Foto di Lorenzo Paruccini |
Cari amici di Stilum Curiae, avrete notato che nella scorsa settimana a causa di simpatiche occasioni familiari la presenza di Stilum è stata saltuaria e abbiamo mancato qualche appuntamento, come quello delle considerazioni pontificie su atei, andare a messa, odiare e via banalizzando. Ma recuperiamo adesso, con abbondanza. Prima di tutto con quello che ci scrive in merito l’Abate Faria. Eccolo.
Nel mio romitorio mi sono giunti gli echi per le parole del sommo pontefice su atei e ipocriti. Ora, mi sono chiesto, come mai tanta durezza verso coloro che cadono nel coltivare sentimenti malevoli verso gli altri quando il Papa stesso ci dice che nessun peccato è fuori del perdono di Dio? Un ex vaticanista non ostile al Papa ha riconosciuto la poca chiarezza di certe sue catechesi (del Papa). Il mio sacrestano, il pio Pio, mi ha riferito di un post su Facebook di Camillo Langone, giornalista: “Oggi sul Giornale a pagina 16 manifesto perplessità circa il “Meglio atei che cristiani ipocriti” di Papa Francesco: “Siamo tutti più o meno ipocriti e se non ci rassegnassimo a fare male le cose buone (ad esempio andare a messa la domenica) faremmo soltanto quelle cattive. Meglio ipocrita che ateo: se non fossi credente non crederei nemmeno nell’esistenza del peccato, non avrei più nemmeno il freno del rimorso””. Eppure la dottrina cattolica è alquanto semplice, se la si sa osservare…
Abate Faria
Subito dopo vogliamo segnalarvi un’intervista molto interessante di don Nicola Bux a Bruno Volpe, sul Quotidiano di Foggia. In particolare, per quanto riguarda atei e considerazioni analoghe, il noto teologo e studioso afferma:
Meglio atei che cristiani che odiano?
“Io credo che il problema sia quando il Papa si allontana dal testo scritto che gli preparano ed alza gli occhi alla platea. La mia sensazione è che certe affermazioni, oltre che da un certo autocompiacimento, nascono dal fastidio che egli nutre verso la Chiesa. Papa Francesco preferisce una visione di Chiesa come popolo indistinto rispetto a quella intesa in senso vero. Non si accorge, però, che scivola in una visione contraddittoria e peronista, una schizofrenia che cozza contro la stessa idea di misericordia tanto diffusa e seguita”.
Perché?
“Se dico che chi odia, dunque effettivamente in stato di peccato, fa bene a stare fuori della Chiesa e allo stesso tempo affermo che bisogna fare entrare il divorziato risposato civilmente, ugualmente peccatore dandogli la comunione, cosa che è impossibile, cado in contraddizione. Entrambi infatti sono in peccato. E allora perché essere severi con chi odia e misericordiosi col divorziato risposato? Torniamo al tema del peronismo. Succede che paradossalmente si vuole fare entrare quelli che sono fuori, ma poi escono quelli che sono dentro. Certe asserzioni, se cadono su fasce deboli o poco consapevoli, sono pericolose e hanno effetti deleteri. Rischiamo di svuotare ancor di più le chiese”.
E allora?
“E’ un tema di fondo. Può il Papa propagandare le sue idee private rispetto a quelle della perenne verità cattolica? No. Non è un dottore privato e non è pensabile modificare a piacimento o dare versioni che urtano contro la dottrina cattolica e il deposito della fede, che non è un museo, ed anche qui ci sarebbe da dire”.
E infine condividiamo la lettera che un amico ci ha inviato, e che troviamo sia veramente degna di essere letta e meditata.
Cari amici,
avrei una caterva di considerazioni da proporvi, ma non sono così cattivo – e men che meno con voi -, e perciò non mi avventuro neanche a farne un indice, ché altrimenti non mi fermo più.
Mi limito ad una sola, che illustra, credo come meglio non si potrebbe, il “cambio di paradigma” nella Chiesa.
