ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 20 dicembre 2018

Una Chiesa che svende la Croce

"Gesù era un perseguitato e non un migrante in cerca di diritti"

Gesù era un cristiano perseguitato associabile alla figura di Asia Bibi e non a quella dei migranti in cerca di diritti. Il pensiero di don Alfredo Morselli su questa e altre tematiche

La vicenda storica di Gesù viene spesso accostata a quella dei migranti, ma non tutti ritengono che quest'associazione sia possibile.


Il tema in questione, le rappresentazioni presepiali e le questioni politiche sono al centro dell' intervista a don Alfredo Morselli che, come suo solito, non ha timore di rivelare quello che pensa, rischiando di finire nel novero degli ecclesiastici politicamente scorretti.
Don Alfredo, ci avviciniamo al Natale. Quindi ritorna la questione su "Gesù migrante". Cristo lo era?
 "Cristo era un perseguitato, più simile ad Asia Bibi oppure ai cattolici traditi e svenduti al governo cinese, piuttosto che ai migranti a cui si vorrebbero concedere tutti i diritti...".
Cosa pensa della presenza delle barche dei migranti nei cosiddetti "presepi buonisti"?
"Per il credo anticristico, la religione non riguarda più Gesù in sè, così com'è, il Dio Bambino. Dato che i Vangeli dell'infanzia sono ormai ritenuti un mito e che non possiamo conoscere il Gesù storico, anzi, si pensa che ciò farebbe male alla fede, non rimane che il "Gesù secondo me", dove ognuno si sbizzarrisce. C'erano tanti poveri ai tempi di San Francesco, tanti lebbrosi ed emarginati, ma il Santo, nel suo presepe, ha messo Gesù al centro. 'Dai campi del ciel discese l'amor' per infiammare i cuori di una carità verso tutti. Non solo nei confronti di una categoria".
Sembra che una parte di Chiesa cattolica si stia organizzando per dare vita a un partito politico che si opponga alle istanze dei populisti. La ritiene una mossa sensata?
"È una mossa che assocerei alla sharia piuttosto che alle indicazioni della dottrina. La dottrina sociale comprende i 'principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di azione', ma non le risoluzioni pratiche e prudenti, che sono particolari, contingenti, la cui attuazione è compito dei laici. Questo dato presuppone quella che il cardinale Caffarra chiamava "fede pensata", contrapponendola alla "fede esclamata", cioè a una fede che si appoggia sul sentimento e che non ne vuole sapere di diritto naturale. Non volendo e non potendo, viste le scelte di fondo, distinguere e subordinare la politica alla fede pensata, abbiamo la falsa 'fede esclamata', che può generare il partito islamico dei vescovi, in cui lo sdoganamento dell'immigrazionismo senza limiti è tratto dalla fede esclamata come la sharia dal Corano".
Accogliere tutti è un diritto assoluto non derogabile?
"Posto il principio di solidarietà, rimane compito della legittima Autorità legiferare sul modo concreto di realizzare detto principio. La legge regolata dalla prudenza considera e armonizza tanti fattori, con circospezione, memoria e sagacia, alla ricerca del 'giusto mezzo'. È il vero discernimento, di cui tanto si parla oggi, che è invece fuori luogo per altre questioni di morale, come per per giustificare il peccato. Lo stesso discernimento che viene bandito come la peste quando si parla di migranti".
Si è da poco concluso il Sinodo dei vescovi sui giovani. Il prossimo si terrà in Amazzonia, dove dovrebbe essere affrontata la questione dei "viri probati". Cosa ne pensa?
"Penso che hanno fatto santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, salvo poi gettare in fondo alla loro tomba i meravigliosi documenti che portano la loro firma sul celibato sacerdotale. Ma che cosa potranno mai dire i prelati delle lobby gay sul celibato?".
La Chiesa oggi vive una "crisi di credibilità". Se sì, perché?
"Solo Gesù può attrarre, solo Gesù poteva attrarre San Paolo tanto da fargli dire: 'Sono stato afferrato da Cristo; è il fascino di Gesù che afferra la Croce e si pone vessillo di tutti i buoni cristiani che sono i con-crocifissi con lui.
Una Chiesa che svende la Croce e non mette Gesù al primo posto, l'unico che merita, non attrae nessuno".
Cosa ne pensa dello scontro tra un pezzo della Chiesa cattolica e il ministro Salvini?
"Questo pezzo di Chiesa non sopporta la dottrina sociale; Matteo Salvini, senza procedere con beatificazioni di sorta, è quello che, in questo momento, si avvicina di più a questa. Un assunto che per alcuni rappresenta un rimorso, che li rode dentro. Le reazioni, del resto, sono emotive e senza uno straccio di argomento ".
Cosa si sente di dire, in vista della Natività, ai tanti cristiani perseguitati costretti a subire violenze nel mondo?
"Direi che come non c'era posto per Gesù nell'albergo, non c'è posto per Asia Bibi in Vaticano".
Francesco Boezi
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ges-era-perseguitato-e-non-migrante-cerca-diritti-1619124.html

