Preti gay, la realtà che non si vuol vedere
Quanto avvenuto negli ultimi giorni fa capire che nell'incontro previsto in Vaticano a febbraio sul tema degli abusi sessuali, si vuole arrivare in modo da difendere l'omosessualità nel clero.
A proposito di abusi sessuali, abbiamo già scritto della incandescente situazione negli Stati Uniti (con lo stop vaticano a indagini indipendenti) e anche delle sorprese nelle nomine della commissione organizzatrice dell’incontro del febbraio prossimo in Vaticano con i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo. Anche alla luce delle parole durissime del cardinale Gerhard Müller sull’omosessualità nel clero (clicca qui), vale la pena tentare di capire dove portano questi avvenimenti.
C’è anzitutto da rilevare che si parla tanto di sinodalità, ma in questo caso si impedisce che una conferenza episcopale – come quella statunitense, al centro di una crisi senza precedenti - faccia svolgere una ricerca indipendente su quanto accaduto in questi decenni e vari delle linee guida specifiche. Per la Santa Sede tutto deve restare sospeso fino all’incontro di febbraio.
Dalla composizione di questo comitato organizzatore si intuisce almeno uno dei motivi di questa scelta “centralista”: blindare la versione ufficiale che spiega il fenomeno degli abusi sessuali e le conseguenti misure. Papa Francesco ha insistito più volte sul fatto che alla radice del fenomeno degli abusi sta il clericalismo, una sorta di abuso di potere, tralasciando il fattore omosessualità del clero. Anche i giornalisti della corte papale si stanno prodigando per convincere tutti che l’omosessualità non c’entra, anche se i dati dicono esattamente il contrario.
Tra i quattro componenti del comitato organizzatore spicca l’arcivescovo di Chicago, cardinale Blase Cupich, molto discusso sia per la sua stretta amicizia con l’ex cardinale Theodore McCarrick sia per dichiarazioni che paiono sminuire l’emergenza creata dalla crisi per gli abusi sessuali. Nella riunione dei vescovi americani della scorsa settimana a Baltimora, Cupich è stato colui che ha guidato la fazione che è riuscita a impedire il varo di una commissione-verità su quanto accaduto; in particolare Cupich – come il Papa – si oppone alla presenza di laici nella Commissione di inchiesta, cosa invece caldeggiata dalla presidenza della Conferenza episcopale statunitense nonché dal cardinale Sean O’Malley, presidente della Commissione pontificia per la Tutela dei minori, clamorosamente escluso dalla lista degli organizzatori dell’incontro di febbraio.
Già la nomina di Cupich è un fatto grave, vista la contiguità con McCarrick, ma oltretutto a rafforzare la posizione del cardinale Cupich sta anche un’altra nomina, quella del cardinale indiano Oswald Gracias, di Mumbay, che sostiene con decisione il diritto ai matrimoni gay e la necessità di cambiare il linguaggio della Chiesa riguardo all’omosessualità.
Con un simile team al comando delle operazioni, appare chiaro che si vuole evitare che emerga il tema omosessualità del clero come fenomeno da monitorare in chiave prevenzione degli abusi. C’è anche il rischio che trovi accoglienza la posizione di chi sostiene che proprio l’accettazione dell’omosessualità nel clero sarebbe utile per evitare gli abusi sessuali.
È uno sviluppo preoccupante, che non va nella direzione di una “operazione verità”; che non si interessa tanto delle vittime degli abusi quanto di proteggere la rete gay che pervade il clero. Come ha detto nei giorni scorsi il cardinale Müller «una parte della crisi è proprio quella di non voler vedere le vere cause, che quindi vengono coperte con frasi tratte dalla propaganda della lobby omosessuale». E ancora: «Questo tentativo di offuscare le cose è un cattivo segno del processo di secolarizzazione in atto nella Chiesa: uno pensa come il mondo, ma non come Dio vuole».
Chi fermerà questa deriva?
Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/preti-gay-la-realta-che-non-si-vuol-vedere
Uomini giusti ai posti giusti
Incominciamo con il Comitato organizzatore dell’incontro che si terrà il prossimo febbraio in Vaticano su “La protezione dei minori nella Chiesa”. Come avrete saputo, mentre nel comitato non c’è il cardinale Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori, c’è il cardinale Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago.
