ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 4 gennaio 2019

Dissonanze?

Francesco e quella singolare “benedizione senza benedizione”

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    Alcuni lettori mi hanno chiesto un parere circa la singolare “benedizione senza benedizione” di Francesco dopo la preghiera dell’Angelus dalla finestra del palazzo apostolico, nel primo giorno del nuovo anno.
Ricordo che, a conclusione della preghiera, il papa ha alzato le mani e ha detto: “Vi benedica il Signore e vi custodisca. Il Signore faccia risplendere per voi il suo volto e vi faccia grazia. Il Signore rivolga a voi il suo volto e vi conceda la pace. Amen”. A quel punto, tutti si aspettavano che aggiungesse: “Et benedictio Dei omnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti descéndat super vos et máneat semper. Amen”. Invece niente.
Di qui la domanda: perché questa scelta del papa? 
Ho chiesto ad alcuni esperti e mi hanno spiegato che il papa ha usato una formula di benedizione che riprende quasi alla lettera Num 6,24-28, che nella Liturgia della Parola della solennità del primo gennaio è riportata come prima lettura.
Tale formula era molto amata da San Francesco che l’ha lasciata nella sua chartula come benedizione a frate Leone con una grossa Tau segnata.
Il Messale Romano, almeno nella editio typica III, quella che da più di quindici anni ancora attende un’edizione italiana, riporta appunto questa formula come benedizione finale solenne tra quelle a scelta per certe ricorrenze particolari.
Dunque, la benedizione è di origine biblica ed è contemplata dal Messale. Il fatto che il papa l’abbia recitata a braccia aperte potrebbe essere un modo per sottolineare il suo carattere ebraico: il modo di benedire dei sacerdoti veterotestamentari era, a quanto si sa, quello di levare le mani in alto, come fa Gesù alla fine del Vangelo di Luca: “Et elevatis manibus benedixit eis“.
Fin qui, dunque, niente di strano. Ciò che ha provocato stupore e sconcerto è la mancanza della formula trinitaria finale, che a quella benedizione veterotestamentaria conferisce l’impronta cristiana.
Il Messale propone sì diverse formule per la benedizione finale, tra cui anche quella usata dal papa (e che il primo gennaio è stata sicuramente adoperata in molte chiese cattoliche alla fine della Santa Messa, proprio perché riprende il testo della prima lettura), ma a tutte sempre appone la conclusione fissa di intonazione trinitaria: “Et benedictio Dei onnipotentis, Patris et Filii et Spiritus Sancti” eccetera.
Quale può essere stato, quindi, l’intento di Francesco nel benedire omettendo la formula trinitaria?
Una mia fonte ha bussato a una porta del palazzo apostolico e le è stato risposto, assai riservatamente, che la scelta di “benedire senza benedire” è stata “una decisione estemporanea del Santo Padre”.
Dalla registrazione video si nota che il papa legge la formula dal foglio che ha davanti. Se la decisione è stata sua, allora significa che ha omesso qualcosa che sul foglio c’era.
Ma perché?
Forse dipende dal contesto pacifista ed ecumenista cui si presta la giornata mondiale della pace del primo gennaio. Tra i valdesi, per esempio,  la benedizione si effettua ripetendo le parole di Num 6,24-28, proprio come ha fatto il papa, senza alcun segno di croce o aspersione con acqua.
In conclusione, secondo gli esperti da parte del papa non c’è stato nulla di scorretto, ma di certo ci sono state “dissonanze” e “forzature”. E molti fedeli non hanno potuto evitare di notarle.
Aldo Maria Valli

“AO’ …CHE ME SERVE DIO SE POSSO ESSE ‘NA ‘BRAVA PERSONA’ PURE DA ATEO?”.


Questa espressione – che sento proferire spesso – nasce da una totale incomprensione.
Premessa necessaria: purtroppo è vero che un certo ‘moralismo’ religioso ha veicolato da decenni l’idea che la Religione serva essenzialmente “ad assolvere una certa morale”, ergo ad essere “brave persone”, quasi assimilando la Religione all’educazione civica; ma qui c’è un enorme errore di fondo.

Ricapitoliamo.
La RELIGIONE ha come primo scopo quello di condurre alla Santità, non al “buon comportamento”. Santità significa partecipazione Reale allo Spirito, possibilità di Salvezza, al limite trasformazione dell’essere (é una realtà Ontologica e Oggettiva, niente di “vacuo”, di “soggettivo” o di “sentimentale”). Certamente, la Santità si manifesta “anche” come adesione ad una morale (peraltro non necessariamente sovrapponibile alla laica “educazione civica”), ma NON é quello il suo scopo e il suo fine più importante.
Di contro, sinceramente non capisco  cosa si intenda per “BRAVA PERSONA”, visto che – nel concreto – non esiste categoria umana al giorno d’oggi che non si consideri “buona” o che non tenda ad auto-giustficare i suoi atti (ho conosciuto da ragazzo spacciatori di eroina che si consideravano “brave persone”, perché ‘infondo non erano mica loro a costringere i tossici a comprarsi la roba…).
Tra le persone “religiose” vi sono molti che sbagliano, che compiono atti iniqui? Certamente si. Dirò di più: se tutti i “credenti” fossero perfetti, irreprensibili, camminassero sulle acque e resuscitassero i morti, non avrebbero nemmeno bisogno di alcun tipo di Religione …sarebbero già dei Realizzati.
Di contro, è abbastanza ridicolo immaginare che “fuori dalla religione” le persone siano “più brave” (anche solo da un punto di vista “civico”). E del resto, non si capisce proprio per quale ragione, lì dove vige semplicemente la “spietata legge dell’ego”, dei suoi bisogni e dei suoi capricci, il comportamento umano dovrebbe essere migliore o “più equilibrato”.
Molti Cristiani vanno a Messa e poi sparlano e odiano il prossimo? Forse si. Ma tra quelli che “a Messa non ci vanno” mi sembra che la mormorazione e l’odio per il prossimo (anche per futilissimi motivi) sia la norma accettata.
Ci sono Cristiani che tradiscono la moglie? Certo che si. Ma magari “sanno” pure che è sbagliato e si dispiacciono di quello che fanno. Tra quelli “di fuori”, al contrario, certi atteggiamenti sono incoraggiati, esaltati e portati “ad esempio”.
In conclusione: gli amici Atei o non credenti sono convinti di essere “brave persone”? Buon per loro.
Per quanto mi riguarda personalmente, e a scanso d’equivoci, dev’essere chiaro che quello che cerco é ALTRO.
P.s.
Meditiamo sul significato più profondo della pericope evangelica per cui “pubblicani e puttane vi passeranno innanzi”.

Da Repubblica:

Papa Francesco: “Meglio atei che cristiani ipocriti”

Papa Francesco ha colpito ancora. Rivolgendosi ai fedeli, ha detto: “Le persone che vanno in chiesa, stanno lì tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri e parlando male della gente sono uno scandalo: meglio vivere come un ateo anziché dare una contro-testimonianza dell’essere cristiani”.



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