“Casino”, nel senso di piccolo “caso”. Così piccolo che non metterebbe neanche in conto di rispondere alle cure poco amorevoli con cui Riscossa Cristiana è da tempo attenzionata dal dottor Paolo Deotto. Ma anche i “casini” hanno un limite, tanto più evidente quanto più sono piccoli. Come forse qualcuno ricorda, il Deotto è stato “Direttore” (lui ci tiene ad aggiungere “Fondatore”, un po’ come Scalfari per Repubblica) di questo sito fino a un anno fa. Dopo un periodo di sonno, si è rituffato nel mare magnum del web e, ci dicono, attenziona volentieri con matita rossa e blu la produzione di Riscossa. Avremmo continuato a ignorarlo, ma la sua gestione del “casone” (nel senso di grande “caso”) Formigoni ci costringe a cambiare parere. Non ci riferiamo alle sue convinzioni e alle sue argomentazioni in proposito, perché ognuno esprime legittimamente quanto pensa nell’ambito della decenza, del codice civile e del codice penale. Persino Riscossa Cristiana, ci verrebbe da dire, ha questo diritto. Ma, evidentemente, non tutti sono di tale avviso e, presi dalla veemenza, vanno fuori bersaglio colpendo le persone invece che le idee e gli argomenti. Questo non si fa, dottor Deotto, e dunque ci costringe a rispondere.
Ma prima di continuare, dottor Deotto, Riscossa Cristiana le porge un cortese invito a discutere in un dibattito pubblico circa la brutta piega che il sito avrebbe preso dopo la sua uscita di scena. Se il tema, dottor Deotto, le sta tanto a cuore, come pare di capire, facciamo una bella rimpatriata davanti a vecchi e nuovi lettori, con vecchi e nuovi collaboratori. Per lei potrebbe essere anche l’occasione per spiegare come e perché si è sentito in obbligo di lasciare il sito che aveva fondato e diretto con tanta dedizione. La chiarezza fa un gran bene a tutti, dottor Deotto. Noi siamo pronti anche subito. E lei?
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Ma ora torniamo al “casone” e al “casino”. Nei giorni scorsi, il Deotto ha proposto ai suoi lettori un editoriale veemente in difesa di Formigoni, condannato definitivamente per corruzione. Ora, se può essere persino comprensibile il fatto che vecchi sodali quali Cesana, Zola e Ronza abbiano preso le parti a oltranza del Celeste, francamente stupisce vedere il Deotto trasformarsi nel pretoriano che spara l’ultima raffica in difesa dell’ex Presidente della Regione Lombardia.
Evidentemente, il Deotto, che riferiscono le cronache essere in stagione di nuovi amori, ne ha anche ritrovato uno antico, visto che in gioventù ha frequentato Comunione e Liberazione (CL) fin da quando portava il nome di Gioventù Studentesca (GS). Ad ogni modo, anche considerando gli ardori provocati dai ritorni di fiamma, i toni e gli argomenti usati nel suo articolo sono decisamente sopra le righe e, uno in particolare, impone questa nostra risposta.
Il Deotto, a un certo punto della sua intemerata, si scaglia contro Silvana Carcano, che ha la colpa di essere l’autrice di un articolo sulle vicende giudiziarie formigoniane apparso qualche tempo fa su Riscossa Cristiana.
Silvana Carcano è stata candidata nel 2013 alla presidenza della Regione Lombardia, nelle fila del Movimento 5Stelle. Ha svolto per cinque anni al Pirellone un importante ruolo di opposizione, occupandosi soprattutto di contrastare la corruzione e le attività di malavita organizzata presenti in Lombardia. Recentemente, in seguito a un personale percorso umano e spirituale, è approdata a una precisa, netta scelta di fede. Quella che si chiama conversione, che non è solo “l’incontro con una presenza”, come dicono gli amici del Deotto, ma è una adesione piena ai principi della fede, come dice San Pio X: “Vero cristiano è colui che crede e professa la dottrina cristiana”, quella che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la via della salvezza.
Silvana Carcano è ora, per grazia di Dio e per sua scelta, su questa via. Una via che ha deciso di percorrere con assoluta coerenza, tant’è che ha lasciato l’attività politica. Avrebbe potuto continuare, magari passando dal Pirellone a Palazzo Madama, magari proponendosi come esponente di una “corrente cattolica” dei pentastellati, ma non l’ha fatto.
Ebbene, questa donna è stata bersaglio dei lazzi del Deotto, il quale nel recente pezzo su Formigoni, mentre si scaglia contro coloro che secondo lui starebbero brindando alla condanna, chiama in causa proprio la dottoressa Carcano: nella sua fervida immaginazione la vede festeggiare “nel proprio salotto buono”.
