ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 6 novembre 2018

L'unica cosa certa é che (pare,forse,) non siano di Gesù..

Emanuela Orlandi, Pietro: «Ci fu una trattativa col Vaticano sul caso di mia sorella»

1 giorno fa
Pietro Orlandi: "Ci fu una trattativa col Vaticano per Emanuela". 5 Novembre 2018 
Il fratello della 15enne scomparsa nel 1983 parla dopo il ritrovamento di ossa nella Nunziatura di via Po a Roma | LaPresse - CorriereTv
(LaPresse) Pietro Orlandi parla a pochi giorni dal ritrovamento di resti umani, di donna, sotto il massetto di un pavimento della Nunziatura di via Po, a Roma. "Non so se sono di mia sorella, né cosa augurarmi", dice il fratello di Emanuela Orlandi, la 15enne cittadina vaticana scomparsa nel nulla il 22 giugno del 1983. L'uomo ha poi voluto ricordare un incontro avvenuto in Vaticano tra i magistrati romani e un alto prelato in cui fu avviata una sorta di trattativa sul caso Orlandi, trattativa che poi non ebbe però seguito. "Erano pronti a consegnare un fascicolo coi nomi di personalità che avevano avuto responsabilità nella scomparsa di Emanuela", racconta Pietro Orlandi che poi aggiunge: "Come disse Papa Francesco chi tace è complice: per me sono tutti complici".

I dubbi della legale della famiglia Orlandi: "Perché pensare a Emanuela e a Mirella?"

La Sgrò: nessuno ci dice nulla su quelle ossa, dobbiamo attendere gli esami



«Non sappiamo nulla. Ma ci chiediamo: perché fin dal primo momento gli inquirenti hanno pensato che i resti potessero appartenere a Emanuela o a Mirella?».
Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, si chiede su quali certezze si basa la Procura prima di effettuare gli esami sulle ossa rinvenute a villa Giorgina, ovvero nella sede della Nunziatura apostolica a Roma. Perché, in particolare, pensare più a Mirella che a Emanuela? «Non sappiamo nemmeno quando sono state portate alla luce - ribadisce al Giornale l'avvocato Sgrò -, per ora ci dicono solo che dobbiamo attendere i risultati di laboratorio, ovvero altri otto, dieci giorni». Tanti, troppi persino per le famiglie Orlandi e Gregori anche se «abituate» ad aspettare la verità da più di 35 anni. «Chi per primo ha associato questa vicenda a quella di mia sorella?», chiede Pietro Orlandi. «Anche su questo - prosegue - attendiamo risposte».
Interrogativi inquietanti sulle due ragazze scomparse nella primavera del 1983, che porterebbero a un'ipotesi: i primi esami comparativi con il Dna sia di Mirella Gregori sia di Emanuela Orlandi li avrebbe effettuati la gendarmeria vaticana e li avrebbe disposti la magistratura pontificia prima che i referti passassero, poi, al Tribunale e alla squadra mobile di Roma, dopo una rogatoria con lo Stato italiano. I codici genetici delle due 15enni, del resto, da anni sono in mano agli investigatori della Santa Sede, quelli di Emanuela da sempre essendo cittadina vaticana, quelli di Mirella almeno dal 2013 quando per l'ennesima volta si riapre il caso Orlandi alla luce delle rivelazioni di un personaggio ambiguo, Marco Fassoni Accetti.
L'uomo, considerato un mitomane, porta gli inquirenti a un appartamento in via di Santa Teresa, vicino Corso Italia, dove la Gregori avrebbe dormito nei giorni successivi alla sua scomparsa. Per avvalorare la sua testimonianza consegna un flauto che sarebbe appartenuto alla Orlandi. Dichiarazioni ritenute non attendibili. Tanto che il caso viene chiuso per l'ennesima volta nel 2016 nonostante l'avvocato Sgrò abbia più volte chiesto di ascoltare, in carcere, il boss di Cosa Nostra Pippo Calò, uno dei pochi sopravvissuti della mafia in affari con la banda della Magliana negli anni del rapimento di Emanuela. Nonostante le richieste insistenti del legale di Pietro Orlandi, Calò, oggi 87enne, non è stato mai ascoltato.
Ieri pomeriggio, intanto, sono cominciate le analisi sui resti trovati a villa Giorgina. «A un primo esame non sembrano degradati anche se interrati in un terreno umido», dice Gianni Arcudi, direttore dell'Istituto di Medicina legale dell'Università Tor Vergata. «Dobbiamo pulire, catalogare e ricomporre le ossa - prosegue il professore -, poi si vedrà se possibile estrarne il Dna. Le ossa, proprio come il Dna, parlano a patto di trattarle con cura, altrimenti restano mute. Per prima cosa bisognerà pulirle, dopo inizieremo l'analisi vera e propria per stabilire sesso, età e altezza dei soggetti cui appartenevano. E, possibilmente, le cause del decesso».

