SAN BERNARDO A GODIA
Inutile dire che anche qui, come in migliaia e migliaia di altri casi, il “nuovo” altare postconciliare serve solo a spezzare le proporzioni e a incrinare l’armonia architettonica e spirituale, dal momento che le chiese, da sempre, sono state pensate e realizzate per volgere lo sguardo e l’anima dei fedeli verso il Mistero del Sacrificio eucaristico e non verso la faccia del prete che officia la santa Messa, bella o brutta che sia, e forbita o meno che sia la sua eloquenza. In chiesa si viene per pregare e adorare Dio, non per ascoltare parole umane; e Dio. per un cattolico, si trova in un luogo preciso, nelle Specie consacrate del Pane e del Vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo: pertanto, è naturale che tutta l’attenzione e tutta l’adorazione del fedele si rivolgano verso il tabernacolo che contiene il Santissimo, cioè verso l’altare posto in modo che non vi sia nulla fra esso e l’assemblea dei fedeli. Certo, questa è un’idea che non piace ai protestanti, e non piace nemmeno ai preti modernisti, ai quali sa quasi di superstizione, come se dare un luogo preciso alla Presenza divina equivalesse a sminuirne la natura spirituale.
Niente affatto: la bellezza della liturgia cattolica, prima che il Concilio Vaticano II la offuscasse e, per certi aspetti, la stravolgesse, consiste proprio in questo: che essa unisce il massimo della concretezza e del realismo, perché Dio è proprio qui, nella chiesa, fra i fedeli, nelle mani del celebrante, e il massimo della trascendenza, perché questa Presenza non rimane statica e non si lascia imprigionare, ma è una Presenza dinamica, viva e operosa: attira le anime verso di sé, verso l’alto, invitandole a superare la dimensione carnale della vita e a consegnarsi alla dimensione spirituale.
Dal punto di vista architettonico, la chiesa di San Bernardo è un edificio decisamente originale; vorremmo dire, a suo modo, il più originale di tutte le altre chiese di Udine.
Vi sono una bellezza e una magnificenza teologica tali, in quest’idea, che il fedele dovrebbe sentirsi commosso fino alle lacrime, ogni qualvolta il sacerdote si appresta a celebrare il Mistero eucaristico. Che è un ripetersi del mistero dell’Incarnazione e del mistero della Passione, Morte e Risurrezione: Gesù vero Dio e vero uomo, viene nel mondo per annunciare la Parola di salvezza e per chiamare a Sé ogni creatura. Ma come potrà avvenire questa elevazione, che è anche una purificazione, se il cattolico si presenta in chiesa, di fronte a Gesù eucaristico, carico dei suoi peccati, dei quali non si pente, anzi, perfino se ne vanta? Come può esserci Gesù eucaristico nella messa (lo scriviamo con la minuscola) celebrata da quel sacerdote, sospeso a divinis ma non ancora ridotto allo stato laicale, che si è sposato con un uomo e che ha infranto tutte le promesse dell’Ordine sacro: come può esserci in quella messa abusiva, che è stata un aperto atto di ribellione alla Sposa di Cristo e una superba pretesa di rovesciare la legge di Dio per far diventare lecito ciò che non lo è, per proclamare che il peccato non è peccato, e per chiamare Dio a testimone di una simile profanazione? Che cosa sono andati a fare, ad ascoltare quei fedeli: la parola di un uomo, contraria alla Parola di Cristo, ma nella cornice di una chiesa consacrata e dalle labbra di un uomo che è stato consacrato? Tutto questo ha il sapore di inganno atroce, di una diabolica contraffazione: è difficile immaginare qualcosa di più blasfemo. Eppure, se questo è un caso estremo, assistiamo ormai pressoché quotidianamente a uno stillicidio di casi analoghi, se pur meno gravi; e, peggio ancora, a uno stillicidio di dichiarazioni ambigue, sconcertanti, sul filo dell’eresia, e talvolta anche oltre quel filo, da parte della gerarchia; assistiamo a un magistero (di nuovo con la minuscola) che si prende la libertà di cambiare la dottrina, per esempio a proposito della pena di morte, così, con un semplice tratto di penna da parte del pontefice, fatto inaudito e contrario a tutte le leggi canoniche; assistiamo alla pubblicazione di documenti che dovrebbero essere magisteriali, come Amoris laetitia, nei quali si demanda alla coscienza individuale del peccatore, anche in assenza di pentimento e del proponimento di cambiar vita, la decisione se assumere o no la santa Comunione, altro fatto inaudito e del tutto contrario al vero Magistero; e al fatto che il papa, interpellato con rispetto da quattro cardinali perché chiarisca un simile dubbio in materia di fede, non risponde, come non risponde a una