Una Coalition of Saint Athanasius (COSA), composta da un gruppo di Media cattolici di orientamento tradizionale, ha posto in questi giorni a papa Francesco una questione semplice ma diretta: Qual è l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica sugli atti omosessuali? Un gruppo di rappresentanti della Coalizione saranno a Roma per presentare la loro iniziativa in occasione del summit vaticano sugli abusi sessuali del 21-24 febbraio 2019. Riportiamo una traduzione italiana del testo (COSA’s Open Letter to Pope Francis at www.RestoreTheCatholicChurch.com)
Lettera Aperta a Papa Francesco
Santità
Nella Festa della Conversione di San Paolo Apostolo e della Commemorazione di San Pietro, in quest’anno del Signore, 2019, i sottoscritti si rivolgono alla vostra augusta persona in veste di rappresentanti di una nuova coalizione di fedeli cattolici che cercano di portare ai piedi del Padre le cocenti preoccupazioni di figli e figlie.
Noi crediamo in Cristo in modo molto sincero, e quindi, è dal Suo Vicario terreno che cerchiamo un chiarimento pastorale su una questione che, se lasciata irrisolta, porterà conseguenze terribili nelle vite dei cattolici praticanti. Il fatto che abbiamo deciso di farlo in questo forum pubblico dimostra l’urgenza della nostra richiesta e non intende mancare di rispetto alla persona del Santo Padre. Ci consideriamo pecore in urgente bisogno della parola del Pastore.
C’è stato un tempo non lontano nel passato in cui noi cattolici conoscevamo bene le infallibili dottrine di Fede e Morale che possono solo essere messe in discussione in caso di pericolo per l’anima, di vizi che devono essere respinti e di tentazioni costantemente da evitare da parte di coloro che desiderano vedere il Volto di Dio nell’eternità.
Oggi, ahimè, ci ritroviamo a sostenere dottrine che non sembrano più avere conseguenze anche per i nostri pastori, che come nostri confessori, confessando i nostri peccati, ci dicono che non sono più peccati, e riguardo le proibizioni della legge morale, i nostri correligionari insinuano che un Dio misericordioso non le farebbe mai rispettare.
Per tutta la nostra vita, ci siamo impegnati ad osservare i Comandamenti di Dio e i precetti della Sua Chiesa, solo per arrivare ora al risultato che tutte le religioni sono valide, che tutti gli uomini sono salvati, che tutti gli dei sono uguali al nostro Dio.
Da bambini, nella scuola cattolica, ci è stato detto di prepararci a morire piuttosto che commettere “peccati mortali” che eliminano la vita di Dio dalle nostre anime – i peccati capitali, da cui oggi siamo raramente messi in guardia dal pulpito per poi essere comprensibilmente dimenticati nei banchi di chiesa.
Alcune di queste offese contro Dio e la natura, classificate come peccata clamantia, erano considerate così terribili agli occhi di Dio da gridare vendetta al Cielo. Sacerdoti, suore, genitori, papi e catechisti ci hanno insegnato che il “peccato dei Sodomiti” era, in effetti, uno di questi.
Oggi, lo stesso peccato ha perso il suo stigma sociale e morale a tal punto che le “Messe arcobaleno” sono all’ordine del giorno e il sacerdozio cattolico stesso è stato etichettato come una “professione gay”.
Di fronte a tutto ciò, la nostra Coalizione si pone l’ovvia domanda: come può un peccato che “gridava vendetta agli occhi di Dio” quando eravamo bambini – che è stato condannato da San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologica come “il vizio innaturale” e il “più grande dei peccati di lussuria” – possa oggi non essere più considerato affatto peccato?
Se anche il più grave dei peccati può diventare non-peccato semplicemente con il passare del tempo e con il cambiamento negli atteggiamenti umani, allora, alla fine cosa accadrà all’idea stessa di peccato, ai Dieci Comandamenti di Dio, alla teologia del paradiso e dell’inferno, ai giudizi particolare e universale? Se non c’è peccato, allora quale è lo scopo di praticare le virtù o di frequentare i Sacramenti?
