e giungere a Dio, che è la vera luce.
Mare amaro.
Maria lo è nel senso che, nella sua materna bontà, rende amari per noi i piaceri della terra, che tentano di ingannarci e di farci dimenticare il vero ed unico bene; lo è ancora nel senso che durante la Passione del Figlio il suo cuore fu trapassato dalla spada del dolore. È mare, perché, come il mare è inesauribile, è inesauribile la bontà e generosità di Maria per tutti i suoi figli. Le gocce d’acqua del mare non possono essere contate se non dalla scienza infinita di Dio e noi possiamo appena sospettare la somma immensa di grazie che Dio ha deposto nell’anima benedetta di Maria, dal momento dell’Immacolato Concepimento alla gloriosa Assunzione in cielo.
Signora o padrona.
Maria è veramente, secondo il titolo datole in Francia, Nostra Signora. Signora vuoi dire Regina, Sovrana. Regina è veramente Maria, perché la più santa di tutte le creature, la Madre di Colui, che è Re per titolo di Creazione, Incarnazione e Redenzione; perché, associata al Redentore in tutti i suoi misteri, gli è gloriosamente unita in cielo in corpo e anima e, eternamente beata, intercede continuamente per noi, applicando alle nostre anime i meriti da lei acquistati davanti a Lui e le grazie delle quali è fatta mediatrice e dispensiera.
Discorso di san Bernardo.
Preghiamo la Santissima Vergine, perché voglia realizzare per noi i diversi significati, che santi e dottori hanno dato al suo nome benedetto, riportando la conclusione della seconda omelia di san Bernardo sul Vangelo Missus est:
“E il nome della Vergine era Maria. Diciamo qualche cosa di questo nome, che significa stella del mare. Si adatta perfettamente alla Madre di Dio, perché come l’astro emette il suo raggio, così la Vergine concepisce suo Figlio e il raggio non diminuisce lo splendore della stella e il Figlio non diminuisce la verginità della Madre. Nobile stella sorta da Giacobbe il cui raggio illumina il mondo, splendente nei cieli, penetra l’abisso, percorre la terra. Riscalda più che i corpi le anime, inaridisce il vizio, feconda la virtù. Sì, Maria è l’astro fulgente e senza uguali che era necessario sul mare immenso, che scintilla di meriti e rischiara coi suoi esempi la nostra vita.
Chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall’astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall’uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell’ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell’anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l’enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all’avvicinarsi del terribile giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell’angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.
Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola il nome della Vergine era Maria”.
MESSA
EPISTOLA (Eccli 24,17-2l). – Come vite diedi frutti di soave odore, e i miei fiori dan frutti di gloria e di ricchezza. Io sono la madre del bell’amore e del timore, della scienza e della santa speranza. In me ogni grazia della via e della verità, in me ogni speranza di vita e di virtù. Venite a me, o voi tutti che mi bramate, e saziatevi dei miei frutti; perché il mio spirito è più dolce del miele, e il mio retaggio più del favo di miele. Il ricordo di me durerà nelle generazioni dei secoli. Chi mi mangia avrà ancora fame, e chi mi beve avrà ancora sete. Chi mi ascolta non sarà confuso, e chi lavora per me non peccherà; chi mi illustra avrà la vita eterna.
Tutta la compiacenza del cielo, tutte le speranze della terra si fissano sulla culla in cui Maria dorme, mentre veglia per Dio il suo cuore (Ct 5,2). La Sapienza fa il proprio elogio (Eccli 24,1): per la beata figlia di Anna e di Gioacchino le preferenze del suo amore, manifestate all’origine del mondo sono ormai giustificate e per sempre sarà sua delizia essere con i figli degli uomini (Pr 8,31). La vigna eletta, la vigna del Pacifico è davanti a noi e annunzia con i suoi fiori profumati (Ct 8,11-12) il grappolo divino, il succo del quale, spremuto nel torchio, feconderà tutte le anime, inebrierà terra e cielo.
