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lunedì 17 dicembre 2018

Nuova teoecologia “fancescana”

Resoconto di un “simpatico” incontro con la nuova ecologia “fancescana”

sanfrancesco-creato-assisi-20170415175217Inizia la S. Messa di una domenica d’autunno. Il parroco annuncia la presenza di don Gabriele Scalmana, responsabile della “Pastorale per la Salvaguardia del Creato” per la Diocesi di Brescia.
L’odierna omelia non ha come argomento il Vangelo del giorno ma l’ecologia.
Stento a contenere la reazione spontanea di disappunto che suscitano in me certe parole sul presunto inquinamento da Co2 (non esiste l’inquinamento da Co2!), fatico a trattenermi dal rispondere all’affermazione che “il ghiacciaio dell’Adamello si sta sciogliendo perché inquiniamo” (nessun argomento scientifico lo prova) o che tutti i ghiacciai del pianeta si stanno ritirando per colpa dell’uomo (non è vero che tutti i ghiacciai si stanno ritirando). Un po’ di contegno, siamo in chiesa, sto zitto. E poi se nella “Laudato Sì” che è un’Enciclica quindi Magistero, ci sono alcuni punti che sembrano percorrere il pensiero ecologista più spinto, chi sono io per giudicare un’Enciclica del Papa?