Poiché è noto che la sua nomina a Chicago è stata sponsorizzata dal cardinale Maradiaga e dall’ex cardinale Theodore McCarrick, molestatore seriale di seminaristi e abusatore di ragazzi, l’arcivescovo Cupich risulta davvero l’uomo giusto al posto giusto!
Inoltre la Catholic News Agency ha riferito che lo stesso Cupich, insieme all’ex arcivescovo di Washington Wuerl, successore di McCarrick, ha lavorato al piano alternativo a quello anti-abusi elaborato dai vescovi Usa e bloccato da un intervento vaticano dell’ultima ora poco prima dell’assemblea dei vescovi degli Stati Uniti. Un’altra circostanza che ne fa l’uomo giusto al posto giusto!
Ma non basta. Come si ricorderà, tempo fa Cupich dichiarò che il papa ha cose più importanti degli abusi di cui occuparsi, come il problema del clima o l’immigrazione.
Invece O’Malley, che in passato prese le distanze dalla linea di Bergoglio circa la gestione della crisi degli abusi in Cile, evidentemente sarebbe stato davvero l’uomo sbagliato al posto sbagliato.
Ed eccoci al secondo uomo giusto al posto giusto.
Si tratta del generale dei gesuiti, padre Augusto Sosa, eletto presidente dei superiori generali di tutti gli ordini religiosi.
L’elezione, avvenuta durante i lavori della novantunesima assemblea dell’Usg, Unione superiori generali, che si è tenuta presso la Casa Divin Maestro di Ariccia sul tema “Giovani, fede e discernimento”, non può che rallegrare.
Ricorderete infatti che padre Arturo Sosa Abascal tempo fa, interrogato a proposito della comunione ai divorziati risposati, si distinse per aver autorevolmente spiegato: “Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole”. E quando poi gli si fece notare il passo evangelico di Matteo 19,3-6 (“Non divida l’uomo ciò che Dio ha congiunto”), Sosa autorevolmente rispose: “Io mi identifico con quello che dice papa Francesco. Non si mette in dubbio, si mette a discernimento”. Ecco perché i colleghi superiori devono aver automaticamente pensato: è lui l’uomo giusto al posto giusto!
Ma crediamo che la qualifica di uomo giusto al posto giusto spetti di diritto al padre Sosa anche per altre circostanze, come, per esempio, essersi fatto fotografare in preghiera in mezzo a monaci buddisti, aver detto che il diavolo in fondo non esiste e aver scritto sull’importanza della mediazione marxista della fede cristiana.
Ed ora il terzo uomo giusto al posto giusto.
In questo caso non ne conosciamo il nome, ma possiamo descrivere l’accaduto grazie al racconto che ci è stato fornito da un gentile amico.
Siamo in una chiesa in quel di Napoli ed ecco che alla fine della Santa Messa il prete, prima della benedizione, chiama all’altare un giovanotto che ha chiesto di poter ricordare un defunto.
L’uomo dunque va, prende la parola e ringrazia. Per che cosa? Per la possibilità di ricordare “suo marito”.
Ecco qui il nostro terzo uomo giusto al posto giusto! Al quale, volendo, potremmo aggiungere il signor reverendo celebrante, ma non sappiamo se, quando invitò il giovanotto per il ricordo, egli fosse al corrente dell’identità della persona che doveva essere ricordata.
Nella nostra rubrica, gentili amici, gli uomini giusti al posto giusto in genere non sono mai più di tre, ma oggi vogliamo fare un’eccezione.
Citiamo infatti anche sua eccellenza monsignor José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il quale pochi giorni fa, durante un incontro con le monache di clausura, si è rivolto loro con queste nobili espressioni: “Siete donne adulte! Trattate la vostra vita da adulte, non da adultere!”. E tutto questo per convincere le suddette monache di clausura ad aprirsi al mondo, a non aver paura dei cambiamenti imposti dal Vaticano e a non fare resistenza di fronte alla pretesa che i monasteri perdano la loro indipendenza e autonomia.
Crediamo che i motivi per cui monsignor Carballo è il nostro quarto uomo giusto al posto giusto siano del tutto evidenti: per la finezza del suo eloquio, per la delicatezza mostrata nei confronti delle claustrali, per la coerenza e la profondità delle sue argomentazioni.
Cari amici, per oggi ci fermiamo qui.
Arrivederci alla prossima puntata e non dimenticate di segnalarci le vostre proposte per “L’uomo giusto al posto giusto”!
Aldo Maria Valli
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