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lunedì 17 dicembre 2018

Sono ancora in molti a chiedersi?

IL PIANO DI USA-ISRAELE SULL’ITALIA FAVORITO DA SALVINI


Sono ancora in molti a chiedersi quale spiegazione ci sia alla recente presa di posizione di Matteo Salvini, nel corso della sua visita in Israele, nell’ omaggiare in modo sperticato Bibi Netanyahu e lo Stato di Israele come “baluardo della democrazia”, nel corso di una sparata di retorica filo israeliana, dimenticando la caratteristica segregazionista e razzista dello Stato di Israele che si è macchiato dei peggiori crimini nei confronti della popolazine palestinese.


L’ipotesi più probabile e quella che Salvini sia stato “imbeccato” dai nuovi ideologi della “alt-right” americana, i vari Steve Bannon e soci che vogliono prendere la direzione di una sollevazione populista e sovranista dei paesi europei in chiave filo atlantica, anti russa e filo israeliana. Una svolta che vuole creare un forte collegamento fra i paesi europei e l’asse USA-Israele-Arabia Saudita in chiave anti Iran ed anti Russia.
Una direzione ben lontana dal creare una svolta sovrana nella gestione del sistema Italia ma piuttosto nello scontato asservimento agli interessi egemonici del potere americano con incremento di ostilità, sanzioni contro la Russia, in pieno collegamento con l’elite di potere sionista che conduce il gioco. Non a caso non si parla più di abolire le sanzioni alla Russia.
Sono ben lontani i tempi in cui il vituperato Craxi si opponeva agli USA a Sigonella, rivendicando la sovranità italiana, o quando i vari Aldo Moro e soci gestivano le mediazioni fra Israele e i paesi arabi sulla base degli interessi dell’Italia nel Mediterraneo e dei rapporti dell’ENI con i paesi arabi. E’ noto che quelle “modeste” manifestazioni di sovranità sono costate care ad entrambi, Aldo Moro e Bettino Craxi.
L’obiettivo dell’Alt-Right americana è quella di far diventare il Mediterraneo un lago Israel-Americano e l’Italia sempre di più la portaerei USA nel Mediterraneo, utilissima per lanciare le tante guerre americane verso il Medio Oriente e verso l’Africa.
Una prospettiva molto poco sovrana e molto più di “ultra colonia” dell’Impero.
Naturalmente Salvini si è pronunciato anche per il riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele, mandando “in sollucchero” il premier sionista Netanyahu che mira esattamente a questo risultato, di portare i paesi europei a riconoscere Gerusalemme come capitale, quale fatto compiuto.
Come se non bastasse, l’ulteriore affermazione di Salvini contro gli Hezbollah, definiti dal leader leghista “terroristi”, senza considerare il ruolo svolto dal movimento libanese nella lotta al terrorismo dell’ISIS e di AL Qaeda, una lotta che, come ha poi sottolineato la Giorgia Meloni, ha permesso ai cristiani in Libano di celebrare il Natale e fare l’albero. La Meloni ha opportunamente ricordato a Salvini che, grazie a questa lotta di Hezbollah (e dell’Esercito siriano), sono state protette le comunità cristiane del Libano e della Siria dall’assalto degli jihadisti.
In ossequio ai dettami patriarca sionista Netanyahu, secondo Salvini, evidentemente le centinaia di incursioni aeree sioniste, sopra il cielo del Sud del Libano, sono considerate un “atto legittimo e democratico”, mentre presunti tunnel degli Hezbollah, nel Nord della Palestina, sono considerati “atti di terrorismo islamico”.
Queste affermazioni di Salvini potrebbero sembrare, a prima vista, un prodotto dell’ignoranza geopolitica del leader leghista che, certamente, non brilla per conoscenza delle problematiche medio orientali ma, in realtà, non è questa la spiegazione, a nostro modesto avviso.
Salvini non è il ministro degli Esteri della Repubblica Italiana e non avrebbe titolo per visitare Israele e fare affermazioni che possono essere contraddittorie rispetto alla linea di politica estera seguita dall’Italia e oltre tutto non sono condivise dai suoi alleati di governo, i 5 Stelle.
Consideriamo che, a proposito del problema Israele/Palestina, l’altro leader del governo, Luigi Di Maio, in una sua dichiarazione aveva detto, “….se il M5S arriverà al Governo, riconosceremo lo Stato di Palestina”. Lo aveva dichiarato Luigi Di Maio in un incontro con i giornalisti italiani a Hebron in Cisgiordania. Questa dichiarazione era stata confermata anche da Manlio Di Stefano, capogruppo in Commissione Affari Esteri alla Camera, il quale aveva specificato che “un riconoscimento che ovviamente si deve basare sui confini del 1967 e che deve comportare anche il ritiro dal Golan. E’ quello che diremo agli israeliani”.
Affermazioni quindi del tutto in contrasto con quelle di Salvini che condivide la visione trumpiana per cui “Israele The First” al di sopra di tutto e di tutti, nello specifico dei diritti degli altri popoli della regione, anche annettendosi i territori occupati in spregio di qualsiasi risoluzione dell’ONU e calpestando il diritto internazionale.
In pratica le dichiarazoni di Salvini sono da interpretare nel contesto di una strategia di largo respiro di cui Salvini costituisce una tassello importante, quale leader di un movimento che si atteggia a sovranista ma che in realtà si sta dimostrando una pedina di Israele e della NATO a cui è legato mani e piedi. Il leader della Lega e forse futuro premier da qui a non molto tempo, è un fedelissimo dell’Alleanza Atlantica ma soprattutto di Israele a cui si ispira ideologicamente proprio per il modo di affrontare la “questione migratoria” ( che in Israele si legge come “pulizia etnica…”).
Non per nulla Salvini ha dimostrato simpatia per le scelte primatiste e imperialiste del presidente Donald Trump, così come ha salutato positivamente la vittoria del nuovo premier del Brasile, Jair Bolsonaro, un personaggio filo americano, liberista ed evangelico ultra sionista, che vuole riportare il Brasile nell’era delle privatizzazioni e della subordinazione alla dominazione USA in America Latina (altro che sovranismo).
La posizione di Salvini sulle questioni medio-orientali non fanno che confermare la natura squisitamente neo conservatrice, filoatlantica e filosionista della Lega, che rompe deliberatamente con la tradizionale politica di attenzione e di mediazione che, nonostante tutto, aveva contraddistinto la politica estera italiana nel bacino del Mediterraneo per molti decenni (nonostante l’Italia fosse membro della NATO).