Vaticano, ritrovate altre ossa all'interno della Nunziatura

Un secondo reperimento all'interno del palazzo del Vaticano. La polizia ha trovato altri resti. Si attendono, intanto, gli esiti dei primi esami


Ulteriori resti sono stati rinvenuti nella pertinenza della Nunziatura Apostolica, che è di proprietà del Vaticano.
Si presume che questo secondo ritrovamento possa essere utile alla causa: comprendere di chi siano le ossa segnalate dalla Gendarmeria della Santa Sede qualche giorno fa.
Bisognerà, come specificato più volte, aspettare l'esito dei primi esami. Il tempo previsto corrisponde a circa una settimana, ma c'è pure chi parla della necessità di attendere dieci giorni. I periti, nel frattempo, sono all'opera per capire se sia davvero possibile procedere prima con l'estrazione del Dna e poi con la comparazione con quello dei familiari di alcune persone scomparse. Ci si chiede, intanto, come mai questo reperimento sia stato accostato al caso di Emanuela Orlandi, la giovane sparita nell'ormai lontano 1983. Ma ci sono anche altre ipotesi sul tavolo: quella che conduce al mistero riguardante Mirella Gregori, un'altra ragazza mai più ritrovata e quella relativa alla moglie del custode di quella depandance del Vaticano, le cui tracce sono state perse durante gli anni 60'. Trattasi, però, di mere supposizioni.
Tornando al reperimento di oggi, sappiamo che la polizia è entrata di nuovo all'interno di quel palazzo grazie pure all'azione congiunta di Autorità vaticane e Procura di Roma. Le nuove ricerche hanno prodotto dei risultati: a Villa Giorgina, come riportato da Repubblica, sono emersi altri frammenti. Appartengono alla medesima persona? Per rispondere a questa domanda, ancora una volta, servirà del tempo.
Pochi minuti fa sono emersi ulteriori dettagli sulle prime ossa rintracciate: "Ovviamente - ha dichiarato Giovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale all'Università di Tor Vergata - dobbiamo aspettare l'esito delle analisi di laboratorio, ma la mia impressione sulla base di un primo esame è che si tratti di una persona di età relativamente avanzata, non giovanissima, diciamo trentenne". Se il quadro venisse confermato, questo escluderebbe i legami tanto con la vicenda di Emanuela Orlandi quanto con quella di Mirella Gregori. Il perito ha continuato spiegando che "da una serie di elementi relativi alla struttura ossea, il cui sviluppo in questo caso ci dice che questa persona molto probabilmente aveva più di 25 anni". Lo stesso Arcudi ha manifestato, in maniera del tutto personale, di essere piuttosto scettico sull'appartenenza di questi resti alla giovane ragazza scomparsa nel 1983. E gli ulteriori reperti di questa mattina? "E' stato ritrovato un pezzo di mandibola - ha proseguito il medico legale -, che ci aiuta a completare la ricostruzione della mandibola stessa, ma ai fini dell'attribuzione di queste ossa non cambia niente". Di chi sono le ossa ritrovate in Vaticano?

