ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 1 gennaio 2019

Preti o pavoni?

PRETI? RIPARTIRE DA ZERO



Dobbiamo ripartire da zero: prima di tutto, i preti. L'anarchia teologica e che consiglio dare a un giovane che sente la vocazione religiosa e vuole entrare in seminario? Oggi sono tempi di eroismo, ma la fede è "sempre eroica" di Francesco Lamendola  

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Vale la pena di rileggersi i versi del ventinovesimo canto del Paradiso di Dante (85-126):
Voi non andate giù per un sentiero / filosofando: tanto vi trasporta / l’amor de l’apparenza e ’l suo pensiero!  E ancor questo qua sù si comporta / con men disdegno che quando è posposta / la divina Scrittura o quando è torta. / Non vi si pensa quanto sangue costa / seminarla nel mondo e quanto piace / chi umilmente con essa s’accosta. / Per apparer ciascun s’ingegna e face / sue invenzioni; e quelle son trascorse /da’ predicanti e ’l Vangelio si tace. / Un dice che la luna si ritorse / ne la passion di Cristo e s’interpuose, / per che ’l lume del sol giù non si porse; / e mente, ché la luce si nascose / da sé: però a li Spani e a l’Indi / come a’ Giudei tale eclissi rispuose. /
Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi / quante sì fatte favole per anno /in pergamo si gridan quinci e quindi: / sì che le pecorelle, che non sanno, / tornan del pasco pasciute di vento, / e non le scusa non veder lo danno. / Non disse Cristo al suo primo convento: / ’Andate, e predicate al mondo ciance’; / ma diede lor verace fondamento; / e quel tanto sonò ne le sue guance, / sì ch’a pugnar per accender la fede / de l’Evangelio fero scudo e lance. / Ora si va con motti e con iscede / a predicare, e pur che ben si rida, / gonfia il cappuccio e più non si richiede. /
Ma tale uccel nel becchetto s’annida, / che se ’l vulgo il vedesse, vederebbe / la perdonanza di ch’el si confida: / per cui tanta stoltezza in terra crebbe, / che, sanza prova d’alcun testimonio, / ad ogne promession si correrebbe. / Di questo ingrassa il porco sant’ Antonio, / e altri assai che sono ancor più porci, / pagando di moneta sanza conio. 


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"Ministri" di Cristo? Quelli di oggi sono preti o pavoni, che fanno la ruota buffoneggiando e cantando e che ridono come personaggi dello spettacolo, come artisti circensi o imbonitori da fiera.

Il vizio di sfruttare il pulpito, o l’ambone, allo scopo di fare colpo sull’uditorio dei fedeli, non per attirare le anime alla verità del Vangelo, ma per glorificare se stessi, è dunque molto antico, se già Dante, sul limitare fra il 1200 e il 1300, ne aveva piene le tasche di certi preti che parlano di tutto e di più, che fanno la ruota come i pavoni, che buffoneggiano, che cantano e ridono come personaggi dello spettacolo, come artisti circensi o imbonitori da fiera. Chissà quante volte, entrando in chiesa per ascoltare devotamente la santa Messa, si sarà corrucciato, si sarà indignato davanti a un simile, turpe spettacolo di narcisismo e di esibizionismo; chissà quante volte si sarà morso la lingua per tacere e avrà trattenuto a stento l’impulso di alzarsi e uscire dal tempio di Dio, per poi riversare tutta la sua stizza in questi versi della Divina Commedia. Si vede che anche ai suoi tempi c’erano i don Farinella, i don Olivero e i don Biancalani, i quali, contrariamente all’ammonizione di Gesù Cristo, andavano nel mondo a predicar ciance; quelli, però, non oltrepassavano il segno in termini dottrinali, perché avevano ricevuto verace fondamento; fondamento che, dopo l’istituzione dei seminari, decisa dal Concilio di Trento (un concilio che i catto-progressisti, guarda caso, non menzionano mai, se non, eventualmente, in termini negativi, come esempio di chiusura e di contrapposizione, per far meglio risaltare il solo concilio che per essi fa testo, il Vaticano II), era stabilito in maniera ancor più solida, e tale rimase fino al pontificato di san Pio X, allorché la peste modernista cominciò a infiltrarsi entro le mura. Ora, a partire dal Concilio Vaticano II, siamo in piena anarchia: nei seminari s’insegna di tutto, tranne che la sana dottrina teologica; San Tommaso d’Aquinio, in particolare, che già Leone XIII aveva raccomandato fosse studiato come il più autorevole esponente della teologia cristiana, è stato relegato in soffitta; furoreggiano altri nomi e altre tendenze, da Rahner a Kasper, da Martin a Bianchi. E ogni singolo sacerdote si sente libero di regolarsi come crede, sia a livello liturgico che pastorale, e perfino a livello dottrinale. Non c’è più una dottrina, il signore argentino lo ha detto e fatto capire in cento e cento occasioni: la dottrina è una cosa rigida, una cosa morta, una cosa buona per i farisei; no: ora c’è la carità (si vede che prima non c’era), c’è la misericordia, ci sono i poveri e i migranti: vogliamo mettere? E soprattutto c’è il discernimento: la parola magica, la parolapasse-partout, la parola grazie alla quale ogni prete può decidere, in coscienza, la sua coscienza, se dare la comunione ai divorziati, se darla ai sodomiti impenitenti ed esibizionisti: come se fosse cosa loro, quasi fossero dei baristi che decidono così, a occhio, se il cliente è minorenne o no, se è sobrio o già ubriaco, e in base a ciò dargli o non dargli un’altra bevanda alcolica. A loro discrezione; cioè, volevamo dire, secondo il loro discernimento. Non in base alla verità oggettiva della dottrina cattolica; no: in base al discernimento, al qui e ora, alla situazione; insomma, storicizzando e individualizzando.

