ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 8 dicembre 2018

Sine labe originali concepta


L'Immacolata e la liturgia ambrosiana antica 


La liturgia ambrosiana antica costituisce una grande ricchezza per la Chiesa.Antifone e invocazioni sono poesia pura e permettono ai fedeli di entrare intimamente nel significato della liturgia e della festa. È proprio il caso di dire che i messali antichi custodiscono dei tesori, che noi moderni abbiamo il compito di riscoprire e riportare alla luce, dopo decenni di oscuramento.

In particolare, oggi proponiamo i testi riguardanti l'Immacolata Concezione (tratti da Ambrosianeum.net che fornisce sussidi liturgici per il rito ambrosiano).


Oratio Super Populum

Deus, qui per immaculatam Virginis Conceptionem dignum Filio tuo habitaculum præparasti, quæsumus: ut qui ex morte ejusdem Filii tui prævisa eam ab omni labe præservasti, nos quoque mundos ejus intercessione ad te pervenire concedas. Per Dominum nostrum...

O Dio, che attraverso il privilegio dell’immacolata Concezione accordato alla SS. Vergine, hai preparato un degno tabernacolo al Figlio tuo, ti preghiamo: affinché tu, che in previsione della morte del Figlio tuo hai preservato Maria da ogni macchia, conceda anche a noi, per intercessione di lei, di giungere alla tua presenza mondati da ogni colpa. Per il nostro Signore...

Psalmellus
Fundamenta ejus in montibus sanctis: * diligit Dominus portas Sion † super omnia tabernacula Jacob. • Homo natus est in ea: * et ipse fundavit eam Altissimus.

(Questa mistica città) tiene le sue fondamenta sulle vette dei monti; il Signore predilige le porte di Sion sopra tutte le abitazioni di Giacobbe. Un uomo è nato in lei: e l’Altissimo in persona l’ha fondata.

Halleluja Halleluja. Tota pulchra es, Maria: * et macula originalis non est in te. Halleluja. 

Alleluia. Tutta bella sei, o Maria: e macchia originale non è in te. Alleluia. 

Antiphona post Evangelium
Benedicta es tu, Virgo Maria, * a Domino Deo excelso † præ omnibus mulieribus super terram. • Tu gloria Jerusalem, tu lætitia Israël, * tu honorificentia populi nostri. • Immaculata Conceptio tua * gaudium annuntiavit universo mundo. † Hallelujah. 

Vergine Maria, tu sei stata dal Signore Iddio eccelso, benedetta a preferenza di tutte le donne della terra. Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l’esultanza di Israele, tu il vanto della nostra stirpe. La tua Immacolata Concezione segnò il gaudio dell’universo. Lode al Signore. 

Oratio super Sindonem
Omnipotens sempiterne Deus, qui tantam Mariæ gratiam contulisti ad vincendum ex omni parte peccatum, ut ex ipso etiam Adam, in quo omnes peccaverunt, sola sine labe gigneretur, nostrorum, quæsumus, ablue maculas peccatorum, et præsta: ut in posterum sancti et immaculati in conspectu tuo, in caritate inveniri mereamur. Per Dominum nostrum [...]. Amen. 

Onnipotente e sempiterno Iddio, che tanta grazia hai conferita a Maria per vincere in ogni parte il peccato, che sola senza di questo ebbe la ventura di nascere da Adamo, nel quale tutti fanno naufragio, noi ti preghiamo di lavare le macchie dei nostri peccati, e di concederci che in avvenire possiamo sempre apparire ai tuoi occhi, per effetto della grazia, santi ed immacolati. Per il nostro Signore [...]. Amen. 

Offertorium
Per unum hominem peccatum in hunc mundum intravit, * in quo omnes peccaverunt. • Ne timeas, Maria, * invenisti gratiam apud Deum. • Nihil inquinatum in te incurrit: * vestimentum tuum candidum quasi nix, † et facies tua sicut sol. • Eripuit Dominus animam tuam de morte, * et contra inimicum factus est protector tuus. • Ne timeas, Maria: * invenisti gratiam apud Deum. • Nihil inquinatum in te incurrit: * vestimentum tuum candidum quasi nix, † et facies tua sicut sol. 

Per opera di un sol uomo il peccato entrò nel mondo, e tutti in quello peccarono. Ma tu, o Maria, non temere, tu hai trovato grazia presso Dio. Niente di infetto è entrato in te: il tuo vestimento è candido come la neve, ed il tuo volto è raggiante come il sole. – Il Signore ha preservato il tuo spirito dalla morte, e contro il nemico s’è fatto tuo scudo. Non temere, o Maria, tu hai trovato grazia presso Dio. Niente di infetto è entrato in te: il tuo vestimento è candido come la neve, ed il tuo volto è raggiante come il sole. 