successiva richiesta di colloquio privato, e che mente, sapendo di mentire, dicendo che la lettera con la richiesta di chiarimenti non l’ha mai ricevuta; e alla pubblicazione di un altro documento che dovrebbe essere di magistero (minuscolo), Evangelii Gaudium, nel quale si afferma che l’Antica Alleanza di Dio col popolo d’Israele è tuttora valida, cosa che va frontalmente contro millenovecento anni di autentico Magistero e che destituisce di significato il fatto centrale della religione cattolica: l’Incarnazione, la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù, dal momento che, se l’Antica Alleanza è ancora valida, non si capisce cosa sia venuto a fare Gesù e perché si sia offerto sulla croce, né perché ci si dovrebbe convertire al Vangelo, dato che basterebbe farsi circoncidere e abbracciare la fede giudaica. E che dire di un papa il quale afferma tranquillamente, senza che nessuno insorta a correggerlo, in tutto il collegio cardinalizio e in tutto l’episcopato cattolico, per non parlare degli intellettuali simil-cattolici, da Alberto Melloni ad Andrea Riccardi, passando per il simil-teologo, simil-prete e simil-monaco Enzo Bianchi, che Martin Lutero aveva ragione? E col silenzio-assenso di tutta la stampa “cattolica”, o piuttosto ex cattolica, da Famiglia Cristiana a L’Avvenire, passando per il giornale dei gesuiti, La Civiltà Cattolica, diretto da uno che fino a ieri era un perfetto sconosciuto ma da quando si è fatto notare tra i più sfegatati tifosi di Bergoglio è diventato un big dell’establishment vaticano? E non parliamo dell’affare Viganò…
L'interno della Chiesa.
Tutte queste cose ci vengono in mente, mentre sostiamo davanti a questa piccola, bellissima chiesa medievale della periferia udinese, e poi entriamo a pregare, inginocchiati sui banchi, in questo luogo sacro carico di secoli, impegnato delle preghiere di generazioni e generazioni di fedeli, i quali hanno resistito a mille sfide e a mille lusinghe, minacce e persecuzioni; che hanno visto passare eserciti d’ogni nazione, ma soprattutto gli spietati predoni ottomani, in cerca di uomini da sgozzare e donne e bambini da rapire, per venderli schiavi sui mercati africani e mediorientali; che hanno affrontato terremoti, carestie, pestilenze, inondazioni, ogni volta ricostruendo le loro case distrutte, ogni volta ricostituendo le famiglie ferite e disperse, ogni volta ripopolando paesi e cittadine, senza mai perdere la fede dei padri, senza mai farsi suggestionare e convertire ad altri “vangeli”, né da quello di Maometto, necessario per aver salva la vita in caso di cattura, né da quello di Lutero, che pure ha lambito queste terre e si è portato via la fede cattolica addirittura di un pastore vicino, Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria. Che cosa penserebbero, quei nostri valorosi progenitori, gente forte, laboriosa, semplice ma piena di fede, di fronte ai continui tentativi di trasformare la Chiesa cattolica in una grossa variante, in ritardo di cinque secoli, delle tante chiese protestanti? Di una chiesa dove un prete, come è successo a Palermo, invita sull’altare, festosamente, durante la santa Messa, una coppia di lesbiche, per portare ad esempio e modello per tutti i fedeli il loro splendido amore, e si rammarica pubblicamente di non poterle sposare in chiesa lui stesso, dovendosi per ora accontentare, le due fidanzate, della celebrazione civile? E di un papa che, come ha fatto Bergoglio durante il viaggio in Sicilia, il 15 settembre 2018, si rifiuta d’impartire la benedizione a un gruppo di giovani che gliel’avevano chiesta, dicendo di non voler offendere quanti non sono cattolici, quanti non sono cristiani e quanti non sono credenti in alcuna religione? E che dice loro soltanto di pregare Dio, affinché Dio li benedica tutti? Di una papa che rifiuta di benedire i cattolici, perché, in sostanza, come lui stesso ha detto e ripetuto, Dio non è cattolico? Che cosa penserebbero quei nostri antenati, o anche soltanto i nostri nonni, uomini e donne di vera fede, che la sera dicevano sempre il Rosario, dopo una dura giornata di lavoro, che era iniziata alle quattro del mattino? Cosa direbbe il nonno che, coi suoi piedi piatti, ogni sabato pomeriggio andava, pian pianino, alla libreria paolina di via Treppo ad acquistare Famiglia Cristiana, che allora era davvero un giornale cattolico? E la nonna, anima buona, anima semplice, di quella semplicità che Gesù ha detto essere necessaria per entrare nel Regno dei Cieli: che cosa direbbe e che cosa penserebbe di tutte queste cose? Che cosa