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domenica 18 novembre 2018

Da che pulpito ?

Germania. Il Vaticano dà il via libera al rettore gesuita pro Lgbt



https://media0.faz.net/ppmedia/2277775731/1.5892746/format_top1_breit/hat-erfolgreich-dem-vatikan.jpg (immagine aggiunta)
Il gesuita Ansgar Wucherpfennig, da tempo a favore della benedizione per coppie omosessuali, può assumere la carica di rettore dell’università cattolica Sankt Georgen di Francoforte. Il Vaticano ha dato il via libera e sia il superiore generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa, sia la provincia tedesca dei gesuiti hanno confermato.

Nello scorso febbraio Wucherpfennig era stato rieletto per la terza volta rettore della Hochschule di Sankt Georgen, dove le diocesi di Amburgo, Hildesheim, Limburg e Osnabrück formano i candidati al sacerdozio, ma non aveva ricevuto la conferma da parte del  Vaticano. Il problema riguardava in particolare un’intervista del 2016, nella quale il teologo aveva definito le condanne bibliche dell’omosessualità come “formulate in parte in maniera fuorviante”, e il fatto che il gesuita in passato ha benedetto coppie omosessuali con una sorta di rito speciale.
La mancata conferma del Vaticano aveva suscitato proteste in alcune diocesi tedesche e anche fra i gesuiti. In una dichiarazione comune il provinciale dei gesuiti in Germania, padre Johannes Siebner, e il vescovo di Limburg, Georg Bätzing, si erano dichiarati “pienamente a sostegno” di padre Ansgar Wucherpfennig. Inoltre Il presidente federale della Bdkj, la Federazione dei giovani cattolici tedeschi, Thomas Andonie, aveva esortato papa Francesco a intervenire personalmente per concedere il nulla osta e aveva definito un abuso di potere il mancato via libera.
È stato lo stesso padre Wucherpfennig in alcune dichiarazioni pubbliche a confermare di aver benedetto coppie omosessuali e di essere favorevole all’ordinazione diaconale per le donne, ma si è trattato, ha precisato su richiesta del Vaticano, di posizioni personali. La sua speranza come studioso e come cristiano, ha detto, è comunque che su questi temi l’insegnamento della Chiesa possa aprirsi e svilupparsi.
Dopo la conferma di padre Wucherpfennig da parte di Roma, il provinciale dei gesuiti tedeschi Johannes Siebner si è detto “sollevato” ed ha ringraziato il superiore generale padre Sosa per il suo impegno. “Io sono assolutamente a favore del rettore eletto”, ha dichiarato Siebner. “Egli gode della mia piena fiducia. La sua amministrazione degli ultimi quattro anni, la sua teologia, la sua appartenenza ecclesiale, totalmente incontestabile, e la sua personale integrità non lasciano il minimo dubbio sulla sua idoneità”.
Da parte sua il vescovo di Limburg Georg Bätzing ha definito Wucherpfennig “un teologo brillante, sempre integro e leale nei confronti della Chiesa”.
L’accordo con il Vaticano, come spiega la Frankfurter Allgemeine Zeitung (http://www.faz.net/aktuell/rhein-main/vatikan-bestaetigt-wucherpfennig-als-hochschulrektor-15892741.html) prevede l’impegno da parte di padre Wucherpfennig di pubblicare articoli nei quali dovrà chiarire ulteriormente e presentare i risultati della sua ricerca scientifica “in leale e creativa continuità con l’opinione fondamentale della Chiesa su entrambe le questioni”, tuttavia padre Wucherpfennig finora non ha mai disconosciuto le sue posizioni circa la possibilità di ordinazioni diaconali femminili e un rito speciale per la benedizioni delle coppie gay, coppie che a suo giudizio possono dar vita a relazioni “virtuose”. Né ha fatto marcia indietro rispetto alle interviste nelle quali ha ripetutamente criticato il modo in cui la Chiesa si occupa di omosessuali e donne.
Quando padre Wucherpfennig spiegò di aver benedetto coppie omosessuali e disse che “gli omosessuali hanno trovato il loro posto nella Chiesa, anche come membri critici”, un noto blogger cattolico tedesco, Mathias von Gersdorff, affermò: “Wucherpfennig è noto per le sue stravaganti posizioni teologiche e queste tristi dichiarazioni dimostrano una volta di più come certi circoli ecclesiastici in Germania vogliano ignorare il magistero cattolico e la pratica della Chiesa universale per dar vita a una via speciale tedesca”.
Ora questa “via speciale tedesca” rappresentata da Wucherpfennig ha ricevuto anche il nihil obstat del Vaticano.
Aldo Maria Valli
Dal pulpito ai banchi: predicare con chiarezza e carità sull’omosessualità
