Nove rabbini tra gli antenati di Benedetto XVI ?
Padre Hernan Vergara è un prete diocesano di Marcomer, Messico.
Pubblichiamo questo suo articolo facendo presente alcuni fattori che possono aiutare i lettori a farsi un'idea sull'argomento esposto.
Di questa ascendenza ebraica di Joseph Ratzinger si è parlato a più riprese e in diverse occasioni.
I dati forniti da Padre Vergara sarebbero tratti da uno studio condotto da un cattolico di origine ebraica, Gilad ben Aaron, che ha pubblicato il suo lavoro sul suo sito - http://aronbengilad.blogspot.com/ -. Diciamo “sarebbero” perché il detto studio, che aveva per titolo Pope Benedict XVI’s Jewish Ancestry, non è più reperibile, verosimilmente perché è stato rimosso.
Se si fa una ricerca su Internet si trovano diverse conferme di questa origine ebraica di Joseph Ratzinger, soprattutto in relazione alla madre di Joseph Ratzinger, Maria Peintner Rieger.
Il tutto non desta molte sorprese, la notizia è ben possibile; d'altronde non mancano le informazioni relative al fatto che i genitori di Giovanni Battista Montini, morto come Paolo VI, fossero anch'essi di origine ebraica: il padre Giorgio Montini, discenderebbe da un rabbino, e la madre Giudetta Alghisi, ebrea, si convertì al cattolicesimo per sposare Giorgo Montini.
I lettori intenderanno bene perché pubblichiamo il tutto con una certa riserva. Non vogliamo tacere loro la notizia, ma non possiamo assicurare loro la certezza delle fonti, almeno fino ad ora.
Lo stesso Padre Vetgara premette al suo articolo la seguente nota:
Il presente studio è usato unicamente a fini informativi
Presentiamo la ricerca di Gilad ben Aarón, cattolico di origine ebraica, sulle radici ebraiche di Benedetto XVI.
La bisnonna di Benedetto XVI, María Elizabeth (Betty) Tauber, ebrea nata nella Moravia, nel 1834, sembra che sia stata esclusa dalla sua famiglia non appena si convertì al cattolicesimo. L’Ungheria e la Moravia, fino alla prima guerra mondiale, erano regni dell’Impero Austro-Ungarico.
Betty andò nel Sud Tirolo, regione dell’Impero Austro-Ungarico (oggi parte dell’Italia), dove ebbe una figlia, Maria, con Anton Peter Peintner, a Rasa, nel 1855.
Anton sposò Betty solo tre anni dopo la nascita della figlia.
Betty era figlia di Jacob Tauber (1811-1845) e di Josefina (Peppi/Josefa) Knopfelmacher (1819-1886).
Jacob Tauber era figlio di Jonas e di Rebecca Zerkowits Tauber.
La famiglia Zerkowits si unì ai Kohen.
Risalendo dalla famiglia Ratzinger, Rieger e Tauber, alle famiglie Knopfelmacher, Shpitz, Bachrach, Cohen, si arriva al rabbino Yehuda Loew ben Bezazel, che era il Maharal di Praga.
L’albero genealogico è il seguente:
Joseph, Georg, la mamma, la sorella Maria, il padre.
Aarón Tauber, l’antenato di Elizabetta María (Betty) Tauber, con tutta probabilità, proveniva dalla comunità ebraica del Valle del Tauber in Baviera, da cui ha acquisito l’appellativo. In seguito fu in Moravia. L’emblema della famiglia Tauber è una Colomba vincolata al nome di Jonás o Giona.
Il padre di Aarón fu Jonás del Tauber, che era un discendente del rabbino Jonah Géronde. Sembra che gli antenati dei Tauber presero una identità e un nome cattolico durante la persecuzione degli ebrei bavaresi, e dopo tornarono apertamente al giudaismo, in Moravia.
2005. Benedetto XVI nella sinagoga di Colonia.
Il rabbino a destra canta le litanie ebraiche.