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Da quando in qua il Vangelo è una faccenda d’interpretazione soggettiva? Dai tempi di Lutero, naturalmente. Quindi i cattolici sono diventati luterani? Ovviamente sì.

Qui si vedono gli effetti disastrosi della svolta antropologica in teologia, inaugurata da Karl Rahner. L’aver posto l’uomo al centro della riflessione teologica è stata una rivoluzione. Diciamo pure una rivoluzione copernicana: un po’ come l’aver posto il fenomeno al centro dell’intelligibile per Kant, e non più la cosa in sé. Per Kant, ciò aveva significato, in pratica, la liquidazione della metafisica, relegata fra i saperi non verificabili; per Rahner, la svolta antropologica rende in pratica obsoleto il concetto stesso della verità oggettiva, sul quale la teologia cattolica si è sempre fondata. Sempre, e non solo quella di san Tommaso d’Aquino; se si toglie la verità oggettiva, se si relativizza la nozione di Dio, il cristianesimo cade. D’altra parte, se adesso al centro della riflessione “teologica” c’è l’uomo, è perfettamente logico che la santa Messa sia trasformata in una sorta di conciliabolo protestante, e l’omelia del sacerdote si trasformi in un’arringa personale, dove ciascun prete è libero di dire e improvvisare tutto quel che gli pare. Ed è ciò a cui stiamo assistendo. Un cattolico entra in chiesa, prende posto per assistere alla santa Messa, ed è costretto a sopportare tutte le stravaganze, le intemperanze e le eccentricità di questo o quel parroco. C’è chi in chiesa non riesce nemmeno ad entrare, e alla Messa deve rinunciare, come succede in quel di Genova, dove don Paolo Farinella, ormai da due anni, si regola così: l’anno scorso per “rispetto verso i migranti”, così diceva, e quest’anno per protesta contro il “decreto sicurezza” del governo Conte, che limita le possibilità di sbarco e di accesso al territorio nazionale. Ma se è fortunato, il nostro cattolico trova la porta aperta e riesce ad assistere alla Messa.

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Nei seminari s’insegna di tutto, tranne la sana dottrina teologica: non bisogna meravigliarsi se oggi molti "sacerdoti" hanno trasformato le chiese in refettori e il pulpito in loro personali vetrine "politicizzate".

