ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 16 novembre 2018

La battaglia non è finita, è solo iniziata

MEMBRA VIVE E MEMBRA MORTE



Vogliono trasformare il Vangelo di Gesù in "lotta di classe" e lo vogliono sostituire con uno nuovo tutto umano ispirato dalla superbia umana e compiaciuto della sua grandezza: in pratica vogliono preparare il regno del diavolo 
di Francesco Lamendola  

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Un organismo è un insieme di organi che concorrono ad un medesimo fine. Qualunque società degna di questo nome è innanzitutto un organismo, anche se ce ne siamo un po’ dimenticati, perché le ideologie politiche moderne, e soprattutto quella rimasta padrona del campo dopo l’eliminazione delle altre, ossia il liberalismo, ci ha invece indottrinati e convinti che la società sia il contenitore dei nostri diritti e lo strumento per la realizzazione dei nostri fini, cioè dei fini individuali. I gruppi minori, ad esempio una comunità scolastica, o l’insieme del personale di un’azienda, e anche i singoli individui, sono come gli organi dell’organismo: funzionano bene se concorrono al bene del tutto, cioè alla sua conservazione e al suo accrescimento; altrimenti sono simili a degli organismi estranei e parassiti o, peggio, a delle cellule tumorali. Questo fatto è ancor più evidente se si considera la società fondamentale sulla quale ogni altra società si regge: la famiglia; riteniamo superfluo precisare, ma di questi tempi è necessario, che, per famiglia, intendiamo l’unione stabile di un uomo e di una donna al fine di creare una vita in comune, sulla base di certezze e di valori e per avere dei figli, dei quali prendersi cura in maniera conveniente e ai quali affidare quei valori da trasmettere a loro volta. La famiglia perfetta è quella che si realizza nel matrimonio cristiano, perché in essa interviene l’elemento soprannaturale della grazia, che fortifica, consiglia e assiste gli sposi nel compito sacrosanto di crescere i figli e di superare insieme, nell’amore reciproco, le inevitabili difficoltà della vita.


00 benigni papa
Una sinistra e coatta sostituzione di Bergoglio a Cristo? Vogliono pervertire la Verità di Cristo e mutarla in menzogna; fuorviare le anime; ingannare i cristiani circa la natura, l’origine, i fini e la ragion d’essere della Chiesa.

Anche la Chiesa è una società, quindi è un organismo. Per prosperare, ha bisogno, come tutti gli organismi, che gli organi di cui si compone funzionino bene e che concorrano allo stesso fine, la salute del tutto. La Chiesa, però, non è soltanto un organismo: se così fosse, sarebbe una cosa meramente umana; invece, come la famiglia cristiana, essa è illuminata e vivificata dalla grazia, che la fa partecipare della dimensione divina. D’altra parte, essa è fatta di organismi, di membra; è fatta di uomini, con tutti i limiti umani e le umane debolezze. Perfino quando essi sono in stato di grazia, cioè quando partecipano realmente e pienamente della vita soprannaturale, restano pur sempre delle creature, con le loro insufficienze e i loro difetti; se, poi, si allontanano dallo stato di grazia, allora rappresentano un fardello ulteriore per tutto l’insieme, un peso morto da trascinare, o, peggio ancora, una pietra dello scandalo. Le membra morte infettano la vita della Chiesa, così come infettano la vita della sana famiglia. Quando le membra si ammalano e muoiono, è necessario amputarle, altrimenti l’organismo andrebbe in cancrena: e così è sempre stato, infatti, nella vita della Chiesa le membra morte sono gli individui o i gruppi che si separano dalla vita di grazia, che perdono la fede e che rappresentano uno scandalo e una pietra d’inciampo per le membra vive. È necessario tagliarle, e così la Chiesa si è sempre regolata con esse: ha tagliato via le parti ammalate e irrecuperabili. La lotta contro le eresie ha questo significato. Il fatto che tale lotta sia stata condotta, nei secoli passati, con metodi violenti e, talvolta, con poca carità cristiana, non inficia la giustezza della terapia: le membra immedicabili vanno tagliate. Anche il buon agricoltore della parabola evangelica si regola così: non taglia subito l’albero che non dà frutti; lo cura, lo concima, aspetta e spera che, l’anno prossimo, dia nuovamente i suoi frutti; ma se ciò non avviene, si decide a tagliarlo. È la parabola del fico sterile (Luca, 13, 8-9): Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai. Tenere nell’organismo le parti malate significa infettare anche quelle sane: per un eccesso di pazienza e di fiducia, si compromette la vita dell’intero organismo. E questo non solo è sbagliato, ma è anche immorale. Non si ha il diritto di mettere in pericolo mortale ciò che è sano, per dare una ulteriore possibilità a chi è malato e tuttavia rifiuta le cure. O si accettano le cure, o ci si sottomette alla necessità dell’amputazione. La malattia moderna del buonismo ci ha fatto scordare l’ultimo concetto espresso dalla parabola: se non porterà frutto, lo taglierai.

