LA SPLENDIDA INTERVISTA DEL CARDINALE GERHARD LUDWIG MÜLLER E LO SQUALLIDO SILENZIO INDIFFERENTE DELLA STAMPA “CATTOLICA” DI REGIME RIDOTTA ORMAI AI TAMBURINI DELLA PRAVDA SOVIETICA E DI TELEKABUL
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due giganti della Baviera |
«Il primato del Papa è indebolito dai cortigiani a dai carrieristi alla corte papale — gli stessi di cui parlò già nel XVI secolo il noto teologo Melchior Cano — e non da chi consiglia il Papa con competenza e responsabilità».
Analizzando in che misura la stampa “cattolica” di regime somigli oggi a quella dei regimi dell’ex blocco sovietico nel periodo della piena guerra fredda, si ricava l’impressione d’aver compiuto un triste salto all’indietro. Infatti, una clamorosa intervista come quella rilasciata dal Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, Cardinale Gerhard Ludwig Müller, può essere fatta passare sotto silenzio solo adottando la stessa indifferenza con la quale i figli di papà rivoluzionar-comunisti del Sessantotto tacquero indifferenti quando durante la famosa Primavera i carri armati sovietici invasero Praga.
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Per molte di queste persone, sebbene iscritte da molti anni all’Albo dei giornalisti professionisti, non esiste più neppure il diritto-dovere di cronaca. E, se proprio debbono esercitarlo per lanciare un po’ di fumo negli occhi, si limitano a dissertare sulle ossa umane rinvenute sotto il pavimento della casa del portiere annessa alla nunziatura apostolica in Italia [cf. QUI], ben guardandosi dal disquisire su tutti gli scheletri che gli armadi della Domus Sanctae Marthae non riescono più neppure e contenere. Mentre per quell’augusta casa seguitano ad aggirarsi personaggi come Mons. Giovanni Battista Ricca, poiché il Dominus è talmente umile, ma talmente umile, che se sbaglia anche in modo imprudente e grossolano nello scegliere le persone, mai ammetterebbe di avere sbagliato, il tutto, ovviamente, per questioni di profonda umiltà.
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Proponiamo ai nostri Lettori l’intervista che il Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede ha rilasciato a LifeSite [testo originale QUI], gentilmente offerta in traduzione italiana dal giornalista Marco Tosatti sul suo blog personale Stilum Curiae.
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LifeSite — I vescovi americani hanno appena chiuso la loro assemblea autunnale a Baltimora, nel corso della quale è stato loro impedito di votare una risoluzione su una strategia riguardante il coinvolgimento episcopale nei casi di abuso sessuale — chi ha commesso gli abusi e chi ha omesso di prendere misure o ha insabbiato —, perché il Vaticano ha detto loro di fare così. Le nuove linee guida avrebbero previsto un codice di condotta e l’istituzione di un organismo di sorveglianza diretto da laici e incaricato di indagare sui vescovi accusati di condotte inappropriate. Molti cattolici in America attendevano iniziative concrete, e ora sono indignati. Pensa che la decisione sia stata saggia o crede invece che ai vescovi Americani si sarebbe dovuto consentire di adottare la loro strategie nazionali e istituire la commissione, così come hanno potuto fare i vescovi francesi il mese passato?
