ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 3 settembre 2018

"Silenzio e preghiera dinanzi a chi cerca scandalo".. o a chi lo fa?

Le ultime avventure del card. Wuerl 


Il cardinale Wuerl – molto legato al cardinale Mc Carrick e da lui stesso designato alla propria successione nella diocesi di Washington D.C. – dopo la pubblicazione del memoriale di monsignor Viganò era improvvisamente scomparso. È ricomparso domenica (ieri) per celebrare la messa in Cattedrale. Nel frattempo, da chissà dove, ha mandato ai sacerdoti della sua diocesi una lettera. Pubblichiamo sia la ricostruzione di Michael Voris – del sito americano Church Militant – a proposito della latitanza del cardinale sia, di seguito, la lettera spedita dal cardinale durante la sua assenza.
Per gentile concessione di Church Militant:
 Ultime notizie in esclusiva: “la bomba Wuerl”
Church Militant ha appreso da fonti attendibili che Papa Francesco avrebbe disposto che il cardinale di Washington D.C. Donald Wuerl venga prelevato e portato fuori degli Stati Uniti prima che possa essere arrestato dalle autorità federali statunitensi.

In base alle prime supposizioni sembrava che Wuerl avesse già lasciato il paese, ma quelle notizie si sono poi rivelate non vere.
Come riferito da Church Militant, il Dipartimento di Giustizia sta realmente cercando di aprire un’indagine “RICO” (sta per: Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act, cioè in base alla legge federale per combattere le organizzazioni criminali e mafiose, n.d.t.)
contro la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, e Wuerl sarebbe uno dei principali obiettivi di un’indagine di questo tipo.
Secondo le nostre fonti, Papa Francesco ha paura che, se Wuerl dovesse essere arrestato e accusato, potrebbe rivelare tutto quello che sa, e il caso del Dipartimento di Giustizia si ripercuoterebbe subito sul Vaticano con la prospettiva incombente che si manifesti un crimine internazionale.
I funzionari a Roma temono che il governo federale degli Stati Uniti possa a breve ritirare il passaporto americano a Wuerl impedendogli di lasciare il paese e, di conseguenza, stanno cercando di farlo “sgattaiolare” fuori della nazione sotto protezione del segreto diplomatico vaticano.
Apparentemente Wuerl si è dileguato, e le fonti confermano a Church Militant che è il Vaticano che sta tentando di orchestrare la sua fuga fuori dagli Stati Uniti.
Le fonti di Church Militant nel Distretto della Columbia confermano che Wuerl è completamente uscito dai radar – il suo cellulare è stato spento, non si è più fatto vedere nel suo appartamento privato da giorni, tutte le sue apparizioni pubbliche sono state annullate e non si è presentato per le confessioni private settimanali che normalmente offre ai suoi sacerdoti.
Gli “insiders” ritengono che sia rintanato in qualche hotel nella più grande area metropolitana del distretto, in attesa che vengano messi a punto i dettagli definitivi della sua fuga dagli Stati Uniti.
In seguito alle rivelazioni del 2002 del Boston Globe riguardo allo scandalo degli abusi sessuali pedofili, il cardinale Bernard Law di Boston aveva lasciato gli Stati Uniti alla volta di Roma e non era più tornato nel suo paese, mettendosi al riparo da ogni possibile accusa.
