Vaticano, il fratello di Emanuela Orlandi inchioda Papa Francesco: "Perché sa che fine ha fatto mia sorella"
Nella sede della Nunziatura Apostolica d'Italia proseguono gli accertamenti sulle ossa ritrovate . Il sospetto, o la speranza, è che si trattino di quelle di Emanuela Orlandi. E del caso della ragazza scomparsa a Roma nel 1983 se ne è parlato anche a La storia oscura, programma su Radio Cusano Campus, dove è intervenuto Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.
Sul ritrovamento delle ossa, Orlandi ha affermato: "È stata una fonte interna alla Santa Sede a comunicare all’Ansa la notizia del ritrovamento di quelle ossa, associando subito la scoperta a mia sorella. E questa cosa mi ha colpito molto soprattutto conoscendo il tipo di comportamento che in questi 35 anni ha avuto il Vaticano sulla vicenda, cioè un comportamento di massima riservatezza e di silenzio. Un altro aspetto abbastanza strano è che il Segretario di Stato Vaticano monsignor Pietro Parolin l’altro giorno ha escluso che quelle ossa possano essere di Emanuela. Come fa a dirlo se le analisi sono ancora in corso - s'interroga -? Evidentemente, se ne ha parlato, c’è un certo interesse da parte della Chiesa".
Pietro Orlandi continua: "È invece difficile da digerire la frase di monsignor Parolin quando dice che in questi anni il Vaticano ha fatto il possibile per arrivare alla verità e che da parte della Santa Sede c’è sempre stata trasparenza. Mi auguro che queste parole del Segretario di Stato oggi siano veramente un segnale di cambiamento rispetto al passato, che siano una presa di coscienza da parte della Chiesa per arrivare alla verità".
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Ma la vera bomba, il fratello di Emanuela Orlandi la sgancia quando punta il dito contro il Pontefice: "Una cosa è certa. Papa Francesco sa cosa è successo a Emanuela, così come lo sa il Papa Emerito Benedetto XVI, così come lo sapeva Giovanni Paolo II. Il fatto stesso che Bergoglio, a inchiesta ancora aperta, mi abbia detto ‘Emanuela sta in cielo’ vuol dire che sa che fine ha fatto Emanuela. Non a caso dopo che mi disse quella frase, il muro di omertà si è alzato ulteriormente: non ho mai più ricevuto dal Papa una risposta, una spiegazione, un incontro, un segnale, una parola, nonostante le mie tante richieste avanzate al suo segretario. Evidentemente dopo 35 anni c’è ancora qualcosa che pesa tanto sull’immagine della Chiesa”, ha concluso.
Emanuela Orlandi, no al perito di parte. Pignatone blocca (per ora) il fratello Pietro
“Un loro perito? E a che titolo?! Ma come possono credere di costituirsi parte civile come se fossero parte lesa e c’entrassero qualcosa?”. Domande che a piazzale Clodio si sono posti non solo in Procura non appena è arrivata la notizia che Pietro Orlandi ha nominato un suo perito per seguire il lavoro della polizia scientifica e del professor Giovanni Arcudi, entrambi alle prese con l’estrazione del DNA dai frammenti di ossa trovati nella Nunziatura Apostolica di via Po. Il perito in questione è Giorgio Portera, ex ufficiale del Reparto Indagini Scientifiche (RIS) dei carabinieri e genetista del dipartimento di biotecnologie mediche dell’Università di Milano. Almeno per ora Maria Antonietta Gregori, la sorella della Mirella scomparsa anche lei nell’83, non ha né nominato un suo perito né condiviso la nomina decisa da Pietro Orlandi.
Portera è diventato famoso con la consulenza affidatagli dalla famiglia di Yara Gambirasio, la minorenne uccisa nel 2010 a Brembate di Sopra, provincia di Bergamo. Il suo fu un lavoro lungo e complicato, tra non poche polemiche, perplessità e dubbi, perché ci fu da estrarre e controllare il DNA di molte persone prima di poter arrivare nel 2014 a sostenere che quello trovato addosso a Yara era il DNA di Massimo Bossetti. Condannato all’ergastolo, Bossetti ha chiesto invano in appello la ripetizione delle indagini sui DNA e ora spera che, dopo lo strano e inopportuno diniego dei giudici d’appello, sia la Cassazione a ordinare il rifacimento del processo concedendo la verifica degli accertamenti sui DNA.
Insomma, la nomina di Portera è un gran botto pubblicitario, ma in effetti non si capisce come potrebbe essere presa in considerazione dalla Procura. Che, sia pure in modo informale e per evitare polemiche eccessive, fa filtrare la voce di uno spiraglio che rimane aperto:
“Semmai, se ne riparlerà se Arcudi e la scientifica dovessero concludere che un DNA delle ossa di Villa Giorgina è compatibile con quello della Orlandi”.