VANGELO (Lc 1,26-38). – In quel tempo: L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazareth, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l’Angelo disse: Salute, o piena di grazia: il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole, pensava che specie di saluto fosse quello. E l’Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai nel seno e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato figlio dell’Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine. Allora Maria disse all’Angelo: Come avverrà questo, se io non conosco uomo? E l’Angelo rispose: Lo Spirito santo scenderà in te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà: per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l’ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola.
Abbiamo qui la più solenne ambasciata di cui la storia angelica ed umana abbia conservato ricordo, e presenta in Maria ciò che il suo nome significa, la Padrona del mondo. L’interesse più alto che possa toccare l’umanità presente, passata o futura, le gerarchie celesti, Dio stesso è trattato tra l’Altissimo e la Vergine di Nazareth soli, come soli aventi titolo da una parte per proporlo e dall’altra per accettarlo. L’angelo non è che un messaggero e l’uomo è con lui nell’attesa. Maria contratta con il Creatore, in nome dell’uomo e dell’angelo, come in nome proprio, in nome del mondo intero, che rappresenta e che domina con la sua regalità.
da: dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 1067-1072
Ave Maria!
Laudetur Jesus Christus
https://cooperatores-veritatis.org/2018/09/12/12-settembre-tra-storia-e-devozione-il-nome-di-maria/La devozione a Maria Bambina
(di Cristina Siccardi) L’8 settembre scorso abbiamo festeggiato la natività di Maria Santissima. Grande momento liturgico per la Chiesa per ricordare il giorno in cui una discendente della linea di Re Davide sarebbe divenuta la Madre del Salvatore. Esiste una devozione bella e tenera per Maria Bambina. Una devozione oggi molto circoscritta, ma un tempo assai sentita sia dal clero che dai fedeli.
Le prime notizie di un culto per la natività di Maria rimandano alla liturgia orientale. L’anno liturgico della Chiesa orientale greca, infatti, non inizia con l’avvento, bensì il 1° settembre, perciò la prima festa importante dell’anno liturgico è proprio quella della nascita della Madonna. La Chiesa di Roma prese dai greci questa festa, che si diffuse poi in tutta la Chiesa d’Occidente. La festa della Natività di Maria venne introdotta da Sergio I, Papa di origine siriana, nel VII secolo.
L’8 settembre, quindi, le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita della Vergine. La prima fonte che racconta l’evento è il cosiddetto Protovangelo di Giacomo secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna.
Qui nel IV secolo venne edificata la basilica di Sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione venne celebrata la natività della Madre di Dio. Come non pensare alle parole di San Paolo? «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati» (Rm 8, 28-30).
Maria nasce e cresce per essere la Madre del Re dell’Universo ed ecco che di Lei non si festeggia solo la sua ascensione al Cielo, ma anche la sua venuta al mondo.
Nella Chiesa ambrosiana la devozione arrivò nel X secolo, per poi giungere alla dedicazione del Duomo di Milano a Maria nascente, consacrato il 20 ottobre 1572 da san Carlo Borromeo. Il culto crebbe ancora quando, fra il 1720 e il 1730, suor Isabella Chiara Fornari, francescana di Todi, che confezionava Gesù e Maria neonati, donò un simulacro in cera della Madonna in fasce a mons. Alberico Simonetta. Alla morte di quest’ultimo, nel 1739, il manufatto andò alle suore Cappuccine di Santa Maria degli Angeli in Milano.
A causa delle soppressioni degli ordini religiosi, per volere dell’Imperatore Giuseppe II e in seguito di Napoleone, le Cappuccine trasportarono il simulacro al convento delle Agostiniane, poi dalle Canonichesse lateranensi, poi dal parroco don Luigi Bosisio, il quale lo consegnò all’Ospedale Ciceri di Milano nella persona di suor Teresa Bosio, superiora delle Suore della Carità di Lovere (Bergamo), congregazione religiosa fondata nel 1832 da santa Bartolomea Capitanio. Da allora il popolo prese l’uso di chiamare queste monache le «Suore di Maria Bambina», presenti in Milano dal marzo del 1842.