penserebbe il nostro vecchio parroco, il nostro vecchio arciprete, che ci ha impartito il Battesimo e ci ha dato la prima Comunione, di fronte a quel prete che trasforma la sua chiesa in un dormitorio e in un rifugio per sedicenti profughi, irregolari e clandestini di ogni sorta, per resistere alle autorità costituite e per sfidare le leggi dello Stato, dicendo: Adesso vengano a prenderli dentro la chiesa, se sono capaci, facendo incoscientemente le prove di una guerra civile che finirà per scoppiare, se altri preti fanatici e altri vescovi irresponsabili continueranno a soffiare sul fuoco dell’esasperazione degli italiani, predicando e ordinando ogni santo giorno il supposto dovere cristiano di accogliere qualsiasi straniero che pretenda, da clandestino, di varcare i nostri confini, e che poi, accolto, ospitato, nutrito e accudito, se ne va senza ringraziare e si perde chissà dove, ingrossando impunemente il gigantesco esercito dei clandestini, i quali scorrazzano in ogni angolo dell’Italia, rendendo malsicure le strade e inabitabili i quartieri? E il giovane cappellano che ci insegnava il catechismo e ci raccomandava la purezza? Ci par di vederlo raccontare l’episodio della decapitazione di Giovanni il Battista; rivediamo ancora, a distanza di tanti anni, la smorfia che faceva quando diceva che Salomè aveva danzato per il re Erode, ma che non era stata certo una bella danza, ma una cosa brutta, e cercava di trasmetterci l’idea dell’impudicizia, ma senza entrare nei particolari, per non turbare noi bambini. Che cosa direbbe del gesuita che va al Meeting sulla Famiglia, a Dublino, a perorare la causa delle famiglie arcobaleno, quello stesso gesuita il quale ha detto che il catechismo è tanto severo da spingere al suicidio tanti giovani gay, e comunque, a suo dire, il calendario cattolico è pieno di santi che erano gay? C’è poco da fare: si tratta di due chiese. Non riusciranno mai a persuaderci che questa, di Bergoglio & Soci, è la stessa Chiesa di allora e di sempre. C’è continuità fra la Chiesa della nostra infanzia e quella dei secoli precedenti; ma non c’è fra quella e questa di oggi. Qualcuno bara al gioco. È in atto un’immensa, diabolica mistificazione...
Vedi anche:
Galleria fotografica: SALUTI DA UDINE e ARCHIVIO: "LE CHIESE DI UDINE"
tratto da
LVII - Omaggio alle chiese natie: San Bernardo a Godia. E' la chiesa più originale di tutte le altre chiese di Udine e viene citata già in un documento del 1284 un tempo in cui Dante non aveva ancora composto La Divina Commedia di Francesco Lamendola
LVII - Omaggio alle chiese natie: San Bernardo a Godia
di Francesco Lamendola
ARCHIVIO: "LE CHIESE DI UDINE"
di Francesco Lamendola
LE CHIESE DI UDINE
Omaggio alle chiese natie. Un viaggio per rendere omaggio alle chiese che hanno caratterizzato i momenti felici della nostra infanzia e per riflettere sul presente della Chiesa.
di
Francesco Lamendola
Sia fatta luce (Genesi).
Facciamo finalmente un po' di chiarezza sulla situazione di degrado della Chiesa di Cristo, la Chiesa di Dio, ai giorni nostri; partendo dallo status quo delle chiese di Udine: modello che per molti aspetti, che può riguardare tutte le città d'Italia.
La Chiesa, come madre amorosa, ci ha trasmesso la conoscenza della Verità allorquando, negli anni dell’infanzia, non eravamo in grado di capire tutto e di dare un assenso pienamente cosciente e maturo alla fede che ci veniva trasmessa. Come dice san Paolo (1 Cor 13, 9-11): La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato. E adesso anche noi, divenuti uomini, abbiamo abbandonato ciò che era da bambini; ma la verità ricevuta da bambini, la fede ricevuta da bambini, quelle no, non le abbiamo abbandonate, anzi, dopo molto viaggiare e cercare, e dopo essercene anche allontanati, le abbiamo ritrovate, e abbiano trovato in esse tutto ciò che un cuore leale, un’anima onesta e una mente assetata del vero, possono desiderare e tutto ciò che possono umanamente ricevere, pur senza arrivare a capire ogni cosa sino in fondo, perché vi sono delle cose che, in questa vita, bisogna accettare anche senza capirle, così, per fede, come appunto il bambino accetta alcune verità dai suoi genitori, anche se non le capisce, e anche se, per taluni aspetti, gli riescono dure o perfino sgradevoli: e tuttavia le accetta con piena fiducia, perché ha piena fiducia in coloro che gliele impartiscono. Atto sublime, che è l’essenza dell’amore: accettare ed accogliere tutto, non perché tutto sia chiaro ed evidente, ma perché merita fiducia piena e assoluta la persona che ne fa dono.
