NY, ABORTO FINO A NOVE MESI. PIETOSI TENTATIVI DI SMENTITA. SBUFALATI.
Cari amici di Stilum Curiae, vi prego di leggere e diffondere questo articolo. È un testo – di cui riportiamo alcuni stralci, rimandovi alla lettura dell’integrale su La Nuova Bussola quotidiana – in cui si fa giustizia del tentativo di alcuni organi di informazione politicamente corretta – cioè di sostanziale propaganda – di smentire la notizia, peraltro ignorata dai MSM del fatto che lo Stato di New York ha approvato una legge che permette in pratica di abortire fino al nono mese di gravidanza.
Il giornale online Open di Mentana – ma non solo lui – ha cercato di affermare che questa sarebbe stata una bufala.
Come potrete leggere, la bufala vera e reale è il tentativo di affermare che si tratti di una bufala.
Non ci sorprende più di tanto il fatto che propagandarla siano i sacerdoti del pensiero unico radical-chic.
Ma anche in questo panorama sconsolante, e di fronte a una legge che il buon vecchio Erode avrebbe certamente approvato, un fatto positivo c’è. Ed è l’imbarazzo che a questo punto, qua e là sembra manifestarsi in qualcuno di fronte a quello che non pochi hanno qualificato come un’autorizzazione all’infanticidio. Magari fra quelli stessi che si torcono le mani perché ai “minori” – più grossi di me e di voi – della Seawatch venga concesso di sbarcare (e scomparire, presumibilmente…). Anche se dovrebbero spiegare perché imbarazzarsi: è imbarazzante far fuori qualcuno a nove mesi, e a tre no? Misteri. E comunque vi invito a fare una ricerca di immagine: vedete che cosa è un feto anche alla 24ma settimana…ma di che cosa parliamo?
Ecco qualche brano dell’articolo:
“Ora, posto che già questi contenuti della legge sono gravi in sé e per sé, poiché l’aborto procurato direttamente costituisce sempre un atto malvagio in quanto comporta la soppressione di una vita umana innocente (ciò vale dall’istante del concepimento), l’articolo di Opendimentica una parola fondamentale presente nel testo di legge: health. Salute. L’RHA dice proprio che l’aborto può essere praticato pure dopo le 24 settimane se – nell’opinione dell’operatore sanitario con licenza, che a causa di questa legge estrema potrà anche non essere un medico – there is an absence of fetal viability, or the abortion is necessary to protect the patient’s life or health [grassetto nostro, ndr]. Quindi, aborto legale non solo se un operatore sanitario ritiene che il bambino non possa vivere autonomamente fuori dal grembo (fatto che può avvenire, per esperienza medica, già intorno alla 21^ settimana), non solo per motivazioni legate alla vita della paziente ma anche alla «salute», parola magicamente omessa da Open.
Commentando questo passaggio avevamo già ricordatoche nel termine “health” vengono oggi fatte rientrare le più svariate motivazioni psicologiche. A questo salto semantico, aggiungiamo per completezza, ha contribuito la definizione di «salute» approvata dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1946 ed entrata in vigore nel 1948: «La salute è uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale e non meramente l’assenza di malattia o infermità». Questa definizione vastissima di “salute”, che negli anni più caldi della propaganda abortista ha influito tra l’altro sulle decisioni di molti giudici dei Paesi occidentali (dagli Stati Uniti all’Italia), contempla quindi non solo elementi fisici ma anche psicologici e perfino economici: per l’appunto, adducendo motivazioni riguardanti la “salute”, per effetto di questa legge sarà possibile abortire legalmente fino all’ultimo giorno di gravidanza.
