Mentre la Chiesa continua a lottare con la ricaduta degli scandali degli abusi sessuali dell’anno scorso, il Vaticano si trova ad affrontare una serie di decisioni cruciali nelle prossime settimane. Come verranno risolte, e in quale ordine, probabilmente darà il tono per il resto dell’anno.
Di seguito una articolo di Ed Condon, nella mia traduzione.
Mentre la Chiesa continua a lottare con la ricaduta degli scandali degli abusi sessuali dell’anno scorso, il Vaticano si trova ad affrontare una serie di decisioni cruciali nelle prossime settimane. Come verranno risolte, e in quale ordine, probabilmente darà il tono per il resto dell’anno.
Ad un mese da oggi, i capi delle conferenze episcopali mondiali si riuniranno a Roma per un vertice speciale per affrontare la crisi degli abusi. In vista di quell’incontro, il Vaticano ha cercato di abbassare quelle che ha definito aspettative “eccessive”.
Nonostante questi sforzi, la credibilità delle sue discussioni e conclusioni avrà probabilmente un ruolo importante nella formazione di valutazioni più ampie della Chiesa nel 2019. Ma prima dell’inizio dei tre giorni di riunione, altri due eventi potrebbero fare molto per inquadrare il modo in cui la sessione di febbraio sarà vista dall’esterno.
Il primo di questi eventi è la sostituzione del cardinale Donald Wuerl come arcivescovo di Washington, DC. Il secondo è la conclusione del processo penale che sta valutando le accuse contro il predecessore di Wuerl, l’arcivescovo Theodore McCarrick. Entrambi sono attesi nell’immediato, ed entrambi sembrano sicuri di gettare un’ombra, nel bene o nel male, sull’incontro di febbraio e su tutto ciò che produrrà.
Come è stato riferito in precedenza, la Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) ha recentemente concluso la fase investigativa della gestione del caso McCarrick. La CDF ha anche confermato che, invece di un processo canonico completo, McCarrick sta affrontando un processo amministrativo penale – normalmente riservato alla gestione di casi in cui le prove sono chiare e convincenti.
Funzionari di diversi dipartimenti vaticani, se non la stessa CDF, hanno già iniziato a fare riferimento all’ex cardinale con “Mr. McCarrick”, in un cenno alla sua probabile laicizzazione se sarà giudicato colpevole di abusi sessuali.
Mentre Roma sembra intenzionata ad assicurare che il caso McCarrick sia risolto – in un modo o nell’altro – prima dell’incontro di febbraio, quanti dettagli la CDF renderà pubblici sulla risoluzione sarà importante.
McCarrick è accusato di una serie di gravi crimini, tra cui l’abuso sessuale di minori e adulti. Ciò che viene fatto e detto a proposito del suo presunto abuso di adulti può rivelarsi più significativo, anche se rappresenta l’accusa minore in termini canonici.
Se McCarrick verrà riconosciuto colpevole di aver abusato dei seminaristi per un periodo di anni, sarà molto più difficile per l’incontro di febbraio ignorare i crescenti appelli per un’espansione giuridica della definizione di “adulti vulnerabili” al fine di includere vittime come quella di McCarrick. (In ballo c’è il concetto di omosessaulità che, al momento, sembra escluso dalle cause dell’attuale crisi da abusi sessuali, ndr)
D’altra parte, se non verrà presa una decisione, o riconosciuta pubblicamente, su queste accuse, i seminaristi che hanno presentato la loro testimonianza come parte del processo CDF potrebbero sentirsi ignorati e le loro sofferenze nuovamente trascurate.
Entrambi i risultati potrebbero informare le percezioni del summit vaticano del mese prossimo e costituire un serio ostacolo per coloro che sperano di imporre un’attenzione più ristretta e un’agenda basata solo sugli abusi sui minori, sui quali c’è meno disaccordo tra i vescovi.
Nel frattempo, la sostituzione del cardinale Wuerl a Washington rimane una priorità significativa e sempre più urgente per Roma.