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Cardinale Gerhard Ludwig Müller — È necessario operare una netta distinzione, da un lato i crimini in materia di sessualità e le indagini condotte dalla giustizia secolare – di fronte alla quale tutti i cittadini sono uguali, perciò una legge valida solo per la Chiesa Cattolica rappresenterebbe una contraddizione nei sistemi legislativi degli stati democratici moderni – dall’altro i procedimenti canonici per il clero con i quali l’autorità ecclesiastica determina le sanzioni da comminarsi in caso di condotte che contraddicano diametralmente l’etica del consacrato. Il vescovo esercita su ogni religioso all’interno della sua diocesi una giurisdizione canonica che in alcuni casi speciali è condivisa con la Congregazione per la Fede a Roma, la quale a sua volta opera in forza dell’autorità pontificia. Se un vescovo non adempie alle proprie responsabilità, può essere chiamato a rispondere davanti al Papa. Le conferenze episcopali possono quindi stabilire linee guida che divengono strumenti preziosi nelle mani dei vescovi, quando nelle rispettive diocesi devono prevenire o perseguire. In mezzo a questa crisi americana dobbiamo mantenerci lucidi. Non ne usciremo certo adottando regole che consentono il linciaggio e favoriscano un clima di sospetto diffuso verso l’intero episcopato “romano”. Non credo sia una soluzione quella di lasciare il controllo ai laici con la spiegazione che i vescovi — come qualcuno crede — non siano in grado di provvedere con le proprie forze. Non supereremo le mancanze rovesciando la costituzione gerarchico-sacramentale della Chiesa. Caterina da Siena si rivolse con candore e instancabilmente alle coscienze dei Papi e dei vescovi, ma non ne prese il posto. Questa è la differenza con Lutero, a causa del quale soffriamo ancora la divisione della cristianità. Sarebbe importante se la conferenza episcopale americana si assumesse le proprie responsabilità con indipendenza e autonomia. I vescovi non sono impiegati soggetti alle direttive del Papa e non sono nemmeno, diversamente dall’esercito, generali chiamati a obbedienza assoluta verso il comando supremo. Piuttosto sono chiamati a farsi carico, insieme al successore di Pietro, quali pastori nominati da Cristo medesimo, della responsabilità della Chiesa Universale. Però si attendono che Roma sia al servizio dell’unità nella Fede e nella comunione dei Sacramenti. Questo è il momento di unire le forze per superare la crisi, piuttosto che di favorire polarizzazioni e compromessi, così che a Roma non ci sia rancore verso i vescovi americani e in America la gente non sia arrabbiata con Roma.
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— Una parte importante della discussione nel corso dell’incontro della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America è stata dedicata ancora allo scandalo McCarrick; come è stato possibile che qualcuno come McCarrick abbia potuto salire i vertici della Chiesa Cattolica americana ed essere in grado di influenzare a tal punto Roma. Qual è il suo pensiero sul caso McCarrick e cosa dovrebbe imparare la Chiesa dall’esistenza di questa rete di omertà che ha circondato un uomo il quale, praticando l’omosessualità, seducendo seminaristi che dipendevano dalla sua autorità inducendoli quindi nel peccato e, soprattutto, abusando di minori, ha condotto un vita costantemente opposta alle leggi della Chiesa?
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Io non lo conosco quindi desidero astenermi dal giudicare. Mi auguro vi sia presto un processo canonico alla Congregazione per la dottrina della fede che faccia luce sui crimini sessuali commessi con giovani seminaristi. Quando ero Prefetto di questo Dicastero [2012-2017] nessuno mi ha mai riferito di questo problema, probabilmente per il timore di una reazione troppo “rigida” da parte mia. Il fatto che McCarrick, insieme alla sua cerchia e a una rete omosessuale, sia stato capace di portare scompiglio nella chiesa con metodi analoghi a quelli mafiosi, è connesso alla sottovalutazione del grado di depravazione morale che gli atti omosessuali tra adulti provocano. Se a Roma qualcuno avesse sentito riferire anche solo sospetti, avrebbe dovuto indagare e valutare la fondatezza della accuse, impedendo che McCarrick fosse promosso all’episcopato di una diocesi importante come Washington, evitando altresì di nominarlo cardinale della Santa Romana Chiesa. E poiché erano anche state pagate somme sottobanco [per evitare scandali n.d.t.] — ammettendo così la responsabilità di crimini con giovani uomini — ogni persona ragionevole si chiede come una tale persona possa essere stata consigliere del Papa nella nomina dei vescovi. Non so se questo corrisponda al vero, certo sarebbe necessario fare chiarezza. Un mercenario che aiuta a cercare buoni pastori per la chiesa del Signore — questo è incomprensibile. In questo caso, la Chiesa dovrebbe riferire pubblicamente sui fatti e sui legami tra i soggetti coinvolti, così come sul grado di consapevolezza da parte delle autorità ecclesiastiche; si potrebbe al tempo stesso pensare a un’ammissione di responsabilità per avere valutato in modo inadeguato persone e situazioni.
