ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 10 gennaio 2019

La palla che rimbalza su un muro di gomma.


Cum magna tristitia: non si disputa con gli scomunicati. La nostra rivista risponde unicamente di ciò che i suoi Autori scrivono su queste colonne, non di ciò che Padre Giovanni Cavalcoli scrive in giro per i blog

Da due anni a questa parte, Padre Ariel S. Levi di Gualdo ha ripetuto inutilmente e senza esito alcuno a Padre Giovanni Cavalcoli che talvolta ci è richiesta quella grandezza dell’umiltà che ci induce a tacere. Esistono infatti situazioni e fatti oggettivi dinanzi ai quali non è possibile — perlomeno sul momento —, poter avere e dare una risposta. Se invece ci si ostina a dare comunque una risposta, credendo che si debba sempre avere una risposta per tutto, costasse persino tirare in ballo una volontà di Dio sino a poco prima del tutto sconosciuta alla Chiesa mater et magistra, in quel caso si corre il serio rischio di cadere in gravi errori, ma soprattutto di disorientare il Popolo di Dio..


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Angelo piangente

Da due giorni la nostra redazione è subissata di messaggi di Lettori che chiedono lumi su un intervento fatto sul blogDuc in altum del giornalista Aldo Maria Valli dal teologo domenicano Giovanni Cavalcoli, padre co-fondatore di questa nostra rivista. L’intervento è racchiuso sotto il titolo: «Padre Cavalcoli: “Bravo don Minutella, ma ecco dove sbagli”» [vedere testoQUI]. È superfluo a dirsi, ma lo precisiamo ugualmente: Aldo Maria Valli è un noto giornalista ed un riconosciuto galantuomo che ha svolto solo il proprio lavoro, dando spazio a questo Autore che gliel’ha espressamente chiesto.
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Anzitutto va precisato che mettersi a disquisire con un presbìtero come Alessandro Minutella al quale sono state irrogate ben due scomuniche per disposizione della Congregazione per la dottrina della fede e della Congregazione per il clero e che va affermando in pubbliche conferenze, scritti e video che la «Santa Messa celebrata in comunione con l’antipapa Bergoglio non è valida» [cf. video QUI], costituisce purtroppo una caduta di stile per un teologo domenicano anziano e per un accademico pontificio, il quale dovrebbe sapere che l’effetto di queste scomuniche implica la dichiarazione da parte della Santa Sede che questo presbìtero è escluso dalla Chiesa Cattolica e non è più parte di essa sino al suo pubblico e completo ravvedimento dall’errore. Infatti, sul Reverendo Alessandro Minutella, membro del Presbitèrio di Palermo, si è espressa la Santa Sede con un duplice atto di scomunica platealmente rigettato dallo scomunicato che ha replicato dichiarando la illegittimità del Pontefice regnante. Domanda ovvia, nonché basata sul più elementare senso comune: che cos’è per Padre Giovanni una scomunica? È opportuno disputare con un presbitero che dall’errore palese è sfociato nella eresia pubblica e manifesta e che si rifiuta in tutti i modi di ragionare? [cf. un nostro precedente articolo, QUI].