Oratio super Oblatam
Salutarem hostiam, quam in solemnitate immaculatæ Conceptionis beatæ Virginis Mariæ tibi, Domine, offerimus, suscipe, et præsta: ut sicut illam tua gratia præveniente ab omni labe immunem profitemur, ita ejus intercessione a culpis omnibus liberemur. Per Dominum nostrum [...]. Amen. 

Accogli, o Signore, la vittima salutare che ti offriamo nella solennità dell’immacolato Concepimento della beata Vergine Maria; e concedici: come la crediamo, per l’azione preveniente della grazia, immune da ogni macchia, così possiamo, per sua intercessione, essere liberati da ogni colpa. Per il nostro Signore [...]. Amen. 

Præfatio
Præclarissimum enim immaculatæ Conceptionis diem recensemus, quo gloriosissima Dei Genitrix, intemerata Virgo Maria, Stella corusca et admirabilis, sine labe originali concepta est. Quæ nobis perennis vitæ januam, quam Eva in paradiso clauserat, reseravit: nosque de tenebris ad lucis antiquæ gaudia revocavit. Per eundem Christum Dominum nostrum. 

Celebriamo infatti il faustissimo giorno, nel quale la gloriosissima Genitrice di Dio, sempre Vergine Maria, stella di straordinario e meraviglioso splendore, fu concepita senza l’originale peccato. Essa è colei che ci aprì la porta dell’eterna vita, che Eva nel paradiso terrestre aveva chiusa: colei che dalle tenebre in cui eravamo piombati ci restituì al godimento della pristina luce. 

Confractorium
Vivit Dominus, † quoniam adimplevit in me misericordiam suam. * In conspectu gentium revelavit gloriam Genitricis suæ. • Exaltabo ergo te, Domine, * quoniam suscepisti me: † nec delectasti inimicos meos super me.

Sia lode al Signore, che ha compiuto in me la sua misericordia. Egli al cospetto delle genti rivelò la gloria della Genitrice sua. Io ti esalterò dunque, o Signore, perché mi hai sottratta; né hai permesso che i nemici si allietassero d’essere stati vittoriosi su di me.

Transitorium
Gloriosa dicta sunt de te, Maria, * quia fecit tibi magna qui potens est. • Hortus conclusus, fons signatus: * emissiones tuæ paradisus. • Trahe nos, Virgo Immaculata: * post te curremus in odorem unguentorum tuorum.

Meraviglie si decantano di te, o Maria, perché prodigiose cose ha operato in te colui che è onnipossente. Tu sei un orto chiuso e un fonte sigillato: i tuoi rivi sono quelli di un giardino di delizie. Attraici al tuo seguito, o Vergine Immacolata: noi correremo dietro a te, al profumo delle tue virtù.

Oratio Post Communionem
Sacramenta quæ sumpsimus, Domine Deus noster, illius in nobis culpæ vulnera reparent: a qua immaculatam beatæ Mariæ Conceptionem, singulariter præservasti. Per Dominum nostrum [...]. Amen.

I sacri Misteri, che abbiamo ricevuti, o Signore Iddio nostro, riparino in noi quelle ferite di colpa, dalle quali hai preservato l’immacolata Concezione di Maria santissima. Per il nostro Signore […]. Amen.

Sconvolgenti rivelazioni dei demoni sull’Immacolata [da esorcismi]: “E’ la mia rovina. Io La odio!”


Nello spazio di un quarto d’ora offro a tutti voi un estratto significativo dal libro dell’esorcista padre Francesco Bamonte intitolato: La Vergine Maria e il Diavolo negli esorcismi in cui racconta alcune rivelazioni dei demoni (di cui è testimone diretto) sul privilegio dell’Immacolata Concezione di Maria.
Le rivelazioni sono state da lui raccolte durante esorcismi praticati da lui stesso, spesso sotto sua imposizione diretta il diavolo è stato costretto a esternare verità meravigliose sulla sua Eterna Nemica.
Queste rivelazioni ci confermano nella fede di sempre della Chiesa e ci danno un’ulteriore opportunità per benedire la Nostra Celeste Madre e corroborare la nostra fiducia nella sua materna Intercessione.
A tutti buon ascolto


https://tempidimaria.com/2018/12/08/sconvolgenti-rivelazioni-dei-demoni-sullimmacolata-da-esorcismi-e-la-mia-rovina-io-la-odio/