Caso Orlandi a un bivio. È nascosta nei denti la soluzione del mistero

La Procura vicina al Dna decisivo. La sorella della Gregori: "Speriamo sia la volta buona"



Roma «Vogliamo una tomba su cui piangere. Speriamo che questa sia la volta buona. Dopo 35 anni di bugie e depistaggi la mia famiglia vuole la verità.
Il nostro, purtroppo, è uno dei tanti misteri d'Italia. Chi ha rapito mia sorella?». A parlare a il Giornale è Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, la ragazza di 15 anni scomparsa a Roma il 7 maggio del 1983, un mese prima di Emanuela Orlandi. In attesa degli esami di laboratorio per estrarre il Dna dalle ossa rinvenute a villa Giorgina e compararlo con quello delle due ragazze, nonché per l'esame della dentatura del teschio, la Procura vorrebbe interrogare ancora Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore Bruno Giordano, compagna fra il 1982 e il 1984 di Enrico de' Pedis. Ovvero il «Renatino» della banda della Magliana che faceva affari con i mafiosi di Pippo Calò e i banchieri dello Ior. Secondo la donna il corpo della Orlandi, avvolto in un sacco, sarebbe stato gettato in una betoniera a Torvaianica, «impastato» con quello di un ragazzino di 11 anni, Domenico Nicitra, figlio di un pentito della banda. A sbarazzarsi della 15enne lo stesso de' Pedis. La betoniera? «Mai sequestrata» dice il proprietario Leonardo Bianco. Il racconto della Minardi, del resto, non convince: Nicitra viene ucciso da quelli della Magliana, si, ma 10 anni dopo la sparizione della Orlandi, tre anni dopo la morte dello stesso «Renatino», avvenuta nel 1990.
Eppure quello che racconta la donna del boss di Testaccio permette alla polizia di scoprire la presunta prigione di Emanuela, in via Antonio Pignatelli 13, nel quartiere Monteverde. In un sotterraneo un bagno e tracce di catene. Non solo. La Minardi parla anche del sequestro di Emanuela, prelevata e fatta salire da «Renatino» su una Bmw davanti la sede della scuola di musica in piazza Sant'Apollinare, a un passo da palazzo Madama. La stessa berlina rinvenuta, 25 anni dopo, nel parcheggio di villa Borghese. L'auto, coperta da uno spesso strato di polvere e incredibilmente sfuggita a ogni controllo, era ferma da anni. Il proprietario, il faccendiere Flavio Carboni, non ne ha mai denunciato il furto.
Insomma, all'indomani del ritrovamento nella dependance della Nunziatura apostolica in via Po di ossa umane appartenenti a due donne, gli inquirenti cercano di colmare, per l'ennesima volta, i buchi di un'inchiesta dai mille lati oscuri. I resti umani, qualora appartenessero a una o all'altra delle ragazze scomparse, potrebbero riaprire nuovi scenari. Fra le ipotesi investigative più agghiaccianti quella del magistrato Rosario Priore: alla base del sequestro di Emanuela Orlandi un prestito di 20 miliardi di lire ceduto da «Renatino» allo Ior di monsignor Marcinkus per finanziare la causa polacca di Solidarnosc. Denaro mai restituito alla banda: quanto basta per tenere in ostaggio una cittadina vaticana fino alla decisione di eliminarla. Perché, invece, rapire Mirella? La ragazza, figlia di un commerciante, viveva con la sua famiglia non lontano da villa Giorgina. Una coincidenza? Il pomeriggio del 7 maggio del 1983 Mirella esce per andare a un fantomatico appuntamento con un amico a Porta Pia. E sparisce per sempre.
Di lei parla il terrorista turco, l'attentatore di Giovanni Paolo II, Ali Agca: insieme con la Orlandi sarebbe stata nelle mani dei «Lupi Grigi», gruppo estremista turco. «Quando, nel 2012, si parlava dell'apertura della tomba di Enrico de' Pedis a sant'Apollinare - spiega Pietro Orlandi, fratello di Emanuela -, l'allora pm Giancarlo Capaldo, contattato dal Vaticano, andò a parlare con un autorevole prelato per una trattativa sul caso di mia sorella». Il patto? Carte e documenti segreti in cambio di un atteggiamento meno duro nei confronti della Santa Sede.
Stefano Vladovich