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— Nel corso degli ultimi cinque anni lei ha mai avuto notizia di casi nei quali all’allora Cardinale McCarrick fosse stata data ampia fiducia e incarichi in specifiche missioni da parte del Papa o del Vaticano?
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Come ho detto, io non ero informato di nulla. La Congregazione per la dottrina della fede era responsabile solo per i casi di abusi su minori, non per gli adulti, quasi che i reati in materia di sessualità commessi dal clero con un altro consacrato o con un laico non fossero anch’essi gravi violazioni della Fede e della santità dei Sacramenti. Ho sempre sottolineato come anche gli atti omosessuali compiuti da religiosi non possano mai essere tollerati; la morale sessuale della Chiesa non può essere relativizzata dall’accettazione secolare dell’omosessualità. Si deve poi distinguere tra la condotta peccaminosa occasionale, il reato e una vita trascorsa in un continuo stato di peccato.
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Uno degli aspetti problematici del caso McCarrick è che già nel 2005 e nel 2007 vi furono accordi legali con alcune vittime, ma l’Arcidiocesi di Newark — allora sotto l’arcivescovo John J. Myers — non informò il pubblico e nemmeno i propri sacerdoti. Trattenne quindi informazioni essenziali per coloro i quali lavorano ancora con McCarrick e si fidavano di lui. Lo stesso fece il Cardinale Joseph Tobin quando, nel 2017, divenne arcivescovo di Newark. Per quanto mi risulta né Myers né Tobin si sono scusati per le omissioni e per avere tradito la fiducia dei loro sacerdoti. Pensa che l’arcidiocesi avrebbe dovuto rendere pubblici gli accordi legali, specialmente dopo il 2002 quando la Carta di Dallas aveva chiamato a una maggiore trasparenza?
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In altri tempi, si credeva di poter risolvere casi complessi sommessamente e con discrezione. In questo modo il responsabile era messo in condizione di poter continuare ad abusare della fiducia del suo vescovo. Nella situazione odierna, i cattolici e il pubblico hanno il diritto morale di conoscere questi fatti. Non si tratta di accusare qualcuno, ma di imparare da questi errori.
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un problema di questa portata può essere risolto adottando nuove linee guida oppure è necessaria nella Chiesa una profonda conversione dei cuori?
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L’origine di questa crisi va individuata nella secolarizzazione della Chiesa e nella riduzione del sacerdote al ruolo di un funzionario. In ultima analisi è l’ateismo che si è diffuso nella Chiesa. Questo spirito malvagio dice che la Rivelazione riguardo a Fede e morale deve essere adattata al mondo, indipendentemente da Dio, così che Egli non possa più interferire in una vita condotta secondo le proprie voglie e i propri bisogni. Solo il 5% dei responsabili sono stati valutati come pedofili patologici. La gran parte di loro, a causa della propria immoralità, ha scientemente calpestato il sesto comandamento rifiutando in modo blasfemo la Santa Volontà di Dio.
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Cosa pensa dell’idea di istituire nuove norme canoniche che prevedano la scomunica dei preti colpevoli di abusi?
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La scomunica è una sanzione coercitiva che viene rimossa non appena il responsabile si pente. Nel caso di gravi abusi e di offese alla Fede e all’unità della Chiesa, dovrebbe essere decisa la riduzione permanente allo stato laicale, vale a dire la proibizione permanente di esercitare il sacerdozio.