A differenza di padre J. Martin, che riguardo alla persone con inclinazione omosessuale punta tutto e solo sulla accoglienza, padre Paul Scalia dice che “la chiarezza sulla verità è un atto di carità verso le anime. E un discorso caritatevole è l’unico veicolo degno della verità”. Questo è l’approccio che adotta “Courage International”, della quale padre Paul Scalia è capo del consiglio di amministrazione.
Ecco un suo articolo nella traduzione di Annarosa Rossetto. 
E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? (Rm 10:14) San Paolo pone questa domanda pressante sul Vangelo in generale.  Potremmo chiedercelo su particolari dimensioni del Vangelo, su quegli insegnamenti difficili che non vengono ascoltati perché non vengono predicati. Forse tra questi, oggi, c’è soprattutto la verità della sessualità umana – e, in particolare, il tema dell’omosessualità.
I due elementi essenziali che governano la predicazione in generale si applicano decuplicati a questo argomento: chiarezza e carità.  La chiarezza sulla verità è un atto di carità verso le anime. E un discorso caritatevole è l’unico veicolo degno della verità. Tenendo presenti questi due principi fondamentali, possiamo indicare alcune altre linee guida per affrontare questo argomento delicato e importante.
Integrità. No, questo non si applica all’integrità personale del predicatore (anche se speriamo davvero che ci sia!). Piuttosto, si riferisce all’integrità dell’argomento. Non dovremmo parlare isolatamente di omosessualità, come se fosse un argomento a parte. Abbiamo bisogno di parlare dell’intera verità sulla sessualità umana, e in tale contesto affrontare l’omosessualità.   
L’insegnamento della Chiesa sulla sessualità è complessivo e intero – integrale. Non propone visioni o standard diversi per gruppi diversi. Tutti sono chiamati alla castità secondo il loro particolare stato di vita(CCC 2348).
Le sfide che l’omosessualità porta alla cultura e alla Chiesa devono essere situate in questo contesto più ampio. L’argomento fa parte della confusione generale della nostra cultura sulla sessualità. Si ha la strana impressione di voler affrontare i problemi dell’omosessualità senza legarla al disastro causato da divorzio,contraccezione, adulterio, fornicazione e pornografia. 
In effetti, senza questo approccio integrale, le persone hanno buone ragioni per trovare che il messaggio della Chiesa non sia convincente.
Persone. L’omosessualità è un tema scottante in politica e nella nostra cultura. Come tale, rischiamo di vederlo come una “questione” – e di dimenticare le persone per le quali non è solo una “questione” ma una vera lotta per la vita. Parlare di questo argomento richiede sensibilità e considerazione delle persone in circostanze concrete e reali.
Per fare un paragone, prendiamo un altro argomento “al calor bianco”: la pena di morte. Se un prete predica sulla pena di morte, le probabilità  che l’argomento avrà conseguenze personali su qualcuno nella sua comunità sono scarse, praticamente zero. Alcuni potrebbero essere profondamente interessati al problema. Ma pochi, se non nessuno, conosceranno qualcuno coinvolto direttamente nell’amministrare o nel subire la pena di morte.
Il tema dell’omosessualità è diverso. Innanzitutto coinvolge alcune delle dimensioni più personali della persona: identità, intimità, relazioni. Inoltre, quasi tutti i banchi sono direttamente coinvolti in un modo o nell’altro: l’adolescente che lotta con le attrazioni per lo stesso sesso … il suo amico che vuole sapere come sostenerlo ed essere sincero verso la sua fede … i genitori il cui figlio ha fatto “coming-out “…e così via. Questo argomento diventa in fretta personale.
Per il predicatore questo significa tenere a mente le persone che lo ascoltano. Questa non è una questione ipotetica o qualcosa su persone lontane. Si tratta di quelli nei banchi ogni domenica. Sì, è politicamente “caldo” ed è una “patata bollente” culturale. Ma non è solo o anche principalmente un tema di politica e cultura. Riguarda le persone che desiderano amare in modo autentico e che devono essere formate per farlo.
Una delle implicazioni specifiche di questo è che il predicatore non dovrebbe banalizzare le esperienze. No, nessuno è “nato così”. Ma molte persone si sentono come se lo fossero – e questo, anche se corretto, non è cosa da trattare alla leggera. Solo perché i sentimenti di una persona non sono in linea con la verità non significa che dovrebbero essere respinti o banalizzati. Piuttosto, dovrebbero essere diretti con carità verso ciò che è vero.
Familiarità. Le parabole di nostro Signore sono radicate in ciò che è familiare ai suoi ascoltatori, ciò che già sanno. In effetti, la parabola del seminatore e del seme è poco più di un’osservazione della verità quotidiana: il seminatore uscì a seminare…Questa è una grande lezione per il predicatore: inizia con ciò che essi già sanno.