Lo stesso tentativo di esserci e presenziare Pietro Orlandi lo fece quando il sostituto procuratore Giancarlo Capaldo, su precisa disposizione del capo della Procura Giuseppe Pignatone, il 14 maggio 2012 decise di controllare cosa ci fosse nel sarcofago di Enrico De Pedis. Al seguito della polizia si presentò infatti anche l’Orlandi, convinto di poter partecipare agli accertamenti in loco, ma venne cortesemente e ovviamente bloccato. Gli accertamenti li aveva chiesti anche da anni a Capaldo la vedova Carla De Pedis, che voleva poter spostare i resti del marito da uno scantinato della basilica di S. Apollinare senza che potessero poi accusarla di avere voluto nascondere chissà cosa. Come è noto, infatti, tra i molti capitoli dell’infinito mistero Orlandi non è mancato neppure quello, decisamente grottesco, che a partire dal settembre 2005 voleva Emanuela, e magari anche Mirella, sepolta assieme a De Pedis. Che si usa continuare a ripetere sia stato sepolto “nella” basilica, mentre invece il suo sarcofago era stato sistemato in una stanzetta dei sotterranei, terra sconsacrata da decenni, e che in quanto tali NON facevano e non fanno parte della basilica esattamente come non ne fanno parte la canonica o l’eventuale cantina, soffitta, garage o posto auto in cortile. Una chiesa è uno spazio sacro dove si va a pregare e ad assistere alle funzioni religiose, ma nessuno va a pregare e non si celebrano funzioni religiose in canonica, garage, box auto, scantinati e soffitte per il semplice motivo che non sono spazi sacri: rispetto le relative chiese sono tutt’altro.
Il tourbillon di voci allarmiste e sempre sospettose fa notare nelle ultime ore che le ossa nella terra sotto il pavimento della casa del custode di Villa Giorgina non sarebbero state trovate nel pomeriggio del 29 marzo, bensì “72 ore prima”, cioè il 26. E che il Vaticano s’è deciso ad avvertire le autorità italiane solo dopo il rientro del segretario di Stato monsignor Pietro Parolin, assente perché impegnato in viaggio o per controlli medici. Parolin era assente anche quando il Papa il 15 ottobre 2013 lo nominò segretario di Stato: ricoverato nel reparto chirurgico dell’ospedale di Padova per problemi epatobiliari, rimase assente per convalescenza fino al 18 novembre. Da allora, qualche controllo ogni tanto non guasta. Gli allarmisti non si rendono conto che essendo Parolin il Segretario di Stato, cioè il ministro degli Esteri del Vaticano, i rapporti con gli altri Stati e relative autorità di vario tipo spettano a lui: e se si tratta di casi potenzialmente delicati, spettano a lui anche in caso di deleghe preesistenti. Ecco spiegato il motivo del “misterioso” ritardo dovuto alla sua temporanea assenza.
Facendo qualche ricerca neppure tanto complicata si appura facilmente che il terreno esterno al Muro Torto e alla prosecuzione delle mura aureliane, dalle quali Villa Giorgina non è lontanissima, è stato adibito per secoli, forse millenni, alle sepolture anche perché per un lungo periodo le sepolture dentro la cinta muraria erano vietate. Per esempio la zona di Porta Pinciana, dalla quale via Po non è lontanissima, era adibita in particolare alla sepoltura di prostitute, ladri, vagabondi, impenitenti e chiunque ritenuto irrecuperabile e di basso rango. Insomma, si tratta di aree di periferia extra urbana per secoli anche malfamate. La leggenda vuole che perfino il fantasma di Nerone si aggiri da quelle parti, perché sepoltovi per sfregio.
Comprare terreni in precedenza adibiti ad esecuzioni capitali, sepolture fuori città o comunque aree malfamate in zona Esquilino (cioè “fuori le mura”), permise al ricco Mecenate di edificare la sua enorme dimora, gli Horti Maecenatis, compreso il grande Auditorium addetto alle recitazioni, e di essere immortalato dal poeta Orazio per avere bonificato quei terreni “un tempo biancheggianti di ossa”.
Probabile che allo stesso modo sia stata man mano acquistata da privati a prezzi molto bassi anche l’intera zona che comprende Villa Giorgina, il cui parco di 20 mila metri quadri è a ridosso della via Salaria – che inizia dalla non lontana Porta Salaria, demolita nel 1921 – e dell’enorme Villa Borghese, sulla quale Porta Pinciana si affaccia. E con lei anche le annesse anime di infelici, compresa quella di Nerone. Ma non, a quanto pare, quelle di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
di Pino Nicotri
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