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Il vecchio codice di diritto canonico del 1917 prevedeva pene chiare nei confronti dei preti coinvolti in abusi e anche dei preti omosessuali attivi. Queste sanzioni concrete sono in gran parte state rimosse dal codice nel 1983, che ora è meno preciso e non menziona nemmeno esplicitamente gli atti omosessuali. Alla luce della grave crisi originata dagli abusi, pensa che la Chiesa dovrebbe tornare a un sistema più rigoroso di sanzioni per tali casi?
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Si è trattato di un errore disastroso. Contatti sessuali tra persone dello stesso sesso contraddicono direttamente e completamente il senso e lo scopo della sessualità come stabilita sin dalla creazione. Sono il segno di istinti e desideri disordinati, della relazione interrotta tra l’uomo e il suo Creatore con la caduta nel peccato originale. Il prete celibe e il prete coniugato nel rito orientale devono essere i modelli per il gregge, al tempo stesso esempio della redenzione che coinvolge anche il corpo e le passioni fisiche. La donazione di sé, agape, fisica e spirituale a una persona del sesso opposto, e non il selvaggio desiderio di soddisfacimento, sono il senso e lo scopo della sessualità. Questo conduce alle responsabilità verso i familiari e i figli che Dio ci dona.
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Nel corso del recente incontro di Baltimora, il Cardinale Blase Cupich ha affermato che bisogna «distinguere» tra atti consensuali tra adulti e l’abuso dei minori, sottintendendo così che i rapporti omosessuali dei preti con altri aduli non sarebbero un problema importante. Cosa risponde a questo tipo di impostazione?
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Si può distinguere tutto – anche considerare se stessi dei grandi intellettuali – ma non un peccato grave che esclude la persona dal Regno di Dio, almeno non può distinguerlo un vescovo che è vincolato al dovere di difendere la verità del Vangelo e non di esibire lo spirito dei tempi. Sembra essere giunto il tempo «in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [cf. II Tim 4, 3].
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Nel suo lavoro di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha avuto modo di visionare numerosi casi di abusi da parte di religiosi. È vero che la maggioranza delle vittime in questi casi sono adolescenti maschi?
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Oltre l’80% delle vittime di questi reati sono adolescenti di sesso maschile. Non si può concludere però che la maggioranza dei preti siano inclini alla fornicazione omosessuale, piuttosto che la maggioranza dei colpevoli hanno cercato, nel profondo disordine delle loro passioni, vittime di sesso maschile. Le statistiche del crimine ci dicono che la maggior parte dei responsabili nei casi di abusi sessuali sono gli stessi parenti delle vittime, persino genitori con i loro figli. Da questo non possiamo dedurre che la maggior parte dei padri siano inclini a commettere questi crimini. Dobbiamo sempre essere attenti a non generalizzare partendo da casi concreti, per non cadere nello tentazione dello slogan o del pregiudizio anticlericali.
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Se questa è la situazione — e lo studio sugli abusi sessuali condotto in Germania o il John Jay Report, riferiscono di numeri simili — la Chiesa non dovrebbe affrontare direttamente il problema della presenza di preti omosessuali?
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Dal mio punto di vista, non esistono uomini o preti omosessuali. Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina. Ma ci possono essere maschio e femmina con passioni disordinate. L’unione sessuale ha un posto solo nel matrimonio tra un uomo e una donna. Fuori c’è solo fornicazione e abuso della sessualità, sia con persone del sesso opposto che nella innaturale esacerbazione del peccato con persone dello stesso sesso. Solo chi ha imparato a controllarsi soddisfa i requisiti per l’ordinazione sacerdotale [cf. I Tim 3, 1-7].