Quindi a raccontare bufale non è chi fa presente quest’amara verità ma chi, come il giornale fondato da Mentana (che ha rilanciato l’articolo sulla sua pagina Facebook), la nega. E se ancora ci fosse bisogno di prove è pure scritto nero su bianco, all’inizio dello stesso RHA, che scegliere di avere un aborto è «un diritto fondamentale» (scelta messa incredibilmente sullo stesso piano del dare la vita) di chi è incinta e che lo Stato nonpuò «negare o interferire» con l’esercizio di questo diritto…
È evidente che una previsione normativa di questo genere, che ridefinisce diabolicamente i termini «persona» e «omicidio» e come immediata conseguenza elimina pure una precedente norma che dava al medico legale l’autorità di investigare su un sospetto aborto di natura criminale (chiaro: negando che il nascituro è «persona» crolla tutto, compreso il pregresso impianto sanzionatorio), non solo consentirà di sopprimere i bambini nel grembo a qualunque stadio e per qualunque motivo ma porrà serissime limitazioni alla libertà di coscienza (se non addirittura la stessa negazione: ricordiamo che l’aborto è nella fattispecie definito «diritto fondamentale», e a un diritto corrisponde un dovere) di medici e ostetriche.
Anche la storia della Roe contro Wade, la sentenza della Corte suprema americana del 1973 che ha imposto l’aborto legale in tutti e 50 gli Stati federati (fino allora liberi di disciplinare la materia, tant’è che nella gran parte di essi l’aborto era vietato), è raccontata in modo parziale, ossia secondo la versione propagandata da Linda Coffee e Sarah Weddington, due legali che sul finire degli anni Sessanta iniziarono ad andare in cerca di casi “pietosi” per scardinare il divieto vigente in Texas sull’aborto. Vero che Norma McCorvey (1947-2017), la “Jane Roe” della sentenza, fu costretta a mentire ma dall’articolo di Opennon si capisce da chi: furono proprio la Coffee e la Weddington a usare la giovane Norma, che veniva da una situazione familiare e personale disastrata, per i propri scopi. Come disse anni più tardi la stessa Norma, nel frattempo convertitasi al cristianesimo e alla causa pro life, tanto da attraversare gli Stati Uniti in lungo e in largo e scrivere libri per raccontare la sua storia e sensibilizzare sulla protezione del nascituro: «L’intera industria dell’aborto è basata su una menzogna. Sono stata persuasa a mentire da legali femministe, a dire che ero stata stuprata e che avevo bisogno di un aborto, ma era tutta una bugia»”.
Marco Tosatti
Oggi è il 150° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
Vi propongo di seguito ampi stralci di una riflessione di Russell Moore, nella mia traduzione.
Molti sono stati allarmati e scoraggiati dalle riprese video di questa settimana della rumorosa accoglienza (per l’approvazione della legge sull’aborto, ndr) alla camera del Senato dello Stato di New York. La sorta di celebrazione de “i giorni felici sono di nuovo qui” non era per un disegno di legge che garantisse l’assistenza sanitaria, la riparazione di strade o la riforma del governo. L’applauso e le risate erano invece per un disegno di legge che rimuove ogni protezione per persone come i bambini non ancora nati in qualsiasi fase della gravidanza. (…) questo video ci parla molto della cultura in cui viviamo in questo momento (…)
La natura decaduta dell’umanità è evidente. Chi potrebbe rallegrarsi per il potere di fermare i cuori pulsanti dei bambini che sono, in alcuni casi, a poche settimane dalla nascita? E più ci si avvicina alla questione, più si vede quanto le persone possono diventare accecate dall’ingiustizia. Chi pretende di proteggere i deboli dai forti è in grado di ignorare completamente coloro, i non nati, che sono politicamente impopolari nella loro tribù. E altri, che si presume siano “pro-vita”, sono a volte ferocemente antagonisti nei confronti della vita di altri che sono altrettanto politicamente impopolari nella loro speculare tribù politica. La cultura della morte significa che la vita è valutata in termini di potere, e questo è molto più profondo, e più pericoloso, di una guerra culturale momentanea.
Se tutto ciò che abbiamo potuto vedere è stata la devastazione psichica della Caduta, saremmo tentati dalla disperazione, non solo per la giustizia per i non ancora nati, ma per ogni aspetto della chiamata alla giustizia per i deboli, una chiamata alla giustizia imposta dalla vita stessa di Cristo (Sal 72,1-14). Ma la Caduta non è la fine della storia, né l’inizio.
