ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 novembre 2018

Gesù purifica, Jorghe purgherà..!

Padre Weinandy, un anno dopo: “Gesù sta purificando la Chiesa”


http://media.ambito.com/diario/2017/1121/imagenes/not_904074_22_090016.jpg(immagine aggiunta)
«Santità, scrivo questa lettera con amore per la Chiesa e rispetto sincero per il suo ufficio». Era il 1° novembre 2017 quando Thomas G. Weinandy scriveva così all’inizio della sua lettera a papa Francesco. Un testo dolente, nel quale il teologo americano, padre cappuccino, diceva al pontefice: «Una confusione cronica sembra contrassegnare il suo pontificato. La luce della fede, della speranza e dell’amore non è assente, ma troppo spesso è oscurata dall’ambiguità delle sue parole e azioni. Ciò alimenta nei fedeli un crescente disagio. Indebolisce la loro capacità di amore, di gioia e di pace».


Nella lettera Weinandy forniva una serie di esempi, partendo dal controverso capitolo ottavo di Amoris laetitia e toccando questioni come il declassamento sostanziale della dottrina, le nomine di certi vescovi e una concezione della sinodalità che permette e alimenta la coesistenza di diverse visioni dottrinali e morali. Infine il teologo toccava la questione della libertà di pensiero: «Padre Santo, questo mi porta alla mia preoccupazione finale. Lei ha parlato spesso della necessità della trasparenza all’interno della Chiesa. Lei ha incoraggiato spesso, soprattutto durante i due sinodi passati, tutte le persone, specialmente i vescovi, a parlare francamente e a non aver paura di ciò che il papa potrebbe pensare. Ma lei ha notato che la maggioranza dei vescovi di tutto il mondo stanno fin troppo in silenzio? Perché è così? I vescovi imparano alla svelta, e ciò che molti di loro hanno imparato dal suo pontificato non è che lei è aperto alla critica, ma che lei non la sopporta. Molti vescovi stanno in silenzio perché desiderano essere leali con lei, e quindi non esprimono – almeno in pubblico; in privato è un’altra cosa – le preoccupazioni che il suo pontificato alimenta. Molti temono che se parlassero con franchezza sarebbero emarginati o peggio».
Infatti. Padre Weinandy, come molti altri che sono usciti allo scoperto, ha pagato di persona: non avendo ricevuto risposta alla lettera, decise di renderla pubblica, e poco dopo fu allontanato dalla  Commissione teologica internazionale, della quale faceva parte dal 2014.
Quando ancora non aveva deciso se scrivere o meno, Weinandy chiese al Signore un segno: se lo avesse ricevuto, avrebbe scritto. Il segno arrivò puntualmente e la missiva fu scritta e inviata. Per questo il teologo è stato sbeffeggiato da due chierici, che evidentemente hanno smesso da un pezzo di credere al soprannaturale. In compenso, il teologo riferisce di aver ricevuto centinaia di e-mail e decine di lettere di solidarietà e vicinanza, in gran parte provenienti da persone mai conosciute prima e in particolare da laici.
Un anno dopo, Weinandy riflette: «Un sacco di cose sono accadute all’interno della Chiesa durante l’anno da quando ho reso pubblica la mia lettera. Non ho bisogno di provare tutti i mali che sono venuti alla luce. Sono conoscenza comune. Le preoccupazioni e le apprensioni che ho espresso nella mia lettera sono più rilevanti ora di quanto lo fossero un anno fa. Il Corpo di Cristo soffre attualmente più di quanto non fosse allora, e temo che la sofferenza diventerà ancora più intensa […]. Sono, tuttavia, pieno di speranza. Sono fiducioso perché so che molti stanno pregando e anche digiunando per il rinnovo della fede all’interno della Chiesa. Inoltre, sono più convinto di un anno fa che, esponendo tutto il male, il Signore Gesù sta purificando il suo corpo, la Chiesa»  (https://www.thecatholicthing.org/2018/10/31/the-letter-one-year-later/)
Penso che molti si possano riconoscere nelle considerazioni del padre Weinandy. Purtroppo però la prassi di colpire le voci critiche non viene meno. L’ultimo caso riguarda monsignor Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana e precedentemente vescovo di Karaganda, che  ha ricevuto dal Vaticano la richiesta di ridurre la frequenza dei suoi viaggi all’estero (ne riferisce Marco Tosatti: https://www.marcotosatti.com/2018/11/06/il-papa-impone-i-domiciliari-al-vescovo-athanasius-schneider-niente-di-scritto-cosi-non-e-possibile-il-ricorso/). È stato il nunzio in Kazakhistan, Francis Assisi Chullikatt, a comunicare al vescovo la misura proveniente dal segretario di Stato Parolin. Nessuna motivazione è stata addotta da parte della Santa Sede per giustificare la richiesta. Sta di fatto che ora, in caso di spostamento, Schneider, una delle voci più libere tra i vescovi, sarà tenuto ad avvertire il nunzio.