Bannon con Salvini e un politico belga
Mischaël Modrikamen

L’ipotesi più probabile e quella che Salvini sia stato “imbeccato” dai nuovi ideologi della “alt-right” americana, i vari Steve Bannon e soci che vogliono prendere la direzione di una sollevazione populista e sovranista dei paesi europei in chiave filo atlantica, anti russa e filo israeliana. Una svolta che vuole creare un forte collegamento fra i paesi europei e l’asse USA-Israele-Arabia Saudita in chiave anti Iran ed anti Russia.
Una direzione ben lontana dal creare una svolta sovrana nella gestione del sistema Italia ma piuttosto nello scontato asservimento agli interessi egemonici del potere americano con incremento di ostilità, sanzioni contro la Russia, in pieno collegamento con l’elite di potere sionista che conduce il gioco. Non a caso non si parla più di abolire le sanzioni alla Russia.
Sono ben lontani i tempi in cui il vituperato Craxi si opponeva agli USA a Sigonella, rivendicando la sovranità italiana, o quando i vari Aldo Moro e soci gestivano le mediazioni fra Israele e i paesi arabi sulla base degli interessi dell’Italia nel Mediterraneo e dei rapporti dell’ENI con i paesi arabi. E’ noto che quelle “modeste” manifestazioni di sovranità sono costate care ad entrambi, Aldo Moro e Bettino Craxi.
L’obiettivo dell’Alt-Right americana è quella di far diventare il Mediterraneo un lago Israel-Americano e l’Italia sempre di più la portaerei USA nel Mediterraneo, utilissima per lanciare le tante guerre americane verso il Medio Oriente e verso l’Africa.
Una prospettiva molto poco sovrana e molto più di “ultra colonia” dell’Impero.
di Luciano Lago

https://www.controinformazione.info/il-piano-di-usa-israele-sullitalia-favorito-da-salvini/

Dalla rivolta dei gilet gialli: “Macron, sei il pupazzo degli ebrei”!