Ma quale Messa? Non sappiamo più nemmeno se scriverlo con la maiuscola o con la minuscola: in effetti, talvolta si dubita che vi sia la cosa più importante, la Presenza Reale di Cristo nel Sacrificio eucaristico. Fra chitarre e tamburelli come “musica sacra”, buffonate e arringhe politicizzate al posto dell’omelia, divorziati o protestanti che accedono tranquillamene alla Comunione, ovviamente prendendo l’Ostia colle mani e portandosela in bocca (e guai se un prete si azzarda a tentare di darla in bocca: i primi a protestare sono proprio i religiosi, a cominciare da certe suore femministe che si rivolgono direttamente al vescovo per far sgridare il reprobo), gente che va da tutte le parti a stringersi la mano, frizzi e lazzi di ogni tipo al posto della vera liturgia, e qualche canto stile rock o rap al posto del vero canto liturgico, c’è di che restare più che perplessi: scandalizzati. Di fatto, conosciamo moltissime persone che hanno smesso di recarsi alla santa Messa per questo preciso motivo: che non sopportano più di vedere il sacro rito trasformato in una kermesse in stile televisivo, sulla falsariga di Maria De Filippi invece che su quella di San Pio da Pietrelcina. C’è anche il prete che pronuncia l’omelia col microfono in mano, girando fra i banchi e interrogando scherzosamente i fedeli, anche su argomenti frivoli e del tutto estranei, non diciamo alle letture sacre del giorno, ma anche al senso religioso sia pur concepito in senso ampio. C’è il telefonino che squilla e c’è il prete scherzoso e accomodante che inframmezza la predica con battute del tipo: Risponda, risponda pure, non faccia complimenti. Speriamo solo che non sia la sua amante. E giù ammiccamenti, risate e risolini del pubblico, cioè, volevamo dire, da parte dei fedeli.Ma fedeli di cosa? Non crediamo di essere retrivi né bigotti, ma in simili frangenti crediamo sia inevitabile arrossire, sentirsi profondamente a disagio. Ci si chiede dove si sia capitati, cosa si stia facendo in quel luogo, con quelle persone. Ma quel prete, ma quei fedeli, lo sanno che cos’è la santa Messa? Lo sanno che è la celebrazione del Sacrificio eucaristico? E lo sanno che è l’offerta del Sacrificio di Cristo che si rinnova e che il sacerdote, coi fedeli, offre al Padre celeste; non già qualcosa che gli uomini offrano a Dio di tasca propria? Che cosa ha l’uomo da offrire a Dio, che Dio già non possieda, e in grado incommensurabilmente più perfetto? La sola cosa che possono offrire, umilmente, devotamente, è il Sacrificio che Gesù stesso, il Figlio divino, ha fatto per amore di essi: ed è rivolta al Padre, con la mediazione dello Spirito Santo. Questa è la messa.

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Se si relativizza la nozione di Dio, il cristianesimo cade.

La radice del problema è nella nuova idea di Chiesa che si è affermata a partire dal Concilio Vaticano II; in subordine, il problema risiede nei seminari. Evidentemente, oggi nei seminari si insegna di tutto un po’, perfino corsi di ateismo (lo sappiamo per certo: ce l’ha confessato, desolato, un sacerdote che ha frequentato il seminario negli anni ’70), nonché una quantità di autori e testi non cattolici, in particolare protestanti della scuola cosiddetta liberale: Rudolf Bultmann, Karl Barth, Dietrich Bonhoeffer (quest’ultimo automaticamente santificato dall’essersi opposto al nazismo ed esser morto in un campo di concentramento). E poi sociologia, psicologia, psichiatria. Non sarà che la vocazione religiosa è un caso psichiatrico? Sta di fatto che anche questo abbiamo dovuto vedere:il cardinale Braz De Aviz che, in un documento ufficiale, consiglia alle donne che desiderano votarsi alla verginità religiosa, di farsi per prima cosa una bella visita psichiatrica. Lo stesso succede a quei sacerdoti cattolici che non condividono la svolta gay-friendly, specie negli Stati Uniti: i loro vescovi li spediscono dallo psichiatra, per capire cosa c’è nella loro testa che non funziona. E uno pseudo papa che, in un documento ancor più ufficiale, dice chiaro e tondo che non è sano cercare il silenzio: come dire che migliaia di monaci e suore sono altrettanti casi patologici. Il soprannaturale scompare, si scioglie nel dato naturale: tutto si può e si deve spiegare in termini scientifici, o meglio parascientifici, cioè freudiani o junghiani (e Jung è ancora più nocivo di Freud, coi suoi svolazzi pseudo mistici e pseudo spirituali).