La Chiesa, come madre amorosa, ci ha trasmesso la conoscenza della Verità.
Strano destino, comune, però, a quello di tante altre persone: giunti all’età adulta e ritornati con piena fiducia e convinzione alle verità ricevute nell’infanzia, così come si torna, con i piedi piagati, le membra stanche e le labbra riarse, dopo un lungo ed inutile viaggio, al giardino bellissimo degli anni lontani, lo si ritrova in uno stato di completo abbandono e di totale desolazione: le erbacce che crescono ovunque, le fontane disseccate, mucchi di pietre e rifiuti al posto delle aiole fiorite e delle siepi profumate di bacche dai vivi colori. Non solo. I custodi del giardino non se ne sono andati, sono sempre lì: ma che fanno, invece di tenerlo pulito ed in ordine, invece di annaffiare e potare le piante, invece di allontanare gli animali al pascolo e le fiere selvagge che vi si aggirano liberamente, lo sporcano e lo rendo un luogo malsicuro? Trascurando il loro dovere, si son messi a dormire beatamente, chi qua, chi là; oppure hanno fatto amicizia con briganti, prostitute e spacciatori, che infestano il giardino e lo usano per le loro ignobili attività; oppure ancora, una parte di essi si è auto-proclamata non più custode, ma proprietaria del giardino, e, in nome di un supposto diritto di proprietà, ha deciso di lasciarlo andare in malora, senza però avere il coraggio di chiamar le cose con il loro nome, bensì asserendo che il suo disinteresse, la sua trascuratezza e la sua accidia sono il frutto di una nuova consapevolezza, di un atteggiamento più maturo, di una coscienza più adulta, e che sarebbe puerile montare la guardia al giardino, accudirlo e curarlo come facevano le passate generazioni, perché il giardino, come ogni altra cosa, è fatto per godere le gioie della vita, e non bisogna caricarsi di troppi doveri e di eccessive fatiche, ma si ha il diritto, al contrario, di concedersi tutti quegli svaghi e tutte quelle soddisfazioni che rispondono ai desideri del proprio cuore, senza andar tanto per il sottile e vedere se siano conformi, oppure no, al proprio dovere e alla legge del vero, del giusto, del buono e del bello. Quei guardiani infingardi, cialtroni, traditori, si sono macchiati del crimine peggiore: hanno trasformato il proprio dovere in una vita di ozio, di furberia da quattro soldi, e si son fatti una nuova legge, ritagliata sulla misura dei loro vizi: una legge in base alla quale non è colpa lasciare che il giardino si trasformi in una landa selvaggia e spinosa, ma, al contrario, è cosa buona e giusta, perché non ci devono più esser giardini o luoghi privilegiati, ma tutta la terra deve esser egualmente accogliente, deve essere fatta su misura per i bisogni dell’uomo, e questi bisogni ciascuno ha la facoltà di ritagliarseli a suo modo e secondo il suo gusto, fosse pure calpestando ogni legge umana e divina.
Dall’insieme di queste riflessioni speriamo che possa scaturire un quadro d’insieme che valga a rincuorare, incoraggiare, rianimare tutti i viandanti che, come noi, avevano diretto i loro passi verso il giardino, ricordandolo com’era una volta, e che sono rimasti traumatizzati e angosciati nel vederlo a tal segno deturpato, e quasi irriconoscibile.
Che fare, a questo punto, dopo aver affrontato, assorbito e metabolizzato la fase della cocentissima delusione, se non quello che qualsiasi figlio devoto e pietoso farebbe con la sua vecchia madre, se la trovasse abbandonata sul ciglio di una strada, coperta di sporcizia, derisa e sbeffeggiata da tutti i passanti, e soprattutto dagli amici di un tempo? Che fare, se non chinarsi su di lei, ripulire con un fazzoletto umido il suo volto disfatto, aiutarla a rialzarsi e mormorarle dolci parole di amore e d’incoraggiamento, non perché ella sia amabile e desiderabile come si è purtroppo ridotta, ma in nome del bene che ci ha voluto e del bene che ci ha fatto, quando eravamo piccoli e ancora ignari del mondo, e bisognosi di tutto? Non è forse per merito suo se abbiamo appreso i rudimenti di quella verità che, poi, ci ha permesso di procedere nella vita, di orientarci e di trovare, alla fine, la direzione giusta? Non abbiamo pertanto un debito nei suoi confronti, che niente e nessuno potranno mai cancellare, sino a quando non le avremo reso il bene ricevuto e fatto quanto è in nostro potere per sanare le sue piaghe e ripulire la sua sporcizia? Che razza di figli saremmo, come potremmo mai guardarci allo specchio senza arrossire, se ora la piantassimo in asso, se proseguissimo per la nostra strada, facendo finta di non vederla, o, non potendo negare d’averla vista, facendo finta di non riconoscerla? Che razza di vermi saremmo, che sottospecie di spregevoli individui dimostreremmo di essere, senza fede né onore, se ci comportassimo in un tal modo?