Ora, i casi sono due: o il Deotto non legge i giornali, pur proponendosi volentieri nel ruolo di “Direttore”, oppure è stato dotato da madre natura di un animo che dovrebbe far riflettere i suoi lettori. Infatti, negli scorsi giorni, tutta la stampa locale e nazionale ha dato risalto a quanto accaduto a Silvana Carcano, che è stata operata d’urgenza al cuore ed è stata per giorni ricoverata in terapia intensiva. Il giorno della condanna definitiva di Formigoni per corruzione, non era dunque a brindare in un “salotto buono” alla carcerazione del Celeste, ma in un letto d’ospedale a ringraziare Colui che l’ha salvata e restituita ai suoi cari dopo essere stata tra la vita e la morte.
Lasciamo senza commento il commento del Deotto. Ci permettiamo una sola considerazione sulla sua leggerezza, diciamo, “professionale”: se vuoi fare il “Direttore” e non leggi i giornali, meglio che cambi “mestiere”; se vuoi fare il “Direttore” e leggi i giornali, ma non trovi o non capisci le notizie, meglio che cambi “mestiere”; se poi leggi i giornali e trovi le notizie, ma infierisci ugualmente su una persona malata colpevole solo di pensarla diversamente da te e pontifichi in qualità di “Direttore”, per di più cattolico, meglio che cambi “mestiere”.
Per inciso, immaginiamo che qualcuno, in un tentativo di arrampicata sui vetri, potrebbe replicare dicendo che la signora Carcano sarebbe stata salvata dall’eccellenza della Sanità lombarda creata dal nulla da Roberto Formigoni. In realtà, è finita in condizioni critiche proprio perché i suoi sintomi non erano stati valutati correttamente durante un primo ricovero, cosa che è stata poi fatta altrove. A conferma che non esiste una presunta eccellenza per meriti di un politico, ma esistono medici bravi e medici meno bravi.
Ma torniamo al Detto: perché così tanta veemenza contro Silvana Carcano? Forse perché ha osato scrivere su quello che era stato il “suo giornale”? Che pretese ha ancora il Deotto nei confronti della testata che si è sentito in obbligo di lasciare un anno fa? Perché, invece che tentare di rendere limpida la storia di Formigoni, il “Fondatore e Direttore” non fa chiarezza nella sua?
Vede dottor Deotto, Silvana Carcano scrive per questa testata semplicemente perché è una persona che ha vissuto la sua vita, e anche il suo mandato politico o-n-e-s-t-a-m-e-n-t-e. Silvana Carcano, di fronte alle mafie, alla corruzione, all’illegalità, ha denunciato, ha lottato e poi, invece che presentare il conto all’incasso, si è fatta da parte. Dopo la conversione, ha scritto un magnifico libro sui Dieci Comandamenti, che le consigliamo dottor Deotto.
Già, perché questi convertiti hanno il merito di ripartire dalle basi del cristianesimo, quelle che fanno storcere il naso a quei professionisti dell’acquasantiera che gridano al moralismo perché, in fondo, siamo tutti peccatori. Certo, siamo tutti peccatori: ma un conto è cadere in tentazione e pentirsi, altro conto è, giusto per fare un esempio che nel mucchio ci prende spesso, voltare le spalle alla Grazia e vivere privatamente in stato di peccato mentre in pubblico ci si erge ad apologeti senza macchia e senza paura. Non sarà che questi convertiti ci danno tanto fastidio perché hanno tanto da insegnarci, a partire dalla coerenza? Vero è che, in alternativa, il magistero di Bergoglio aiuta a nascondere la sporcizia sotto il tappeto della neomisericordia, ma allora, per tornare all’esempio fatto poco sopra, si dovrebbe avere l’onestà di plaudirlo pubblicamente oltre che praticarlo privatamente.
– di Riscossa Cristiana
By Redazione On 26 Febbraio 2019 · 4 Comments
Volete sapere perché Formigoni è finito dietro le sbarre?
L’occasione fa l’uomo ladro, recita il proverbio: questo è quel che è capitato a Formigoni, perché le “occasioni” le creano gli im-prenditori del sistema pubblico/privato, a bizzeffe. L’uomo ex Pirellone è stato un ingenuo, si comprende bene da come si è comportato: esaltato dal suo ruolo di “Celeste”, non ha meditato che tutto quel ben di Dio non gli era dato perché – ragionando da Luterani o da Ebrei – era il “prediletto del Signore”, bensì perché qualcuno guadagnava soldi a palate da quel sistema ed aveva tutto l’interesse che le cose durassero così com’erano.