Il dogma dell’Immacolata Concezione, il naturalismo e la Dottrina sociale della Chiesa


Naturalismo. Il vocabolo sembra innocuo. Non evoca nulla di particolare, nulla d’insidioso, né per il singolo, né tantomeno per la società. Se ne parla poco, anche in filosofia. I dizionari filosofici lo liquidano in poche righe. Se ne dovrebbe parlare, invece, più spesso. Il naturalismo è insidia antica e profonda, che va a colpire la possibilità stessa di una filosofia dell’essere, perché – a dispetto del nome – snatura le essenze, mortifica l’esistenza, allontana persino da quel mondo naturale che vorrebbe porre al centro.
Non è esente dal naturalismo la stessa filosofia greca, che pure ha posto il senso della natura al di là di questa, inaugurando la trascendenza per via di ragione, laddove la religione è trascendente per via di fede o di sentimento. Teodorico Moretti-Costanzi ha sostenuto che la «sapienza» dei Greci è «originariamente e irriducibilmente naturalistica»[1]. Anche l’anima, la psiché dei Greci, «non ha nulla a che vedere con ciò che noi chiamiamo spirito e anzi ne rappresenta tutto l’opposto»[2]. Da qui, a parere di Moretti-Costanzi, nasce l’incompatibilità del naturalismo ellenico col Cristianesimo, di cui al titolo del suo capitolo.
Di parere simile è Stefano Fontana, secondo cui «più che all’essere, i filosofi greci erano interessati al cosmo»[3]. I Greci, infatti, «riuscirono a capire molto dell’ordine delle cose che stavano dentro la scatola del cosmo», come pure ad «adombrare qualcosa che stava al di là della scatola [il mondo iperuranio, ndr]», ma non acquisirono «una consapevolezza vera della trascendenza»[4]. E, dunque, «il cosmo rimase sempre una scatola autosufficiente»[5].
Il problema dei naturalisti – o meglio – il motivo per cui il naturalismo costituisce un problema per la fede è proprio legato all’autosufficienza: il naturalista non ha bisogno di Dio per salvarsi dalla morte o dalla perdizione, ma si affida unicamente alla forza della sua ragione. Il naturalista non ha bisogno della fede: la pistis dei Greci (la credenza) è relegata, nella scala epistemica, al livello della doxa (opinione). Quando, allora, la filosofia greca ha dato motivi di ragione alla trascendenza e alla Rivelazione giudeo-cristiana, fu largamente assunta dalla teologia, quale criterio di verità logica e rigorosa, ma nella misura in cui non riconobbe la realtà di un Dio personale, creatore e trascendente, la stessa teologia ne ha sempre indicato i limiti umani.
Nascita e morte di una civiltà
Con il lento crollo dell’Impero romano e l’avvio del Medioevo l’uomo riesce in una sintesi speculativa epocale, che rende ragione alla fede con le categorie della filosofia classica. Fede e ragione si uniscono al punto da maturare una teologia assimilabile ad una «filosofia cristiana», sia per la vastità delle questioni affrontate, sia per l’uso abituale della logica e delle suggestioni filosofiche classiche. La natura, in tale operazione – che dura un millennio e che culmina nella Scolastica – non ne esce umiliata, ma raggiunge la dignità di “creazione”, per il suo rapportarsi con Dio. Si comprende pure che la dipendenza da Dio non soffoca la creatura, ma è, allo stesso tempo, indipendenza, per la volontà liberante del Creatore. Con il Creatore al centro, in rapporto di analogia con la creatura, la natura non è soltanto nobilitata, ma anche studiata: la fondazione delle scholae e delle universitas – da parte della Chiesa clericale – innesca non solo la grande speculazione teologica, ma anche le prime ricerche sistematiche nei campi delle scienze naturali[6].
La Civiltà cristiana, scaturita appunto su tali fondamenti, entra però in crisi dal XIV secolo in avanti, con l’Umanesimo e il Rinascimento prima e, poi, con l’avvento della modernità, negli ultimi quattro secoli di storia. Non che manchino gli scienziati, né che manchi il genio, ma i dati che provengono dalle scienze non possono più entrare in armonia o in sintesi con quelli della fede, dopo la spaccatura tra fides et ratio, a seguito specialmente della filosofia spuria occamiana e dello scisma provocato dalla Riforma protestante.
La Massoneria