Aldo Maria Valli

LA FINE DEL MONDO … INFATTI LE FORZE DEI CIELI SARANNO SCONVOLTE. ALLORA VEDRANNO IL FIGLIO DELL’UOMO VENIRE SOPRA UNA NUBE CON GRANDE POTENZA E SPLENDORE. (Lc.21,27)

Infatti le forze dei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra una nube con grande potenza e splendore. (Lc.21,27) In quel giorno di lutto e di pianto, in quel giorno di singhiozzi e di sospiri, in quel giorno di lacrime e di amarezza, in quel giorno di spasimi e di dolori, in quel giorno di caligine, di tenebre e di spavento, in quel giorno grande e terribile, in quel giorno estremo, in quel giorno del Signore, il mondo, invecchiato dalla lunga serie dei suoi anni, dovrà finire.
Finirà senza meno, peccatori. Il mondo finirà, finirà la scena di questo secolo, scellerati; finirà, empi, il teatro di queste transitorie cose e finirà tanto per l’iniquo che per il buono. Ma grandissima diversità vi sarà fra l’uno e l’altro. Allora si solleveranno nazioni contro altre nazioni, città contro altre città, tra di loro intimandosi guerre desolatrici e devastatrici, si faranno attacchi tanto fieri, mortiferi e sanguinosi che le afflitte madri con le trecce sciolte, con la faccia graffiata e grondante sangue, con le braccia aperte, con le lacrime agli occhi piangeranno la perdita dei loro figli, li vedranno cadere ai loro piedi scannati dal ferro nemico e gli uomini guarderanno per le strade scorrere a fiumi il sangue umano; si sentiranno orribili terremoti, i quali scuoteranno la terra fin dai più profondi cardini e ingoieranno tra le aperte voragini imperi, regni, province, città, ville, palazzi, predicando allo stesso tempo all’uomo ribelle che tutto deve per forza finire.
Poi per la desolazione di così ferali guerre e precipitosi terremoti si spargerà sopra la faccia della terra una carestia tanto perniciosa e famelica che sembra di lungo sorpassare quella di Gerusalemme avvenuta nell’assedio di Tito Vespasiano in cui i padri sono costretti a mangiarsi i teneri figli e i figli a mangiarsi i vecchi padri. Indi gli uomini atterriti dallo spavento dei terremoti e obbligati dalla forza della fame sono costretti dalle cose a fuggire sopra delle montagne e quelli che sono sulle montagne fuggiranno nelle proprie case. Ma, o spaventoso incontro, o funesto apparato, o lamentevole veduta, poiché s’imbatteranno con stizziti leoni che con i loro ruggiti assordano l’universo e li assalgono per divorarli e quelli che sfuggiranno alle zanne dei leoni s’incontreranno con ferocissimi orsi che con le loro unghie gli dilaniano le carni e quelli che scamperanno le unghie degli orsi col precipitarsi dalle muraglie appoggiando le braccia sulle pareti saranno morsicati e intossicati da velenosi e orribili serpenti.
Non è mio il parlare, ma di Dio per bocca del profeta Amos. Dietro questi ferali castighi piomberanno pesti a tal punto morbose e fetide che ammorberanno tutto l’universo e con le falci della micidiale morte troncheranno la vita indiscriminatamente senza riguardo di sesso, età, condizione e posto. Uccideranno principi e sudditi, nobili e plebei, vecchi e giovani, robusti e ammalati. Tutti o quasi saranno disgraziate vittime della dominatrice e morbosa peste. Allora si oscurerà il sole, la luna si tingerà di sangue, le stelle precipiteranno dal cielo e tutto il firmamento si muoverà a danno del peccatore e tutto l’universo prenderà le armi per combattere contro gli empi insensati e allora si che piangeranno tutti gli uomini della terra, si che si stemperanno in lacrime tutti gli uomini dell’universo: “Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e splendore”.(Mt.24,30) A vedere un giorno così ferale, le amare lacrime di tutti gli uomini, l’acerbo pianto dell’intera razza di Adamo, la giornata campale e il grande giorno dell’Onnipotente Dio, io vi chiamo, peccatori. Orsù, venite tutti e vedete, o atei dei nostri tempi, se esiste quel Dio che voi, contro ogni rimorso della vostra coscienza, negaste; venite, o increduli libertini del nostro secolo, e vedete come le creature tutte vi indicano gli affronti fatti alla religione di Gesù Cristo, alla sua Chiesa e al Romano Pontefice. Venite, o peccatori, e mirate come il giusto Dio v’indica la vostra iniquità e castiga le vostre scellerataggini.
Ma che! Dio immortale! Santi del cielo! Protettori di questo tempio! Mentre gli empi staranno tutti impauriti dallo spavento, pioverà fuoco dal cielo sopra tutta la faccia della terra e incenerirà tutti gli abitanti,  tutte le abitazioni, tutta la campagna e ridurrà in favilla anche i monti. Ed ecco, peccatori, sono finite le cose della terra, che voi avete amato più di Dio; sono finite le vostre libertà e le vostre dissolute licenze, o spiriti del secolo; sono finite le vostre truffe, le vostre ingiustizie nelle vendite e nelle compere, i vostri aggiramenti, o mercanti; sono finite le vostre ubriachezze e le vostre intemperanze, ghiottoni; sono finite le vostre lascivie e la vostra disonestà, o uomini carnali; sono finiti i vostri abbigliamenti, donne vane; sono finite le vostre grazie, zitelle lusinghiere; sono finiti i vostri dolci canti, sirene incantatrici. Insomma tutto è finito, tutto è stato incenerito dal fuoco, ma voi, peccatori, che assai avete amato questo mondo bugiardo e ingannatore, apparecchiatevi a essere giudicati da questo Cristo, che scenderà assiso sopra di una sfolgorante nube, onnipotente nel suo potere e terribile nella sua maestà, per vedere, pubblicare, esaminare, giudicare e condannare la vostra iniquità: “Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e splendore”.(Mt.24,30) In un racconto tanto funesto e amaro a chi posso ricorrere, o mio Signore Crocefisso, se non a Voi, mio amabile Gesù. Voi che avete deposto la vostra Maestà e tutto avvilito siete venuto in questo mondo per farvi giudicare reo della morte di croce per non aggiudicare me, vostro indegnissimo ministro, e questo popolo alla dannazione.