Tutto questo sta avvenendo a seguito della testimonianza esplosiva dell’ex nunzio di Papa Francesco negli Stati Uniti, monsignor Carlo Viganò, il quale lo scorso fine settimana ha rivelato l’esistenza di una rete di omosessuali nella Chiesa che esercita un vasto controllo operativo, inclusa la copertura dei casi di predazione sessuale perpetrata da svariati chierici su seminaristi.
Numerosi cardinali e alti prelati, tra cui anche Papa Francesco, sono stati citati nel documento di monsignor Viganò come personalmente informati da lungo tempo degli abusi sessuali, e come responsabili di averli coperti.
Quindi da questo momento la domanda è: dov’è il cardinale Donald Wuerl?
L’arcidiocesi di Washington D. C. rifiuta qualsiasi commento, rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda su qualsiasi cosa.
Donald Wuerl sarà messo al sicuro in Vaticano? E, se le cose stanno così, la questione merita di essere approfondita: come sarà arrivato fino lì?
Restate sintonizzati su Church Militant per tutti gli ultimi clamorosi sviluppi dello scandalo in corso sulla rete omosessuale nella Chiesa e sui crimini connessi – per quella che si preannuncia essere una fedele ed esauriente cronaca dei fatti.
La lettera del 30 agosto del Cardinale Wuerl ai sacerdoti
(“Il cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, ha inviato la seguente lettera ai sacerdoti il ​​30 agosto 2018. In una e-mail alla quale la lettera è allegata, il cardinale ha osservato: “In questo momento di tanta angoscia e dolore, vi mando questa lettera nella speranza che possa dirVi del mio desiderio di essere vicino a voi e alle persone affidate alla vostra cura pastorale, in particolare mentre vi preparate per le Messe di questo fine settimana”).
Caro Fratello Sacerdote,
Attendo con impazienza di incontrarti al Labor Day, prima in preghiera e poi a colloquio. Con tutte le notizie sconcertanti e le terribili rivelazioni che sono accadute, e con tale rapidità, riconosco che non sono stato così vicino a te come sarebbe stato necessario essere per aiutare te e me a servire le persone che entrambi amiamo e serviamo.
Domenica scorsa, nella Cattedrale di San Matteo Apostolo, come molti di voi hanno fatto nella vostra parrocchia, ho offerto la Santa Messa – una liturgia incentrata su di un contesto spirituale per lo più di dolore, sofferenza, oscurità e disillusione provocati dagli abusi sessuali di bambini e giovani da parte di sacerdoti e la sua copertura da parte dei vescovi. Qualunque sia la nostra risposta a questa crisi spirituale, essa deve iniziare sull’altare – e la preghiera.
Come molti di voi hanno fatto, abbiamo pregato per primi i sopravvissuti, quelli che portano le cicatrici degli abusi. In troppe occasioni in questi ultimi tre decenni, come vescovo, mi sono seduto con i sopravvissuti e le loro famiglie ad ascoltare, a cercare di essere presente, a pregare e spesso semplicemente a piangere insieme.
In Cattedrale, come sono certo che avete fatto, abbiamo anche pregato per tutta la Chiesa – il Corpo di Cristo – ferita dalla vergogna e dall’orrore di queste azioni eclatanti. È anche il nostro popolo a patire profondamente questa ferita profonda, perché ama la sua Chiesa e non sa cosa succederà dopo. Vi ringrazio per essere lì con loro, anche quando c’è così poco da dire, oltre alla preghiera. Il vostro, e spero il mio, il ministero è l’inizio di una qualche guarigione.