È inquietante che Padre Giovanni Cavalcoli affermi e faccia presenti quelle che a suo dire sono le diverse e giuste ragioni di questo scomunicato, perché applicando analoga logica, l’insigne teologo anziano dovrebbe spiegare simile modo tutte quelle che sono le ragioni e gli elementi giusti che si trovano anche nel pensiero di Ario e di Pelagio, ma soprattutto in quello dei Modernisti e di quel Karl Rahner da lui recriminato usque ad nauseam in tutti i suoi articoli. Poi, se dal senso comune vogliamo applicare la logica aristotelica, l’eminente teologo domenicano dovrebbe sapere che dinanzi all’eresia, le buone ragioni sussistenti perdono qualsiasi valore perché l’errore è talmente grave che sovrasta ed annienta tutto ciò che di buono potrebbe sussistere, rendendole appunto insussistenti. O se vogliamo possiamo chiarire il tutto con il cosiddetto paradigma Hitler, vale a dire: ammettiamo che anche in Adolf Hitler vi fosse nel fondo del buono e del sensibile, oltre a delle buone ragioni reattive, per esempio il modo in cui la Germania, dopo la Prima Guerra Mondiale, fu umiliata e messa in ginocchio al tavolo delle trattative della Pace di Versailles. È peraltro noto che tutto lo Stato Maggiore delle S.S. vide il führer piangere di dolore, quando morì il suo amato cane da pastore; e durante le feste private in montagna, egli si inteneriva dinanzi ai bambini dei gerarchi nazisti e si profondeva in attenzioni verso di loro con grande affetto. Chiarito e dimostrato il tutto, ma soprattutto applicando la logica delle proporzioni basate sul principio di sussistenza e insussistenza, qualcuno se la sente di affermare e di spiegare che in fondo anche in Adolf Hitler sussistevano delle buone ragioni, oltre che del sensibile e del tenero, specie poi se appresso ci mettiamo ad analizzare che per un bimbo di “pura razza ariana” da lui accarezzato con tenerezza, ve ne sono stati altri mille, ebrei perlopiù tedeschi, morti nei laboratorî di Joseph Mengele che li ha sottoposti a dolorose torture usandoli come cavie?
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Non è prudente discutere con chi, per la sua ostinata irragionevolezza e chiusura ad ogni genere di dialogo con l’Autorità Ecclesiastica, è stato proprio per questo colpito con duplice scomunica, a meno che non sia l’Autorità ecclesiastica stessa che chiede o che comanda ad un vescovo, ad un presbìtero o ad un teologo anziano di farlo, dettando al tempo stesso i motivi e le modalità con le quali discutere con uno scomunicato, ad esempio per tentare di riportarlo sulla retta via. Ebbene, Padre Giovanni ha forse ricevuto questo mandato dalla Santa Sede? O forse, la sua missio theologica, è al di sopra di ogni autorità ecclesiastica? Ma soprattutto: in questo clima di grande smarrimento che infesta il corpo dei fedeli, egli ritiene di rendere alla Chiesa ed ai Christi fideles un servizio particolarmente splendido, annunciando urbi et orbi quelle che sono le ragioni di fondo di un eretico scomunicato che semina veleni, pur procedendo poi ad enunciare quelli che sono i suoi errori? Nostro dovere e compito, non è forse di tutelare il Popolo di Dio, anziché disorientarlo offrendo spiegazioni che lo scomunicato in questione ha tutta una serie di indubbie ragioni, salvo poi aggiungere: si, ma però …? O crede forse, il Padre Giovanni, che tutti i Lettori capiscano veramente i palesi errori di questo eretico scomunicato, dopo la sua sperticata enunciazione introduttiva di tutte quelle che sarebbero le sue ragioni? Agendo con siffatta e grave leggerezza pastorale e pedagogica, l’insigne teologo domenicano non pensa che potrebbe indurre non pochi Lettori a credere che questo presbìtero palermitano — specializzato ormai da un paio d’anni a dichiararsi vittima perseguitata da parte della «falsa Chiesa dell’antipapa Bergoglio» —, finisca per figurare come un soggetto colpito e punito proprio in virtù di quelle sue valide ragioni elencate da Padre Giovanni in tutta la parte introduttiva del proprio scritto?
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Detto ciò si aggiunga: non erano forse proprio i più illustri teologi domenicani a spiegare ed a raccomandare ai Christi fideles ed ai sacerdoti non molto ferrati in teologia, di stare alla larga dagli scomunicati e dagli eretici e di non parlare con loro? E detto questo sia chiaro che Alessandro Minutella le scomuniche, non le ha ricevute per quisquilie amministrative, ma per duplice delitto di eresia manifesta e ostinata, per scisma ed istigazione del Popolo di Dio e dei presbìteri allo scisma ed al rigetto della somma autorità del Successore di Pietro da egli dichiarato antipapa, quindi illegittimo usurpatore della Cattedra di Pietro.