Le nostre domande, ovviamente, non sono dettate da vana curiosità, ma dalla paura di una graduale erosione della fede dentro di noi e in tutta la Chiesa. Nonostante siamo peccatori – perché siamo peccatori – dobbiamo sapere in cosa dobbiamo ancora credere, davanti a Dio,
Cerchiamo di non giudicare né di condannare nessuno, specialmente coloro che lottano con l’inclinazione a questo peccato che ieri “gridava vendetta al Cielo ” e oggi è semplicemente un altro “stile di vita”. Non sono stati mai incoraggiati a stare in guardia da ciò che, secondo la Scrittura e l’insegnamento della Chiesa cattolica, conduce alla dannazione eterna dell’anima.
Sarebbe quindi ingiusto per noi o per qualsiasi Cattolico trattarli con disprezzo per il fatto di non essere all’altezza di seguire le norme della legge morale che non sono più insegnate ai bambini nelle scuole cattoliche e su cui anche sacerdoti e vescovi non dicono una parola.
E qui sta il problema: l’ecclesia discens è divisa e confusa perché l’ecclesia docens tace o, peggio, è accomodante, in nome della “tolleranza” e della “diversità”.
Santo Padre, siamo sicuri che lei sia solidale con l’appello urgente dei suoi figli che ha per fine quello di ricevere una conferma inequivocabile dell’insegnamento della Chiesa sugli atti omosessuali. E sottolineiamo gli atti – e non l’inclinazione – di proposito e con prudenza, dal momento che siamo completamente d’accordo sul fatto che coloro che lottano con l’attrazione per lo stesso sesso devono ricevere la stessa cura pastorale e l’istruzione catechistica che tutti i peccatori si aspettano da una Chiesa resa unica per i suoi Confessionali e i suoi Altari.
Se, come ci è stato insegnato nella scuola cattolica, il rapporto omosessuale senza pentimento – non la semplice inclinazione, il pensiero, ma l’atto stesso – conduce alla dannazione eterna, allora come può essere pastorale, misericordioso o caritatevole omettere quell’insegnamento a coloro inclini a ciò?
Questo è di per sé illogico, e forse è analogo all’esempio di un uomo ossessionato dal voler abbracciare un bambino trovato sui binari piuttosto che tentare di portarlo via dalla traiettoria mortale del treno in arrivo. Senza un tentativo di portare il bambino lontano da un pericolo, l’abbraccio compassionevole non è solo vano, ma equivarrebbe a una negligenza criminale.
Dove prima la Madre Chiesa non esitava a salvare i suoi figli, oggi professa una preferenza ad accompagnarli.
Ma dove?
Santo Padre, la preghiamo di usare il peso rilevante del suo ufficio per togliere al mondo la falsa impressione che una Chiesa che si sforza di ammonire caritatevolmente il peccatore sia una Chiesa carente di misericordia.
Come può un’Opera di Misericordia Spirituale – fatta per Ammonire il Peccatore – mancare di misericordia?
Papa Giovanni Paolo II non ha mostrato pietà quando nella sua “Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla pastorale sulle persone omosessuali” del 1986, ha avvertito che anche l’inclinazione all’omosessualità è un “disordine oggettivo” poiché l’atto stesso è un “male morale intrinseco”:
“Pertanto, particolare preoccupazione e attenzione pastorale dovrebbero essere rivolte a coloro che hanno questa condizione, affinché non siano portati a credere che vivere in questo orientamento all’attività omosessuale sia un’opzione moralmente accettabile. Non lo è.”
Chi era lui per giudicare? Era il Papa, Vicario di Cristo sulla terra, primo Confessore e Pastore di tutte le pecore perdute nel mondo.
In risposta all’istanza di San Pier Damiani al Santo Padre di “agire contro i chierici immersi nella dolorosa perversione morale della sodomia”, Papa Leone IX rispose con la promessa di un’azione papale fondata sulla pietosa urgente preoccupazione per la salvezza delle anime:
“Sia certo ed evidente a tutti che concordiamo con tutto ciò che il suo libro contiene, che è contrapposto come l’acqua lo è al fuoco del diavolo. Affinché la sfrenatezza di questa immonda impurità non possa diffondersi impunita, deve essere respinta con un’adeguata azione repressiva di severità apostolica “. Per custodire gelosamente la salvezza e la felicità eterna dei poveri peccatori, gli autori del Catechismo del Concilio di Trento scrivono che “né i fornicatori né gli adulteri, né gli effeminati né i sodomiti possederanno il regno di Dio”.
