“Sono un morto che cammina”. A parlare dal Pakistan è Saif Ul-Malook, l’avvocato di Asia Bibi. Il legale ha confidato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) il suo desiderio più grande: incontrare Papa Francesco. “La mia vita è distrutta, ma non mi sono mai pentito di aver difeso Asia Bibi.
Non ho rimpianti e se domani un altro cristiano mi chiedesse di difenderlo da un’accusa di blasfemia, lo aiuterei senza pensarci un attimo”, ha dichiarato Ul-Malook durante un incontro privato avuto ieri a Lahore con una delegazione di Acs in questi giorni in Pakistan. L’avvocato, ricorda un comunicato di Aiuto alla Chiesa che Soffre che ha seguito sin dall’inizio il caso di Asia Bibi, è stato costretto a lasciare il Paese dopo che il 31 ottobre scorso è stata resa nota la sentenza di assoluzione per Asia Bibi, ma è voluto rientrare nei giorni scorsi per assistere all’udienza nel corso della quale la Corte Suprema ha respinto la petizione per il riesame del verdetto. Una volta rientrato in patria ha dovuto nuovamente affrontare minacce. “Sono un morto che cammina – ha detto nelle dichiarazioni raccolte da Acs – Mi accusano di essere un cattivo musulmano perché ho difeso una cristiana ritenuta colpevole di blasfemia. I miei amici e colleghi si rifiutano perfino di salire in macchina con me perché hanno paura di essere uccisi assieme a me”. Con Acs-Italia, l’avvocato ha ricordato quanto subito da Asia Bibi durante la sua permanenza nel braccio della morte: “Non so come abbia fatto a resistere per otto anni in una stanza di otto metri quadri, potendo uscire soltanto per mezz’ora due volte al giorno. Quando la incontravo cercavo di tirarle su il morale perché è impossibile vivere in quelle condizioni”. Ora che Asia Bibi è libera, Saif Ul-Malook è pronto ad aiutare altri cristiani in difficoltà. “Non ho mai fatto differenze di fede, se una persona ha bisogno di me la assisto – afferma ad Acs – Vorrei incontrare Papa Francesco. Io sono musulmano ma desidero davvero incontrare il Pontefice. Lui è il leader spirituale di tre quarti dell’umanità”.
http://www.secoloditalia.it/2019/02/sono-un-morto-che-cammina-lavvocato-di-asia-bibi-chiede-laiuto-del-papa/
I doni dello spirito santo: l’amore
In una frase profetica, il grande filosofo, oratore romano, Cicerone dichiarò “due cose rivelano l’amante: che fa del bene all’amato e che sopporta la sofferenza di croce, e quest’ultima cosa è il segno più grande dell’amore”. Similmente san Pietro Crisologo, Vescovo e Dottore della Chiesa, dice che l’Amore di Dio per l’uomo non sarebbe stato soddisfatto se non avesse sofferto fino alla morte per lui. Riteneva che fosse troppo poco se non avesse mostrato il Suo amore verso di noi tramite la sofferenza, e san Gregorio Nazianzieno scrive: in nessun altro modo l’amore di Dio per noi poteva essere dichiarato.
Seguendo san Bernardo, san Bonaventura asserisce, nel suo trattato “la vita mistica”, le parole seguenti: “Nella passione e nel rosso della Passione si rivela l’ardore della Carità grandissima ed impareggiabile – e continua – come rosa chiusa dal notturno gelo, quando il Sole Levante la riscalda, si apre tutta e dai petali aperti mostra, nella sua porpora, un ardore giocondo, così il delizioso Fiore del Cielo, l’ottimo Gesù, che nelle lunghe età da dopo il Peccato di Adamo era chiuso dal freddo notturno, e non somministrava ancora pienezza di grazia ai peccatori finalmente, avvicinandosi la pienezza dei tempi, acceso dai raggi dall’Amore ardententissimo, si aprì tutto in ogni parte del Suo Corpo e la Fiamma della Rosa d’Amore rifulse nel rosso vivo del Sangue”.
Quando Nostro Signore Gesù Cristo + il cui Nome sia sempre Benedetto, ci chiede oggi di amarLo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, ci chiede di amarLo fino alla sofferenza, il segno più grande dell’amore.
Di tenere i Suoi comandamenti fino al punto che ci fa soffrire lottando contro la nostra natura caduta, nei nostri desideri bassi e meschini, la nostra riluttanza di fare grandi sforzi compiendo i doveri nel nostro stato di vita, anche quando si sembrano insopportabili, facendo quel lavoro che è, nelle parole di santa Teresina ispirate dalla Sacra Scrittura, fra tutti il più penoso e che consiste in quello che si intraprende sopra se stessi per arrivare a vincersi, e infine, accettando ed offrendo a Dio, per l’intercessione della Madonna, senza lamentarsi, tutti gli sconforti, tutti i dolori e tutte le sofferenze che Dio, nei Suoi disegni e nel Suo amore insondabili per noi, si degna di mandarci per Amore di Lui, per glorificare il Suo Santo Nome e per la nostra eterna beatitudine.
Amen
Amen
In nomine Patri, et Filii, et Spiritus Sancti.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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