di Fiona Diwan
L’allarme viene dalla Francia, il Paese delle barricate, dei “casseur“ e dei gilet gialli di oggi. Accade adesso ed è inascoltabile, per la scia di passato dolentissimo e infame che si porta dietro. “La Francia muore di fame e gli ebrei accendono la luci di Chanukkà”, si è sentito gridare sotto la Tour Eiffel, una settimana fa, accanto alla grande Chanukkià simbolica in piazza. “Macron, sei la puttana degli ebrei!”, è stato scritto a caratteri cubitali su un ponte della A6, l’autostrada Parigi-Marsiglia. “Macron, sei il pupazzo degli ebrei”, “Ebrei state tirando la corda, la crisi finanziaria è colpa vostra”, “Ebrei, attenti, avete abbassato le tasse ai ricchi!”.  “Macron e Rothschild, c’est la meme chose”…
Era prevedibile che la protesta dei gilet gialli potesse vivere una brusca virata antisemita? Per molti analisti la risposta è sì, poiché da sempre la crisi economica è la madre di ogni nefandezza. Di fatto, oggi, il web francese pullula di video e post pieni di minacce, su alcuni muri di Parigi sono apparsi graffiti intimidatori e, l’ultimo Shabbat di Chanukkà, la Chabad House dei Champs Elyseès ha dovuto chiudere per la prima volta – insieme ad altre sinagoghe del centro tra cui la sinagoga Eli Dray -, senza poter officiare il sabato mattina perché la polizia dichiarava di non avere la situazione sotto controllo e il consiglio era di restarsene a casa. In altre sinagoghe, sempre di Shabbat, si chiede ormai regolarmente di non portare i bambini e di arrivare entro le 9.00 perché dopo i cancelli verranno chiusi e non si farà entrare più nessuno.
Accade adesso, nell’ottantesimo anniversario delle Leggi razziali e della Kristallnacht, la Notte dei cristalli – eventi che rimandano a fughe, vetrine in frantumi, morti ammazzati, cacce all’uomo…-. Accade ancora, e l’evidenza ammutolisce: il malato è ancora in terapia intensiva. Ne uscirà mai, viene da chiedersi? Le ricadute cicliche potranno mai finire? Ci sono dottori capaci in giro? In una Europa affetta da corbinismo, il male sembra infettare soprattutto chi dice di amare gli ebrei ma di odiare soltanto Israele e i suoi politici, ieri Ariel Sharon e Ehud Barak, oggi Netanyahu. O ancora, in un’Europa che pretende di dire agli ebrei a che età circoncidere i propri figli, se possono mangiare carne kasher, e che sbuffa insofferente a ogni protesta contro negazionismi o preoccupate proteste.
L’allarme viene dalla Francia, dicevamo all’inizio. Le istituzioni ne sono consapevoli: il primo ministro del governo d’oltralpe, Edouard Philippe, ha annunciato la creazione di una commissione di vigilanza, sanzioni e leggi più dure contro l’odio online e l’hate-speech sui social-media e in luoghi pubblici. Lo scopo? Tracciare una linea rossa oltre la quale non si deve andare, messa a punto anche dall’EJA, l’European Jewish Association.
Anziché commemorare i morti di ieri e prepararsi a piangere quelli di domani, è tempo che l’Europa garantisca la vita ebraica nel suo territorio, una necessità resa ancora più urgente dall’arrivo di centinaia di migliaia di cittadini extra UE che nulla sanno della storia europea e che «devono riconoscere la vita ebraica è una componente secolare dell’Europa a prescindere dal conflitto israelo-palestinese», ha detto Katharina von Schnurbein della Commissione Ue contro l’antisemitismo. «Così come sono le donne a dover dire che cosa sia la molestia sessuale e i neri a dover dire che cosa sia il razzismo, lasciamo agli ebrei di definire che cosa sia l’antisemitismo», ha puntualizzato. Come dire che, alla fine, siamo sempre noi a dover prendere la rincorsa, noi traditi, ebrei o diverger o diversi che siamo; come dice lo storico Matteo Nucci, «noi che rimaniamo a bocca aperta nel momento in cui vediamo che quel che abbiamo costruito sta vacillando e forse sta per crollare. Siamo noi a dover lottare, a dover vivere fino in fondo l’ira che prende gli esseri umani annebbiando loro la vista ma spingendoli anche a guardare oltre, a vedere lontano ma anche vicino, a cercare dentro la propria anima quello che serve per cambiare». E per agire.

    

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