Le persone sono create a immagine di Dio, dotate non solo di certi diritti inalienabili, come ha giustamente detto il signor Jefferson (3º presidente degli Stati Uniti d’America, è considerato uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, ndt), ma anche di coscienze che, nei momenti in cui non sono protette dalla natura del peccato, possono percepire la bontà del creato e l’inevitabilità del giudizio (Rm 2,15-16). Parliamo di coloro di cui il mondo non vuole sentir parlare – siano essi bambini non ancora nati o donne maltrattate o anziani trascurati o migranti divenuti capri espiatori – non perché stiamo “vincendo” sul tema in questo momento, ma perché dobbiamo parlare, coscienza verso coscienza, con la prospettiva del Giorno del Giudizio in vista.
Il senso della creazione di Dio ci tiene lontani dalla disperazione. Il senso della Caduta umana ci tiene lontani dal trionfalismo. Tenendo insieme le due cose, vediamo la Città di Dio e la Città dell’Uomo insieme, una che si precipita verso la morte, ma l’altra che marcia verso Sion. Alcune delle coscienze che tifano per l’aborto, o la schiavitù, o il razzismo, o una moltitudine di altre ingiustizie orribili possono benissimo essere capovolte, e possono a tempo debito muoversi verso la causa della vita, della dignità e della giustizia. Altri non lo faranno. Ma sia che “vinciamo” sia che “perdiamo” nel breve termine, vediamo il quadro completo. Sappiamo, come ha detto lo starec Zosima ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij: “Il tuo lavoro è per la totalità; la tua azione è per il futuro”.
Il lavoro a favore della vita e della dignità umana è un lungo arco di tempo, e più la gente sa di cosa stiamo parlando, più si opporrà. Noi continueremo a parlare e, alla fine, vinceremo. Suppongo che quello che intendo scrivere qui (…) è una risposta vera e bella.
So che la risposta è “Gesù”. Stiamo solo guardando per capire come arrivarci.
La natura decaduta dell’umanità è evidente. Chi potrebbe rallegrarsi per il potere di fermare i cuori pulsanti dei bambini che sono, in alcuni casi, a poche settimane dalla nascita? E più ci si avvicina alla questione, più si vede quanto le persone possono diventare accecate dall’ingiustizia. Chi pretende di proteggere i deboli dai forti è in grado di ignorare completamente coloro, i non nati, che sono politicamente impopolari nella loro tribù. E altri, che si presume siano “pro-vita”, sono a volte ferocemente antagonisti nei confronti della vita di altri che sono altrettanto politicamente impopolari nella loro speculare tribù politica. La cultura della morte significa che la vita è valutata in termini di potere, e questo è molto più profondo, e più pericoloso, di una guerra culturale momentanea.
Se tutto ciò che abbiamo potuto vedere è stata la devastazione psichica della Caduta, saremmo tentati dalla disperazione, non solo per la giustizia per i non ancora nati, ma per ogni aspetto della chiamata alla giustizia per i deboli, una chiamata alla giustizia imposta dalla vita stessa di Cristo (Sal 72,1-14). Ma la Caduta non è la fine della storia, né l’inizio.
Le persone sono create a immagine di Dio, dotate non solo di certi diritti inalienabili, come ha giustamente detto il signor Jefferson (3º presidente degli Stati Uniti d’America, è considerato uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, ndt), ma anche di coscienze che, nei momenti in cui non sono protette dalla natura del peccato, possono percepire la bontà del creato e l’inevitabilità del giudizio (Rm 2,15-16). Parliamo di coloro di cui il mondo non vuole sentir parlare – siano essi bambini non ancora nati o donne maltrattate o anziani trascurati o migranti divenuti capri espiatori – non perché stiamo “vincendo” sul tema in questo momento, ma perché dobbiamo parlare, coscienza verso coscienza, con la prospettiva del Giorno del Giudizio in vista.