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I risultati della "peste modernista" sono sotto gli occhi di tutti "coloro che lavogliono vedere": un ridicolo ed esasperato consumismo, mascherato da "falsa misericordia".

Dobbiamo ripartire da zero: prima di tutto, i preti

di Francesco Lamendola
continua su:
IL KRAKATOA E LA POST-VERITA'


Krakatoa ? Vuoi vedere che anche per gli inquilini dei sacri palazzi Krakatoa si trova non a Ovest ma a Est di Giava e che nessuno se n’è accorto ? l’opinione pubblica crede a quel che sente dire e ripetere non a ciò che è vero 
di Francesco Lamendola  

 lava 995

 Il 26 agosto del 1883 una terribile eruzione vulcanica sconvolse l’isola di Krakatoa, nello Stretto della Sonda, fra Giava e Sumatra: una delle più grandi fra quelle conosciute in tempi storici. Nel 1968 il regista Bernard R. Kowlasky girava il film avventurosoKratakatoa, Est di Giava, uscito nel 1969, con un prestigioso cast internazionale in cui spiccavano i nomi di Maximilian Schell, Diane Baker, Brian Keith, Rossano Brazzi, Sal Mineo e Barbara Werle. È un bel film, nel suo genere, con una giusta miscela di amore, avventura e dramma; è un film raccontato con garbo, senza volgarità, inutili violenze o scene di sesso gratuito; un film che può essere visto da adulti e bambini, e che un prete poteva far vedere ai ragazzini del cinema parrocchiale. 
Il fatto che ci siano alcune incongruenze di tipo scientifico, ad esempio che l’onda di maremoto si verifica sulle coste, mentre non avrebbe dovuto notarsi affatto al largo, dove si trovava la nave comandata da Maximilian Schell, alla ricerca di un tesoro sommerso; oppure che la graziosa Barbara Werle, ballando, non avrebbe potuto sfoggiare un paio di collants, dato che essi furono inventati solo nel 1959, ma solo un normalissimo paio di calze, non ci turba più di tanto, perché, in ultima analisi, quel che si chiede a un film per famiglie è di funzionare dal punto di vista narrativo, non di essere ineccepibile sul piano della verosimiglianza storica.

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Il bel film avventuroso Kratakatoa, Est di Giava, uscito nel 1969 ma con una colossale svista !

Una cosa, però, avrebbe dovuto balzare all’occhio; una cosa che non poteva passare inosservata, e invece si direbbe che non sia stata notata da nessuno: e cioè che Krakatoa non è a Est di Giava, ma a Ovest, appunto nello stretto di mare che la separa da Sumatra. Né si tratta di una incidente linguistico o di uno svolazzo poetico del distributore italiano: il titolo originale, infatti, è proprio così:Krakatoa, East of Java. Dove vogliamo arrivare, con questo discorso? Semplice: che al pubblico si può rifilare qualsiasi cosa.Se il cinema, o la televisione, o la stampa, dicono una cosa nel titolo, a nessuno, o quasi nessuno, viene in mente di fare un controllo. Ammettiamo pure che la grande maggioranza del pubblico non sapesse quale sia l’esatta posizione di Krakatoa: dopotutto, a chi va a vedere un film avventuroso non si chiede la laurea in geografia. Ma qualche persona più dotta, qualche professore o qualche appassionato di geografia e di geologia, qualcuno che avesse sentito parlare della famosa eruzione vulcanica (il giornalista inglese Rupert Furneaux aveva scritto un best-seller, Krakatoa, nel 1969, tradotto anche in italiano), avrebbe pur dovuto esserci. E anche fra gli sceneggiatori americani del film, qualcuno un po’ meno ignorante avrebbe ben potuto esserci. Viene quasi un sospetto: che il regista, o il produttore, abbiano voluto fare un esperimento; che abbiano voluto testare fino a che punto sia possibile dire una cosa palesemente sbagliata, senza che sorga una reazione significativa, o anche semplicemente senza che qualcuno mostri di essersene accorto.