Emanuela Orlandi e le altre: i misteri sepolti nel parco di Villa Giorgina
 – Certo è che se fossero di Emanuela Orlandi e/o di Mirella Gregori i resti umani trovati a Villa Giorgina, sede della Nunziatura Apostolica vaticana, quadrerebbero di colpo varie cose, una peggiore dell’altra. Quadrerebbero infatti tutti i sospetti, compresi quelli di orge, sacrifici umani e riti più o meno satanici,  nati dalla scarsa o nulla collaborazione d’Oltreteverecon la magistratura italiana impegnata a indagare sulla scomparsa delle due ragazze.  Ma quadrerebbero soprattutto gli incredibili racconti di “festini con minorenni in un’ambasciata” e di “eliminazione fisica finale di Emanuela”, fatti a suo tempo da don Simeone Duca alla giornalista Anna Maria Turi e da questa riportati nel suo libro “Emanuela nelle braccia dell’Islam?”:
“D’abitudine si organizzavano dei festini, e ciò avveniva anche nella sede di un’Ambasciata straniera presso la Santa Sede. Nella faccenda era coinvolto un gendarme vaticano. L’idea delle ragazze era quella di divertirsi e di guadagnare un po’ di soldi. Quanto alla Orlandi, dopo essere stata sfruttata, è stata fatta sparire e quindi uccisa”.
Affermazioni incredibili, ma riprese nell’ultimo libro di don Gabriele Amorth, il famoso esorcista del Vaticano. Che in una intervista a Giampiero Galeazzi de La Stampa ha infatti anche dichiarato: “Ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale, con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e di occultamento del cadavere […..] Come dichiarato anche da monsignor Simeone Duca, archivista vaticano, venivano organizzati festini nei quali era coinvolto come “reclutatore di ragazze” anche un gendarme della Santa Sede”.
E’ vero che don Duca parla di “un’ambasciata straniera presso il Vaticano” e non di ambasciata del Vaticano, ma potrebbe essere un suo modo per dire le cose senza inguaiare direttamente la cosiddetta Santa Sede. Tanto più che la figura del “gendarme vaticano” si spiega meglio se l’ambasciata è la Nunziatura e non una straniera. I conti quadrerebbero tutti di colpo perché la Nunziatura è infatti proprio un’ambasciata: del Vaticano. Il “gendarme della Santa Sede” “coinvolto come reclutatore di ragazze” era già stato sospettato a suo tempo essere Raul Bonarelli, all’epoca vice capo della Vigilanza Vaticana poi confluita nella Gendarmeria, la stessa che ora per Villa Giorgina collabora con la magistratura italiana. Bonarelli venne avvisato di reati connessi alla scomparsa delle due ragazze, ma la sua posizione è finita nel nulla: archiviata anche perché nel frattempo il parlamento abolì  la figura del giudice istruttore e non era affatto chiaro chi dovesse sostituirlo in quel fascicolo. 
La Nunziatura è proprio un’ambasciata e quelli trovati al suo interno da quattro operai nel pomeriggio del 29 ottobre sono stati definiti senza indugio proprio resti umani. Per la precisione, si tratta di una 70ina di ossa non grandi, forse tre denti molari, pezzi di femore, mascella, scatola cranica. E lo scheletro? Le mie fonti vaticane sono categoriche: “Non c’è nessuno scheletro, se non qualche suo osso o frammento”.
Ma perché il Vaticano ha messo in giro la voce che quelle ossa potrebbero appartenere ai resti di Emanuela Orlandi o in subordine a quelli di Mirella Gregori? “Il Vaticano?! Ma noi non c’entriamo assolutamente nulla con queste voci. Rileggiti il nostro comunicato”. Rileggiamolo. Emesso dalla sala stampa del Vaticano dopo le 22 del 30 ottobre, il comunicato in effetti  si limita a parlare di “frammenti ossei”: “Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sita in Roma, in Via Po 27, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani. Il Corpo della Gendarmeria è prontamente intervenuto sul posto, informando i superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le Autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda. Allo stato attuale il Procuratore Capo di Roma, dott. Giuseppe Pignatone, ha delegato la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte”.