Le mie preghiere e ciò che ho chiesto ai presenti alla Messa sono anche per voi. Ogni sacerdote – tutti noi – sopporta in qualche modo gioie e dolori gli uni degli altri perché siamo giustamente visti tutti come partecipanti al sacerdozio. Il vostro ministero è un dono prezioso per coloro che servite – per il Corpo di Cristo. Voglio che sappiate il mio desiderio – anche se non l’ho espresso così bene – di esservi vicino. Nella fretta di ottenere informazioni per voi, ho mancato di condividere pienamente con voi le mie cure spirituali e fraterne e di offrire a voi e ai nostri fedeli un forte segnale di leadership pastorale. Spero che questo sforzo oggi e il nostro incontro al Labor Day mostreranno chiaramente il mio grande apprezzamento, per non dire affetto, per tutti voi, miei fratelli sacerdoti e il riconoscimento dei vostri sforzi per essere pastoralmente presenti col nostro popolo nelle sue lotte.
Vi chiedo, come ho fatto in Cattedrale, di pregare per me, perché possiate perdonare i miei errori di giudizio, le mie inadeguatezze, accettare la mia contrizione per ogni sofferenza che ho causato, così come perché abbia la grazia per trovare con voi i modi per guarire, i modi per offrire una guida feconda in questa oscurità.
Questa domenica nelle nostre chiese in tutta questa grande arcidiocesi, vi chiedo per favore di far sì che la vostra gente – uomini, donne e bambini – che amiamo e amministriamo e teniamo nella nostra cura pastorale, sappia che riconosco e condivido il loro dolore. Fate loro sapere che vorrei poterlo cancellare, anche se questo semplicemente non è possibile. Darei qualsiasi cosa, come tutti noi, per girare l’orologio e per fare in modo che la Chiesa faccia tutto nel modo giusto. Ma mi unisco a loro nel dolore per tutto ciò che è successo. Supplico il loro sostegno orante, mentre io con voi e loro cerchiamo di fare tutto il possibile per contribuire a portare questa Chiesa sul sentiero che ci allontana da questa oscurità.
Alla Messa che celebrerò questa domenica, spero di offrire alcune riflessioni su come noi come Chiesa – tutti noi laici, religiosi e sacerdoti – potremmo iniziare con fede rafforzata nella preghiera a discernere quel livello di riforma radicato nella responsabilità e nella trasparenza, ciò che consentirebbe alla Chiesa di entrare in una nuova era.
Infine, dobbiamo stringerci con le nostre preghiere e la nostra fedeltà al nostro Santo Padre, Papa Francesco. Sempre più spesso, è chiaro che è l’oggetto di un attacco violento. Ad ogni Messa preghiamo per lui chiamandolo per nome. Come lo facciamo con le nostre voci, possiamo farlo anche con i nostri cuori.
Caro fratello nel Signore, spero che sentirai qualcosa della mia angoscia per coloro che hanno sofferto e il mio dolore per non essere stato in grado di essere presente sia per gli abusati che per tutti coloro che ora sentono un senso di alienazione. Nel mio cuore, ora mi chiedo quale sia il modo in cui posso servire meglio questa Chiesa, che anch’io amo molto. Per favore, fai sì che i fedeli che tu servi conoscano il mio amore, il mio impegno a fare tutto il necessario per correggere ciò che ho sbagliato e la mia sincera solidarietà verso di te e verso di loro.
Fedelmente in Cristo,
Cardinale Donald Wuerl
Arcivescovo di Washington
– a cura di Elisabetta Frezza
https://www.riscossacristiana.it/le-ultime-avventure-del-card-wuerl-di-elisabetta-frezza/