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Vuoi vedere che anche per gli inquilini dei sacri palazzi Krakatoa si trova non a Ovest, ma a Est di Giava, e che nessuno se n’è accorto?

Quante Krakatoa, est di Giava ci hanno rifilato, nel corso degli ultimi decenni? Quante volte i giornali, il cinema, la televisione, la scuola, ci hanno fatto prendere lucciole per lanterne? Quante volte ci hanno mentito, non solo su questioni di fatto, come l’11 settembre del 2001, ma anche su questioni di principio, come la vera dottrina cattolica? A un certo punto, non si sa bene quando, né come, deve essere accaduto qualcosa di enorme, d’inaudito, di mostruoso: alcuni cattolici, molto pochi, in verità, hanno cominciato a sospettare che il cattolicesimo sia stato annacquato, stravolto, distrutto, da una mafia di cardinali massoni e pervertiti,  banchieri e satanisti: in altre parole, che il cattolicesimo non c’è più, e che la chiesa attuale poggia sul vuoto, sul nulla. Eppure, cosa dicono tutti i mass-media, sia laici, sia “cattolici”? Che non abbiamo mai avuto una chiesa più vicina alla gente, di questa; che non abbiamo mai visto inverato il Vangelo più che in questi giorni; che non era mai salito al soglio di san Pietro un papa migliore di questo. E come reagisce la cosiddetta opinione pubblica? Manda giù tutto; vede i titoli, vede le trasmissioni, e ci crede. Non si chiede perché i teleoperatori non inquadrino mai tutta la piazza San Pietro la domenica, quando il signore argentino si affaccia alla finestra; e meno ancora si chiedono se davvero ci sono più fedeli nelle chiese, ora che le chiese non diventate bivacchi e mense per i poveri, sotto la supervisione della Comunità di Sant’Egidio e con la benedizione di Bassetti, Paglia e Galantino. Così come non si è chiesta cosa ci fosse dietro le repentine, stranissime dimissioni di Benedetto XVI; e neppure come mai sia stato eletto papa un gesuita, anche se i gesuiti, notoriamente, non possono essere eletti papa, né cardinale, e infatti nessun gesuita era mai stato eletto papa, nel corso di cinquecento anni. Questo, però, i media non l’hanno raccontato. Hanno cronometrato (con simpatia) quanti secondi ha impiegato il signore argentino per sortire nella toilette chimica allestita durante il suo viaggio apostolico a Milano, però non hanno mai spiegato al pubblico che un gesuita non potrebbe e non dovrebbe trovarsi sulla cattedra di Pietro. E il dossier Viganò, con la sua pressante richiesta al signore argentino di dire la verità: se sia vero, cioè, che il nunzio apostolico negli Stati Uniti lo aveva personalmente e dettagliatamente informato delle orribili malefatte del cardinale McCarrick e di tutto l’osceno entourage di eminenze e monsignori sodomiti? Ma il signore argentino non si è mai degnato di rispondere; si è limitato, qualche giorno dopo, durante l’omelia della santa Messa, a chiamare cani selvaggi quelli che lo attaccano, però non ha risposto; e tutti i giornalisti e i vaticanisti sono stati così educati, così carini e comprensivi, da non ricordargli quella incresciosa faccenda, da  non porgli nuovamente quella fastidiosa domanda:Santità, è vero o no che lei sapeva tutto di McCarrick, ma non fece nulla per arginare lo strapotere di quei cardinali e di quei vescovi depravati e scellerati? No: nessuno glielo ha chiesto; sono stati tutti molto discreti, molto rispettosi della privacy di Bergoglio; si può dire che gli hanno steso intorno una vera e propria cintura protettiva, impedendo a qualunque eventuale malintenzionato, cioè a qualunque giornalista volesse fare un po’ seriamente il suo lavoro, di porgli domande irritanti e fastidiose, proprio a lui, il papa più amato della gente; il papa che molti vorrebbero santo subito, e sulla cui vita si è già girato un film, dal titolo eloquente: Un uomo di parolaVuoi vedere che anche per gli inquilini dei sacri palazzi Krakatoa si trova non a Ovest, ma a Est di Giava, e che nessuno se n’è accorto?

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Quante Krakatoa, est di Giava ci hanno rifilato, nel corso degli ultimi decenni?