Voi siete voluto essere trattato come uno schifoso verme e non da uomo, siete voluto divenire un lebbroso pieno di ferite e coperto dalla pianta dei piedi fino al capo di piaghe; avete voluto versare tutto il vostro sangue per la nostra liberazione, fate che in quel giorno amaro, quando le creature della terra ci sono di terrore, voi non ci siete di spavento, ma di aiuto, di consolazione, di fiducia: “Non divenire per me uno spavento: mio rifugio sei tu nel giorno della sventura”(Ger.17,17). Fate che noi ci abbracciamo, ci leghiamo, ci stringiamo alla vostra Croce e non permettete che noi vostri figli redenti con la vostra morte e passione, abbiamo a separarci da voi. Non permettete, pietoso Padre, che quei figli che voi avete generato sul duro letto della croce, ed essi vi hanno chiamato tante volte col dolce nome di Padre siano dati fra le unghie e in mezzo alle braccia di quelle bestie dell’inferno: “Non abbandonare alle fiere l’anima che ti loda; non lasciare in oblio la vita dei tuoi poveri”.(Slm.73,19)
Dunque, Padre giusto, Padre santo, Padre buono, Padre pieno di misericordia, salva questo popolo che mi hai affidato nella presente carriera della mia predicazione: “Padre santo, conserva quelli che mi hai dato”.(Gv.17,11) Dopo che tutte le cose della terra e gli abitanti saranno consumati dal fuoco e l’aria sarà stata purificata dalla peste degli infiniti peccati e dall’enormità d’innumerevoli scellerataggini, scenderà Cristo, Giudice dei vivi e dei morti, sopra di una nube vestito di maestà per fulminare i peccatori e roborato di un’infinita potenza per castigare i peccati e, perché Dio è dell’ordine e della giustizia, ancora in quel giorno di confusione tutto quello che appartiene a esso ne vuole un esattissimo e rigorosissimo conto.
Quindi verrà a esaminare tutti i pensieri degli uomini, anche quelli che si sono esaminati nel più profondo dei nostri cuori, esaminerà tutte le parole anche quelle dette per divertimento, per burla, per scherzo, per sollievo, esaminerà tutte le azioni anche quelle che voi chiamate azioni indifferenti ed oziose. Procederà in questo esame con tanto rigore e con un’esattezza così straordinaria che illuminerà la lucerna della sua divina Sapienza e appenderà la bilancia della sua divina Giustizia per vedere e bilanciare quanto noi abbiamo fatto, pensato e detto tanto se sia stato buono quanto se sia stato male.
E prima che giunge Gesù Cristo giudice universale degli Angeli e degli uomini e prima che gli Angeli facciano l’orrendo suono della loro tromba, noi esaminiamo la nostra coscienza e vediamo in quale luogo siamo collocati dagli Angeli, ministri dell’Altissimo. Ci porranno alla destra fra il numero dei Santi o alla sinistra fra la moltitudine dei diavoli; tra le elette pecorelle o in mezzo ai caproni riprovati; tra le vergini sagge o tra le stolte? Esaminiamoci attentamente e vediamo che ci detta la coscienza, maestra di verità. E ahimè! Quella ci dice che noi siamo dalla parte dei reprobi. Ma vi sono ancora i meriti di Gesù Cristo con i quali possiamo cancellare una così triste sentenza e, mentre voi vi trattenete tra la speranza e il timore, io vi accennerò appena appena il giudizio che farà Cristo Giudice nella consumazione dei secoli.
Ammutolito l’intero universo dallo strepito delle sue creature e chetato dal fracasso dei suoi abitanti, si sentiranno dai quattro angoli della terra suonare le angeliche trombe, che chiameranno i morti al giudizio. Sorgete, diranno, sorgete, morti, e portatevi al giudizio. Al semplice tocco del suono di questa tromba usciranno tutte le anime a prendere i propri corpi e per forza della divina onnipotenza si uniranno la seconda volta per comparire dinanzi al cospetto del divin Giudice. Appena che si saranno riunite alle loro carni, si sentiranno rimbombare nelle orecchie: popoli, popoli tutti, correte nella valle di Giosafat, perché è venuto il giorno del Signore. Popoli tutti, Iddio vi vuole nella valle di Giosafat. Popoli gentili, nella valle di Giosafat per vedere come dalla fattura di questo visibile mondo non avete conosciuto il vostro Creatore e se l’avete conosciuto, non lo avete glorificato come vostro Signore. Imperatori, re, principi nella valle di Giosafat per vedere come avete maneggiato gli scettri degli imperi, dei regni e dei principati, consiglieri e ministri, nella valle di Giosafat per vedere chi mai ha regolato i vostri passi: l’amore della grandezza, l’amore dell’interesse oppure l’amore di sollevare i popoli; giudici e avvocati, nella valle di Giosafat per vedere come avete maneggiato la bilancia della giustizia. Pontefici, patriarchi, vescovi, sacerdoti, diaconi, nella valle di Giosafat per vedere come con i vostri particolari ordini avete pasciuto il gregge di Gesù Cristo.