Assieme all’Umanesimo e al Rinascimento risorge il naturalismo, che durante il Medioevo si era in gran parte attenuato. Per «naturalismo», in senso moderno e contemporaneo, si dovrebbero intendere essenzialmente due cose: la dottrina secondo cui «nulla esiste fuori della natura» e la dottrina secondo cui è negata «ogni distinzione tra natura e soprannatura»[7]. In generale, tuttavia, il naturalismo ha diversi altri significati. È particolarmente importante il significato di «naturalismo teologico», che è quello più insidioso per la fede e corrisponde alla dottrina «che, affermando la bontà della natura umana, nega o limita fortemente la necessità della grazia». In questo senso, il «suo opposto è il soprannaturalismo»[8].
Tutto sommato la virata della modernità verso il naturalismo razionalista – e verso la conseguente obsolescenza della fede – era inevitabile. Bacone, Cartesio, Galilei o Newton non sono stati gli attori centrali di questo squilibrio. Gli scienziati c’erano pure nel passato, fino e oltre il XIII secolo. Lo squilibrio è stato causato dalla rottura tra fides et ratio: una volta evaporato il fondamento, il pensiero umano ha eretto alla dignità di arché non qualcosa che avesse a che fare col Tutto, ma una qualche porzione della realtà. E, dunque, l’universo mondo è retto, secondo i nuovi filosofi, dalla porzione della ragione (razionalismo, illuminismo), o dalla porzione dell’idea (idealismo), o dalla porzione dei sensi (empirismo), o dalla porzione delle scienze (positivismo) o, addirittura, da nessuna porzione (relativismo). Un terrificante regionalismo ha contagiato la filosofia e una certa teologia, fino ad oggi, polverizzando la ragione e svalutando la fede.
Eppure, all’apice di ogni malinteso, sembra porsi proprio il naturalismo. Non è strano che il magistero pontificio abbia prodotto quasi seicento documenti di condanna della Massoneria[9]. Le associazioni dei Liberi Muratori hanno infatti costituito, almeno a partire dal XVIII secolo, la concrezione storica del naturalismo razionalista moderno. È anche vero, viceversa, che il naturalismo è una mentalità largamente diffusa nelle società occidentali, a prescindere dalla Massoneria. Lo scientismo – conseguente al naturalismo – è alla base dei programmi scolastici ed è sentimento diffuso ormai ovunque.
Se Maria è stata concepita senza peccato, l’uomo nasce invece con la colpa adamitica
A due riprese, nel 1854 e nel 1864, papa Pio IX si è pronunciato sulla verità circa il peccato originale dell’uomo e sugli errori del naturalismo. Con l’Ineffabilis Deus[10], Pio IX, proclama il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria e ribadisce, per converso, che l’uomo nasce con la macchia della colpa adamitica. Dieci anni dopo, il pontefice torna sul tema con la Quanta cura e il Sillabo[11], condannando più esplicitamente le posizioni del naturalismo e di altri errori della modernità. Nel Sillabo, in particolare, è indicata come errore l’opinione secondo cui «la ragione umana è l’unico arbitro del vero e del falso, del bene e del male indipendentemente affatto da Dio»[12]. È altresì erronea, di conseguenza, l’opinione secondo cui «la ragione umana è legge a se stessa, e colle sue forze naturali basta a procurare il bene degli uomini e dei popoli». Non è quindi sufficiente la ragione umana – intende il pontefice – per orientare il singolo e la società verso il bene, poiché senza la grazia né si distingue nitidamente il bene e il male, né si ha la forza necessaria per attuarlo. Questo quanto al naturalismo teologico.
Quanto invece all’errore a monte del naturalismo – il quale è collegabile a una sorta di monismo filosofico – Pio IX indica la falsa opinione secondo cui «non esiste niun essere divino, supremo, sapientissimo, provvidentissimo, che sia distinto da quest’universo, e Iddio non è altro che la natura delle cose», al punto che «Dio è una sola e stessa cosa col mondo»[13]. Da qui appare abbastanza chiara l’irrilevanza metafisica della proposizione e l’apertura verso il panteismo. Fu proprio Baruch Spinoza a coniare il concetto di «Deus sive Natura»[14].
Dottrina sociale della Chiesa e naturalismo