Essere cattolici. Ovvero lo splendore della Verità. Nel ricordo di Richard Neuhaus

Fra poco, l’8 gennaio 2019, saranno dieci anni dalla morte di padre Richard John Neuhaus, presbitero e scrittore canadese, naturalizzato statunitense. Pastore luterano, fu accolto nella Chiesa cattolica l’8 settembre 1990, nel giorno della Natività della Beata Vergine Maria, dal cardinale John O’Connor e l’anno successivo fu ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di New York. Fondatore della rivista First Things, fu autore di diversi libri, fra i quali Lo Splendore della Verità. Perché sono diventato cattolico (e sono felice di esserlo), del 2008. 
Ricordare oggi Neuhaus significa rendere omaggio a un difensore degli insegnamenti della Chiesa cattolica in materia di aborto e difesa della vita, un innamorato della Chiesa che, ricordando la sua conversione, disse: “Nel mistero di Cristo e della Chiesa nulla è perduto. Se ora la mia comunione con la Chiesa di Cristo è totale, allora la mia unione con tutti coloro che credono in Cristo è più forte”.
La riconoscenza per la Chiesa luterana non venne mai meno (“Io non posso esprimere con adeguatezza la mia gratitudine per tutta la bontà che ho ricevuto nella confessione luterana. Lì fui battezzato, imparai le preghiere, fui nutrito dalla Scrittura e conobbi ciò che rappresenta il gratuito e meraviglioso amore di Dio”), tuttavia Neuhaus spiegò che l’approdo al cattolicesimo fu un completamento necessario: “Io mi feci cattolico per essere con pienezza ciò che già ero credendo nel protestantesimo. Nei miei trent’anni come pastore luterano non avevo altro per cui pregare se non i miei peccati e le mie debolezze. Giungere ad essere sacerdote della Chiesa cattolica significa compiere e concludere ciò che cominciai molti anni fa. Nulla che è buono è rifiutato, tutto è completato”.
E ancora: “Sono diventato cattolico per essere più pienamente ciò che ero e chi ero da luterano. Sono diventato cattolico quando ho scoperto che non riuscivo più a spiegare in modo convincente né agli altri né a me stesso perché non lo fossi”.
Padre Neuhaus fece proprio il detto di san Cipriano: “Chi ha Dio come Padre, deve avere la Chiesa come Madre”. E avere la Chiesa come Madre significa apprezzare l’autorità papale ed essere grati per questa potestà di insegnamento e di unità. “Quando noi protestanti avevamo qualche questione in sospeso – raccontò una volta – facevamo ricorso al sinodo del Missouri. I cattolici invece ricorrono al Papa. I cattolici credono di appartenere alla Chiesa. Noi appartenevamo al sinodo del Missouri”.
Ma il problema fondamentale fu la deriva del luteranesimo in campo morale. “Mi rattristò – spiegò – che una corrente luterana di questo paese [gli Stati Uniti, ndr] stesse travisando l’insegnamento tradizionale”, in particolare “riguardo alla morale sessuale” e “specialmente in relazione all’omosessualità”.
Diceva che per quanto uno studio possa essere condotto in modo rigoroso, non si può accettare che, attraverso un voto a maggioranza, si arrivi, citando la Scrittura, a una dottrina diversa da quella proclamata e testimoniata dalla Chiesa.
I protestanti, spiegava, sono spaventati dalla parola “infallibilità”, ma non bisogna temerla: “Significa semplicemente che la Chiesa mai sarà distrutta perché conserva la promessa di Gesù che non le permetterà di cadere nell’apostasia. Lo Spirito Santo non permetterà che la Chiesa insegni qualcosa di falso presentandolo come dogma di fede”.