Prima di Papa Francesco, si chiedeva ai non credenti – insopportabile locuzione dolciastra per non dire atei o agnostici – di vivere almeno
veluti si Deus daretur, come se Dio esistesse;
Papa Francesco, invece, chiede, se non ordina, ai credenti che peccano (ma non di sodomia, adulterio, aborto, divorzio, etc., che non possono essere giudicati, e meritano ogni misericordia) di non andare in chiesa: vivi così, come [fossi, aggiunto da Vatican.va] ateo (Udienza generale, 2 gennaio 2019).
* * *
Anche quest’anno sono andato al Gesù Vecchio, per la grande esperienza spirituale e anche sociale del sabato privilegiato (il primo dopo il 30 dicembre, giorno in cui nel 1826 fu intronizzata la statua della Madonna) del venerabile don Placido Baccher. Devozione napoletana e borbonica (per i geni della specie: storicamente, non spiritualmente) se ce ne sono. Il caro don Placido scampò miracolosamente – non due dei suoi fratelli maggiori, che furono fucilati in Castel Capuano – alla vendetta giacobina nel 1799; fu intimo a Corte – tanto da diventare bersaglio dei rivoluzionari del ’48 -, ma giammai cortigiano, non mancando di esporsi rimproverando alla famiglia regnante i suoi vizi. Le processioni dell’Immacolata da lui promosse riempivano letteralmente la città. La Madonnina che aveva commissionato al mastro dei presepiari del tempo, il pio Nicola Ingaldi (se qualcuno ha una statuina da lui firmata, me lo faccia sapere, grazie) – in terracotta e legno (gli arti), come usava dalla fine del settecento ai prime tre decenni dell’ottocento -, fu subito oggetto di un culto di venerazione che coinvolgeva ogni strato della società d’allora. E pure di oggi. La chiesa – ricca ricca ricca, ricca di ori, marmi, legni, tele, affreschi, statue, reliquiari, e perciò davvero per i poveri, che amano il trionfo della bellezza ecclesiale più d’ogni minestra d’ogni Caritas – anche oggi era gremita. Quasi un’ora e mezza di coda silenziosa per passare davanti alla Madonnina, custodita in una teca che sovrasta l’altare (quello vero, magnificamente barocco, splendente di colori e figure, non il tavolo postconciliare), salendo e poi scendendo la scala che gira intorno, tra tanta gente normale, d’ogni ceto e quasi sempre dai tratti inequivocabilmente napoletani. Decine di migliaia di fedeli nell’occasione percorrono quella scala (sono state contate fino a ventimila comunioni distribuite in un solo giorno, e non sempre la folla consente di accedere alla Santa Ostia), e credo che tra di loro, tra di noi, non pochi fossero peccatori, magari maldicenti e non sempre benevoli verso il proprio prossimo. E non perché lo dice Papa Francesco, ma per il peccato originale, che tutti ci segna e ci affligge. Vero fattore – non certo l’ineguale distribuzione delle ricchezze, quell’inequità che tutt’al più, se pure esiste, è pur essa effetto del peccato originale – d’ogni peccato attuale.
Ma ognuno di loro, anche il peggiore se pure esiste, migliore, infinitamente migliore, del migliore degli atei: per quanti peccati avesse sulla coscienza (ma chi siamo noi per giudicare?), se stava là era credente, e quindi esente dal più grave di tutti, TUTTI, i peccati, l’ateismo che rende stolti e malvagi. Senza la fede non si può piacere a Dio (Ebr, 11,6).
Salute a voi
in J. et M.
Marco Tosatti
Oggi è il 131° giorno in cui il pontefice regnante non ha, ancora, risposto.
Quando ha saputo che McCarrick era un un uomo perverso, un predatore omosessuale seriale?
È vero o non è vero che mons. Viganò l’ha avvertita il 23 giugno 2013?
Joseph Fessio, sj: “Sia un uomo. Si alzi in piedi, e risponda”.