Pochi mesi fa, prima degli scandali dell’estate scorsa, Wuerl sembrava destinato a rimanere in carica fino a quasi 80 anni, ben oltre la normale età pensionabile per i vescovi, che ha superato quando ha compiuto 75 anni, tre anni fa. Le sue dimissioni, presentate nel 2015, sono state accettate lo scorso ottobre (con evidente riluttanza del Papa) a causa delle crescenti pressioni sul cardinale a seguito del rapporto della grande giuria della Pennsylvania – in cui è stato nominato più di 200 volte – e delle domande su ciò che Wuerl sapeva o meno del suo predecessore.
Nelle ultime settimane Wuerl ha confermato che, nonostante le sue precedenti smentite, già nel 2004 era a conoscenza delle accuse contro McCarrick di cattiva condotta con i seminaristi. Il suo attuale incarico di amministratore dell’arcidiocesi di Washington ha contribuito a mantenere lui e McCarrick nella cronaca
Mentre un sostituto di Wuerl verrebbe probabilmente recepito come un gradito voltar pagina sia per i cattolici di Washington che per il Vaticano, decidere chi debba essere il sostituto si è dimostrato difficile da risolvere per Roma. Fonti di Washington e del Vaticano, compresa la Congregazione per i vescovi, hanno parlato al Catholic News Agency (CNA) della mancanza di consenso su chi sia nella posizione migliore per succedere a Wuerl.
Alcuni a Roma avevano in precedenza ipotizzato che la scelta di un successore di Wuerl potesse attendere fino a dopo l’incontro di febbraio, permettendo di presentarlo come parte di un processo di rinnovamento in corso. Gli eventi recenti hanno reso la sua sostituzione una priorità più pressante.
Un’ulteriore urgenza sembra ora probabile, dato che ci si aspetta una decisione sul caso McCarrick. Considerata la stima di cui Wuerl gode ancora a Roma, è improbabile che il Vaticano annunci la sua sostituzione subito dopo un verdetto di colpevolezza su McCarrick, per timore che i due casi siano visti come eventi correlati. Se il destino di McCarrick è atteso a breve, il prossimo arcivescovo di Washington potrebbe anche essere atteso ancora prima.
Con la Congregazione, la cerchia ristretta di consiglieri del Papa, e lo stesso Wuerl desideroso di presentare i propri candidati, sono stati propagandati una serie di presunti “papabili”, a cominciare dal vescovo Robert McElroy di San Diego, passando per il cardinale Joseph Tobin di Newark, e che ora sembra ci si sposti intorno al vescovo Frank Caggiano di Bridgeport o all’arcivescovo Wilton Gregory di Atlanta.
Chiunque emerga come prossimo arcivescovo di Washington (e probabilmente cardinale), sarà stato scelto con un occhio diretto a presentare un volto credibile di cambiamento, ma senza aspettarsi di scuotere ulteriormente la barca della sede della capitale.
Se le differenti situazioni di McCarrick e Wuerl potranno essere risolte nelle prossime settimane, ciò potrebbe offrire un po’ di respiro prima del summit di febbraio. Ma anche supponendo l’esito più positivo e l’accoglienza in entrambi i casi, poco sembra in grado di smorzare le aspettative per quello che molti chiamano un “o la va, o la spacca” meeting a Roma. Personaggi di alto livello, come l’ex membro della Pontificia Commissione per la tutela dei minori Marie Collins, stanno già avvertendo che l’incontro deve produrre un risultato “pratico” e non solo “più chiacchiere”.
All’inizio di questo mese, papa Francesco ha scritto ai vescovi americani sulla crisi di credibilità che la gerarchia sta fronteggiando. Lui e il Vaticano ora sono di fronte a tre grandi eventi nel giro di poche settimane. Il modo in cui ciascuno di essi verrà gestito potrebbe influire profondamente sulla rapidità con cui questa credibilità verrà riconquistata.
Fonte: Catholic New Agency
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