Ed ecco che è nata, in noi, l’idea di restituire un po’ di quella tenerezza, di quella dolcezza e di quella verità che abbiamo a suo tempo ricevuto; di rendere testimonianza a quella donna infelice, che ci ha voluto bene e alla quale anche noi abbiamo voluto bene, non per ciò che essa è diventata oggi, ma per ciò che era allora e che forse, anche per merito del nostro amore, della nostra riconoscenza e della nostra sollecitudine, potrà un giorno tornare ad essere: bella, pura e forte, con lo sguardo limpido rivolto in avanti, pieno di fede, come la ricordavamo nei giorni del nostro esilio, allorché, pieni di ardente nostalgia, sognavamo di ritornare al giardino fiorito e profumato della nostra infanzia. Poiché la Chiesa, nel momento in cui accoglie l’anima di un bambino, si manifesta in una serie di persone, di situazioni e di luoghi; e poiché la mente di un bambino non coglie, se non in maniera assai vaga, i concetti astratti, ma si lega alle cose concrete, e pensa per immagini: per tale motivo, abbiamo pensato di rendere omaggio alle singole chiese che hanno caratterizzato i momenti felici della nostra infanzia, nella città natale che poi abbiamo lasciato, ma che non abbiamo mai scordato e alla quale è sempre ritornato il nostro pensiero, con amore immutato e con nostalgia sempre più acuta. Abbiamo pensato di abbinare ad ogni chiesa ricordata, un pensiero, una riflessione legata alla fede, alla condizione in cui si trova la Chiesa oggi, alla nostra viva speranza che il bellissimo giardino possa tornare a fiorire, dopo essere stato ripulito dalle pietre e dalle erbacce, e liberato dalla molesta presenza di frequentatori volgari e grossolani, che vi entrano solo per insozzarlo e per condurvi traffici illeciti, di natura equivoca. Dall’insieme di queste riflessioni speriamo che possa scaturire un quadro d’insieme che valga a rincuorare, incoraggiare, rianimare tutti i viandanti che, come noi, avevano diretto i loro passi verso il giardino, ricordandolo com’era una volta, e che sono rimasti traumatizzati e angosciati nel vederlo a tal segno deturpato, e quasi irriconoscibile; e anche per aiutare a riscuotersi quei guardiani infedeli i quali, per pigrizia, viltà e conformismo, hanno trascurato nella maniera più vergognosa i loro doveri, forse senza rendersi del tutto conto dello stato di abiezione in cui loro stessi sono caduti, dacché hanno contribuito, con la loro colpevole remissività, a far sì che il giardino venisse profanato e, metaforicamente, stuprato. Tale, almeno, è il nostri auspicio, ed è con questa intenzione e con questo stato d’animo che prendiamo, come si diceva una volta, la penna, e ci mettiamo all’opera.
OMAGGIO ALLE CHIESE NATIE. ARCHIVIO GENERALE ARTICOLI:
Vi sono delle cose che, in questa vita, bisogna accettare anche senza capirle, così, per fede, come appunto il bambino accetta alcune verità dai suoi genitori, anche se non le capisce.
I - Omaggio alle chiese natie: l’Angelo benedicente. Un viaggio pensato per rendere omaggio alle singole chiese che hanno caratterizzato i momenti felici della nostra infanzia: l’Agnulut sintesi della nostra civiltà cristiana.
II - Omaggio alle chiese natie:"Santa Maria di Castello". E' la chiesa più antica, più appartata, più suggestiva e misteriosa della città: se ne sta appollaiata lassù verso il cielo da dove si spazia intorno su tutta la regione.
03 - DUOMO O CATTEDRALE?
III - Omaggio alle chiese natie.Tecnicamente non sarebbe un duomo ma una cattedrale, dedicata a Santa Maria Annunziata ciò non toglie che tutti a cominciare dai suoi parrocchiani lo hanno sempre chiamato semplicemente il duomo.
IV - Omaggio alle chiese natie: l’Oratorio della Purità. E' forse, insieme al Duomo, l’edificio più caro al cuore dei cittadini. Ma quale "Famiglia Cristiana" un tradimento è stato consumato ai danni della fede e della Chiesa.
05 - SANT'ANTONIO ABATE
V - Omaggio alle chiese natie: Sant’Antonio Abate. E' una delle più belle e meno conosciute, anche perché sconsacrata: passando davanti alla sua facciata l’anima prova come un brivido di esaltazione, di benessere e di felicità.
VI - Omaggio alle chiese natie: San Francesco. La chiesa di San Francesco, presso l’ex convento dei Frati Minori, in severo e armonioso stile romanico, è certamente una delle chiese più care al cuore degli abitanti di Udine.