Uomini giusti ai posti giusti / 6
Buongiorno e ben ritrovati! L’Epifania tutte le feste se le porta via, ma non ha portato via la nostra rubrica L’uomo giusto al posto giusto!
Che si apre con monsignor Manuel Linda, vescovo di Oporto, in Portogallo, il quale sostiene che “non dobbiamo mai riferirci alla verginità fisica della Vergine Maria”.
Racconta infatti il sito Observador che, secondo Linda, “non dobbiamo mai riferirci alla verginità fisica della Vergine Maria. L’Antico Testamento dice spesso che Gesù sarebbe nato da una fanciulla, figlia di Israele, che era semplice, povera e umile. Ma in realtà questo è solo un riferimento alla piena devozione di questa donna a Dio. Il dono di essere madre di Dio è stato dato a Maria perché aveva un cuore indiviso. Ciò che conta è la donazione integrale”.
Sullo stesso sito un religioso, padre Anselmo Borges, definito “teologo”, sostiene che “Gesù Cristo non è figlio di una donna vergine ed è stato concepito da Maria e Giuseppe come qualsiasi altro bambino”. Il riferimento alla verginità di Maria sarebbe, secondo questo religioso, solo un modo per mostrare che Gesù era una persona speciale.
Ci sembra corretto, dunque, insignire anche il “teologo” padre Borges con il titolo di uomo giusto al posto giusto, tanto più che il religioso aggiunge: “Cioè, dire che Gesù è nato da una donna vergine è una verità teologica ma non necessariamente una verità biologica”. Infatti “la teologia non è un trattato di biologia” e la verginità di Maria serve solo a “dire l’importanza di Gesù come figlio speciale di Dio. Maria e Giuseppe si sono resi conto solo in seguito del figlio speciale che avevano”.
Bene, dopo questo inizio scoppiettante eccoci a un altro uomo giusto al posto giusto, ovvero Mario Chiaro, che in un articolo pubblicato il 30 dicembre 2018 sull’inserto di Bologna del quotidiano Avvenire (di proprietà della Conferenza episcopale italiana) scrive che Maria impiega tutta la vita ad accogliere “con il compagno” il mistero di Gesù e che Giuseppe fatica nell’accoglienza della “sua donna”.
“Compagno”? “Sua donna”? Questo linguaggio vi ricorda qualcosa? Anche a noi. Di qui la scelta di promuovere sul campo l’autore dell’articolo uomo giusto al posto giusto.
Bene. Esaurita la rapida incursione nel magico mondo del sedicente giornalismo cattolico, eccoci di nuovo a un vescovo, nella fattispecie monsignor Oscar Azarcon Solis, vescovo di Salt Lake City, il quale ha deciso di abrogare la solennità di Maria Santissima Madre di Dio, celebrata il primo gennaio 2019.
Recita infatti il bollettino diocesano: “Martedì 1° gennaio 2019, solennità di Maria Santa Madre di Dio , non è una festa di precetto nella diocesi di Salt Lake City. Nella diocesi di Salt Lake City la solennità è stata abrogata”.
Oh bella, e perché?
Da quel che si intuisce, la decisione ha a che fare col calendario. Solo che i conti non tornano. La Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, con l’approvazione del Vaticano, ha il permesso di spostare le celebrazioni alla domenica, quando le relative solennità cadono di sabato o di lunedì. Ma il primo gennaio 2019 è stato un martedì. Dunque? Mistero. I tentativi dei fedeli che hanno cercato spiegazioni sono stati infruttuosi.
Un avvocato canonista, interpellato in merito, ha detto: “A meno che il papa non abbia deliberatamente permesso l’abrogazione, sembra che il vescovo Solis abbia commesso un grave abuso del suo potere ecclesiastico che eccede la sua autorità di semplice vescovo diocesano”.
Ecco perché il vescovo Solis ci sembra un altro uomo giusto al posto giusto, perfettamente inserito nella Chiesa delle libertà.
Grazie per l’attenzione e alla prossima!
Aldo Maria Valli
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