Grandi, prepotenti, ricchi, poveri, deboli ammalati e voi uomini tutti della terra nella valle di Giosafat per vedere come avete impiegato i doni che vi ha dato il Signore. E’ venuto quel giorno terribile in cui Dio vuole fare vendetta delle sue offese, in cui Dio vuole manifestare la sua irata giustizia, in cui Dio vuole punire le scellerataggini degli uomini. Dunque, tutti sorgete e 6 portatevi al giudizio perché questo è il giorno dell’onnipotente Signore: “Folle e folle nella valle della decisione! È vicino il giorno del Signore nella valle della decisione!”(Gioiele 4,14).
In un momento, sull’istante, a un batter d’occhio, al suono di tromba i morti sorgeranno e, raccogliendo le loro estinte ceneri, voleranno al giudizio, tutti si raduneranno nella valle di Giosafat. Si raduneranno i Pontefici, senza il triregno, si raduneranno i Vescovi, senza la mitra e il pastorale, si raduneranno i re, senza lo scettro, si raduneranno i cavalieri, senza la divisa. Ognuno si porterà in quella valle di lacrime perché ognuno è necessitato a comparire accanto al tribunale di Gesù Cristo: “Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo per ricevere ciascuno la retribuzione delle opere compiute col corpo, premio o castigo”(2Cor.5,10). Questo è il mistero, dice l’Apostolo, che tutti gli uomini devono risorgere, devono comparire innanzi al tribunale di Cristo Giudice, ma non è questo il grande del mistero, non è questo che forma lo stupore e la meraviglia dei popoli, non è questo quello che percuote l’anima degli empi e rallegra lo spirito dei giusti. Il mistero è che tutti risorgeranno, ma non tutti ci mutiamo, come parla l’Apostolo Paolo. (cfr. 1Cor.15,51)
Quindi si vedranno uscire da quella sepoltura una moltitudine di uomini e donne, i quali a tutta fretta corrono al giudizio e tra di essi alcuni risplendono come il sole, altri come la luna, altri come le stelle e altri brutti, abominevoli, puzzolenti, che cagionano orrore anche ai diavoli, col dorso curvo, col capo dimesso, con gli occhi piangenti, portando sul volto effigiata l’immagine dei loro peccati e sulla fronte incisa la sentenza di eterna dannazione. Usciranno da quelle solitudini alcuni romiti santi, ripieni di meriti e colmi di gloria, mentre altri con le facce pallide, legati le mani e i piedi da forti catene, lacrimando la perdita delle loro anime. Usciranno da quelle religioni, da quei monasteri, da quei ritiri alcuni che cantano con giubilo inni di gloria e canzoni di allegrezze, altri che si disperano, urlano e sospirano. Si vede uscire il padre buono e santo e il figlio cattivo, la madre dannata e la figlia salvata. Questa è la meraviglia 7 del mistero e lo stupore del divino arcano: tutti risorgiamo, ma non tutti ci salviamo, tutti ci presenteremo innanzi al divin tribunale, ma non tutti saremo assolti.
Non pensate però che in quella valle di giustizia si troveranno mescolati i buoni e i malvagi e che questi potranno maltrattare e offendere quelle anime innocenti, come fecero su questa terra o che essi potranno coprirsi con la maschera o con la visiera della pietà, fingendosi santi al di fuori, mentre dentro sono lupi rapaci. Non pensate, perché i buoni si troveranno in mezzo ai cattivi per ricevere quella gloria che non ricevettero in questa terra. Ed ecco che sull’aura dei venti scenderanno dal cielo gli angeli, ministri del grande Giudice, per separare i giusti dai peccatori, il frumento dalla paglia, il grano dalla zizzania, le vergini stolte dalle sapienti, i pesci buoni dai cattivi, gli agnelli dai capri, le bianche colombe dai neri cervi.
Allora gli angeli diranno ai giusti: amici nostri, salite un poco più in alto perché questo non è luogo vostro, ma è per gli empi: “Amico, passa più avanti”(Lc.14,10) e affascineranno gli empi per buttarli tutti come un mucchio di paglia nel camino del fuoco: “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i buoni dai cattivi e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”(Mt.13,49). Allora i giusti principieranno a percepire in faccia agli empi la mercede delle loro opere buone e gli empi principieranno in faccia ai giusti a ricevere la pena per le loro scellerataggini. Allora gli eletti faranno festa nel vedere l’abbondante frutto delle loro lacrime e gli empi piangeranno nel vedere la perdita per le loro follie e, se non gli basta il pianto, urleranno, si dispereranno, anzi si malediranno essi stessi. Colà, nel fondo di quella valle, il padre maledirà il figlio e il figlio il padre; la madre maledirà il latte che diede ai figli, i figli malediranno l’amore e l’obbedienza che portarono alla madre, i fratelli malediranno le sorelle e le sorelle riempiranno di maledizioni i loro fratelli. Oh, orrore! O disperazione! O maledizioni mai udite!