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Al momento sembra esserci un problema nella Chiesa, all’interno della quale manca persino il consenso sul fatto che i preti omosessuali attivi abbiano una gran parte di responsabilità nella crisi legata agli abusi. Persino alcuni documenti vaticani parlano di «pedofilia», o di «clericalismo» come problemi principali. Il giornalista italiano Andrea Tornielli è arrivato a dire che McCarrick non aveva rapporti omosessuali, ma che esercitava il proprio potere sugli altri. Intanto abbiamo chi, come Padre James Martin, S.J, viaggia per il mondo — anche invitato al meeting mondiale delle famiglie in Irlanda — a promuovere l’idea di «Cattolici-LGBT» pretendendo addirittura di teorizzare l’omosessualità di alcuni santi. Questo per dire che è presente una forte spinta nella Chiesa che porta a minimizzare il carattere peccaminoso delle relazioni tra persone delle stesso sesso. Lei condivide e se condivide, come pensa si potrebbe — e dovrebbe — porre rimedio?
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Questa è la parte della crisi le cui cause nessuno vuole vedere, nascondendole con l’aiuto della retorica propagandata dalla lobby omosessualista. La fornicazione con adolescenti e adulti è peccato mortale e nessun potere umano sulla terra può dichiararla moralmente neutra. Questa è l’opera del demonio – contro la quale Papa Francesco spesso ci mette in guardia – dichiarare buono il peccato. «Alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti menzogneri e a dottrine diaboliche, sedotti dall’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza» [cf. I Tim 4,1]. È infatti assurdo che improvvisamente le autorità ecclesiastiche utilizzino tipici slogan anticlericali giacobini, nazisti e comunisti per attaccare sacerdoti ordinati nel Sacramento. I preti sono investiti dell’autorità di proclamare il Vangelo e amministrare i Sacramenti di Grazia. Se qualcuno abusa della propria giurisdizione per raggiungere obiettivi egoistici, quel qualcuno non è eccessivamente clericale, al contrario, è anticlericale perché nega a Cristo la possibilità di operare attraverso di lui. L’abuso sessuale da parte del clero deve quindi chiamarsi anticlericale in massimo grado. Però è ovvio — e potrebbe essere negato solo da chi vuol essere cieco — che i peccati contro il sesto comandamento del Decalogo originano da inclinazioni disordinate quindi sono peccati di fornicazione che escludono dal Regno di Dio almeno fino a quando non vi sia pentimento ed espiazione, e non vi sia il fermo intendimento di evitare tali peccati nel futuro. Il tentativo di offuscare queste cose è un segno negativo di secolarizzazione della Chiesa. Si pensa come il mondo, non secondo la volontà di Dio.
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Al recente sinodo della gioventù a Roma si sono potute sentire voci dello stesso tenore. Lo instrumentum Laboris ha usato per la prima volta il termine LGBT, mentre il documento finale ha sottolineato la necessità di accogliere nella Chiesa rifiutando verso di loro ogni forma di discriminazione nei loro confronti. Questo genere di affermazioni non potrebbe minare la pratica costante della Chiesa di non consentire di impiegare omosessuali attivi per esempio nel ruolo di insegnanti in chiese cattoliche?
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L’ideologia LGBT è basata su una falsa antropologia che nega Dio come Creatore. Poiché essa è essenzialmente atea o al più sfiora appena il concetto cristiano di Dio, non può avere posto nei documenti della Chiesa. Questo è un esempio dell’influenza strisciante dell’ateismo nella Chiesa, responsabile da oltre mezzo secolo della grave crisi. Sfortunatamente esso continua a operare nella pensiero di alcuni pastori i quali, nel loro ingenuo convincimento di essere moderni, non si accorgono del veleno che essi stessi assumono ogni giorno e finiscono con l’offrire agli altri.
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Questo non lo so poiché queste persone con me non si espongono. Ma può essere che si siano sentiti compiaciuti nel sapermi lontano dalla Congregazione e dai casi di crimini sessuali specialmente con giovani adolescenti maschi.