Tutto l’andazzo nasce dallo “strano” fenomeno al quale stiamo assistendo, ossia la migrazione del sistema sanitario nazionale verso il privato, che non è sempre un vero “privato”, perché le strutture rimangono (per ora) gratuite per la popolazione. A parte che alcune strutture private già forniscono, oggi, prestazioni ambulatoriali e diagnostiche allo stesso prezzo del ticket sanitario nazionale, il “passaggio” avviene a monte, ossia nei costi che lo Stato si accolla per le prestazioni del singolo paziente.
In sostanza, io (Stato) pago una cifra per ogni giornata ospedaliera di un paziente medio, e poi il privato se la vede lui. Detto così, potrebbe anche funzionare, ma bisogna anzitutto comprendere quanto pago e cosa mi viene dato in cambio. E cosa costa al contribuente.
Per mia fortuna sono riuscito ad avvalermi per questa analisi della consulenza di una persona esperta: un’infermiera che, per molti anni, ha lavorato sia nel pubblico che nel privato, prevalentemente nel settore psichiatrico.
Il settore psichiatrico è un po’ “speciale”, perché è nato – così com’è oggi – negli anni ’70 del Novecento, soprattutto per merito di Franco Basaglia, psichiatra che ebbe il merito di andare “oltre” il mero manicomio, come fino a quell’epoca era considerato l’unica struttura in grado d’accogliere i “matti”. Chi vorrà approfondire la cosa (che è solo il corollario e non la nota dominante di questo articolo) potrà trovare sul Web tutto quel che cerca.
In buona sostanza, la questione fu risolta con l’abolizione dei manicomi – a buona ragione considerati dei veri e propri lager per malati – verso l’esternalizzazione, all’interno della società, del malato psichiatrico.
“Esternalizzazione”, però, non è sinonimo di “privatizzazione”: è bene ricordarlo. Invece, lo Stato si ritirò in parte dal settore – vuoi per incapacità di gestirlo, vuoi per convenienza, vuoi per lucro “combinato” fra gli imprenditori del settore e la politica/burocrazia pubblica – e rimasero solo i presidi ospedalieri (i reparti ospedalieri di Psichiatria (SPDC) o i Centri d’Igiene Mentale (CIM) sul territorio.
Dove finì la stragrande maggioranza dei malati psichiatrici?
Prima di continuare, vorrei chiarire un concetto: se il nostro pancreas non secerne insulina, siamo diabetici e non perdiamo rispettabilità sociale, mentre se il nostro cervello ha problemi con la serotonina o la dopamina, abbiamo problemi psichiatrici e ci mettono il cappello da Napoleone in testa.
Questo non significa che con il malato psichiatrico non si debbano prendere delle precauzioni – ad esempio non dargli una 357 Magnum in mano – però riflettiamo anche che larga parte della popolazione fa uso di psicofarmaci, per disturbi più o meno gravi: siamo una società malata nei gangli vitali del vivere sociale, e queste sono le conseguenze.
Il malato psichiatrico grave – ossia colui che deve essere tenuto sotto controllo – non vive o vive parzialmente nella società (secondo la gravità del suo male e secondo ciò che gli psichiatri ritengono più utile per la sua esistenza) ed è ospitato nelle apposite strutture, che – con il tempo – sono diventate sempre di più private. Ma pagate dalla mano pubblica.
Grazie alla mia amica infermiera, sono riuscito a ricostruire abbastanza fedelmente il conto economico di una di esse: non pretendo che sia oro colato, però i dati sono stati verificati come validi in più di una struttura, ed evidenziano un’enorme discrepanza fra le spese realmente sostenute e gli introiti incamerati. Di più: siccome gli “imprenditori” di questo settore sono noti (psichiatri e non), il loro tenore di vita è stato notato, con grande evidenza. Capito?
Personale
Direttore 1 60.000
Direttore sanitario 1 70.000
Medici 3 3.000 108.000
Psichiatri & Psicologi 5 2.500 150.000
Infermieri 5 3.000 180.000
Educatori/OS 32 2.500 960.000
Cucina & Pulizia 3 2.200 79.200
Amministrazione 3 2.500 90.000
Acquisti alimentari 350.400
Farmaci & materiale sanitario 268.800
Affitto annuo 120.000
Riscaldamento 20.000
Energia elettrica 5.000
Assicurazioni 5.000
Veicoli 6.000
Spese straordinarie 10.000
Manutenzione 10.000
Palestre e laboratori 50.000
Costi 2.542.400
Ricavi
Pazienti 64
Retta giornaliera 250 5.840.000
Utile 3.297.600
Note: sarebbe stato meglio incamerare il foglio Excel, ma creava qualche problema sui server e dunque l’ho solo riportato in Word. In queste strutture, i medici di guardia sono comuni medici, non psichiatri. Psichiatri e psicologi, generalmente, sono pagati come consulenti esterni. Ci sono poi le attività ludiche, diverse da una struttura all’altra, che è difficile quantificare ma, come potete osservare, non è che un’ora la settima o il giorno di falegnameria o a cavallo sposti tanto le cose. La situazione esposta si riferisce a circa 5 anni fa.