Come si vede, non ci sono nomi, neppure vaghe allusioni, e non si parla di scheletri. Poiché le ossa sono state trovate nel pomeriggio del 29 e poiché Villa Giorgina è territorio italiano e non vaticano, era ovvio, in quanto   obbligatorio, che venissero avvisate le autorità italiane. Impossibile, oltre che illegale, imporre il silenzio ai quattro operai, che avevano l’obbligo di comunicare la loro scoperta non solo al personale della Nunziatura, ma anche e soprattutto alla polizia o ai carabinieri italiani.
Il nunzio apostolico in Italia (e a S. Marino) è  dal settembre dell’anno scorso l’arcivescovo svizzero tedesco Emil Paul Tscherrig, che del mistero Orlandi e annessi gossip e boatos non sa assolutamente nulla e si è limitato a ottemperare all’obbligo di avvertire anche la Procura della Repubblica.  Che a Villa Giorgina ha spedito la squadra mobile. Il giorno dopo, 30 ottobre, i poliziotti, compresi quelli della scientifica, hanno fatto un sopralluogo nella mattinata e uno nel tardo pomeriggio fino a sera. Il parco di Villa Giorgina è di 20 mila metri quadri e vale la pena chiedersi se la sua terra può celare altri misteri: resti di altre ragazze eliminate dopo le orge di cui parlavano don Duca e don Amorth?  Ipotesi che fa rizzare i capelli in testa al nunzio ambasciatore Tscherrig, reduce da un viaggio in Sardegna con una puntata all’Asinara e agli stabilimenti chimici di Porto Torres perché rischiano un drastico ridimensionamento dei dipendenti. In Sardegna il nunzio c’è andato per portare il pallio, concesso da Papa Francesco all’arcivescovo metropolita di Sassari Gian Franco Saba. Tessuto e cucito dalle suore di clausura del convento romano di Santa Cecilia in Trastevere, il pallio è  simbolo di un legame speciale con il pontefice. L’ambasciatore vaticano non immaginava certo che la sua segnalazione alla magistratura italiana, un semplice atto dovuto, avrebbe scatenato quello che ha invece scatenato.
Se i DNA diranno che si tratta dei resti della povera Emanuela e/o di Mirella Gregori il Vaticano sarà letteralmente sommerso da accuse e sospetti tremendi, peggio di un terremoto. Troveranno finalmente pace gli Orlandi e/o i Gregori e saranno felici non solo gli anticlericali incalliti, ma – alimentati dalla indubbiamente molto clamorosa novità – anche gli amanti di misteri inconfessabili e truculenti, gli affabulatori e i fantasticatori di gialli a fosche tinte, i fissati coi “gomblotti” su scala planetaria e a trama anche malavitosa. 
Insomma, ne vedremo delle belle. Che però di bello non hanno assolutamente nulla.
di Pino Nicotri
Emanuela Orlandi, il mistero del dente del giudizio e quel fake della Stasi
Emanuela Orlandi, il mistero della sua scomparsa resterà un mistero anche questa volta. Per tentare  di risolverlo sono  all’opera sulle ossa umane trovate a Villa Giorgina, in via Po 27, dove ha sede la Nunziatura vaticana a Roma la polizia scientifica e il professor Giovanni Arcudi, direttore di Medicina Legale all’Università di Tor Vergata.
La polizia scientifica italiana interviene perché la Nunziatura, contrariamente all’opinione comune, pur essendo di fatto l’ambasciata del Vaticano a Roma non è propriamente extraterritoriale. L’extraterritorialità infatti ha cinque diversi gradi e solo nel primo si può parlare di vera e propria totale extraterritorialità, negli altri casi si tratta solo di immunità. Ho appurato che Villa Giorgina ha “solo l’extraterritorialità di grado 3”: ciò significa che gode di alcune immunità, per esempio non paga l’ICI e gode di altre esenzioni, ma si tratta comunque di territorio italiano. Ecco perché il Vaticano ha DOVUTO avvisare le autorità italiane, senza avere mai pensato neppure da lontano che potesse trattarsi dei resti della sua cittadina Emanuela Orlandi. 