Analogamente, la gente non si è chiesta come mai, nel 1981, il Tesoro e la Banca d’Italia siano stati divisi, e quest’ultima abbia ottenuto libertà di stampare denaro senza più avere l’obbligo di acquistare i titoli di Stato rimasti invenduti; cioè come mai, in quell’anno, le chiavi della cassaforte Italia siano state messe nelle mani di un istituto finanziario privato la cui ragion d’essere è di tipo prettamente  speculativo. Forse non se l’è chiesto perché la notizia è stata data ad arte, minimizzandola, banalizzandola, e avvolgendola nella cortina fumogena di cento altre notizie insignificanti, che però erano state gonfiate ad arte, in modo da attirare su di esse tutta l’attenzione del pubblico. E l’8 giugno 1992, che cosa accadde a bordo della nave Britannia, il panfilo della famiglia reale britannica? Si decisero, ma dietro le quinte, e in modo del tutto irrituale, i futuri destini dei Paesi europei; ma anche di quella importantissima notizia, si stenta a trovare le tracce sulla stampa dell’epoca. E come mai la stampa non si “accorse” della stranezza consistente nella nomina di Mario Monti a capo del governo italiano, dopo aver ricoperto la carica di amministratore delegato della Goldman Sachs, ossia della grande banca americana dalla cui gestione disinvolta era partita la crisi finanziaria del 2007, la stessa che, quattro anni dopo, stava travolgendo proprio l’Italia? Un’altra Krakatoa a Est di Giava? E c’entra qualcosa, la sua nomina da parte del presidente Napolitano, col fatto che Napolitano e Jacques Attali, il deus ex machina delle trame finanziarie francesi, siano entrambi massoni di alto grado? E il fatto che Attali e Macron siano legati a Napolitano, c’entra qualcosa con la durissima opposizione alla nomina di Marcello Foa quale presidente della Rai, nel 2018? La Rai vuol dire l’informazione pubblica televisiva: c’è qualcosa che il pubblico italiano non deve venire a a sapere, qualcosa che ha a che fare con Monti, con Napolitano, con Attali e con la Banca Centrale Europea di Mario Draghi? Si potrebbe andare avanti per pagine  e pagine, sempre sollevando questioni dello stesso genere. Strane distrazioni, strani silenzi da parte della stampa pubblica e privata; e in diversi casi, addirittura notizie manipolate e informazioni inverosimili. Chi finanzia l’Isis? E chi finanziava Al Qaida? Mistero. E le Twin Towers di New York, come mai sono cadute verticalmente, come per una demolizione controllata? Qualsiasi ingegnere, per quanto scalcinato, può spiegare che nessun grattacielo cade a quel modo perché è stato colpito dall’esterno. Di più: che nessun grattacielo, nel corso della storia, è mai caduto per un urto esterno, né in quel modo, né in un altro. Però, questo ci hanno detto e ripetuto tutti i mass-media; questo ci hanno confermato i vari programmi “di approfondimento”, come quelli di Alberto Angela. E non occorre essere ingeneri aeronautici per capire che dei terroristi che non avevano mai pilotato un vero aereo, non avrebbero potuto dirottare quattro grossi aerei civili e dirigerli su altrettanti bersagli, mostrando una perizia di volo da piloti espertissimi; addirittura, nel caso del’aereo schiantatosi sul Pentagono, eseguendo una specie di traiettoria circolare, per poi puntare contro l’obiettivo da una bassissima quota, quasi orizzontale. Oppure che dire dei cento e più testimoni, fra il personale dei vigili del fuoco e dei volontari che l’11 settembre fu mobilitato per soccorrere le vittime di New York, i quali hanno parlato, senza possibilità di equivoco, di aver udito delle esplosioni pochi istanti prima del crollo dei due grattacieli, esplosioni che non venivano affatto dall’esterno, ma dall’interno delle costruzioni?

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Il prestigioso cast internazionale del film avventuroso Kratakatoa, Est di Giava, uscito nel 1969, in cui spiccavano i nomi di Maximilian Schell, Diane Baker, Brian Keith, Rossano Brazzi, Sal Mineo e Barbara Werle.


Ma Krakatoa è a Est di Giava?

di Francesco Lamendola
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