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I modernisti hanno vinto: si sono impadroniti di tutti i posti chiave; hanno diffuso ovunque le loro eresie; hanno screditato la vera dottrina e l'hanno sostituita con una dottrina falsa.

Oggi, o per dir meglio, a partire dal Concilio Vaticano II, il problema è che nessuno amputa più nulla, anzi, nessuno trova più che ci siano delle parti malate. Ma come è possibile? La Chiesa, improvvisamente, è diventata un organismo perfettamente e definitivamente sano? Se così fosse, essa avrebbe già realizzato il Regno di Dio; ma questo non è possibile, perché noi ci fondiamo sulla Parola di Gesù Cristo: il mio Regno non è di questo mondo. Di conseguenza, le membra morte rimangono nell’organismo, e infettano anche le parti sane. Non si fanno più amputazioni non perché l’organismo goda di una perfetta salute, tutt’altro; ma perché le membra morte fingono di essere sane, vengono proclamate sane, anzi, le più sane e rigogliose di tutte, e contaminano con la loro malattia tutto intero l’organismo. Ora, un organismo cui siano state amputate delle membra può sopravvivere; ma un organismo che lasci progredire la cancrena e che simuli la salute, senza adottare alcuna terapia, senza prendere atto che una malattia c’è, e che sta divorando ogni fibra del corpo, è un organismo destinato alla dissoluzione. Questa è la situazione attuale della Chiesa. Le membra morte pretendono di esser vive e vegete; pretendono di porsi come un modello per le altre, dicono: Guardate noi, fate come noi, che siamo nel giusto e nel vero! Fuor di metafora, dicono: Noi siamo con Francesco; noi diciamo quello che dice Francesco; noi facciamo ciò che fa Francesco. Pare che “Francesco” sia diventato la chiave universale per sciogliere ogni nodo, per risolvere qualsiasi dubbio, per far ammutolire qualunque perplessità. E non si parla più di Gesù Cristo. Si parla di “Gesù” (non di Gesù Cristo, non della seconda Persona della Santissima Trinità) e lo si descrive come un profeta che racconta Dio agli uomini: tale la definizione che ne dà Enzo Bianchi, lo pseudo teologo che oggi va fortissimo, e par quasi divenuto il consigliere speciale di Francesco per le questioni dottrinali. Quindi, Lui non è Dio; e non porta testimonianza alla Verità (per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla veritàGv., 18, 37), ma “racconta Dio” come si racconta una favola ai bambini o, comunque, come un uomo racconta ad altri uomini una cosa tutta umana. Il che non è proprio nemmeno di un profeta, perché il profeta non “racconta”, non è un narratore, ma è colui che annuncia con certezza la Parola di Dio, anche e soprattutto quando essa è sgradita ai loro orecchi.

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Nessuno si domanda perchè oggi non si parla più di Gesù Cristo?