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Recentemente lei ha rivelato che nel corso del suo mandato alla Congregazione per la dottrina della fede il Papa aveva istituito una commissione che avrebbe fornire consigli alla Congregazione su possibili sanzioni contro preti coinvolti in abusi. La commissione, però, era incline a un atteggiamento più morbido nei confronti dei preti coinvolti, diversamente da lei che avrebbe desiderato imporre, nei casi più gravi, la riduzione allo stato laicale, per esempio il caso del Reverendo Mauro Inzoli. Lo scorso anno — quando lei fu rimosso dalla sua carica alla Congregazione per la dottrina della fede — la rivista dei Gesuiti America rivelò che «un certo numero di cardinali aveva chiesto a Francesco si sollevare il Cardinal Müller dall’incarico perché in numerose occasioni aveva manifestato discordanza, o si era distaccato, dalle posizione del Papa ed essi vedevano in questo un indebolimento dell’ufficio e del magistero papale». Vede una possibile relazione tra i criteri severi da lei adottati nell’affrontare i casi di abusi commessi da religiosi e il gruppo di cardinali vicino al Papa che avrebbero desiderato un approccio più morbido? Se non è questo il caso, affermerebbe ancora di essere stato rimosso a causa della sua difesa ferma dell’ortodossia?
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Il primato del Papa è indebolito dai cortigiani a dai carrieristi alla corte papale — gli stessi di cui parlò già nel XVI secolo il noto teologo Melchior Cano — e non da chi consiglia il Papa con competenza e responsabilità. Se è vero che un gruppo di cardinali mi ha accusato davanti al Papa sulla base delle mie idee differenti, allora la Chiesa si trova in una situazione non buona. Se fossero stati uomini coraggiosi e retti, avrebbero parlato direttamente con me; avrebbero poi dovuto sapere che in quanto vescovo e cardinale, sono chiamato presentare l’insegnamento della Fede cattolica, non a giustificare le varie opinioni private di un Papa. La sua autorità si estende sulla Fede rivelata della Chiesa Cattolica e non comprende le opinioni teologiche personali o dei suoi consiglieri. Forse mi si potrà accusare di interpretare Amoris Laetitia in chiave ortodossa, ma non possono affermare che io abbia deviato dalla dottrina Cattolica. Si aggiunga l’irritazione che si prova nel vedere persone prive di formazione teologica elevate al rango episcopale, le quali ritenendo di dover manifestare gratitudine al Papa manifestano un genere di sottomissione puerile. Forse avrebbero potuto scorrere le pagine del mio libro Il Papa, missione e mandato, la cui traduzione in italiano e inglese è in corso d’opera. Allora si potrebbe discuterne a un livello adeguato. Il magistero dei vescovi e del Papa è sottoposto alla Parola di Dio come si trova nelle Sacre Scritture e nella Tradizione, e deve essere al Suo servizio. Non è cattolico credere che il Papa sia una persona che riceve la Rivelazione direttamente dallo Spirito Santo, e che può interpretarla in base ai suoi desideri mentre il resto dei fedeli devono seguirlo ciecamente e in silenzio. Amoris Laetitia deve assolutamente concordare con la Rivelazione, non dobbiamo essere noi a dover concordare con Amoris Laetitia, quantomeno non nelle interpretazioni eretiche che contraddicono la Parola di Dio. Sanzionare coloro i quali insistono su un’interpretazione ortodossa dell’enciclica come di qualsiasi altro documento magisteriale del Papa, sarebbe un abuso di potere.” Solo chi si trova in stato di Grazia può ricevere fruttuosamente la Santa Comunione. Questa verità rivelata non può essere sovvertita da nessuna potenza terrena e nessuna cattolico potrà mai credere il contrario o essere costretto ad accettare il contrario.
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In retrospettiva, nel suo ruolo di Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede a quali delle innovazioni proposte alla Chiesa si è opposto con più forza? Quale parte della sua testimonianza ha contributo maggiormente alla sua rimozione e al modo in cui essa è avvenuta, senza cioè che le fosse offerta una posizione alternativa all’interno del Vaticano?