Allora l’anima maledirà il corpo e il corpo maledirà l’anima ed entrambi si malediranno per essere stati partecipi nel commettere il peccato e in mezzo alle loro maledizioni, alzando gli occhi in faccia ai santi e, vedendoli gioiosi e in festa, per invidia li vorrebbero trascinare nelle maledizioni e vedendo che niente possono contro di loro con smania diabolica e con sdegno demoniaco si ritorceranno contro essi stessi urlando: o noi, maledetti! O noi, pazzi! O noi, insensati, che stimavamo il vivere dei giusti una pazzia e la vita dei santi una sciocchezza. Ora quelli si trovano tra i santi, tra lo stuolo delle anime beate e noi ci troviamo con i diavoli: “Pentiti, diranno fra loro, gemendo nello spirito tormentato: “Ecco colui che noi una volta abbiamo deriso e che stolti abbiamo preso a bersaglio del nostro scherno; giudicammo la sua vita una pazzia e la sua morte disonorevole. Ora è considerato tra i figli di Dio e condivide la sorte dei santi”. (Sap.5,3-4) Non vi atterrite, uditori, perché maggiori pene sono riservate agli empi. Infatti, subito che gli angeli avranno separato i buoni dai cattivi, si aprirà il cielo e uscirà l’arcangelo Michele, portando tra le mani lo stendardo della croce, trionfatrice bandiera del mondo, del demonio e della carne, e dietro questo glorioso vessillo ci sarà un esercito di angeli, quindi la SS. Vergine col Figlio giudice.
A questi si uniranno gli apostoli e tutti i loro seguaci e anch’essi si metteranno a sedere con Gesù Cristo Giudice per giudicare l’universo: “In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, sederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele”. (Mt.19,28) All’istante gli eletti saranno posti alla destra di Cristo e i cattivi alla sinistra nel fondo della valle. Queste anime dannate leggeranno sulla croce l’ingratitudine ai divini benefici, la profanazione del sangue divino, il disprezzo del nome divino, il calpestio della divina legge. Leggeranno che quel legno fu di misericordia, perché su di esso morì per la loro salvezza l’uomoDio, traforato nelle mani e nei piedi, coronato di spine, lacerato dai flagelli, coperto di piaghe. Ed esse, rendendo male per bene, fecero si che quel sangue di prezzo infinito per loro fosse riuscito inutile: “Mi rendevano male per bene: una desolazione per la mia vita”.(Slm.34,12) Si ricorderanno che non solo non ne fecero uso,ma che lo profanarono nel sacramento della confessione e della comunione, di averlo calpestato nel sacramento della cresima, di averlo disperso per terra nel sacramento del matrimonio. Si ricorderanno di quante volte hanno bestemmiato il nome di Dio, il sangue, il corpo e le membra di Cristo; quante volte hanno bestemmiato il nome della Vergine SS. e dei Santi. Si ricorderanno di tutti gli spergiuri. Si ricorderanno quante volte hanno peccato contro il cielo, contro i genitori o contro coloro che ne fecero le veci; quante volte hanno peccato contro se stessi.
All’orribile veduta di sì abominevoli iniquità quelle anime resteranno oppresse, coperte di vergogna più che non restò arrossito Esaù a causa dell’iniquità commessa contro Giacobbe, suo fratello: “Per la carneficina e la violenza contro Giacobbe tuo fratello la vergogna ti coprirà e sarai sterminato per sempre” (Abdia,10). Quale vergogna non ti prenderà, sacrilego, quando questa Croce ti ricorderà quanti sacrilegi hai commesso e ti noterà la loro enormità; quale vergogna non ti prenderà, bestemmiatore, quando questa croce ti ricorderà tutte le bestemmie e ti specificherà la loro qualità; quale vergogna non ti prenderà, licenzioso, quando questa croce ti ricorderà tutti gli adulteri con la loro ingiustizia; tutti quegli stupri con le loro oppressioni; tutte quelle pratiche con le loro laidezze; quale vergogna non vi prenderà, peccatori, quando questa croce vi ricorderà tutte le vostre colpe e tutte le vostre scellerataggini, che commetteste contro questo Cristo.
Quale sarà la vostra conclusione? diciamolo pure: “Per la carneficina e la violenza contro Giacobbe tuo fratello la vergogna ti coprirà e sarai sterminato per sempre” (Abdia,10). Oppure, come confessava Davide di se stesso: “L’infamia mi sta sempre davanti e la vergogna copre il mio volto”(Slm.44,16). Allora le vostre scellerataggini vi faranno arrossire, vi faranno vergognare, vi copriranno di obbrobri e di eterna confusione: “La vergogna mi copre la faccia(Slm.69,8) e sarai sterminato per sempre”(Abdia,10). Almeno potessero quei meschini scusare i loro peccati. Ma, non lo possono, poiché, siccome sono di ciascuno, è di nessun effetto riferirsi alla causa da cui sono stati 10 prodotti. Essi per impronta naturale portano scritto in fronte essere di quell’uomo e non di altri, essere di quella donna e non diversamente. S. Bernardo dice che i peccati ad alta voce grideranno e faranno echeggiare tutta la valle con il rimbombo della loro voce, dicendo ai peccatori: noi siamo vostri figli, voi siete stati quelli che con le loro maledette passioni ci avete partorito, noi siamo vostri figli: “Noi siamo vostri figli, voi ci avete partoriti”. Dunque, alla constatazione dei vostri peccati, alla vista di tanti delitti commessi da voi nella fanciullezza, nella gioventù, nell’età matura, nella vecchiaia, in chiesa, in casa, in piazza, in campagna, con i compagni o da soli, con i pensieri e con le parole, con le opere, omissioni e scandali, quale sarà la vostra confusione, quale sarà la vostra vergogna? O Dio! O Dio! Aiuto!