La situazione, allora, è questa. Vi sono delle membra morte e imputridite che soffocano le membra vive; ma le prime si sono diffuse in quasi tutto l’organismo, che, pertanto, è ormai interamente contaminato. A questo punto, le membra putrefatte gridano vittoria e dicono: Siamo noi la parte sana della Chiesa; siamo noi quelli che tracciano la linea per il presente e per l’avvenire; siano noi quelli che devono essere presi a modello, ascoltati, ossequiati e riveriti; gli altri non valgono nulla, non capiscono nulla, son loro i malati, i sorpassati, quelli che non hanno capito il Vangelo. Che fare, in una situazione del genere? Se le membra morte si potessero amputare per salvare l’organismo, bisognerebbe farlo, e subito, senza perdere neanche un minuto; ma ormai l’intero organismo è raggiunto dalla cancrena, le membra sane si vanno contraendo, ormai son ridotte a minoranza, sono zittite, sono derise, sono insultate. Enzo Bianchi tuona dai suoi numerosi pulpiti mediatici che esse rappresentano il colpo di coda del demonio per fermare la riforma di Francesco, il ritorno della Chiesa al “vangelo”. Quale riforma? Quale vangelo? Lo sapranno loro; per quanto ci riguarda, qui non è in ballo una riforma, ma l’ultima fase della rivoluzione conciliare e modernista; e il “vangelo” a cui codesti signori si rifanno è un vangelo completamente manipolato e stravolto, un vangelo che non è certo quello di Gesù Cristo, visto che, per un cattolico, Gesù non era un profeta, ma il Figlio di Dio, e Dio Lui stesso, sia pure incarnato in un corpo umano, venuto in terra non già a “narrare” qualche favoletta, ma a mostrare la vita perfetta e a morire sulla croce per amore degli uomini, per riscattarli dal peccato e mostrare loro la via del Cielo. E chi non pensa questo di Gesù, chi non crede questo, non è cattolico; non è neppure cristiano. Ma come stupirsi che simili enormità vengano fuori da quella bocca? Che cos’è il monastero di Bose: è forse un monastero cattolico, o un monastero cristiano? Checché ne dica l’indegno signore argentino, che indegnamente siede sulla cattedra di San Pietro, quel monastero non è affatto il modello profetico della vita cristiana, ma il concentrato di ciò che cristiano non è: a cominciare dal fatto che il suo priore non è mai stato consacrato da un vescovo cattolico.

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Il signor Bergoglio e il signor Bianchi: cos’è il monastero di Bose? Checché ne dica l’indegno signore argentino, che indegnamente siede sulla cattedra di San Pietro, quel monastero non è affatto il modello profetico della vita cristiana, ma il concentrato di ciò che cristiano non è: a cominciare dal fatto che il suo priore non è mai stato consacrato da un vescovo cattolico!

Come reagire a questa situazione? Diciamolo pure: umanamente parlando, è impossibile; non c'è più  nulla da fare. Si può amputare una mano, un braccio, una gamba; ma non si possono amputare i polmoni, il cuore, la testa. Umanamente parlando, è finita: siamo giunti al capolinea. I modernisti hanno vinto: si sono impadroniti di tutti i posti chiave; hanno diffuso ovunque le loro eresie; hanno screditato la vera dottrina e l'hanno sostituita con una dottrina falsa, che non è santa, né cattolica, né apostolica, ma una cosa di questo mondo, che va esattamente nella direzione opposta a quella del Vangelo. Invece di far odiare il peccato, lo minimizza o lo nega; invece di suscitare il desiderio di imitare la croce di Cristo, insegna a temere e odiare la sofferenza, a scansare i pericoli e le difficoltà; invece di accompagnare l'anima verso una verità certa, assoluta e trascendente, la confonde, la circuisce e la imprigiona in una mentalità relativista, immanentista, soggettivista. Semina dubbi, solleva perplessità, mina le verità essenziali della fede: la divinità di Cristo, la sua risurrezione, la grazia e il peccato, la vita eterna, il paradiso e l'inferno. Il danno è troppo grave, la malattia troppo diffusa, la mentalità dei fedeli è stata pervertita troppo a fondo. Il cristianesimo non è più che un guscio vuoto - almeno nella Chiesa cattolica. Eppure...

100 papa marx
Vogliono trasformare il Vangelo di Gesù in "lotta di classe".


Membra vive e membra morte

di Francesco Lamendola

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