VII - Omaggio alle chiese natie: Santa Chiara. Questa piccola chiesa è una delle più antiche e, probabilmente, anche una delle meno conosciute dagli abitanti della città; siamo anzi certi che molti non l’hanno mai visitata.
VIII - Omaggio alle chiese natie: San Pietro Martire. Era, dal 1285 e al tempo della nostra infanzia, la chiesa dei domenicani: i fedeli animati da una viva aspettazione erano così numerosi, che non si trovava un posto a sedere.
IX - Omaggio alle chiese natie: San Cristoforo. Era sede di una parrocchia cittadina, che è stata soppressa nel 1986 e incorporata in quella del Duomo. Ristrutturata, dal 2002 è divenuta sede di una parrocchia romena ortodossa.
X - Omaggio alle chiese natie: San Giorgio Maggiore. Dalla bella facciata settecentesca riuscitissimo equilibrio fra classicismo e barocco è sita in Borgo Grazzano: luogo incantevole che prima degli anni '50 ricordava i navigli.
XI - Omaggio alle chiese natie: Beata Vergine del Carmine. Con 2 entrate modeste, quasi elusive, difficilmente si crederebbe trattarsi di una delle chiese più importanti di Udine. La grandezza incomparabile di don Divo Barsotti.
XII - Omaggio alle chiese natie: San Giacomo. Solo nominandola si ha un affetto istintivo: nonostante per le mappe stradali è Piazza Matteotti per gli abitanti di Udine sarà sempre e solo Piazza san Giacomo con relativa chiesa!
XIII - Omaggio alle chiese natie: Madonna delle Grazie. L’intitolazione sarebbe alla Beata Vergine delle Grazie, ma tutti, in città la chiamano sempre e solo la Madonna delle Grazie, o meglio in friulano "la Madone di Gracie".
XIV - Omaggio alle chiese natie: il Redentore. La chiesa del Santissimo Redentore e Santa Lucia non può non risultare simpatica perché ben riflette una caratteristica essenziale dell’anima friulana la modestia e la riservatezza.
XV - Omaggio alle chiese natie: San Quirino. Una follia del Concilio Vaticano II. L’avere accostato brutalmente la chiesa barocca del 1600 e quella del tardo 1900 ha prodotto un risultato di assurda e incomprensibile dissonanza.
XVI - Omaggio alle chiese natie: Santa Maria della Neve. Siamo certi che quasi nessuno sa che la dedicazione della chiesa di via Ronchi è a Santa Maria della Neve: per la gente quella era semplicemente, la chiesa dei cappuccini.
XVII - Omaggio alle chiese natie: Santa Maria della Pietà. E' la cappella del palazzo oggi della Cassa di Risparmio: bellissimo ambiente barocco pieno di stucchi e affreschi con un capolavoro scultoreo collocato sopra l’altare.
18 - LA CAPPELLA MANIN
XVIII - Omaggio alle chiese natie: la Cappella Manin. Si trova accanto al palazzo Torriani ed è un vero gioiello dell’architettura barocca, senz’altro l’opera più significativa nel suo genere di tutto il Friuli Venezia Giulia.
XIX - Omaggio alle chiese natie: San Valentino. Dall'aspetto pacato e armonioso, pur senza eccessive pretese, la chiesa è stata ristrutturata nel 2005-06, dopo alcuni anni di relativo degrado e ritrovato il primitivo splendore.
XX - Omaggio alle chiese natie: Sant’Antonio da Padova. In stile neogotico è la chiesetta di Sant’Antonio nota un tempo come chiesa di San Valentino e che molti giovani ancora oggi confondono con la vera chiesa di San Valentino.
21 - IL TEMPIO OSSARIO
XXI - Omaggio alle chiese natie: il Tempio Ossario. Non è bello, o a noi, almeno, non è mai parso bello; imponente, questo sì: incredibilmente solido, massiccio, grandioso, a suo modo eroico, d’un eroismo intriso di retorica.
XXII - Omaggio alle chiese natie: le Zitelle. La chiesa della Presentazione di Maria al Tempio o delle Zitelle è uno degli edifici religiosi più interessanti, meglio conservati a Udine ma al tempo stesso uno dei meno conosciuti.
XXIII - Omaggio alle chiese natie: Santo Spirito. La chiesa di Santa Elisabetta, o di Santo Spirito, è la chiesa del convento delle suore Ancelle della Carità, in cui si celebra la santa Messa secondo "il Vetus Ordo tridentino".
XXIV - Omaggio alle chiese natie: San Bernardino. Seminascosta da un maestoso "Cedrus deodara", la chiesa di San Bernardino da Siena, è la chiesa del seminario arcivescovile, e quindi non ha mai avuto una funzione parrocchiale.