Inoltre, bisogna sottolineare lo sforzo delle tribù ebree (particolarmente di quella di Neftali), condotto per lo meno da 500 anni, per usurpare la Sede di Pietro, come affermò John Retcliffe nel capitolo “Il cimitero ebraico di Praga e il Consiglio dei rappresentanti delle dodici tribù di Iaraele”, nel suo libro “Biarritz”, che può essere consultato nei Protocolli dei Savi di Sion, edizione speciale (completa).
El Shebet Náftali (Praga), disse: «Non accettare mai posizioni subordinate. Per noi sono della massima importanza la giustizia e la difesa. Questo ci dà l’opportunità di conoscere le posizioni dei nostri nemici e il loro potere reale. A molti Stati abbiamo già dato ministri delle finanze e della giustizia. Il nostro obiettivo è arrivare al Ministero del Culto (clero cattolico e papato, naturalmente). Dobbiamo conseguirlo esigendo parità e uguaglianza civile…»
Questo era l’obiettivo del Rabbinato di Praga, 160 anni fa.
Alcuni dati storici sul “Maharal di Praga”, antenato di Benedetto XVI
Per i suoi antenati, l’ebreo Joseph Alois Ratzinger (in realtà Tauber), proviene dalla successione di 9 rabbini dell’Austria-Ungheria e della Germania; ma in modo particolare dal Maharal (Yeudah Loew ben Bezalel), considerato come uno dei saggi occultisti più importanti della storia.
Praga, Statua del Maharal con in braccio il Golem
«Il Maharal, abbreviazione di Moreinu HaRav Loeb, nome col quale è conosciuto, acquisì una grande popolarità anche presso gli Ebrei, per le sue profonde conoscenze della matematica, dell’astrologia e delle scienze (occulte) … fu un profondo conoscitore della Kabballah, nella quale sono rivelati i segreti della creazione divina e della vita occulta di Dio».
«Al Maharal si attribuiscono, a ragione, poteri speciali, tanto che viene anche chiamato “Artefice di Miracoli”. La storia più famosa è quella del Golem (demonio invocato dagli stregoni ebrei), testimoniata da un monumento eretto a Praga, che dimostra che si tratta di qualcosa di più di semplice folklore».
«Dopo aver eseguito i rituali prescritti, il rabbino fece il Golem, gli diede vita recitando speciali scongiuri in ebraico. Quando il Golem di Rabbi Loew crebbe divenne molto violento e incominciò ad assassinare la gente e a seminare il terrore. Al rabbino Loew venne assicurato che la violenza contro gli Ebrei sarebbe finita quando avrebbe distrutto il Golem.
Il rabbino accettò. Per distruggere il Golem eliminò la prima lettera della parola “Emet” davanti al Golem, per formare la parola che in ebraico significa la morte. Secondo la leggenda, i resti del Golem di Praga si conservano in una bara nell’attico dell’Altneuschul a Pagra; e può essere riportato in vita se necessario».
«Anni dopo, venne eretta una statua in onore e omaggio di questo illustre personaggio, opera di un famoso scultore cecoslovacco, e le si diede il nome di Der Hohe Rabbi Loeb – Il Gran Rabbino Loeb».
Il rabbino ánima il Golemdi Padre Hernan Vergara
Pubblichiamo questo suo articolo facendo presente alcuni fattori che possono aiutare i lettori a farsi un'idea sull'argomento esposto.
Di questa ascendenza ebraica di Joseph Ratzinger si è parlato a più riprese e in diverse occasioni.
I dati forniti da Padre Vergara sarebbero tratti da uno studio condotto da un cattolico di origine ebraica, Gilad ben Aaron, che ha pubblicato il suo lavoro sul suo sito - http://aronbengilad.blogspot.com/ -. Diciamo “sarebbero” perché il detto studio, che aveva per titolo Pope Benedict XVI’s Jewish Ancestry, non è più reperibile, verosimilmente perché è stato rimosso.
Se si fa una ricerca su Internet si trovano diverse conferme di questa origine ebraica di Joseph Ratzinger, soprattutto in relazione alla madre di Joseph Ratzinger, Maria Peintner Rieger.
Il tutto non desta molte sorprese, la notizia è ben possibile; d'altronde non mancano le informazioni relative al fatto che i genitori di Giovanni Battista Montini, morto come Paolo VI, fossero anch'essi di origine ebraica: il padre Giorgio Montini, discenderebbe da un rabbino, e la madre Giudetta Alghisi, ebrea, si convertì al cattolicesimo per sposare Giorgo Montini.