Parlare? Tacere? La riflessione di Francesco e quella di san Gregorio Magno

Oggi papa Francesco ha ripreso a celebrare le messe del mattino nella cappella della Casa Santa Marta in Vaticano.
Di seguito alcuni stralci tratti da agenzie di stampa dedicate all’omelia tenuta dal pontefice.
Ansa: «”La verità è mite, la verità è silenziosa”; “con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione”, l’unica strada da percorrere è quella del “silenzio” e della “preghiera”. Lo ha sottolineato stamane papa Francesco, riprendendo la celebrazione della messa nella cappella della Casa Santa Marta dopo la pausa estiva. Le parole del papa arrivano mentre imperversano ancora le discussioni sulla testimonianza dell’ex nunzio negli Stati Uniti, monsignor Carlo Maria Viganò».
AGI: «Papa Francesco è tornato indirettamente a riferirsi alle accuse dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò nella prima messa celebrata a Santa Marta dopo la pausa estiva. Lo spunto glielo ha offerto il Vangelo in cui Gesù, tornato a Nazareth, viene accolto con sospetto e Francesco vi ha letto un invito a “riflettere sul modo di agire nella vita quotidiana, quando ci sono dei malintesi” e di comprendere “come il padre della menzogna, l’accusatore, il diavolo, agisce per distruggere l’unità di una famiglia, di un popolo”».
«Non erano persone – ha ricordato – erano una muta di cani selvaggi che lo cacciarono fuori dalla città. Non ragionavano, gridavano. Gesù taceva. Lo portarono sul ciglio del monte per buttarlo giù. Questo passo del Vangelo finisce così: “’Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. La dignità’ di Gesù: con il suo silenzio vince quella muta selvaggia e se ne va».
Adnkronos: «La voglia di ”scandalo” e ”divisione” può essere contrastata solo con il silenzio e la preghiera. Così, riferisce il Sir, Papa Francesco, nell’omelia della prima Messa mattutina celebrata nella cappella della Casa Santa Marta dopo la pausa estiva. ”La verità è mite, la verità è silenziosa”, ha detto il Pontefice, secondo Vatican News, commentando il Vangelo di Luca nel quale Gesù, tornato a Nazareth, viene accolto con sospetto».
Ed ecco l’Osservatore romano: «Silenzio e preghiera “con le persone che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie”. È il suggerimento proposto da Papa Francesco nella messa celebrata lunedì mattina, 3 settembre, a Santa Marta — la prima dopo la pausa estiva — commentando l’episodio evangelico di Gesù cacciato dalla sinagoga di Nazareth. Il Pontefice ha invitato a chiedere al Signore “la grazia di discernere quando dobbiamo parlare e quando dobbiamo tacere. E questo in tutta la vita: nel lavoro, a casa, nella società, in tutta la vita. Così saremo più imitatori di Gesù”».
«”Con le persone — ha rilanciato il Papa — che non hanno buona volontà, con le persone che cercano soltanto lo scandalo, che cercano soltanto la divisione, che cercano soltanto la distruzione, anche nelle famiglie: silenzio. E preghiera». E «sarà il Signore, dopo, a vincere, sia, come in questo caso, con la dignità di Gesù che rafforza e torna libero da quella volontà di buttarlo giù, sia con la dignità della vittoria della risurrezione, dopo la croce”».
Il papa avrà pronunciato quelle parole pensando davvero a monsignor Viganò, come sostengono molti commentatori? Non lo possiamo sapere.
Comunque sia, oggi, 3 settembre, la Chiesa ricorda San Gregorio Magno (nato nel 540 circa, morto nel 604), il grande papa che, pur vivendo in uno dei periodi più bui della storia europea, e pur essendo gracile e malato, difese il cristianesimo come un indomito combattente.
Sembra quindi utile ricordare alcuni brani che il grande santo e dottore della Chiesa, patrono di tutti i pontefici, ci ha lasciato proprio a proposito del tacere e del parlare.
Eccoli.
«Il pastore sia accorto nel tacere e tempestivo nel parlare, per non dire ciò ch’è doveroso tacere e non passare sotto silenzio ciò che deve essere svelato. Un discorso imprudente trascina nell’errore, così un silenzio inopportuno lascia in una condizione falsa coloro che potevano evitarla. Spesso i pastori malaccorti, per paura di perdere il favore degli uomini, non osano dire liberamente ciò ch’è giusto e, al dire di Cristo che è la verità, non attendono più alla custodia del gregge con amore di pastori, ma come mercenari»… «Cos’è infatti per un pastore la paura di dire la verità, se non un voltar le spalle al nemico con il suo silenzio?».
(Regola pastorale, Lib. 2, 4 PL 77, 30-31).
«È pure necessario che la guida delle anime esplichi una vigile cura perché non la spinga la bramosia di piacere agli uomini, e quando si dedica assiduamente ad approfondire le realtà interiori o distribuisce provvidamente i beni esteriori, non cerchi di più l’amore dei sudditi che la verità».
(Regola pastorale, II, 8, pp. 95-98).
Aldo Maria Valli

Caro Bergoglio, in questo caso la preghiera non basta, serve fare chiarezza


Il coraggio di Viganò e la viltà dei media 
La barca della chiesa naviga in cattive acque, ma la nave del giornalismo non è da meno. Figuracce, balle, coperture, doppiopesismi, difese dei forti, offese ai deboli. Il “caso Viganò” (che non è poi quello di monsignore, semmai della gerarchia cattolica) ha definitivamente levato ogni credibilità a certi organi di informazione.