Concorda Santo Padre, che i praticanti di rapporti omosessuali impenitenti nella odierna comunità LGBT “non possiederanno mai il regno di Dio”? Se è d’accordo, allora la misericordia non le ordina di dire loro tutto ciò amorevolmente?
Aiutateci a comprendere in che modo il rifiuto di dire loro la verità non costituisca una spietata ingiustizia verso la comunità LBGT che, a proposito, non cessa mai di citare le sue stesse parole a proprio favore: Chi sono io per giudicare? Santo Padre, per loro Roma locuta est, causa finita est. Ma non meritano di sentire da lei tutta la verità?
Anche la stessa ispirata Parola di Dio deve essere loro celata nel nome della Misericordia?:
“Gli uomini, lasciando l’uso naturale delle donne, hanno fatto divampare le loro concupiscenze l’uno verso l’altro, uomini con uomini che agiscono in modo sporco … Chi, avendo conosciuto la giustizia di Dio, non ha capito che coloro che fanno queste cose sono degni di morte; e non solo quelli che lo fanno, ma anche quelli che acconsentono a che costoro lo facciano “. (Romani 1: 27, 32)
Nel nome della “tolleranza” e dell’”inclusività”, Pietro farà tacere Paolo?
Devono I fedeli cattolici diventare parte dell’inganno fingendo che la condanna della Scrittura per questa “grave depravazione” non abbia conseguenze?
In effetti, l’insegnamento della Chiesa cattolica non è cambiato:
“Basandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta gli atti omosessuali come atti di grave depravazione, la tradizione ha sempre dichiarato che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati “. Sono contrari alla legge naturale. Chiudono l’atto sessuale al dono della vita. Non procedono da una genuina complementarietà affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati. “[CCC, Numero 2357]
Pertanto, memori del detto, qui mange le Pape, meurt, cerchiamo di non “cibarci del papa” ma di supplicarlo di fare chiarezza:
• Papa Francesco, lei crede che gli atti omosessuali siano “atti di grave depravazione”, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica qui
• Papa Francesco, lei crede che gli atti omosessuali siano “intrinsecamente disordinati”, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica qui?
• Papa Francesco, lei crede che gli atti omosessuali siano “contrari alla legge naturale”, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica qui?
• Papa Francesco, lei crede che gli atti omosessuali possano “in nessun caso essere approvati”, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica qui?
Santità, il popolo di Dio deve conoscere la verità, come devono conoscerla i pastori di anime, i figli del mondo e la comunità LGBT. L’ospedale da campo è pieno di persone che anelano di ricevere la medicina di un insegnamento cattolico chiaro e inequivocabile. E per il paziente, non ci può essere maggiore misericordia della sincera onestà del buon medico.
Pertanto, abbiamo informato i rappresentanti della stampa che il 23 febbraio prossimo, nella città di Roma, la nostra Coalizione inviterà i nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo: gay, etero, protestanti, cattolici, ebrei, musulmani, atei o non credenti – ad unire le loro voci alla nostra per chiedere chiarimenti alla Cattedra di San Pietro: Papa Francesco, lei sostiene come vincolante e vero, l’insegnamento costante e autorevole della Chiesa cattolica, basato sulle leggi di Dio e la Natura: che gli atti omosessuali siano immorali, innaturali e non possano mai essere giustificati?
Tutti gli uomini e le donne sulla Terra – ma soprattutto quelli che si identificano come omosessuali – hanno diritto davanti a Dio di conoscere la verità. Aspettano la sua risposta, come noi. Per favore ascoltateci e le assicuriamo le nostre continue preghiere per la guarigione e l’unità della sofferente Chiesa di Cristo.
Vostri, in Cristo Crocifisso,
COSA
(Coalizione di Sant’Atanasio)
(Coalizione di Sant’Atanasio)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.