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Non mi sono opposto ad alcuna innovazione o riforma. Perché riforma significa rinnovamento in Cristo, non adattamento al mondo. Le ragioni del mancato rinnovo del mio mandato non mi sono mai state comunicate. Questo è insolito perché normalmente il Papa conferma tutti i Prefetti nelle loro posizioni. Non conosco ragioni possibili che potrebbero essere ipotizzate senza cadere nel ridicolo. In fondo non si può credere, contrariamente a quanto ha creduto Papa Benedetto, che Müller manchi di sufficiente preparazione teologica, che non sia ortodosso, o sia negligente nel perseguire i crimini contro la fede in caso di abusi sessuali. Per questo si preferisce tacere e lasciare ai media di orientamento liberale e progressista il compito di commentare malevolmente.
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Attualmente alcuni osservatori confrontano la sua rimozione dall’importante posizione in Vaticano — certamente dovuta anche alle sua rispettosa resistenza riguardo ad Amoris Laetitia — con il trattamento accondiscendente ricevuto da altri come il Cardinal e McCarrick. Ancora oggi non è stato ridotto allo stato laicale, nonostante la sua condotta criminale. Sembra quindi che coloro i quali tentato di preservare l’insegnamento cattolico su famiglia e matrimonio così come è stato trasmesso sono messi da parte, mentre coloro i quali sono a favore di innovazioni in questo campo della morale, sono trattati con mitezza o addirittura promossi, si pensi al Cardinal Cupich e Padre James Martin. Ha un commento su questo?
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Chiunque può formarsi un’idea sui criteri secondo i quali alcuni sono promossi e protetti, mentre altri sono combattuti ed eliminati.
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Sempre nel merito di questa apparente soppressione dei religiosi ortodossi e la promozione di rappresenti progressisti, Padre Ansgar Wucherpfennig S.J. ha appena ricevuto dal Vaticano il permesso di ritornare alla posizione di rettore della facoltà gesuita di Francoforte, nonostante egli sostenga e promuova l’ordinazione della donne e la benedizione per le coppie dello stesso sesso. Gli è stato persino chiesto di pubblicare i suoi articoli a riguardo. Come valuta questo ulteriore sviluppo?
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Questo è un esempio di come le autorità della Chiesa di Roma stiano danneggiando se stesse e di come la chiara competenza ed esperienza della Congregazione per la dottrina della fede messa da parte. Se questo sacerdote ritiene che la benedizione delle relazioni omosessuali sia il risultato della sviluppo della dottrina, e continua il suo lavoro in questa direzione, siamo di fronte a null’altro che alla presenza di un pensiero ateo nella Cristianità. Egli non nega l’esistenza di Dio sul pieno teorico, ma lo rinnega in quanto fonte della morale, presentando alla stregua di una benedizione ciò che invece agli occhi di Dio è peccato. Il fatto che il Sacramento del Sacro Ordine possa essere riservato solo alle persone di sesso maschile non è il risultato di circostanze culturali o di una legislazione della Chiesa positiva quindi modificabile. Esso è fondato nella natura di istituzione divina del Sacramento, così come la natura del Sacramento del matrimonio richiede la differenza tra i due sessi.
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Dal suo punto di vista, ritiene che la Chiesa Cattolica sia prossima a raggiungere il controllo della questione legata agli abusi adeguato e coerente, e abbia trovato le soluzioni giuste? Altrimenti quale pensa sia stato il maggior ostacolo al sostanziale miglioramento della situazione? Come può la Chiesa tornare a rappresentare un’istituzione credibile agli occhi delle famiglie cattoliche?
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L’intera Chiesa, con i suoi sacerdoti e vescovi, deve compiacere Dio più dell’uomo. La nostra salvezza è l’obbedienza nella Fede.
Redazione dell’Isola di Patmos
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