Nelle ultime settimane, grazie al certosino lavoro di inchiesta di alcuni eccezionali colleghi promossi investigatori sul campo, siamo riusciti a sapere che l’arcivescovo Carlo Maria, quando aveva pochi anni e zampettava all’asilo, con le manucce si smoccolava il naso e ha probabilmente tirato la sottana a una suora; non siamo però ancora riusciti a sapere se quanto l’ex nunzio denuncia su andazzo clericale, silenzi, omissioni, complicità ad alti livelli è vero o falso.
Piuttosto usuale, come tattica di sviamento: l’argumentum ad hominem, la character assassination, la distruzione della reputazione dell’accusatore invece della verifica delle accuse. «Veda vostra paternità; son cose, come io le dicevo, da finirsi tra di noi, da seppellirsi qui, cose che a rimestarle troppo… si fa peggio. Lei sa cosa segue: quest’urti, queste picche, principiano talvolta da una bagattella, e vanno avanti, vanno avanti… A voler trovarne il fondo, o non se ne viene a capo, o vengon fuori cent’altri imbrogli. Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire” è il suggerimento, sempre molto ascoltato, del conte zio nei Promessi Sposi.
Appare sacrosanto, allora, quanto scrive Ben Shapiro sul settimanale americano Newsweek (https://www.newsweek.com/ben-shapiro-why-name-god-media-protecting-pope-francis-opinion-1098982). Traduciamo per i lettori.
«Nel 2003, il Boston Globe ha vinto un premio Pulitzer per i suoi articoli su un enorme insabbiamento di abusi sessuali in seno alla Chiesa cattolica operato dall’arcidiocesi di Boston. La commissione del Pulitzer ha lodato il quotidiano per la sua “coraggiosa, comprensiva inchiesta sugli abusi sessuali dei preti, una fatica che ha perforato la segretezza, provocato reazioni locali, nazionali e internazionali e prodotto cambiamenti nella Chiesa Cattolica Romana”. Sul lavoro, Hollywood ha prodotto il film Spotlightpremiato agli Oscar.
«Nel 2018, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già ambasciatore del Vaticano negli Stati Uniti, ha diffuso un memoriale di 11 pagine sostenendo che Papa Francesco e altri importanti funzionari del Vaticano hanno reintrodotto il cardinale Theodore McCarrick in un ruolo pubblico nonostante credibili informazioni di abusi sessuali su seminaristi e minori. Il memoriale ha scosso la Chiesa cattolica; Papa Francesco si è rifiutato di commentare; altre fonti si sono fatte avanti per sostenere le affermazioni di Viganò.
«Il cardinale Blase Cupich di Chicago ha fatto la dichiarazione praticamente incredibile che Papa Francesco non dovrebbe commentare, dal momento che ha “programmi maggiori. Deve impegnarsi in altre cose, come parlare dell’ambiente e proteggere i migranti e portare avanti il lavoro ecclesiale. Non vogliamo infilarci in un buco di coniglio come questo”.
«Così, la stampa ha forse colto l’occasione per indagare le accuse di Viganò? Ha chiesto risposte a Papa Francesco? Abbiamo assistito allo stesso tipo di coraggiosa, comprensiva inchiesta sull’operato di Francesco come quella vista dalla squadra del Globeintorno al 2003? Naturalmente no.