I lettori intenderanno bene perché pubblichiamo il tutto con una certa riserva. Non vogliamo tacere loro la notizia, ma non possiamo assicurare loro la certezza delle fonti, almeno fino ad ora.
Lo stesso Padre Vetgara premette al suo articolo la seguente nota:
Il presente studio è usato unicamente a fini informativi
Presentiamo la ricerca di Gilad ben Aarón, cattolico di origine ebraica, sulle radici ebraiche di Benedetto XVI.
La bisnonna di Benedetto XVI, María Elizabeth (Betty) Tauber, ebrea nata nella Moravia, nel 1834, sembra che sia stata esclusa dalla sua famiglia non appena si convertì al cattolicesimo. L’Ungheria e la Moravia, fino alla prima guerra mondiale, erano regni dell’Impero Austro-Ungarico.
Betty andò nel Sud Tirolo, regione dell’Impero Austro-Ungarico (oggi parte dell’Italia), dove ebbe una figlia, Maria, con Anton Peter Peintner, a Rasa, nel 1855.
Anton sposò Betty solo tre anni dopo la nascita della figlia.
Betty era figlia di Jacob Tauber (1811-1845) e di Josefina (Peppi/Josefa) Knopfelmacher (1819-1886).
Jacob Tauber era figlio di Jonas e di Rebecca Zerkowits Tauber.
La famiglia Zerkowits si unì ai Kohen.
Risalendo dalla famiglia Ratzinger, Rieger e Tauber, alle famiglie Knopfelmacher, Shpitz, Bachrach, Cohen, si arriva al rabbino Yehuda Loew ben Bezazel, che era il Maharal di Praga.
L’albero genealogico è il seguente:
1º Il rabbino Yehuda Loew (Leib) ben Bezalel (il Maharal di Praga) (1512-1609), si sposò con Pearl Shmel-kes-Reich (1516-1610).
2º Vogele Loew (1556-1629) si sposò col rabbino Isak Ha-Cohen (1550-1624).
3º Chava (Eve) Ha-Cohen (1580-1651) si sposò col rabbino Samuel Bachrach Abraham (1575-1615), rabbino di Worms.
4º Il rabbino (Moses) Samson/”Simson”/Bachrach (1607-1670), rabbino de Goding, Leipnik, Praga e Worms, si sposò con Dobrusch Phobus (1610-1662).
5º Il rabbino Jair Chayim Bachrach, alias “el Yoire Chavas” (1638-1702), rabbino di Worms, si sposò con Sarah (Dinah Sorla) Brillin (1638-1703).
6º Il rabbino Samson/”Simson” si sposa con una Bachrach (nata nel 1657), di cui non si conosce il nome.
7º Bachrach Malka (nata nel 1680), si sposò col rabbino Zalman Shpitz, Presidente del Beit Din a Eisenstadt.
8º (Sarah) Sarl Shpitz (nata nel 1703), si sposò con Knopfelmacher Rabi Jacob(prima del 1739), “il Maestro”, “rabbino capo a Mehrin”.
9º Nissel Knopfelmacher (nata nel 1722), si sposò col fratello minore di suo padre, il rabbino Mosè Knopfelmacher (1718-1798) di Holesov.
10º Jacob Knopfelmacher (nato nel 1739) si sposò con Katharina (nata nel 1740).
11º Joachim Knopfelmacher (nato nel 1764) si sposò con Anna (nata nel 1764).
12º Markus Knopfelmacher (nato nel 1786) si sposò con Betty.
13º Josephine (Peppi/Josefa) Knopfelmacher (nata nel 1809) si sposò con JacobTauber (1811-1845).
14º Elisabetta Maria (Betty) Tauber (nata nel 1834 a Mahr Weißkirchen in Moravia), si sposó, nel1858 a Rio de Pusteria, con Anton Peter Peintner.
15º Maria Tauber Peintner (nata nel 1855 a Rasa, morta nel 1930) si sposò con Isidor Rieger.