Una cosa che già conosciamo è la confusione, il dolore, la solitudine e l’isolamento che decenni di confusione sessuale ci hanno portato. Nessuno nei banchi è stato non toccato dalla confusione sessuale che ha causato così tanto dolore personale, familiare e culturale. Conosciamo anche il desiderio di totalità e di relazioni autentiche. Questo contesto ci aiuta a capire – e, che Dio ci aiuti, a comunicare – ciò che l’insegnamento della Chiesa è: una verità che salva estesa ad un mondo distrutto.
Precisione.  L’attenzione alla dimensione personale di questo argomento non dovrebbe mai essere a scapito della precisione nel pensiero e nelle parole. In realtà, le due cose vanno insieme. Ognuno di noi ha sperimentato un momento “Ecco!” quando qualcuno ha espresso in termini chiari ciò che abbiamo pensato o sentito, anche se non era facile da ascoltare. Proprio perché la questione dell’omosessualità è così lasciata alla confusione e alla retorica, una tale chiarezza di pensiero e precisione dei termini è essenziale.
Quindi, il predicatore deve avere chiaro nella propria mente sia il contenuto che l’espressione dell’insegnamento della Chiesa. Come “esperta in umanità” (Paolo VI) la Chiesa ha cercato di dare un’espressione accurata alla verità sulla sessualità umana. Il predicatore dovrebbe procedere con sicurezza nei suoi insegnamenti e nella terminologia. Altrettanto importante, dovrebbe evitare le frasi o termini che, alla fin fine, hanno un significato più politico che pastorale.
Castità. In politica il vecchio detto è “Non puoi battere qualcosa senza niente” (qualcosa di simile a “Alla fine bisogna trovare qualcosa di pratico da fare” ndt).  Ciò vale anche per le anime. Dobbiamo predicare non tanto contro qualcosa ma per qualcosa. Ciò significa che ogni volta che discutiamo della sessualità dobbiamo discutere della castità. Questo è dovuto ai nostri ascoltatori.  Senza questo, ricevono un insegnamento parziale e quindi distorto sulla sessualità umana.
Due punti dovrebbero essere tenuti a mente e comunicati. 
Primo, la castità è possibile. La cultura dà per scontato che il controllo della propria sessualità sia impossibile. Eppure il predicatore può indicare molti santi nella storia – e molte anime eroiche oggi – che mostrano il contrario. 
Secondo, la castità è vivificante. Ancora una volta, la nostra cultura pensa che la castità, anche se possibile, sia un semplice fardello, imposizione o addirittura dannosa. Quindi il predicatore deve parlare della libertà e della pace che la castità porta ad una persona – che implica un No, ma sempre al servizio di un  più grande.
La Croce. Il sermone di San Paolo ad Atene funge da ammonimento per tutti i predicatori. Brillantemente realizzato, suonato con tutte le giuste note, progettato perfettamente per il suo pubblico – ha fallito. E ha fallito perché l’Apostolo ha omesso di menzionare una cosa: la Croce. Forte di questo fallimento, San Paolo scelse “di non sapere altro … se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2, 1). Se lasciamo la Croce fuori dalla nostra predicazione, non possiamo sperare che funzioni.
Infatti, se omettiamo la Croce, non predichiamo affatto il Vangelo, ma una specie di filosofia stoica di autoaiuto. L’assenza della Croce ci lascia senza alcuna via per affrontare sia la sofferenza che accompagna l’attrazione per lo stesso sesso che la battaglia che la castità comporta. Comprendiamo le nostre stesse ferite solo vedendole attraverso le ferite di Cristo. Conosciamo le esigenze della vita morale solo attraverso il suo sacrificio sulla Croce. Solo all’ombra della Croce queste cose diventano chiare.  La Croce rivela la bellezza della castità, perché è stato sulla Croce che lo Sposo casto ha dato la sua vita per chi ama. La Croce rivela il potere della castità, perché dal sacrificio dello Sposo arriva la vita dell’anima.
E poiché nostro Signore ha dato il Suo più grande sermone dalla Croce, il predicatore deve sempre accompagnare la sua predicazione con sacrifici per i suoi ascoltatori.
Fonte: Truthandlove
 Padre Paul Scalia è un sacerdote dell’Arcidiocesi di Arlington, dove attualmente è Vicario episcopale per il clero. È il capo del consiglio di amministrazione di “Courage International”. Oratore molto richiesto e scrittore in materia di fede e morale, il primo libro di p.Scalia, “That Nothing May Be Lost” (Che Nulla possa essere perso), è stato pubblicato da Ignatius Press nel 2017.
Annarosa Rossetto

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