Il senso della creazione di Dio ci tiene lontani dalla disperazione. Il senso della Caduta umana ci tiene lontani dal trionfalismo. Tenendo insieme le due cose, vediamo la Città di Dio e la Città dell’Uomo insieme, una che si precipita verso la morte, ma l’altra che marcia verso Sion. Alcune delle coscienze che tifano per l’aborto, o la schiavitù, o il razzismo, o una moltitudine di altre ingiustizie orribili possono benissimo essere capovolte, e possono a tempo debito muoversi verso la causa della vita, della dignità e della giustizia. Altri non lo faranno. Ma sia che “vinciamo” sia che “perdiamo” nel breve termine, vediamo il quadro completo. Sappiamo, come ha detto lo starec Zosima ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij: “Il tuo lavoro è per la totalità; la tua azione è per il futuro”.
Il lavoro a favore della vita e della dignità umana è un lungo arco di tempo, e più la gente sa di cosa stiamo parlando, più si opporrà. Noi continueremo a parlare e, alla fine, vinceremo. Suppongo che quello che intendo scrivere qui (…) è una risposta vera e bella.
So che la risposta è “Gesù”. Stiamo solo guardando per capire come arrivarci.
Fonte: Russellmoore.com
By Sabino Paciolla|
di Sabino Paciolla
L’entusiasmo, gli applausi scroscianti, la gioia, le grida di giubilo seguite all’approvazione nello Stato di New York di una legge radicale che permette l’aborto fino a poco prima della nascita, praticamente un infanticidio, hanno scandalizzato moltissime persone. Un importante sostenitore di questo progetto di legge è stato il Governatore di quello Stato, Andrew Cuomo, un cattolico, che l’ha immediatamente firmato. Quel progetto di legge è stato approvato dal Senato proprio nel giorno dell’anniversario della sentenza Roe vs Wade del 1973, che rese legale l’aborto negli Stati Uniti.
In un comunicato della Conferenza episcopale dello Stato di New York, i vescovi dello Stato hanno definito l’approvazione della legge un nuovo “triste capitolo” in una data, quella dell’anniversario della sentenza Roe vs Wade, che già portava con sé tragiche associazioni per i sostenitori della vita. “Il nostro amato Stato è diventato più pericoloso per le donne e i loro bambini non ancora nati”. I vescovi hanno anche chiesto preghiere non solo “per la conversione del cuore per coloro che celebrano questo tragico momento della storia del nostro Stato”, ma anche per “le vite che andranno perdute, e per le donne del nostro Stato che sono rese meno sicure da questa legge”.
Però, tanta gente in tutto il mondo è stata così turbata da queste grida di gioia da chiedere che il cattolico Andrew Cuomo venga scomunicato dalla Chiesa. Così hanno ragionato: come può ritenersi in comunione con la Chiesa una persona che ha promosso, sostenuto e firmato una legge che promuove ed autorizza un infanticidio? Come può ritenersi in comunione con la Chiesa una persona che ha fatto un gesto ignominioso come quello di festeggiare l’evento illuminando di rosa (a simboleggiare i “diritti” delle donne) la Freedom Tower? Ricordiamo che circa 3.000 persone sono morte nel sito del World Trade Center, ora occupato dalla Freedom Tower, uccise dai terroristi l’11 settembre 2001. Con quale coraggio il Governatore Cuomo ha utilizzato questo stesso sito per celebrare una legge che permette l’ingiusta uccisione di bambini innocenti nel grembo materno fino a prima della nascita?
Secondo alcuni, le sanzioni canoniche sono dovute al Governatore e agli altri cattolici che hanno votato a favore di questa legislazione. Questo è necessario sia per il bene comune, per evitare lo scandalo della tolleranza del male, sia come forte appello al Governatore e ad altri a pentirsi prima che arrivi il giorno del giudizio. Deve essere chiaro a tutti che nessun cattolico può sostenere una tale legge, che non si può esultare senza che ciò non provochi sanzioni canoniche, a cominciare da quelle che vietano di ricevere la Santa Comunione. Non fare nulla significherebbe lasciarsi sprofondare nella irrilevanza. Qualcuno ha detto che i cattolici e non cattolici devono capire che la Chiesa è seria sui suoi insegnamenti e che non potrà e non resterà a guardare mentre un leader politico “cattolico” come Cuomo celebra l’uccisione di bambini nel grembo materno.