16º Maria Peintner Rieger (nata nel 1884) si sposò con Joseph Ratzinger (Padre de Joseph Alois Ratzinger).
17º Joseph Alois Ratzinger (Papa Benedetto XVI).
2º Vogele Loew (1556-1629) si sposò col rabbino Isak Ha-Cohen (1550-1624).
3º Chava (Eve) Ha-Cohen (1580-1651) si sposò col rabbino Samuel Bachrach Abraham (1575-1615), rabbino di Worms.
4º Il rabbino (Moses) Samson/”Simson”/Bachrach (1607-1670), rabbino de Goding, Leipnik, Praga e Worms, si sposò con Dobrusch Phobus (1610-1662).
5º Il rabbino Jair Chayim Bachrach, alias “el Yoire Chavas” (1638-1702), rabbino di Worms, si sposò con Sarah (Dinah Sorla) Brillin (1638-1703).
6º Il rabbino Samson/”Simson” si sposa con una Bachrach (nata nel 1657), di cui non si conosce il nome.
7º Bachrach Malka (nata nel 1680), si sposò col rabbino Zalman Shpitz, Presidente del Beit Din a Eisenstadt.
8º (Sarah) Sarl Shpitz (nata nel 1703), si sposò con Knopfelmacher Rabi Jacob(prima del 1739), “il Maestro”, “rabbino capo a Mehrin”.
9º Nissel Knopfelmacher (nata nel 1722), si sposò col fratello minore di suo padre, il rabbino Mosè Knopfelmacher (1718-1798) di Holesov.
10º Jacob Knopfelmacher (nato nel 1739) si sposò con Katharina (nata nel 1740).
11º Joachim Knopfelmacher (nato nel 1764) si sposò con Anna (nata nel 1764).
12º Markus Knopfelmacher (nato nel 1786) si sposò con Betty.
13º Josephine (Peppi/Josefa) Knopfelmacher (nata nel 1809) si sposò con JacobTauber (1811-1845).
14º Elisabetta Maria (Betty) Tauber (nata nel 1834 a Mahr Weißkirchen in Moravia), si sposó, nel1858 a Rio de Pusteria, con Anton Peter Peintner.
15º Maria Tauber Peintner (nata nel 1855 a Rasa, morta nel 1930) si sposò con Isidor Rieger.
16º Maria Peintner Rieger (nata nel 1884) si sposò con Joseph Ratzinger (Padre de Joseph Alois Ratzinger).
17º Joseph Alois Ratzinger (Papa Benedetto XVI).
Joseph, Georg, la mamma, la sorella Maria, il padre.
Genealogia Tauber
Aarón Tauber, l’antenato di Elizabetta María (Betty) Tauber, con tutta probabilità, proveniva dalla comunità ebraica del Valle del Tauber in Baviera, da cui ha acquisito l’appellativo. In seguito fu in Moravia. L’emblema della famiglia Tauber è una Colomba vincolata al nome di Jonás o Giona.
Il padre di Aarón fu Jonás del Tauber, che era un discendente del rabbino Jonah Géronde. Sembra che gli antenati dei Tauber presero una identità e un nome cattolico durante la persecuzione degli ebrei bavaresi, e dopo tornarono apertamente al giudaismo, in Moravia.
1º Aaron Tauber di Leipnik Moravia (nato nel 1658). Suo padre era Jonas del Tauber, discendente del rabbino Jonah Géronde.
2º Isaac Tauber di Leipnik Moravia (nato nel 1690) fratello maggiore di GioacchinoLobl (Leopold) Tauber Holesov della Moravia.
3º Jacob Tauber di Lepnik Moravia (nato nel 1715).
4º Jonas Tauber di Mahr, Weißkirchen Moravia (1739 - 1822) si sposò in seconde nozze con Rebecca Zerko witz (nata nel 1788).
5º Jacob Tauber (nato nel 1811) si sposò in seconde nozze con Josephine(Peppi/Josefa) Knopfelmacher.
6º Elisabetta Maria (Betty) Tauber (nata nel 1834 a Mahr).
2º Isaac Tauber di Leipnik Moravia (nato nel 1690) fratello maggiore di GioacchinoLobl (Leopold) Tauber Holesov della Moravia.