XXV - Omaggio alle chiese natie: San Gaetano da Thiene. Si trova in via Scrosoppi ed è la cappella del convento delle suore della Provvidenza, una congregazione fondata dal santo, di cui la via reca il nome: don Luigi Scrosoppi.
XXVI - Omaggio alle chiese natie: la chiesa del Tomadini. San Girolamo Emiliani e che chiesa è? Dove si trova? la storia di monsignor Francesco Tomadini è esemplare di come si perdano velocemente i ricordi del proprio passato.
27 - LA CHIESA DEL RENATI
XXVII - Omaggio alle chiese natie: la chiesa del Renati. L’istituto Renati è un pezzo di storia di Udine: la sua chiesa, oggi sede di una comunità ortodossa fu costruita nel 1762 e dedicata alla Beata Vergine della Misericordia.
28 - LA CHIESA DEL CRISTO
XXVIII - Omaggio alle chiese natie: il Cristo. La chiesa del Cristo? Anticamente aveva sede in largo Ospedale Vecchio di fronte alla chiesa di San Francesco, nel 1927 fu trasferita nella sede attuale in via Marsala a Gervasutta.
XXIX - Omaggio alle chiese natie: San Giuseppe. Realizzata nel 1962, non sarà un capolavoro, ma non è nemmeno “buttata lì”, perchè tenta di dialogare col paesaggio, che è appunto, un paesaggio di periferia di "tipo moderno".
XXX - Omaggio alle chiese natie: la cappella della Quiete. Non avremmo mai immaginato che un giorno avremmo scritto a proposito di una chiesa che, quando abitavamo in quella città (Udine), non sapevamo neppure che esistesse.
XXXI - Omaggio alle chiese natie: San Rocco. Costruita ad aula rettangolare e rialzata rispetto il piano stradale nel 1510, quindi ha più di 500 anni, è orientata nel senso tradizionale con l’abside a Est e la facciata ad Ovest.
XXXII - Omaggio alle chiese natie: San Gottardo. Una chiesa dedicata a San Gottardo esisteva già ai tempi del Patriarcato di Aquileia nel 1335 e fu un santo bavarese, che molto si adoperò per diffondere la "riforma cluniacense".
XXXIII - Omaggio alle chiese natie: Sant’Osvaldo. La chiesa di Sant’Osvaldo di Northumbria sorge in un quartiere periferico della città ed equivaleva ad alludere al manicomio che vi era stato costruito fra il 1902 e il 1904.
XXXIV - Omaggio alle chiese natie: San Marco. La chiesa di San Marco Evangelista è moderna, relativamente parlando, perché nel 2018 ha compiuto esattamente centoventi anni, ma le sue origini sono antiche e risalgono al 1300.
XXXV - Omaggio alle chiese natie: Sant’Andrea. La chiesa di Sant’Andrea Apostolo è semplice e tuttavia elegante: tutto l’insieme è armonioso in stile neoclassico della fine del XVIII, ma le origini sono molto antiche del 1200.
XXXVI - Omaggio alle chiese natie: Santa Maria della Misericordia. Vero scrigno di opere d'arte del Novecento, è la chiesa che si trova all’interno dell’Ospedale di Udine, le cui origini sono antiche e risalgono al XIII secolo.
XXXVII - Omaggio alle chiese natie: Cappuccini di via Chiusaforte. I Cappuccini erano giunti a Udine nel 1564 fondando un convento ma la loro storia è un doppio fallimento sul piano religioso e su quello artistico e urbanistico.
XXXIII - Omaggio alle chiese natie: la Pietà in piazzale Cella da non confondere con quella di Santa Maria della Pietà, era un edificio sacro molto amato dagli abitanti del borgo Grazzano e specialmente dai devoti della Vergine.
XXXIX - Omaggio alle chiese natie: Beata Vergine di Fatima. La chiesa è in "stile moderno", con la facciata quasi disadorna, fu consacrata nel 1959 e riflette certe spinte innovative, tipiche degli anni precedenti il Concilio.
XL - Omaggio alle chiese natie: San Paolino d’Aquileia. San Paolino fu uno dei padri spirituali dell’Europa. La chiesa sorge lungo il viale Trieste ed è stata costruita fra il 1964 e il 1971 negli anni a cavallo del Concilio.
41 - SACRO CUORE DI GESU'
XLI - Omaggio alle chiese natie: Sacro Cuore di Gesù. La chiesa del Sacro Cuore di Gesù e San Valentino del 1925 è una chiesa moderna che sorge in uno spiazzo alla fine del cavalcavia Simonetti di fronte la caserma Spaccamela.
XLII - Omaggio alle chiese natie: San Giovanni Bosco. I salesiani arrivano nel 1939 ma "il Bearzi" è nato ufficialmente nel 1937 come istituto per orfani ed è così conosciuto dagli udinesi come pure la chiesa che ne fa parte.