Diciamo un’altra volta: “Per la carneficina e la violenza contro Giacobbe, tuo fratello, la vergogna ti coprirà e sarai sterminato per sempre” (Abdia,10). Miei amatissimi uditori, se i peccatori provano un’eccessiva confusione nel vedersi carichi dei propri peccati, per cui amerebbero che fossero coperti dalle tenebre della notte piuttosto che comparire con essi, quale vergogna sperimenteranno quando poi vedono che le loro iniquità si devono manifestare davanti a tutti coloro che si trovano al giudizio? Richiamati, come dicono Agostino e Tommaso, mediante una forza divina tutti i peccati alla memoria di ciascun individuo che si trova nella valle e riconosciute distintamente da ciascuno le proprie colpe, queste si devono pubblicare al cospetto dell’intero universo. Questo avverrà, dice S. Tommaso, perché in quel giorno della resa dei conti la divina giustizia deve essere a tutti pubblica e manifesta e non già com’è al presente che cammina per vie occulte e imperscrutabili. E, perché il supremo Giudice e i suoi assessori devono proferire la sentenza della giustizia giusta sui meriti e i demeriti delle persone premiate o condannate, è necessario che tanto il Giudice quanto i suoi assessori conoscano a fondo e distintamente esaminano i meriti e i demeriti per poi proferire una giusta e adeguata sentenza di premio o di pena, secondo il proprio operato. ùPer questa ragione è necessario che tanto Cristo Giudice 11 universale quanto gli apostoli e i loro seguaci conoscano tutti i peccati delle creature di tutto l’universo.
Di più, continua lo stesso santo dottore, affinché la sentenza proferita dal supremo Giudice e dai suoi ministri compaia giusta e proporzionata davanti agli occhi di quelli che si trovano al giudizio, è necessario che quelli conoscano quali siano stati i meriti dei buoni per i quali meritano una sentenza di eterna gloria e quali siano stati i peccati dei malvagi per meritare una sentenza di eterna pena. E poiché la sentenza di tutte le creature ragionevoli nell’universale giudizio sarà pubblicata davanti a tutto il cielo e al cospetto di tutta la terra, è cosa necessaria che tutte le creature sia angeliche che umane che si trovano nel giudizio, conoscano i nostri peccati e le nostre iniquità chiaramente, manifestamente e apertamente. Fin qui l’angelico S. Tommaso. Aggiunge l’Apostolo che Gesù Cristo per maggiore vergogna ed eterna confusione degli empi in mezzo a quelle oscure tenebre del peccato accenderà un lume tanto conoscitivo che manifesterà a tutto il mondo le iniquità più abominevoli e le scellerataggini più nefande commesse nel secreto più profondo del cuore: “Non vogliate quindi giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio”(1Cor.4,5). Così saranno smascherate tutte le abominazioni e le infedeltà di quella moglie innanzi a Gesù Cristo, a Maria SS., a tutti i santi e agli angeli del cielo, innanzi a tutti gli uomini della terra, innanzi a tutti i diavoli dell’inferno.
Resteranno scoperti tutti i pensieri lascivi di quella devota e le sue disoneste occhiate e le secrete confidenze e l’ipocrisia che effettuava e i sacrilegi che commetteva. Saranno smascherati, peccatori tutti, i peccati di pensiero, in numero, specie e circostanza, i vostri peccati di parola, opere e scandalo, omissioni, mortali e veniali. Essi resteranno scoperti al cospetto di Dio, di Maria Santissima, degli Angeli e dei Santi. Dippiù al cospetto delle anime dannate e dei diavoli. Nessun peccato allora potrà stare sepolto e nessuna persona vi sarà che non li conosca come essi sono: “Non v’è nulla di nascosto che non debba essere svelato e di segreto che non debba essere manifestato”(Mt.10,26). Quale sarà allora la vostra vergogna, uomini di mondo, quale sarà la vostra confusione, figli di Adamo? Quale sarà il vostro rossore, abitanti di Secondigliano? Allora si che per l’eccessiva vergogna e per l’estrema confusione nel vedervi così carichi di peccati e svergognati davanti all’universale numero degli abitanti dell’universo non troverete pace, non assaggerete riposo: “Per il tuo sdegno non c’è in me nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per i miei peccati”(Slm.37,4). O eterna confusione! O vergogna mai udita per tutti i secoli dei secoli! O Dio, chi potrà oppresso dal peso delle sue iniquità starvi innanzi! O Dio, chi mai potrà sostenere la vendetta contro il peccato! Dunque Dio si vendicherà delle offese ricevute? Certo, perché quel Dio, che non fu glorificato nella sua misericordia, deve essere glorificato per la sua giustizia. Chi vi potrà dire i tormenti che subiranno gli empi alla vista di Cristo sdegnato, che, come un’orsa, cui sono stati rapiti i figli, corre contro il peccatore con la fronte che minaccia sterminio e vendetta, con la bocca, che tira fulmini, con le mani che scagliano saette.