3º Jacob Tauber di Lepnik Moravia (nato nel 1715).
4º Jonas Tauber di Mahr, Weißkirchen Moravia (1739 - 1822) si sposò in seconde nozze con Rebecca Zerko witz (nata nel 1788).
5º Jacob Tauber (nato nel 1811) si sposò in seconde nozze con Josephine(Peppi/Josefa) Knopfelmacher.
6º Elisabetta Maria (Betty) Tauber (nata nel 1834 a Mahr).
2005. Benedetto XVI nella sinagoga di Colonia.
Il rabbino a destra canta le litanie ebraiche.
I Tauber: uno dei rami cabalisti più importanti della Sinagoga
(il Gran Rabbinato di Praga)
(il Gran Rabbinato di Praga)
Inoltre, bisogna sottolineare lo sforzo delle tribù ebree (particolarmente di quella di Neftali), condotto per lo meno da 500 anni, per usurpare la Sede di Pietro, come affermò John Retcliffe nel capitolo “Il cimitero ebraico di Praga e il Consiglio dei rappresentanti delle dodici tribù di Iaraele”, nel suo libro “Biarritz”, che può essere consultato nei Protocolli dei Savi di Sion, edizione speciale (completa).
El Shebet Náftali (Praga), disse: «Non accettare mai posizioni subordinate. Per noi sono della massima importanza la giustizia e la difesa. Questo ci dà l’opportunità di conoscere le posizioni dei nostri nemici e il loro potere reale. A molti Stati abbiamo già dato ministri delle finanze e della giustizia. Il nostro obiettivo è arrivare al Ministero del Culto (clero cattolico e papato, naturalmente). Dobbiamo conseguirlo esigendo parità e uguaglianza civile…»
Questo era l’obiettivo del Rabbinato di Praga, 160 anni fa.
Benedetto XVI nella sinagoga di Roma
Alcuni dati storici sul “Maharal di Praga”, antenato di Benedetto XVI
Per i suoi antenati, l’ebreo Joseph Alois Ratzinger (in realtà Tauber), proviene dalla successione di 9 rabbini dell’Austria-Ungheria e della Germania; ma in modo particolare dal Maharal (Yeudah Loew ben Bezalel), considerato come uno dei saggi occultisti più importanti della storia.
Praga, Statua del Maharal con in braccio il Golem
«Il Maharal, abbreviazione di Moreinu HaRav Loeb, nome col quale è conosciuto, acquisì una grande popolarità anche presso gli Ebrei, per le sue profonde conoscenze della matematica, dell’astrologia e delle scienze (occulte) … fu un profondo conoscitore della Kabballah, nella quale sono rivelati i segreti della creazione divina e della vita occulta di Dio».
«Al Maharal si attribuiscono, a ragione, poteri speciali, tanto che viene anche chiamato “Artefice di Miracoli”. La storia più famosa è quella del Golem (demonio invocato dagli stregoni ebrei), testimoniata da un monumento eretto a Praga, che dimostra che si tratta di qualcosa di più di semplice folklore».
«Dopo aver eseguito i rituali prescritti, il rabbino fece il Golem, gli diede vita recitando speciali scongiuri in ebraico. Quando il Golem di Rabbi Loew crebbe divenne molto violento e incominciò ad assassinare la gente e a seminare il terrore. Al rabbino Loew venne assicurato che la violenza contro gli Ebrei sarebbe finita quando avrebbe distrutto il Golem.
Il rabbino accettò. Per distruggere il Golem eliminò la prima lettera della parola “Emet” davanti al Golem, per formare la parola che in ebraico significa la morte. Secondo la leggenda, i resti del Golem di Praga si conservano in una bara nell’attico dell’Altneuschul a Pagra; e può essere riportato in vita se necessario».
«Anni dopo, venne eretta una statua in onore e omaggio di questo illustre personaggio, opera di un famoso scultore cecoslovacco, e le si diede il nome di Der Hohe Rabbi Loeb – Il Gran Rabbino Loeb».