Nel 1876, in seguito al trasferimento della Casa generalizia e del noviziato a Milano delle Suore di Maria Bambina, il simulacro viene custodito in via Santa Sofia. L’effigie mariana ha ormai più di un secolo: il volto in cera appare scolorito e sciupato, si decide allora di sostituirlo, mentre quello originale viene riesposto l’8 settembre di ogni anno all’interno della casa religiosa.
In una delle cronache dell’Istituto religioso si legge: «…erano le ore sette del 9 settembre 1884… La madre si reca nell’infermeria per la visita alle ammalate e, preso il santo simulacro, va di letto in letto porgendolo alle suore ammalate perché lo bacino. Giunge alla postulante Giulia Macario, da più giorni aggravatissima. Questa si sforza di avvicinarsi alla Celeste Bambina, con parole affettuose chiede la guarigione. Subito si sente per tutto il corpo un fremito misterioso. “‘Sono guarita!”, esclama. Si alza e cammina». Così, il 9 settembre di ogni anno, si festeggia il «giorno del miracolo».
Il 16 gennaio 1885 si osserva, invece, un fatto inspiegabile e straordinario: l’immagine antica di cera, quella scolorita e ingiallita, è diventata così bella da sembrare “una bambina vera”.
Tutto ciò non fa che incrementare la devozione a Maria Bambina. Il 24 maggio 1887 viene benedetta a Brescia la prima chiesa dedicata dall’Istituto religioso a Maria Bambina. I fedeli crescono in questi anni e miracoli e grazie si moltiplicano. Nel 1904, l’allora superiora generale, suor Angela Ghezzi, chiede ed ottiene dalla Santa Sede il permesso di incoronare il miracoloso simulacro.
La cerimonia si svolge il 31 maggio dello stesso anno e il cardinale Ferrari, assistito da altri vescovi, mette un diadema d’oro alla celeste infante. Durante la Seconda guerra mondiale, quando Milano viene bombardata, si pensa a mettere in sicuro l’effigie, così, nel febbraio del 1943, viene trasportata a Maggianico di Lecco.
Il 15-16 agosto un tragico bombardamento si scatena sulla città di Milano, distruggendo il Santuario di Maria Bambina e parte della casa generalizia. Il 5 ottobre 1951 verrà posta la prima pietra del nuovo Santuario, che sarà consacrato nei giorni 20 e 21 novembre 1953 dal beato Ildefonso Schuster, Arcivescovo della diocesi ambrosiana, e qui la taumaturgica immagine troverà la sua definitiva collocazione.
Il culto a Maria Bambina si è espresso anche attraverso l’iconografia di grandi Maestri d’arte, ai quali vennero commissionati dipinti della natività della Vergine. Pensiamo, per esempio, al dipinto di Pietro Lorenzetti del 1335-1342 (187×182 cm), conservato al Museo dell’Opera del Duomo di Siena.
Si tratta dell’ultima opera documentata dell’artista; oppure alla Nascita della Vergine di Vittore Carpaccio, dipinta fra il 1504 e il 1508 (128×137 cm) e custodita all’Accademia Carrara di Bergamo. E ancora alla tempera su tavola del Maestro dell’Osservanza, realizzata fra il 1430 e il 1435 circa (220×162), presente nel Museo di Palazzo Corboli di Asciano (Siena).
In questo capolavoro Maria è in fasce e ricorda la Maria Bambina realizzata da suor Isabella Chiara Fornari, dal cui prototipo ne sono state create molte altre: le testoline sono in cera o in gesso, coperte da cuffiette di pizzo, e di elegante pizzo sono pure le fasce. Talvolta la piccola statua è accompagnata ad una culla, anch’essa rivestita di fine pizzo.
Riscoprire questo genere di devozioni non è uno stucchevole rimembrare il passato, bensì vivere la ricchezza della fede, fatta anche di segni concreti e trasmessa lungo i secoli da coloro che hanno saputo leggere, interpretare e creare quei simboli celesti. (Cristina Siccardi)
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