«Invece, i principali media sono usciti dalla loro linea per ritrarre Viganò come un conservatore scontento, arrabbiato per l’interpretazione progressista di Papa Francesco alla dottrina cattolica. Il New York Times ha titolato: “Il potere vaticano si apre quando i conservatori sobbalzano”. Perfino peggio il titolo cartaceo: “Francesco prende la via alta mentre i conservatori sobbalzano, facendo pubbliche critiche”.
«Sì, secondo il Times la storia non era il Papa in carica accusato in modo credibile di coprire abusi sessuali – era che i conservatori lo attaccano. Il problema delle molestie infantili e degli abusi sessuali da parte del clero sta un posto dietro le politiche di sinistra di Francesco, come l’articolo del Times ha reso chiaro nel suo primo paragrafo: “Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha fatto infuriare i cattolici tradizionalisti cercando di allevare una chiesa più accogliente e di allontanarla da una cultura di guerra su alcuni temi, sia l’aborto o l’omosessualità. ‘Chi sono io per giudicare?’ ha notoriamente detto il papa quando gli è stato domandato dei preti gay. Dunque quanto sono diventati arrabbiati i suoi nemici politici e dottrinali è diventato chiaro questo fine settimana…”
«Non è stato soltanto il Times. Mercoledì, la Reutersha titolato: “I difensori attorniano il Papa, temono una crescita della guerra dei conservatori”. Giovedì, la Reuters ha raddoppiato così: “I media conservatori vanno al fronte della battaglia per minare Papa Francesco”. Il Telegraph (Regno Unito) ha riportato: “Gli analisti vaticani dicono che l’attacco sembra essere parte di un concertato sforzo dei conservatori di rimuovere Papa Francesco, che a loro dispiace per le sue vedute relativamente liberal…”
«Ma perché, in nome di Dio, fare un appello al Vaticano di non difendere i molestatori sessuali è per la stampa un argomento politico? Perché non è invece qualcosa sulla quale possiamo essere tutti d’accordo? Perché la stampa non sta ponendo domande dure al papa, invece di concentrarsi sulle supposte motivazioni degli accusatori?
«I disgraziati tentativi dei media di difendere Francesco per amore delle sue politiche espongono semplicemente la vera motivazione maligna di molti nei mezzi di comunicazione: erano felici di mettere in luce le magagne e il male della Chiesa Cattolica quando il papa era un conservatore; sono felici di facilitare una copertura quando il papa è un liberal.
«Questo è vile. E molti cattolici comprendono che se gli appartenenti ai media – uno schiacciante gruppo di persone secolarizzate – stanno fermamente difendendo un papato accusato di coprire abusi sessuali, non è generalmente per buona volontà verso la Chiesa. È piuttosto convinzione che la dottrina tradizionalista debba essere distrutta a ogni costo, perfino includendo gli abusi di minori e la violazione della fondamentale legge canonica.
«Gli articoli dei media sull’emergente potenziale scandalo di insabbiamenti da parte di Papa Francesco e dei suoi collaboratori non chiamano in causa i cattolici conservatori. Chiamano in causa gli stessi componenti del sistema di informazione, che sembrano ansiosi di scoprire le malefatte soltanto quando servono ai loro interessi politici e ansiosi di subordinare gli interessi dell’innocente, quando devono, alla loro agenda politica».
Patetici e ridicoli.
– di Léon Bartoletti
https://www.riscossacristiana.it/il-coraggio-di-vigano-e-la-vilta-dei-media-di-leon-bartoletti/