Quale creatura potrà soffrire il Creatore sdegnato: “Davanti al suo sdegno chi potrà resistere e affrontare il furore della sua ira? La sua collera si spande come il fuoco e alla sua presenza le rupi si spezzano”(Naum1,6) Allora quell’imbelle popolo di peccatori e quella ciurma di anime dannate saranno dalla faccia di Cristo tormentate a morte, ma non moriranno, saranno dalla fronte di Cristo fulminate per la distruzione, ma non si distruggeranno, saranno dalle mani di Cristo annientate, ma non lo saranno in eterno: “Davanti a loro tremano i popoli, tutti i volti impallidiscono”(Gioele2,6). Allora dice l’apostolo Giovanni che i peccatori alzeranno le loro grida ai monti e assordiranno anche le pietre con orribili urli dicendo: cadete sopra di noi e copritici dalla faccia di Cristo, copritici dallo sdegno di Cristo, anzi si rivolgeranno alla terra e diranno: terra, perché non apri le tue voragini e ci ingoi e ai diavoli: diavoli, perché non ci trascinate nelle tenebre e nel fuoco eterno, sottraendoci alla faccia sdegnata del divino Giudice: “Oh, volessi tu nascondermi nell’abisso infernale! Occultarmi, finché sarà passata la tua ira.” (Gb.14,13).
Ma questi tormenti i reprobi li sentono alla semplice veduta di Cristo sdegnato, ma Cristo gli deve ancora parlare e deve essere obbedito per forza nel furore della sua piena ira, perché non vollero obbedire per amore: “Allora parlerà nella sua ira, nel suo sdegno li metterà in scompiglio”(Slm.2,5). Ma prima che Cristo parli, ascoltate perché parla. Letti pubblicamente i libri delle coscienze di tutti gli uomini e conosciuto da tutto il mondo il male e il bene di ciascuna persona, l’Eterno Giudice procederà a sentenziare i buoni alla gloria e i malvagi all’inferno. Empi, potenti di questa terra, usurai e ricchi che beveste il sangue dei poveri, spadaccini e libertini del nostro secolo che vi faceste ogni offesa lecita e ogni iniquità una corona, giovinastri scapricciati che riputaste ogni sfoco di vostra rea passione un dolce piacere, venite, alzate gli occhi e guardate a fianco del lato destro di Cristo Giudice quel povero che in terra vi domandava per carità un pezzo di pane e voi aspramente lo scacciaste, quell’altro che venne da voi per sollievo nella sua necessità e voi avidi ve ne succhiaste il sangue con tante ingiustizie, di qual ricco manto è rivestito, quante gemme pendono dalla sua collana, di quante pietre preziose è adornata la sua corona. Vedete quell’uomo tutto pieno di piaghe e quell’altro debole e impotente, che voi schifaste più del letamaio e lo maltrattaste come bestia, come quelle piaghe risplendono più del sole e la debolezza è stata mutata in fortezza.
Vedete quegli uomini e quelle donne che mortificarono le loro carni con digiuni, con discipline, con cilizi, con vigilie e tutto il giorno e la notte alzavano preghiere a Dio perché li avesse preservati dalla comune corruzione di questo mondo perverso e che voi disprezzaste come zotiche e ignoranti come ora stanno tutti festanti e allegri, aspettando la grande ricompensa che il giusto Giudice ha preparato. Per vostra pena maggiore dovete vedere i vostri nemici premiati ed esaltati e voi depressi e condannati, quelli destinati a una gloria eterna e voi deputati a un inferno senza fine. A quelli l’Eterno Giudice dirà: venite, anime benedette, venite, figlie del 14 Padre mio, comprate a prezzo del mio sangue, venite dal pianto al riso, dalle lagrime alla gioia, dalla miseria alla ricchezza eterna, dalla terra al cielo, dall’esilio alla patria a godere i meriti delle mie fatiche, a ricevere la corona preparata per voi con la mia passione, a impadronirvi di quel regno che vi guadagnai con la mia morte, a inebriarvi di quell’immensa felicità che vi restituii con lo spargimento di tutto il mio preziosissimo sangue: “Venite benedetti dal Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dall’origine del mondo”(Mt.25,34). A questo giulivo e amoroso invito che Gesù Cristo farà ai fortunati eletti, gli angeli faranno festa e, battendo palma a palma, applaudiranno la gioia degli eletti e daranno lode a Dio con suono di giubilo mentre gli empi si contorceranno le viscere perché vedono infinitamente premiati i loro nemici e conosceranno il gran bene che hanno perduto, senza speranza di poterlo recuperare.
Quelle anime sante partiranno sopra dorate aure per la strada del cielo. Ma, anime fortunate, non volate ancora a sedere su vostri eterni seggi, fermatevi per sentire la terribile voce che Gesù Cristo alzerà contro gli empi e rallegratevi sopra l’inesorabile sentenza che contro di loro ha formato: “E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna”(Mt.25,46). Tremate, peccatori, tremate empi, perché questo Cristo parla nel pieno del suo furore. Allora come il leone stizzito, tutto rabbuffato nel dorso, e armato degli artigli con i suoi ruggiti scompiglia la foresta così Gesù Cristo alzerà la sua voce e dirà loro: empi maledetti, ribelli della mia corona, nemici della mia chiesa, avversari del mio trono, traditori della mia fede, avete finito. Vi siete soddisfatti, vi siete saziati, vi siete contentati? Credevate che mai sarebbe venuta la mia ora? Che non giungeva mai il tempo del mio sdegno? Che mai avrei scagliato contro di voi il mio furore? Perché io tacqui, perché dissimulai, perché non vi castigai, perché vi usai misericordia nel tempo, credevate che anch’io ero malvagio come voi? È venuto l’ora mia, è giunto il tempo della vendetta.