Il rabbino ánima il Golemdi Padre Hernan Vergara
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2770_Don-Vergara_Albero_genealogico_BXVI.html
Dalla Polonia, assassinio e controllo del linguaggio
Sul sindaco di Danzica Pawel Adamowicz, ucciso da un solitary assassin di 27 anni, un delinquente comune appena uscito di prigione e con un passato di cura per schizofrenia – la cosa più urgente e umana è unirci al cordoglio del sito sionista Moked:
Il cordoglio dell’ebraismo polacco
“Adamowicz, un amico, un Mensch”
“Adamowicz, un amico, un Mensch”
e all “ebraismo polacco che ha scelto di affidare a una nota congiunta il suo messaggio di cordoglio. Il monito dei firmatari, tra cui il rabbino capo di Polonia rav Michael Schudrich: “La morte del sindaco Paweł Adamowicz è un altro tragico segnale d’allarme: nella nostra società, le differenze politiche o ideologiche possono, in casi estremi, portare ad atti di violenza fisica. Ci rivolgiamo a tutti coloro che hanno funzioni politiche, sociali e religiose in Polonia: non permettiamo che le parole generate dall’odio siano libere. Dobbiamo cambiare il linguaggio del dibattito pubblico. Non possiamo diventare una società che accetta la violenza”. “
“Cambiare il linguaggio del dibattito pubblico” allude ad una polemica mediatica in cui sembra inserirsi l’orribile fatto di sangue. Il gruppo televisivo TVN SA, controllato da Discovery Inc. dello statunitense David Zavlav, già avvocato in studio prestigioso nella sua New York, poi in carriera nella NBC (tv) poi divenuto “Hollywood Moghul and Wall Street Titan” secondo Vanity Fair, ha cominciato a fare inchieste sui gruppi di estrema destra in Polonia, con operatori infiltrati nei gruppi. Uno scoop comprendente neonazi che celebravano Hitler in una foresta ha suscitato l’attenzione della ABW (la Digos locale) che ha accusato il reporter, Wakowsky, di “propagare il fascismo” e portato in giudizio. La Procura ha detto che “è troppo presto” per accusare l’operatore, ma allo stesso tempo ha ordinato alla procura di Katowice di indagare “sul vero ruolo di TVN nell’evento”. Difatti la ABW, e il ministro dell’Interno, Joachim Brudziński, ritengono, come i media filo-governativi, in base alla testimonianza di uno dei neo-nazisti arrestati – che l’evento nel documentario è stato messo in scena dai giornalisti come provocazione antigovernativa.
Ne è nata una intensa campagna mediatica internazionale , in Usa e Israele, che accusa il governo polacco di intimidire i giornalisti perché scoprono i nazisti annidati in Polonia.
Qui i titoli di Haaretz,
Poland ‘Intimidating’ U.S.-owned Broadcaster Over Expose on neo-Nazis
di Bloomberg,
Discovery’s Polish TV Group Decries Reporter Intimidation
e ancor più esplicito, di Times of Israel:
Polish authorities are fighting journalists revealing neo-fascists
Ossia: Le autorità polacche stanno combattendo i giornalisti che rivelano i neofascisti.
La TVN di Zavlav è molto attiva nel dipingere il governo polacco come fascista e protettore di fascisti, ancor più attivamente dalla marcia dell’Indipendenza a Varsavia del novembre scorso con molti neo-destri d’Europa (anche Forza Nuova) salutati dal presidente polacco Duda, ma già prima per la sottolineatura che dà alle iniziative della opposizione ‘democratica’ contro il governo PiS. Attiva a tal punto che è stata multata dal garante dei media per l’estrema faziosità dei suoi reportages. Multa poi ritirata per le efficaci proretste del business americano.
L’ambasciatrice Usa contro il governo polacco
E’ entrata a scarpe chiodate nella questione l’ambasciatrice USA da poco nominata da Trump, Georgette Mosbacher (una industriale di cosmetici grande finanziatrice dei repubblicani) la quale ha scritto una lettera al primo ministro polacco, esigendo che il suo governo corregga il trattamento inflitto “ad una stazione televisiva indipendente di proprietà americana”
La lettera è stata pubblicata su diversi giornali. E’ su carta intestata dell’ambasciata, è firmata dalla Mosbacher, e tutti i polacchi hanno potuto constatare che sbaglia il cognome del primo ministro Mateusz Morawiecki, gli si rivolge con il titolo sbagliato, così come scrive male il nome del ministro degli interni. Inoltre la signora Mosbacher ha convocato dei parlamentari polacchi a porte chiuse, insegnando loro che non devono interferire sulla libertà dei media.