Viganò, il “Savonarola di Varese” che conosce i dossier che contano: dall’esilio in Usa allo scontro con Bergoglio



Chi ha lavorato fianco a fianco con Viganò in Segreteria di Stato lo racconta come un uomo scrupoloso, preparato e immerso nel lavoro. Gli scontri all'interno della Santa Sede sono coincisi con l'arrivo di Bertone al vertice della Segreteria di Stato. E col pontificato di Francesco i dissidi sono proseguiti

Qualcuno lo ha perfino definito il “Savonarola di Varese”. In effetti monsignor Carlo Maria Viganò, l’ex nunzio negli Stati Unitiche ha chiesto le dimissioni di Papa Francesconon accenna ad abbassare i toni nei confronti di BergoglioMa dal Vaticanoprosegue la linea del silenzio. Il nome di Viganò balza alle cronache durante lo scandalo Vatileaks 1, nel 2012, quando, tra i tanti documenti riservati di Benedetto XVI resi pubblici, ci sono anche alcune lettere del nunzio.
Nato a Varese nel 1941, il diplomatico viene ordinato prete nel 1968 e incardinato nella diocesi di Pavia. Da lì è un’ascesa continua. Viganò frequenta la Pontificia accademia ecclesiastica che forma i sacerdoti destinati al servizio diplomatico della Santa Sede nelle nunziature di tutto il mondo e nella Segreteria di Stato. L’uomo si fa subito notare e stimare e viene chiamato dall’allora sostituto, ovvero il ministro dell’Interno vaticano, monsignor Giovanni Benelli, come suo segretario insieme con l’argentino Leonardo Sandri, oggi cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Sono gli anni di Paolo VI di cui Benelli era allievo ed erede e al quale avrebbe dovuto succedere nei due conclavi del 1978.

Chi ha lavorato fianco a fianco con Viganò in Segreteria di Statolo racconta come un uomo scrupoloso, preparato e immerso nel lavoro. Nel 1989 Giovanni Paolo II lo nomina osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. Nel 1992 sempre Wojtyla lo nomina arcivescovo, ordinando personalmente a San Pietro, e lo invia come nunzio apostolico in Nigeria. “La Chiesa invia te, monsignor Carlo Maria Viganò, – gli dice Giovanni Paolo II nell’omelia – quale pro-nunzio apostolico in Nigeria, col compito di farti testimone della solidarietà ecclesiale verso le giovani Chiese di quella grande nazione africana, condividendo con esse la gioia dell’annuncio evangelico”. Dopo 6 anni, nel 1998, il Papa polacco lo richiama a Roma affidandogli il prestigioso incarico di delegato per le rappresentanze pontificie nella Segreteria di Stato. Un osservatorio privilegiato dal quale Viganò ha la regia di tutte le nunziature del mondo. È qui che il diplomatico ritrova monsignor Sandri che, dal 2000 al 2007, a cavallo dei pontificati di WojtylaRatzinger, ricopre il ruolo di sostituto.

Per Viganò, però, lo scenario cambia completamente con l’arrivo del cardinale Tarcisio Bertone al vertice della Segreteria di Stato al posto di Angelo Sodano. Tra i due, infatti, gli scontri sono sempre più frequenti tanto da convincere il porporato salesiano a far trasferire il nunzio come segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. È qui che Viganò, ancora una volta, si fa valere e risana una situazione di deficit e corruzione gigantesca. Il nunzio si trova bene a lavorare in tandem con il cardinale Giovanni Lajolo che, come lui, dallaSegreteria di Stato è stato trasferito al Governatorato come presidente. Viganò non nasconde la sua speranza di succedere a Lajolo, nato nel 1935, e di essere nominato cardinale da Benedetto XVI. La sua speranza, però, va in frantumi quando Bertone decide di allontanarlo da Roma e, alle fine del 2011, lo fa nominare da Ratzinger nunzio a Washington.