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Con dolore veramente immane, dobbiamo prendere atto che nelle sue righe il Padre Giovanni ha purtroppo enunciato dei colossali strafalcioni sul piano storico, sul piano giuridico e sul piano teologico.
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Non vogliamo sottrarci al dibattito, ma per il grande affetto e la umana tenerezza che ci lega a lui evitiamo di farlo, semmai invitando i suoi Superiori a sottoporre questo suo scritto ad alcuni insigni studiosi domenicani, per esempio al Padre Daniel Ols, valente teologo dogmatico, ed il Padre Bruno Esposito, valente canonista ed ordinario di Diritto Canonico alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. È molto probabile che il secondo non mancherà di spiegare in quali gravi termini Padre Giovanni confonda i Christi fideles già fin troppo confusi dando per scontati e per esistenti degli istituti giuridici che non esistono, per esempio la figura del “papa emerito”, o “il doppio papato”, o peggio due pontefici “entrambi tali ma uno dotato del ministero attivo e l’altro ritiratosi nel ministero passivo”, insomma “due papi entrambi legittimi nella loro diversità di ministero”, come egli afferma tra le righe di quel suo intervento sul blog di Aldo Maria Valli.
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Il termine “papa emerito” è solo un modo di dire colloquiale e improprio, o meglio giornalistico, perché mai in questi ultimi cinque anni è stata istituita dalla Chiesa la figura e l’istituto giuridico del “papa emerito” inserito come tale nel Codice di Diritto Canonico. Anzi: su questo argomento tutti i canonisti tacciono, compreso l’insigne canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda, che poco dopo la rinuncia di Benedetto XVI non mancò di far presente e di spiegare che un atto di rinuncia è legittimo e previsto dal Codice di Diritto Canonico e che il rinunciante sarebbe dovuto tornare al suo stato precedente l’elezione al sacro soglio, giacché:  
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«È evidente che il papa che si è dimesso non è più papa, quindi non ha più alcuna potestà nella Chiesa e non può intromettersi in alcun affare di governo. Ci si può chiedere che titolo conserverà Benedetto XVI. Pensiamo che gli dovrebbe essere attribuito il titolo di vescovo emerito di Roma, come ogni altro vescovo diocesano che cessa» [vedere articolo, QUI].
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Siccome però, le cose, sono andate diversamente,oggi ci troviamo di fatto dinanzi ad un paradosso che ad oltre cinque anni di distanza dall’atto di rinuncia di Benedetto XVI non è stato ancòra chiarito, meno che mai regolamentato con un apposito istituto giuridico; forse mai creato perché non può proprio, essere creato.
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Sul mai istituito istituto giuridico del “papa emerito” nessun canonista si è mai espresso, neppure facendo delle ipotesi, tanto meno dinanzi al paradosso mai verificatosi prima nella storia della Chiesa di “due pontefici, uno regnante e uno ritirato, entrambi legittimi come tali”. Questo sostiene infatti Padre Giovanni che a 78 anni è divenuto d’improvviso anche esperto canonista, sciogliendo sui blog dei giornalisti dei nodi che ancora la Chiesa non ha sciolto. E non li ha sciolti perché la Chiesa, in silenzio, attende che la morte di Benedetto XVI ponga fine al paradosso giuridico che di fatto si è creato, giacché il rinunciatario non è tornato al proprio stato precedente l’elezione, ma soprattutto non ha provveduto, prima della sua rinuncia, a creare il nuovo ed apposito istituto giuridico del cosiddetto “papa emerito”.
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Padre Giovanni tocca l’apice in questo suo scritto affermando:
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«Cristo ha voluto un solo Papa come Papa in esercizio del suo ufficio. Ma non ha escluso la possibilità di due Papi legittimi, come è oggi, dei quali, però, uno solo esercita l’ufficio, ovvero Francesco».
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Quest’affermazione è gravissima perché tira in ballo la voluntas Dei, pertanto Padre Giovanni ha il dovere morale e teologico di spiegare come, in che forma ed attraverso quali parole Cristo Signore «non ha escluso la possibilità di due Papi legittimi», perché se a tal proposito ha ricevuto una rivelazione, deve anzitutto presentarla alla Chiesa, dopodiché attendere che la Chiesa la riconosca come rivelazione soprannaturale autentica.