43 - CHIESA DI SAN PIO X
XLIII - Omaggio alle chiese natie: San Pio X. Costruita nel 1961 sorge in un quartiere periferico di Udine ed è un tipico esempio delle contraddizioni in cui si è messa la chiesa oggi in merito all'accoglienza dei profughi.
XLIV - Omaggio alle chiese natie: Pietro e Paolo a Colugna. Con la chiesa parrocchiale di Colugna, del XIII ristrutturata nel 1700 usciamo, sia pure di poco dal territorio comunale di Udine per passare in quello di Tavagnacco.
XLV - Omaggio alle chiese natie: Godia, S. Giovanni Battista. A Udine nella frazione di Godia, un toponimo che tradisce l’origine germanica e altomedievale, troviamo la stupenda settecentesca chiesa di San Giovanni Battista.
XLVI - Omaggio alle chiese natie: San Giacomo a Beivars. La chiesa di San Giacomo Apostolo a Beivars è stata fondata nel XVI secolo, ma sembra che risalga addirittura al 1200: qui a Beivars è come se il tempo si fosse fermato.
XLVII - Omaggio alle chiese natie: San Martino a Passons. Passons è all’estremo hinterland occidentale di Udine, la sua chiesa risale al 1756 quando venne consacrata, ma si era già il terzo edificio sacro che sorgeva nel sito.
XLVIII - Omaggio alle chiese natie: Laipacco, la Beata Maria Vergine del Rosario. La chiesa di Laipacco, è una chiesa relativamente nuova: venne costruita infatti nel 1929, il che vuol dire che non ha neanche novant'anni.
XLIX - Omaggio alle chiese natie: S.Martino a Cussignacco. La chiesa sorge al centro di una piccola piazza e si presenta semplice ma con linee armoniose: risale al XIII secolo anche se l’edificio attuale ha poco più di 200 anni.
L - Omaggio alle chiese natie: San Cromazio villaggio del Sole. La chiesa di San Cromazio di Aquileia l’unica chiesa al mondo che sia dedicata a questo santo, è la parrocchiale del Villaggio del Sole quartiere popolare di Udine.
LI - Omaggio alle chiese natie: Santa Maria Vergine della Salute. Consacrata il 5 novembre del 1914 la chiesa sorge in Via Cormor Alto a Udine e ha sostituito una precedente cappella, ormai insufficiente alla comunità del 1874.
LII - Omaggio alle chiese natie: Gesù Buon Pastore. Un classico esempio di una chiesa che non è una chiesa anche se pretende di esserlo e ben simboleggia lo sbandamento di tanta parte del clero e dei fedeli negli ultimi decenni.
LIII - Omaggio alle chiese natie: S. Anna a Paparotti. Inaugurata e dedicata alla madre di Maria il 25 giugno'94 spicca per una sgraziatissima serie di matrioske o meglio dei tetti moltiplicati per 3 stile capannoni industriali.
LIV - Omaggio alle chiese natie: Assunzione B. V. Maria. Alla fine ci siamo arrivati abbiamo lasciato per ultime le due chiese che più ci rattristano architettonicamente e spiritualmente: l'Assunzione B.V. Maria e San Domenico.
LV - Omaggio alle chiese natie: San Domenico. Come quella dell’Assunzione della B. Vergine Maria, questa è una chiesa che non è una chiesa cattolica, che non vuol essere tale ma essere un tempio modernista e così è stata pensata.
LVI - Omaggio alle chiese natie: la sussidiaria di S. Anna. Un piccolo edificio di culto ricavato da una semplice abitazione privata? I cristiani devono ricordarsi che il Sacrificio eucaristico non è un diritto, ma una "grazia".
57 - SAN BERNARDO A GODIA
LVII - Omaggio alle chiese natie: San Bernardo a Godia. E' la chiesa più originale di tutte le altre chiese di Udine e viene citata già in un documento del 1284: un tempo in cui Dante non aveva ancora composto La Divina Commedia.
Chiese neomoderniste del Concilio Vaticano II ?
Con la chiesa di San Domenico, e soprattutto con quella dell’Assunzione della Beata Vergine Maria siamo in piena rottura con la Tradizione; qui si sente la pretesa, superba, eretica, di creare una nuova chiesa, di dar vita a un nuovo culto, sempre fondato sul Vangelo, ma solo a parole: un altro vangelo, evidentemente. Se davanti a certe chiese entriamo malvolentieri, e in altre entriamo con una stretta al cuore, sforzandoci di trovare Dio nonostante la bruttezza quasi offensiva, di fronte a una chiesa che "non è una chiesa", ci rifiutiamo di entrare !
Vedi anche:
Galleria fotografica: SALUTI DA UDINE
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