3 milioni di euro di utile l’anno sono tanti, d’altro canto, chi foraggiava il “Celeste” – e tanti in posizioni analoghe o, comunque, degni di essere “convinti” – doveva avere fondi cospicui per farlo: poi, i sistemi per lasciarsi corrompere sono tanti, come dimostra il caso Alemanno (fondazioni) o i casi Tiziano Renzi e Berlusconi (frodi fiscali). Sono reati comuni, per i quali le persona comune, se viene beccata, fila dritto in galera. Fino a ieri, solo le persone comuni: oggi?
C’è da complimentarsi con il ministro Bonafede, che ha fatto un ottimo lavoro: se avesse potuto, avrebbe anche cancellato l’indegna prescrizione dei reati, ma Salvini doveva salvare Bossi nel suo processo, e dunque l’opposizione della Lega, ancora una volta, ha finito per essere forte coi deboli e debole con i forti.
Inoltre, devo confessare una cosa. Sapete che sono appassionato di nautica – vela – e mi sono sempre stupito, quando passo dal porto di Varazze, nell’osservare mega-yacht a motore – 15, 20 metri, valore 1-2 milioni di euro – che sono lì, all’ormeggio, appena costruiti dai cantieri ex Baglietto, già iscritti alle Cayman ma in attesa d’acquirente. Cosa c’è dietro? Perché ai saloni della nautica sono quasi sparite le barche per le famiglie e sono aumentati enormemente i “ferri da stiro” (consentitemi un po’ di veleno, da velista) di tutte le dimensioni? Non è soltanto una questione di classe media alla deriva: alcuni pentiti di mafia hanno spifferato di tangenti pagate con mega-yacht. Perché la Magistratura non ci butta un occhio? Anche nell’affaire Formigoni ci sono gli yacht di mezzo.
Se la riforma dei manicomi non implicò la privatizzazione del sistema, è altrettanto vero che la sanità regionale ha fallito in pieno i suoi obiettivi: che senso ha, per il Ministero della Sanità, dover controllare le stesse cose per 20 regioni? Quali sono i vantaggi? Qualcuno me lo spieghi. Dove vanno a finire i 100 e più miliardi della sanità?
Terminiamo con un pensiero per il “Celeste”, la persona alla quale – addirittura – il Pirellone andava stretto ed ha dovuto costruire l’enorme grattacielo del Palazzo Lombardia, lasciando il Pirellone al solo consiglio regionale. Uno spreco immane, un insulto all’intelligenza ed alla miseria, che in Italia non manca.
Tutto, nella sua vicenda, mostra come quest’uomo si sia elevato “al di là del bene e del male”, per entrare in un limbo d’intoccabili, ai quali tutto era permesso perché benedetti da Dio in persona. Un nuovo Re assolutista.
Anche il suo modo di frodare, intascare tangenti e quant’altro è intessuto non da protervia, ma da certezza assoluta d’essere – in qualche modo – nel “giusto”: questo non è un ladro di polli come Alemanno, Tiziano Renzi o i tanti di Tangentopoli. Costui si ritiene un prediletto da Dio e, dunque, al di sopra delle nostre – ritenute insignificanti – velleità terrene di giustizia.
Forse, oggi, legge il libro di Giobbe, per comprendere cosa ha voluto insegnargli Dio con quella condanna, con la prigione, nella quale – sono quasi sicuro – non si troverà poi tanto male. “Dio ha voluto che conoscessi gli umili” – penserà – e dovrà farselo andar bene, poiché la pena differita in arresti domiciliari non è proprio dietro l’angolo.
Ovviamente, i suoi avvocati l’hanno subito invocata, però, da cosa leggo – non sono un avvocato e dunque taccio – pare che Bonafede abbia cucinato la polpetta molto bene, al punto che sarà probabilmente necessario un pronunciamento della Consulta. E il tempo passa, fra l’apertura e la chiusura delle celle, fra una visita e l’ora d’aria.
Si parla delle tante ingenuità dei 5S, ce ne sono, è vero: però, la soddisfazione di vedere un ladro che ha rubato sui malati italiani in gabbia, finora, nessuno ce l’aveva data. Ricordiamo il ministro della Sanità Gava, incarcerato e poi scarcerato perché “malato”. Così malato che andò subito a festeggiare al ristorante “Ai due ladroni” (vero!). Speriamo che, stavolta, le cose vadano in altro modo.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2019/02/volete-sapere-perche-formigoni-e-finito.html
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