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Da due anni a questa parte, Padre Ariel S. Levi di Gualdo ha ripetuto inutilmente e senza esito alcuno a Padre Giovanni Cavalcoli che talvolta ci è richiesta quella grandezza dell’umiltà che ci induce a tacere. Esistono infatti situazioni e fatti oggettivi dinanzi ai quali non è possibile — perlomeno sul momento —, poter avere e dare una risposta. Se invece ci si ostina a dare comunque una risposta, credendo che si debba sempre avere una risposta per tutto, costasse persino tirare in ballo una volontà di Dio sino a poco prima del tutto sconosciuta alla Chiesa mater et magistra, in quel caso si corre il serio rischio di cadere in gravi errori, ma soprattutto di disorientare il Popolo di Dio.
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Sono due anni che Padre Giovanni si è ostinato a uscire dalle proprie competenze di filosofo metafisico e di teologo tomista per lanciarsi in vari temi di attualità per i quali manca di conoscenza e soprattutto di concreta praticità; per seguire con temi di carattere storico e giuridico per i quali manca di adeguate conoscenze profonde, come purtroppo ha ampiamente dimostrato negli ultimi tempi intervenendo in modo frenetico su diverse e complesse tematiche socio-ecclesiali. E tutto questo, a noi, ha causato molte sofferenze, ed ogni tentativo veramente amorevole e fraterno di indurlo a ragionare si è risolto purtroppo nell’effetto palla che rimbalza su un muro di gomma.
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Noi ci troviamo in serio imbarazzo nel rispondere ai Lettori che adesso ci domandano numerosi che cosa sia accaduto a questo insigne teologo; e non potendolo più nascondere, dinanzi a Padre Giovanni che salta ormai da tempo da un blog all’altro, dobbiamo infine ammettere dolorosamente in pubblico che quando egli si fissa su un punto diviene intrattabile sino alla perdita del logico senso critico, come per esempio quando di recente ha scritto e affermato che il Sommo Pontefice:
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«[…] è infallibile pure se fosse non tanto peccatore, ma liberamente chiuso alla Grazia, perché la grazia comunque opererebbe al di là della sua stessa volontà, in quanto lo Spirito Santo opererebbe e non permetterebbe mai al di là della sua volontà e del suo libero arbitrio che possa cadere in errore nelle materie di dottrina e di fede».
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Di fronte a queste affermazioni il Padre Ariel S. Levi di Gualdo, pur senza citare il Padre Giovanni Cavalcoli, rispose con un suo articolo intitolato: «Può un Romano Pontefice legittimamente eletto e Successore legittimo del Beato Apostolo Pietro essere privo della grazia di stato?» [vedere QUI]. Spiegando tra le righe di quel suo testo il principio di non contraddizione di Dio, che non può dotare l’uomo di libertà e di libero arbitrio da una parte, per poi dall’altra revocargli all’occorrenza queste facoltà — che sono peraltro un suffisso stesso del mistero della creazione — e per di più, il tutto, attraverso l’opera dello Spirito Santo (!?). 
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Noi non rispondiamo nel merito di quanto scritto da Padre Giovanni sul blog di Aldo Maria Valli perché riteniamo che la risposta gli sia stata già data dal Cardinale Walter Brandmüller, che è un grande studioso che conosce bene ed a fondo il proprio mestiere di storico della Chiesa e di ecclesiologo [il testo dell’articolo del Cardinale è leggibile QUI]. Se Padre Giovanni avesse solamente scorso questo articolo, avrebbe evitato certe uscite infelici, a partire dal riconoscimento delle ragioni o degli elementi positivi che a suo dire sussistono nel pensare e nell’agire di un eretico ostinato ed impenitente come Alessandro Minutella.
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In conclusione: tra i cinque punti circa gli errori che Padre Giovanni Cavalcoli indica ad Alessandro Minutella, non è neppure vagamente menzionata la grave ed empia affermazione di questo presbìtero scomunicato circa la invalidità di tutte le Sante Messe celebrate in comunione con il Sommo Pontefice Francesco. E questo è davvero inquietante, per un teologo che si mette a confutare un eretico sul blog di un giornalista cattolico, dimenticando proprio quell’elemento che costituisce la vera e propria apoteosi dell’eresia di Alessandro Minutella, nel quale c’è del buono e sussistono delle buone ragioni nella misura in cui esse possono sussistere nel cosiddetto paradigma Hitler testé enunciato tra queste righe.
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dall’Isola di Patmos, 9 gennaio 2019


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