A questo proposito, il vescovo Richard Stika di Knoxville, Tennessee, e il vescovo Joseph Strickland di Tyler, Texas, hanno entrambi indicato che se Cuomo vivesse nella loro giurisdizione avrebbero preso provvedimenti.
“Qualcuno mi ha chiesto oggi se avrei emesso una scomunica di un governatore cattolico sotto la mia giurisdizione se il governatore avesse fatto la stessa cosa di New York”, ha twittato Stika giovedì pomeriggio. “Penso che potrei farlo per qualsiasi legislatore cattolico sotto la mia giurisdizione che avesse votato a favore della legge, così come ha fatto il governatore”.
“Ne ho abbastanza”, ha detto il vescovo Stika. “La scomunica non è una punizione, ma serve a riportare la persona nella Chiesa. Per loro sarebbe come una medicina. Ma questo voto è così orrendo e vile che giustifica l’atto. Ma per fortuna non sono in quella posizione. Molto triste”.
“Sono con il vescovo Stika”, ha detto il vescovo Strickland. “Non sono in grado di intervenire sulla legislazione di New York, ma imploro i vescovi affinchè si esprimano con forza. In ogni società sana di mente questo si chiama INFANTICIDO!!!!!!!!!!!!!!”.
Al contrario, il card. Timothy Dolan di New York, dopo aver richiesto di non creare “polarizzazioni”, pressato dalle richieste di scomunica, ha emesso un comunicato, nel quale, tra l’altro, si può leggere: “In primo luogo, la scomunica non dovrebbe essere usata come arma. Troppo spesso, temo, coloro che chiedono la scomunica di qualcuno lo fanno per rabbia o frustrazione. (…) In terzo luogo, dal punto di vista pastorale, se un pastore – e un vescovo è certamente un pastore di una diocesi – conosce una grave situazione che coinvolge un parrocchiano, è suo dovere rivolgersi personalmente e direttamente al parrocchiano. Questo è stato l’approccio del cardinale O’Connor e del cardinale Egan (entrambi i quali ho servito), ed è anche l’approccio del cardinale Dolan”.
Ma allora, il Governatore Cuomo, come anche i deputati che hanno votato il provvedimento, potrebbe essere scomunicato?
La risposta sembra essere negativa.
L’esperto di diritto canonico Edward Peters dice che quelli di Cuomo sono certamente peccati, ma non sembra sicuro che gli stessi siano anche crimini canonici punibili ai sensi dell’articolo 1398 del diritto canonico che recita: “Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae”. Nel suo articolo, Peters riporta il parere di tanti altri canonisti, tutti concordi nell’escludere la colpevolezza dei politici, ai sensi dell’art. 1398, che si trovassero nella stessa situazione di Cuomo.
Allo stesso tempo, Peters fa presente che, siccome la più ovvia e grave conseguenza della scomunica è il divieto di accostarsi alla Santa Comunione, allora lo stesso risultato può essere conseguito con l’applicazione di un altro articolo del codice di diritto canonico che è il 915, che così recita: “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”.
“…e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”. E’ questa la situazione in cui si trova il Governatore Cuomo, sia perché vive in una situazione coniugale irregolare sia per la faccenda della legge di cui si discute.
Scrive Peters: “Questo divieto pubblico impedisce che il sacrilegio sia commesso contro il Sacramento, attenua lo scandalo inflitto alla comunità di fede quando i cattolici palesemente indegni pretendano una comunione di fede smentita dalle loro azioni profondamente contrarie, e mette in guardia il mondo che la Chiesa è seriamente intenzionata ad assicurare una testimonianza onesta nelle sue stesse file.”