Figlio di un pastore luterano, Neuhaus non amava definire la sua come una conversione. Si trattò piuttosto, diceva, di un approfondimento. Consigliere di George W. Bush, fu criticato  e accusato di essere un neoconservatore, ma da lui non arrivarono mai polemiche.
Nel libro Lo splendore della verità, il cui titolo si ispira alla Veritatis splendor del suo amico Giovanni Paolo II,  Neuhaus mette l’accento su un fatto generalmente trascurato: negli Usa sono decine di migliaia ogni anno i fedeli che decidono di passare dal protestantesimo alla Chiesa cattolica. E lo fanno nonostante l’opposizione di tanti preti che Neuhaus definiva “ecumaniaci”, ovvero maniaci dell’ecumenismo.
Neuhaus sosteneva anche che i cattolici del dissenso, a favore dell’aborto e del sacerdozio femminile, fanno molto rumore ma sono una sparuta minoranza. Occorre dunque non lasciarsi condizionare e lavorare per la conferma della dottrina tradizionale.
Ma perché un cristiano non cattolico si sente attratto dalla Chiesa di Roma? Secondo Neuhaus, un motivo decisivo sta nella ricerca della verità e nella risposta, offerta dalla sintesi tra fede e ragione, che si trova solo nel cattolicesimo. “Credo che la verità abbia la sua forza di gravità nell’attirare gente in cerca di una sintesi convincente di fede e ragione. Un itinerario tipico parte dal retroterra di una delle tante denominazioni protestanti, arriva poi a una tradizione con una più forte dimensione liturgica, come la luterana o l’anglicana, e approda infine al cattolicesimo, come una sorta di post-laurea della carriera scolastica cristiana”.
Quando, nell’aprile 2008, Benedetto XVI si recò negli Stati Uniti, padre Neuhaus rimase colpito dalla dolcezza del papa, dal suo coraggio nel denunciare lo scandalo degli abusi sessuali e dall’efficacia con la quale riuscì a presentare “il Vangelo e la comprensione cattolica del Vangelo come una prospettiva invitante per chi voglia vivere la vita come una grande avventura morale e spirituale”.
Circa l’enciclica Humanae vitae, Neuhaus diceva che “le devastazioni prodotte dall’aborto, dal fallimento dei matrimoni e dalla divisione delle famiglie testimoniano la saggezza” di quel documento.
A proposito delle divisioni nella Chiesa del post Concilio Neuhaus era ottimista. Pensava che nella disputa tra sostenitori della discontinuità e paladini della continuità i secondi, per grazia di Dio, si fossero imposti sui primi. Sarebbe interessante sapere che cosa avrebbe detto oggi, alla luce dell’attuale pontificato.
“Sono diventato il cattolico che ero” rispondeva quando gli venivano rivolte domande sul suo approdo al cattolicesimo. Credeva che il futuro della Chiesa fosse nella fedeltà e nella continuità, non nel soggettivismo e nella novità.
Pensando di metterlo in difficoltà, i critici lo accusavano di essere diventato cattolico a causa di un bisogno di autorità. Al che lui rispondeva senza scomporsi: “Ho sentito l’esigenza dell’autorità, dell’obbedienza, della sottomissione? Ma certo”.
Gilbert Keith Chesterton disse: “Questa è l’epoca in cui ci si aspetta che il cristiano lodi ogni credo tranne il suo”. Uomini come Richard John Neuhaus ci insegnano a riscoprire le ragioni per lodare il nostro credo cattolico.
Aldo Maria Valli

“Non c’era posto per Loro…” nelle chiese di oggi, moderniste…


Vi sollecitiamo a riflettere bene sull’articolo del professore Stefano Fontana…. il cui articolo abbiamo voluto trattare – sotto forma di catechesi – in questo video:

estratto da:

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