Deputati del partito di governo hanno risposto come l’onorevole Krystyna Pawłowicz: “Esigo [da Mosbacher] rispetto per lo stato e la nazione polacchi e le sue autorità democraticamente elette”. Altri (anonimamente) hanno lamentato che gli amici americani stanno trattando la Polonia “come un Bantustan”. E Sieci , un importante settimanale pro-governativo, ha chiesto in copertina “Chi ci ha mandato qui, signor Trump?”
Per capire la battuta sul Bantustan, bisogna ricordare che nel febbraio scorso il ministro israeliano dell’Istruzione, Naftali Bennet, dichiarò: “Il popolo polacco ha avuto un ruolo comprovato nell’assassinio di ebrei durante l’Olocausto”. Che è esattamente quello che le guide turistiche israeliane raccontano ai visitatori di Auschwitz, quando vi conducono studenti ebrei.
Varsavia annullò la visita del ministro israeliano, e in Usa il Congresso ha preparato una legge che indica la corresponsabilità della Polonia nell’uccisione degli ebrei quando il paese era sotto occupazione tedesca, preludio a richieste di risarcimenti per miliardi pretesi da Wasungtonon per conto delle vittime ebraiche, a scanso di sanzioni . Il governo polacco ha per contro emanato una legge che rende punibile come delitto affermare che “la nazione polacca” o “lo stato polacco” hanno preso parte ai crimini nazisti durante l’occupazione tedesca.
Varsavia ospiterà il convegno mondiale degli Usa contro l’Iran
Stretti fra la necessità di ingraziarsi sempre più saldamente l’Alleato Americano e quindi di rabbonire la lobby che li accusa di non essere meglio dei tedeschi (e non manca di avanzare richieste di risarcimento miliardario causa Olocausto) il governo, accusato per giunta della UE di essere sovranista, nazionalista e poco meno che fascista, si piega a fornire servizi eccezionali all’Alleato:
come ospitare a Varsavia, il 13-14, per volontà degli Stati Uniti, una enorme conferenza che accuserà di terrorismo l’Iran – paese verso cui la Polonia non ha alcuna lamentela da elevare, ma che è notoriamente l’ossessione bellicista di Israele, la quale sta trovando tutti i mezzi per coalizzare il mondo contro Teheran.
Anzi, ormai la decisione di Israele di arrivare a qualche tipo di conflitto decisivo, per eliminare il nuovo “Amalek” e calmare la sindrome pre-traumatica, appare ogni giorno più evidente e irreversibile.
“Netanyahu all’Iran: esci dalla Siria e presto, non smetteremo mai di attaccare”, è l’ultima minaccia.
La penultima, poche ore prima, è stata del capo di stato maggiore israeliano uscente, Gadi Eisenkof: che ha riconosciuto che Israele ha bombardato la Siria su base “quasi quotidiana” per anni, in una massiccia campagna militare che avrebbe mirato a degradare il presunto rafforzamento militare di Teheran nella regione.
Solo nel 2018, Israele ha sganciato circa 2.000 bombe su presunti bersagli collegati all’Iran, Gadi Eisenkot ha dichiarato al New York Times : “Abbiamo raggiunto migliaia di obiettivi senza rivendicare la responsabilità o chiedere il credito”, ha affermato Eisenkot , confessando di effettuare scioperi su base “quasi giornaliera” .
Ricominciano gli attacchi aerei sul territorio siriano, accompagnati questa volta da aperte provocazioni a Mosca. Il 9 gennaio, il capo dello spionaggio interno israeliano. Nadav Argaman, ha praticamente accusato la Russia di ingerenza nelle elezioni (prossime, non ancora avvenute) israeliane, “per mezzo di ciber-tecnologie e pirati informatici”.