Via, partitevi da me, empi, partitevi dalla mia faccia, partitevi da mio Padre che dal nulla vi creò, partitevi dal mio sangue, che vi 15 comprò, partitevi dalla mia passione e morte, che vi sottrasse dalla schiavitù del peccato, partitevi dalla mia croce, che vi liberò, partitevi, maledetti, dallo Spirito Santo, che vi santificò, partitevi da Maria, mia Madre, che vi protesse, partitevi, maledetti, dagli angeli, che vi custodirono, partitevi dai vostri santi protettori che vi difesero, partitevi da tutto il paradiso. Dunque, partitevi, maledetti, dalla mia faccia perché io ve lo dico nel mio sdegno: “Allora parlerà nella sua ira e nel suo sdegno li metterà in scompiglio”(Slm.2,5). Ma, Signore, voi siete Dio misericordioso, Dio paziente, Dio che molto vi prestate sopra la malizia dell’uomo, voi siete Dio che prendete la misericordia dalle vostre viscere e non dalla miseria degli uomini, deponete le armi della vostra collera e abbiate pietà di tante anime, abbiate pietà di tanto pianto, vi prenda pietà di così amarissime lagrime. Andate, maledetti, perché io adesso mi sono cambiato il nome. Se nel tempo mi chiamavo Padre della misericordia, Dio di consolazione, ora mi chiamo Dio senza misericordia: “Gomer rimase incinta di nuovo e partorì una figlia.
Il Signore gli ordinò: “Chiamala “Non amata”, perché non avrò più pietà della casa di Israele, sicché abbia a perdonarli!”(Os.1,6). Perciò, partite da me, maledetti, allontanatevi da me. Signore, quando? Or ora, subito! Ma, Signore, per dove? Dal fuoco al fuoco. Signore, per quanto tempo? Per sempre, finché io sono Dio, senza speranza di poter mai uscire. Signore, in quale luogo? Nell’inferno, insieme ai diavoli e gli angeli miei ribelli, “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi seguaci”(Mt.25,41). A questa sentenza tutto il paradiso alzerà insieme a Cristo la sua voce come tutto il concilio della sinagoga alzò la voce contro Cristo condannandolo a morte e condannerà questi empi alla morte del fuoco eterno, dicendo forte: partite, maledetti, da Cristo nostro Signore, precipitate presto nel fuoco eterno insieme ai diavoli ad ardere eternamente senza speranza di qualche minimo bene. Sì, “Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi seguaci”(Mt.25,41). 16 Or non mi prende meraviglia alcuna nel vedere un Girolamo, un Agostino, un Bernardo, un Bonaventura e cento e mille altri simili santi tremare e riempirsi di terrore alla semplice memoria del divin giudizio, ma tutto mi raccapriccio nel considerare come tanti peccatori, immersi nel peccato, non li scuote nessuna pena ed essi sentono come quel giorno fosse preparato per tutti gli altri e non per loro.
Ma voi, peccatori, che siete qui, non vi fate affascinare dal tentatore, poiché avete inteso la spaventevole vergogna e la pena che provano gli empi nel giorno estremo del mondo e la gioia, la pace e la gloria che sperimentano i santi. Dunque voi siate più cauti del rimanente del popolo e ora che tempo è di svegliarvi dal peccato, fuggite dal male e operate il bene che così vi toccherà insieme agli eletti la porzione della gloria e per ottenerla pensate che le cose di questo mondo bugiardo dovranno certamente finire. Ora figuratevi di sentire con S. Girolamo quelle spaventevoli voci delle trombe angeliche: sorgete, morti, è l’ora del giudizio. Così procurate di risorgere tra il numero degli eletti e di fuggire la folla dei peccatori, di ricordare l’esatto conto che Dio terrà dei nostri peccati e così piangiamo con quel sant’eremita sempre le nostre colpe e temiamo da capo a piedi di commetterne delle nuove. Ora meditiamo con S. Bonaventura quella terribile sentenza che Gesù Cristo darà ai reprobi e preghiamo il Signore con S. Agostino che ci bruci qui col fuoco delle tribolazioni, qui ci poti e ci purifichi con la scura delle malattie e dei pericoli, che qui non risparmi i suoi paterni flagelli per correggerci e richiamarci dalla traviata via, basta che nell’altra ci condoni e ci liberi dalla sentenza della pena eterna. Dunque, uditori, pensiamo al giudizio, ricordiamoci dell’ultimo giorno del mondo, perché così non facciamo più peccati: “Ricordati delle verità eterne e non peccherai in eterno”(Sir.7,40). Pensiamo sempre: io sarò tra gli angeli o tra i diavoli, andrò in paradiso o all’inferno, sarò benedetto da Gesù Cristo o maledetto, sarò figlio di Maria o di satana? Non lo so ancora. Tra la speranza e il timore, salviamoci, abbracciamoci, stingiamoci con Gesù, nascondiamoci sotto il manto di Maria. E voi, Giudice giustissimo, mettete via la sdegnata vendetta e perdonateci prima che giunga il giorno dei conti, che non è più giorno di misericordia, ma di severa ed esattissima giustizia.

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