Per questo, dice Peters, adottando il can. 915 non si è vincolati da definizioni ristrette dei reati e/o dalla cooperazione con essi, o da tecnicalità come il latae sententiae che a volte diventa di difficile applicazione. Invece, con il can. 915 il divieto di avvicinarsi alla Santa Comunione è di immediata applicazione perché esso richiama non una norma penale ma una norma disciplinare sacramentale.
Quello che dice Peters, per altro, è avvalorato oltre che dagli altri canonisti, anche da quello che capitò a papa Benedetto XVI nel maggio del 2007 quando, durante il volo verso il Brasile, un giornalista gli chiese se sosteneva i vescovi messicani nel loro avvertimento del rischio di scomunica dato ai politici che sostenevano la legalizzazione dell’aborto. Il Papa rispose dicendo: “Sì, questa scomunica non è arbitraria, ma è permessa dal diritto canonico che dice che l’uccisione di un bambino innocente è incompatibile con la Comunione, che è ricevere il corpo di Cristo”.
Tuttavia, come riportò il Washington Post, la Segreteria di Stato vaticana pubblicò rapidamente una versione modificata della risposta di Benedetto dalla quale eliminò il “Sì”. Inoltre, scrive il Post, “diversi altri cambiamenti hanno fatto sembrare le sue osservazioni un’affermazione più generale, piuttosto che il riferirsi specificamente ai vescovi messicani che avevano detto che i politici si erano (automaticamente, ndr) scomunicati.”.
Vi ricordate le affermazioni di mons. Nunzio Galantino, l’ex segretario della Conferenza Episcopale Italiana, quando ha sostenuto di non identificarsi “con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche” dell’aborto? Bene, leggete invece questa testimonianza di Sue Thayer, una ex manager di Planned Parenthood, la multinazionale americana dell’aborto, che nel 2018 ne ha eseguito oltre 300.000. Leggete cosa può fare la preghiera di quei “visi inespressivi”. E vi stupirete.
Ecco la sua testimonianza, nella mia traduzione.
Nessuna bambina sogna mai di crescere e di avere un aborto. Neanche un bambino immagina di lavorare nell’industria dell’aborto. Semplicemente succede. Lo stipendio è generoso e, una volta assunto, può essere difficile allontanarsi dai soldi. Alcuni sono attratti dal brivido, dalla polemica, forse solo dalla morbosa curiosità. Sì, alcuni lavoratori iniziano semplicemente perché vogliono vedere e sapere – che cos’è esattamente un aborto?
Una volta entrati, vengono rapidamente indottrinati. I membri dello staff credono che, fornendo l’aborto, aiutino veramente le donne. Ed è così che ho iniziato a lavorare per Planned Parenthood.
All’inizio degli anni ’90, eravamo molto a nostro agio quando ci riferivamo a un bambino non ancora nato come ad una manciata di cellule, come contenuto dell’utero o prodotto del concepimento. Forse è così che i cuori si induriscono alla realtà dell’aborto. Questo è anche il modo in cui abbiamo spiegato il processo di aborto a una donna. Siamo arrivati al punto di dirle che il processo è proprio come avere un periodo duro.
Con l’avvento dell’ecografia 4D, non potevamo più negare l’umanità del non ancora nato. Un battito cardiaco è presente al ventesimo giorno. Durante l’ottava settimana, si può vedere un piccolo viso, con tutti i dettagli, fino a un piccolo naso.
Come madre di bambini piccoli, il mio primo giorno nell’unità di aborto è stato il più difficile. L’aborto si è protratto fino al secondo trimestre. Ero inorridita di fronte alle piccole parti del corpo umano mentre cercavamo con molta difficoltà per rimetterle insieme in una piccola ciotola di vetro.