Le ricerche di laboratorio sono affidate interamente alla polizia scientifica (italiana) e il professor Arcudi è stato nominato come suo consulente dal Vaticano. Il professore ha già dichiarato che il DNA di quelle ossa lo si può anche estrarre e confrontare rapidamente, “nel giro di 8-10 giorni”, con quelli già noti di Emanuela e Mirella, ma a patto che “le ossa non siano state alterate dall’umidità e da altri fattori”. Le speranze sono affidate allo studio dell’arcata dentaria dello scheletro, soprattutto ai denti del giudizio, pare ce ne sia almeno uno, e ai molari.  
Vediamo ora il perché, anzi i perché, al plurale, il mistero Orlandi resterà un mistero anche questa volta.
1) – Lo scheletro e le ossa rinvenute in via Po 27 durante lavori di ristrutturazione della portineria dell’ambasciata del Vaticano sono state trovate SOTTO il massetto di cemento del pavimento, il che significa che sono state trovate non nel cemento, ma nella terra. Smossa per i lavori di coibentazione del massetto decisi per evitare infiltrazioni eccessive di umidità, la terra ha mostrato quelli che sono molto probabilmente i resti di una sepoltura di quando non esistevano i cimiteri e quella zona era ancora campagna, terreno disabitato. In ogni caso, si tratta di una sepoltura avvenuta PRIMA della costruzione della portineria. Ora si  sospetta che sia stato il portiere ad avervi seppellito la moglie con la quale litigava spesso e violentemente e che alla fine potrebbe avere ucciso. Poiché però il portiere per quanto se ne sa è stato assunto nel ’65, e per giunta prima di lui ce n’era un altro, se ne dovrebbe dedurre che la sua abitazione, con annessi pavimento e massetto,  sia stata costruita prima del ’65: ma Emanuela Orlandi è scomparsa nell’83, vale a dire molti anni DOPO.  Idem per Mirella Gregori, sparita qualche settimana prima di Emanuela.
 2) – Se è vero che i lavori in corso sono per coibentare il massetto e il pavimento, ciò significa che il terreno che c’è sotto è molto umido. E l’umidità, come ha già dichiarato il professor  Arcudi mettendo le mani avanti, potrebbe avere compromesso la possibilità di estrarre un DNA attendibile.
 3) – Secondo indiscrezioni alcune di quelle ossa, se non proprio lo scheletro, potrebbero essere “di un bambino”. Se ad essere di un bambino fosse lo scheletro è evidente che non può essere di Emanuela, che quando è sparita aveva quasi 16 anni, e tanto meno di Mirella, un po’ più grande. Se invece ad essere di un bambino sono le ossa non dello scheletro, potrebbe trattarsi della sepoltura di una madre o di un padre col proprio figlio. O comunque di tumulazioni di quando era disabitata l’intera zona,  compresa via Po, esterna alle antiche mura aureliane, in serivizio fno alla presa (20 settembre 1870) della vicina Porta Pia, e comprendente la grande area di Villa Borghese. Se si potesse scavare sotto l’intera area della Nunziatura, che comprende una non minuscola area verde, e nella zona circostante, non è improbabile che si trovino altri scheletri e ossa umane. 4) – Nel 2000 e nel 2001, per scrivere il primo dei miei tre libri dedicati alla scomparsa di Emanuela, ho incontrato più volte suo padre Ercole. Nel parlare dei “komunicati” del cosiddetto Fronte Turkesh, che  rivendicava il “rapimento” (in realtà, come mi disse il colonnello Gunter Bohnsak, il fantomatico Fronte e i “komunicati” erano frutto del suo X Dipartimento della STASI, i servizi segreti di Berlino Est),  il discorso cadde su quello del 22 novembre 1984. Vi si fornivano una decina di particolari asseritamente su Emanuela, compresa la scritta “Frattina 1982”. Ercole era convinto che il riferimento fosse al fatto che Emanuela nell’82 era stata da un dentista  in via Frattina. E mi disse che sua figlia non aveva ancora i denti del giudizio, che in effetti di norma compaiono dopo i 17-18 anni di età.
di Pino Nicotri

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