E’ un cambiamento di tono che non è sfuggito al Foglio neocon, che plaude: “ La guerra di Israele contro l’Iran in Siria non è più segreta. L’epoca dell’ambiguità su attacchi aerei notturni e misteriosi è finita nel week-end, con le insolite interviste di un capo di Stato maggiore a giornali stranieri e le ammissioni di un premier (non a caso mentre l’America si prepara a lasciare la Siria). Quando domenica Benjamin Netanyahu ha per la prima volta riconosciuto pubblicamente che l’aviazione israeliana ha colpito obiettivi iraniani venerdì vicino Damasco, il suo capo di Stato maggiore, Gadi Eisenkot, aveva già parlato di “migliaia di attacchi” simili.
Eisenkot ha voluto chiarire al generale Suleimani e ai suoi capi a Teheran che “hanno buttato via otto anni. Possono aver avuto successo nell’assicurare la sopravvivenza del regime di Assad, uccidendo mezzo milione di siriani nel mentre, ma gli è costato sedici miliardi di dollari, almeno duemila combattenti di Hezbollah e migliaia in più tra i poveri mercenari sciiti di Afghanistan, Pakistan e Iraq. E ora hanno poco da mettere in vetrina. Nessun aeroporto in Siria, nessun porto sul mar Mediterraneo, nessuna piattaforma di lancio missili”.
E non solo: secondo Gideon Levy, Israele si prepara a sancire “di diritto” con leggi, l’annessione di fatto dei territori occupati.
Trump crea “l’ambasciatore per l’antisemitismo” per punire le critiche a Israele nel mondo
In tutto questo, appare necessario un più stretto controllo sul “dicorso” mediatico. “ Dobbiamo cambiare il linguaggio del dibattito pubblico. Non permettiamo che le parole generate dall’odio siano libere”, come prescrive l’ebraismo polacco. L’uccisione di Adamowicz offre una motivazione giustificatissima per imporre ed applicare la censura, e perseguire “l’estremismo antifascista, omofobo, putiniano, fascista” in tutta Europa, e la repressione dei partiti e governi “sovranisti” portatori delle suddette macchie.
Non è una vuota minaccia. La Camera bassa americana ha varato d’urgenza una legge bipartisan che obbliga Trump a nominare “l’inviato per l’antisemitismo”. E’ un vero e proprio ambasciatore che “consigli e coordini gli sforzi del governo USA nel monitorare e combattere l’antisemitismo e l’incitamento antisemita nei paesi stranieri”. In realtà, questa figura diplomatica esiste dal 2004; l’aveva sollecitata al Congresso l’allora ministro israeliano per la Diaspora, Nathan Sharanski – che è riuscito anche a far passare una nuova definizione di “antisemitismo”, comprendente adesso anche le critiche ad Israele. Per l’opposizione del Dipartimento di Stato, questa posizione della diplomazia americana è stata vacante; adesso la Camera obbliga Trump a nominare una persona in carne ed ossa per questa attività. Si vede che la necessità urge e il tempo stringe.
Sono tempi brutti per il governo polacco, ed anche per noi tutti che critichiamo Israele, e siamo soggetti alle segnalazioni che l’Envoy per l’Antisemitismo riceverà – e che sul mio conto sta già ricevendo. La campagna “dobbiamo cambiare il linguaggio pubblico” è infatti già cominciata anche qui:
Un’ultima considerazione sull’assassino, Stefan W.: appena accoltellato il sindaco, ha preso il microfono. Non ha inneggiato ad Hitler né ha proclamato la sua fede nazista. Ha gridato che era stato in galera e lì torturato per colpa di Platforma Obywatelska (PO), frase di cui bisognerà scoprire il senso. Quali ” torture”? Visto che non è stato ammazzato, magari potrà spiegare agli agenti polacchi. Potrà essere così svelato il segreto di fabbricazione dei “solitary assassins”?
(Su La Bussola Quotidiana il giornalista Marchesini, che è esperto della Polonia, adombra la seguente ipotesi: “il PO, il partito del sindaco Adamowicz, assassinato è in grave difficoltà. Il «martirio» di un politico europeista, pro-migranti e pro-LGBTQ è manna per il partito liberal polacco; soprattutto se alimenta la leggenda del rinascente (inesistente) «nazismo» polacco.
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