Ma invece di fuggire dall’unità di aborto, mi sono impegnata nella sezione di pianificazione familiare e di educazione sessuale di Planned Parenthood. L’avevo visto con i miei occhi, e sapevo che l’aborto era un omicidio. Quale modo migliore di fermare l’aborto che dispensare liberamente il controllo delle nascite? Ed è esattamente quello che ho fatto per i successivi 17 anni.
Per me, il processo di prendere coscienza della verità è stato lungo e lento. Come mamma, mi ha fatto male ogni volta che ero nell’unità di aborto, o addirittura vicino ad essa. Non appena il mio cuore si è ammorbidito, sapevo che i miei giorni nel settore dell’aborto erano contati.
Planned Parenthood aveva annunciato che ogni centro avrebbe adottato una nuova procedura chiamata webcam aborto. Ancora oggi, negli Stati Uniti, gli aborti con webcam sono aborti chimici eseguiti senza l’intervento di un medico sul posto. Il personale non medico è addestrato a fare ecografie transvaginali. Questa pratica invasiva dovrebbe essere effettuata da professionisti formati, non da personale di base. Al termine dell’ecografia, l’immagine del feto viene scansionata ed inviata ad un medico. Se il medico determina che l’età gestazionale è di settanta giorni o meno, preme un pulsante, che apre a distanza un piccolo contenitore contenente il primo farmaco, il Mifeprex. Preso mentre il medico guarda attraverso una connessione simile a Skype, Mifeprex blocca gli ormoni, con il risultato che si affama il bambino per mancata nutrizione. Il secondo set di pillole, Misoprostol, sarà preso due giorni dopo. Le contrazioni iniziano e la madre partorisce il suo bambino senza vita a casa. Da sola.
Sollevando preoccupazioni riguardo a questi aborti via webcam, sono stata licenziata. Sollevata, ho promesso di non impegnarmi mai più in una struttura per aborti.
Ma nel giro di due anni, non potevo più ignorare il segno sul mio cuore. Sapevo di un ministero chiamato 40 Days for Life (40 giorni per la vita, ndr), che portava i volontari a pregare davanti alle aziende di aborto. I lavoratori che praticano l’aborto lo aborrono. I clienti spesso non si presentavano quando qualcuno stava pregando (davanti alla clinica, ndr). Con rigorosi obiettivi (cioè risultati in termini di numero, ndr) di aborto, un alto tasso di mancata presentazione significava grandi problemi per il personale. Letteralmente. I responsabili che non raggiungevano gli obiettivi (prefissati, ndr) rischiavano di essere licenziati.
Decisi di condurre una campagna di 40 giorni per la vita alla struttura di aborti che avevo diretto. Ciò ha significato 40 giorni pieni, pregando per 12 ore al giorno al di fuori di Planned Parenthood. Come manager di lunga data, ero ben conosciuto nella mia piccola città rurale. Ora, stavo per chiedere ad altri di unirsi a me per pregare. La cosa peggiore di tutte, avrei dovuto affrontare i miei ex colleghi. Ero terrorizzata.
Ma Dio mi ha fornito tutto – fede, audacia, coraggio. E molte persone disposte a pregare. Molte chiese e gruppi diversi si sono riuniti per pregare durante quei 40 giorni. Quello che è successo è stato un vero e proprio miracolo. Sono nate amicizie. Le donne hanno imparato la verità. I cuori sono stati rigirati verso la vita. E poi – la struttura per l’aborto è stata chiusa!
Abbiamo imparato che la preghiera funziona perché Dio ci ascolta. 40 Giorni per la vita ha così tanto successo e sta crescendo così velocemente, semplicemente perché Dio si prende cura, e Lui risponde.
Sue Thayer è stata una manager di direzione di lunga data di Planned Parenthood Heartland, con sede in Iowa. Il centro di Storm Lake che ha gestito era la 21esima struttura per l’aborto a chiudere durante o dopo una campagna di 40 giorni per la vita. E’ stato anche il primo di 21 strutture per aborto a chiudere nello stato dell’Iowa. Thayer ora lavora per 40 giorni per la vita come direttore di Outreach.
Fonte: LifeSiteNews
By Sabino Paciolla
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