Viganò fa di tutto per non partire. Chiede di essere ricevuto da Benedetto XVI e cerca di resistere all’esilio negli Usa dicendo che in questo modo il suo lavoro di moralizzazione del Governatoratoandrà in fumo in un solo colpo. “Beatissimo padre, – scrive ViganòRatzinger – un mio trasferimento dal Governatoratoprovocherebbe profondo smarrimento in quanti hanno creduto fosse possibile risanare tante situazioni di corruzione”. Il nunzio arriva perfino a chiedere al Papa tedesco di rimandare la sua partenza perché deve assistere il fratello sacerdote malato. Eppure i due non si parlano da diversi anni per malumori legati a una loro eredità. Benedetto XVI non torna indietro sulla sua decisione per non sconfessare Bertone e Viganò è costretto a partire. Negli Usala relazione con i vescovi americani è abbastanza buona.
Intanto, a Roma Benedetto XVI si dimette e gli succede il latinoamericano Bergoglio. Il nunzio confida in un ritorno in Vaticano da vincitore, magari con la porpora tanto agognata. C’è chi parla di un vero e proprio “risarcimento”. Nel 2015 il viaggio di Francesco negli Stati Uniti è un trionfo. L’accoglienza alla Casa Bianca con l’allora presidente Obama, il discorso al Congresso Usa che per la prima volta accoglie un Papa e quello all’Onu sono un successo. Bergoglio, come prassi, è ospite del nunzio apostolico Viganò che spera di aver messo il sigillo definitivo sul suo rientro a Roma. E soprattutto di aver finalmente conquistato la berretta rossa. Ma il Papa non lo sposta da Washington, né lo nomina cardinale, e al compimento dei 75 anni, l’età canonica delle dimissioni, si limita a mandarlo in pensione.
Il nunzio rientra in Vaticano dove, a Santa Marta Vecchia, un edificio accanto alla residenza di Bergoglio, aveva mantenuto il suo appartamento portandosi le chiavi negli Usa. Ma Francescovuole che lo lasci e gli fa sapere che non gradisce nemmeno che vada ad abitare nella residenza dei nunzi a riposo, a via dell’Erba, una traversa di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro. Un esilio nell’esilio. Viganò è doppiamente ferito e, secondo alcuni stretti collaboratori del Papa, medita la vendetta da servire ovviamente fredda. In molti nella Curia romana sottolineano che è di certo uno che ha i dossier che contano e che, per gli incarichiche ha svolto in oltre 40 anni di servizio diplomatico, soprattutto in Segreteria di Stato, è sicuramente in possesso di informazioni che potrebbero fare molto male a questo pontificato, ma anche ai due precedenti. La partita, insomma, è tutt’altro che chiusa. Anche perché Viganò, che è già intervenuto tre volte per attaccare il Papa e i suoi principali collaboratori, non ha nessuna intenzione di tornare indietro.
di Francesco Antonio Grana
Twitter: @FrancescoGrana
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/03/vigano-il-savonarola-di-varese-che-conosce-i-dossier-che-contano-dallesilio-in-usa-allo-scontro-con-bergoglio/4600238/
la “Madonna-postina” salva Bergoglio
Non l’ha citata direttamente ma l’omelia odierna a Santa Marta (che i media, all’unisono, hanno riportato con grande enfasi: mai i mezzi di comunicazione si erano sognati di metter in prima pagina l’omelia di una Santa Messa) rispecchia quanto la Madonna ha detto nel messaggio del 25 Agosto :  “Figlioli, pregate di più, parlate di meno”  (qui l’intero messaggio) 
pope bergoglio
E così la tanto disprezzata “Madonna postina”, l’odiata e disprezzata Medjugorje ha fornito un assist a Bergoglio per provare ad uscire dalle terribili accuse. Non tanto l’invito a dimettersi ma la testimonianza di un comportamento indegno (si pensi alla trappola tesa a Viganò con quelle domande a bruciapelo) ed ingannatore. E poi il fatto di essere a conoscenza di orribili crimini commessi da ecclesiastici e di avere clamorosamente taciuto.
Eppure per il mondo è il paladino della lotta agli abusi. Certo, Dio solo sa. Ma lì ci sono accuse gravi. Che giungono dopo cinque anni non proprio limpidi e cristallini, anzi. C’è chi parla apertamente di una crisi della Chiesa. Ma lui si trincera dietro un omertoso silenzio “NON DIRÒ UNA PAROLA” disse subito. Ed oggi rincara la dose “DI FRONTE AI CANI SELVAGGI RESTIAMO IN SILENZIO”. 
pope bergoglio (2)

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