Sarebbe del tutto fuorviante pensare che Pio IX si sia limitato a definire una verità dogmatica solo dal punto di vista formale. Ogni pronunciamento del magistero ha pure una rilevanza sociale, nel senso che l’errore non si limita a danneggiare il singolo, ma danneggia la società. L’uomo del XIX secolo, in particolare, vive sotto una spinta secolarizzatrice senza precedenti, in intensità e durata. L’iper-tecnologismo ha fatto scoppiare la “questione sociale”, mentre il cattolicesimo conosce un momento di forte persecuzione. Durante il secolo XIX, i popoli dell’Europa sono, in genere, disorientati e spesso ingannati dalle promesse di felicità terrena. S’impongono soluzioni ideologiche alla miseria: socialismo, anarchismo, ottimismo positivista, liberalismo.
Con Pio IX non esiste ancora una disciplina con il nome di Dottrina sociale della Chiesa, ma la definizione dogmatica mariana va a toccare in modo diretto l’autosufficienza umana predicata dalle nuove linee della filosofia e dal moderno entusiasmo per le macchine. Con papa Leone XIII si ha un ulteriore chiarimento di quanto il naturalismo incida negativamente sul corpo sociale. Nella Humanum Genus[15] Leone XIII sostituisce spesso il termine «Massoni», con «Naturalisti». Come, allora, i naturalisti corrompono la società? Ad esempio, con la proposta del laicismo, contrario al principio di laicità. I naturalisti – scrive il papa – «con lungo ed ostinato proposito» fanno in modo che «nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa», sostenendo in tal modo «la piena separazione della Chiesa dallo Stato»[16]. Così predicando, essi si sottraggono al «governo alla virtù», uno dei capisaldi della Dottrina sociale. Negando poi il peccato originale, il naturalismo non concepisce l’inclinazione al male del libero arbitrio: ne conseguono sommosse e disordine pubblico, arginati a fatica mediante «sforzi continui e somma costanza»[17].
Quanto alla famiglia, viene svilito dalla Massoneria il «consorzio domestico», con la concessione del divorzio, poiché «il potere sul vincolo matrimoniale appartiene allo Stato». Non solo, ma «nell’educare i figli» non si dovrebbe imporre «religione alcuna: cresciuti in età, ciascuno sia libero di scegliersi quella che più gli aggrada»[18]. La società è, quindi, danneggiata dalle fondamenta (famiglia) fino allo Stato, che «dev’essere ateo». Ad errori si aggiungono errori: «gli uomini hanno tutti gli stessi diritti, e sono di condizione perfettamente eguali; nessuno ha diritto di comandare agli altri; chi comanda non ha l’autorità di comandare se non per mandato o concessione del popolo; l’origine di tutti i diritti e doveri civili è nel popolo […] che si regga per altro secondo i nuovi principi di libertà; tra le varie religioni non esservi ragione di dar la preferenza a veruna»[19]. Nel naturalismo, dunque, vi è il progetto di negare la regalità sociale di Cristo, di rendere la società priva di ogni riferimento sicuro, di fondare il potere sull’arbitrio, di negare le differenze e di contrastare l’ordine delle cose.
Conclusione
Una delle intuizioni di San Giovanni Bosco fu quella di curare la formazione e l’istruzione dei giovani, unica difesa per le generazioni future dalla deriva nichilista dell’ateismo. In fondo – diceva don Bosco – la causa di molti mali personali e sociali «è una sola, essa sta tutta nell’educazione pagana che si dà generalmente nelle scuole»[20]. Ho combattuto tutta la mia vita – continua – «contro questa perversa educazione» e «a questo fine ho intrapreso la stampa riveduta e corretta dei classici latini profani che più corrono per le scuole». Tutto questo allo scopo di «render vani possibilmente gli effetti distruttori del naturalismo pagano e riporre nell’antico dovuto onore quanto anche nelle lettere produsse di grande il Cristianesimo»[21].
E alle derive nichiliste provvede, da secoli, anche il dogma stesso. Mons. Giampaolo Crepaldi, ebbe a dire qualcosa sul dogma dell’Immacolata Concezione di Maria: «Niente di più lontano dalla Dottrina sociale della Chiesa, sembrerebbe. E invece no. La proclamazione di questo dogma ha definitivamente escluso ogni forma di naturalismo, ossia ritenere che la natura umana possa darsi la salvezza da sé. Anche oggi l’uomo pensa di fare a meno di Dio e nega di avere una natura corrotta dal peccato originale. Così pensando, diventa inutile la Dottrina sociale della Chiesa, dato che l’uomo sa salvarsi con le sole sue forze. Ma l’Immacolata Concezione afferma che lo scopo del mondo è la Gloria di Dio, la vittoria sul peccato e sul male, al cui scopo è indirizzata anche la Dottrina sociale della Chiesa»[22].
Silvio Brachetta

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