Ma tralasciamo un istante questo tema che andrebbe trattato e approfondito a parte. Termina l’omelia, finisce la S. Messa e don Gabriele saluta, ringrazia il parroco e invita i fedeli a portare a casa il pieghevole formato A4 con la bellissima preghiera di Papa Francesco “per la nostra terra” scritta al termine della “Laudato sì”: “Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza…”.
Purtroppo il foglio sul banco è double fase e girandolo sul retro appare un decalogo dal titolo “Sono responsabile del creato”, una specie di test (come il fascistometro di Michela Murgia ma senza punteggio ed inappellabile esito finale) per definire non si capisce bene cosa:
Comandamento numero 1) “Uso un po’ del mio tempo per pregare Dio nella contemplazione delle bellezze della natura”. Iniziamo bene, niente da dire.
2) “Leggo libri o riviste per capire l’importanza della natura sia dal punto di vista teologico che dal punto di vista scientifico e sociale”.
D’accordo, anche se forse basterebbe consigliare il Cantico di San Francesco o dei testi cristiani che spiegano la centralità dell’uomo. Se ci si affida alle riviste o ai libri in generale, magari anche quelli sugli scaffali di alcune librerie cattoliche, è facile imbattersi nell’ambientalismo gnostico che divinizza “Gaia”.
3) “Agisco politicamente per indirizzare la nostra società verso obiettivi di giustizia sociale e di sostenibilità ambientale”.
Mi metto nei panni della vecchietta in terza fila che giustamente non capirà bene come comportarsi.
Forse penserà che agire “bene” politicamente significhi sostenere i Verdi (quindi penserà male)? Il concetto di “sviluppo sostenibile” poi, e la “sostenibilità ambientale” ne è un aspetto, come spiega chiaramente Riccardo Cascioli è “conseguente alla concezione neomalthusiana di uomo come mero consumatore, secondo cui la crescita demografica ed economica delle nazioni è il peggiore dei mali”. Del resto se Jeffrey Sachs, più volte consultato dalla Santa Sede e invitato dalla Pontificia Accademia delle Scienze per convegni sull’ambiente, teorizza che “siamo in troppi per poter star bene”, così titolava un’intervista rilasciata al Sunday Times nell’aprile 2007, cosa ci posso fare?
4) “Col mio lavoro tendo a far crescere nel mondo la solidarietà, la bellezza, la pace”. Va bene, ma Gustavo che fa l’imbianchino mi è andato in crisi. “Come devo comportarmi?” mi ha detto. Come dargli torto.
5) “Consumo (e inquino) il meno possibile: uso poco il motorino o la mia automobile privata, non spreco cibo o acqua o vestiti o scarpe o arredi, produco pochi rifiuti e li separo nei cassonetti, utilizzo poco detersivo, pochi imballaggi”.Ecco che al punto cinque decolla la creatività catto-ambientalista. Inquino quando mi serve l’auto, non è che mi diverto a consumare gasolio, che oltretutto costa. L’acqua, sui testi che si usavano una volta alle elementari, veniva illustrata nel suo ciclo chiuso e tutti ci eravamo convinti che facesse sempre lo stesso giro. Comunque anche quella costa, non la spreco perché il contatore gira. Ecco, allo spreco di arredi non avevo mai pensato, in genere quando si fa il cambio degli armadi è solo un modo di dire, non è che ci si rivolge due volte all’anno al mobiliere (che poi anche loro poveretti devono lavorare!).
6) “Consumo poca energia”(diglielo a Mario che gestisce una fonderia!). “Tengo al minimo il riscaldamento”(potevano aggiungere “in inverno” già che c’erano… Povero chi abita in montagna!), “non uso condizionatori refrigeranti”(nemmeno al minimo se ci sono 40 gradi?), “impiego energie rinnovabli (pannelli solari, pompe di calore, geotermia)”, metto il cappotto isolante sulla mia casa o ditta o condominio”(per le roulotte sono previste deroghe?), “costruisco con i criteri dell’ingegneria sostenibile”(che andrò immediatamente a cercare sull’enciclopedia o per fare prima su Wikipedia).
7) Siamo quasi al termine, entriamo nella zona calda ed ecco comparire lui: “Mi approvvigiono al mercato equo, solidale e biologico”.Va bene, capiterà che qualcuno sul sagrato della chiesa riuscirà a vendermi due etti di caffè o di cioccolato del Brasile, ma mi hai appena detto di non inquinare, deciditi, perché questi prodotti si fanno dieci mila chilometri per arrivare in Italia e non viaggiano su aviogetti a pedali! “O comunque scelgo marche, negozi, supermercati ecologicamente e socialmente virtuosi”.No, caro Monsignore o chi per esso, lei non ha moglie quindi giustamente non può capire che se vado io, cioè un marito, al supermercato, già devo seguire rigorosamente certe regole; scambiare la candeggina in confezione verde con quella nel fusto giallo è un attimo e può causare la rottura di un matrimonio, non ci provi nemmeno a dire alla mia signora che da domani devo pure cercarmi un supermercato “socialmente virtuoso”, sennò mi arrendo, anzi, mi dimetto.
8) Se mai riuscissi a sopravvivere al settimo comandamento, credo che ci penserebbe l’ottavo a condannarmi senza appello al girone infernale delle discariche: “Mi informo per saper leggere le etichette ecologiche sugli alimenti, sugli elettrodomestici, sui vestiti”.Quando sono arrivato a questo punto, già provato dal mercato equo e solidale e dai pannelli solari, confesso di essermi sentito stupido come poche altre volte in vita mia. Non l’ho capito, lo giuro, però visto che uno dei tre elementi decisivi affinché il peccato mortale si concretizzi è la “materia grave”, non avendo capito questo comandamento ecologico e tantomeno se la sua violazione sia peccato grave, credo di essere esentato dal rispettarlo.
9) Attenzione, siamo agli sgoccioli. Con fatica, ma spinto da un briciolo di vis polemica che in questi casi fa più effetto della caffeina (più o meno equa e solidale), arrivato al punto nove ho pensato di essere su scherzi a parte, avendo appreso che sono responsabile del creato se “metto i miei risparmi alla banca etica”.
10) Ed ecco il botto finale, un must dell’ecologia, la caccia. ”Rifiuto tutte le violenze inutili agli esseri viventi; tollero la caccia e la pesca legali, condanno invece i metodi crudeli e di frodo”. Non è specificato se sia lecito usare i topicidi, sterminare le nutrie che bucano gli argini dei fiumi, uccidere le simpatiche formiche che tentano di entrarci in casa. Quanto al “tollerare la pesca”, un sentito ringraziamento per la gentile concessione, a nome di San Pietro e dei suoi colleghi apostoli.

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