Lo storico e scrittore Donald Anthony Foley ha scritto un bel libro sulle apparizioni mariane in cui accosta, a ciascuna di quelle di cui tratta, un personaggio o un simbolo dell'Antica Alleanza che a suo avviso prefigura un determinato evento mariano moderno. La lettura da lui proposta è affascinante e ricca di stimoli spirituali e dottrinali. In questo articolo propongo le apparizioni di Fatima accostate alla storia biblica di Elia, per scoprire in che senso sono paralleli.
Confrontiamo gli eventi di Fatima con la storia biblica di Elia, per capire in che senso sono paralleli.
Elia appare nella Bibbia all’improvviso, dopo che Dio l’ha inviato ad annunciare ad Acab, il malvagio re di Israele, che, a causa del peccato del popolo, non sarebbe caduta la pioggia sulla terra fino a che non avesse stabilito lui (1 Re 17,1). All’epoca delle apparizioni di Fatima, il Portogallo soffriva di un’aridità spirituale, in quanto il governo antireligioso faceva di tutto pur di eliminare il cristianesimo dal Paese. L’unica cosa che poteva salvare la nazione sarebbe stata una pioggia di grazia, qualcosa che infondesse nella gente il coraggio di proclamare la propria fede in Dio. Alla luce di queste considerazioni, è significativo che l’unica cosa visibile per gli adulti che assistettero alle apparizioni di Fatima fosse la nuvoletta grigia o bianca che puntualmente si fermava sul leccio. Maria Carreira e le sue amiche videro questa nuvoletta al termine dell’apparizione del 13 giugno, come capitò anche a Ti Marto alla fine di quella di luglio. Essa fu vista da molte altre persone nel corso dell’apparizione di agosto, quando i bambini furono rapiti, come raccontò Maria Carreira: «Dopo il rombo di tuono, seguì il lampo di fulmine e, a quel punto, iniziammo a vedere una nuvoletta, dall’aspetto molto delicato, bianchissima, che si fermò per qualche istante sull’albero e poi si sollevò in aria scomparendo».
Questa nuvoletta, dunque, fu vista in numerose occasioni dalle persone presenti alle apparizioni e il 13 agosto si sostituì a Maria. Tutto questo ha senso se si considera che i primi autori cristiani collegano Maria alle nuvole di cui parla la Bibbia, come risulta evidente, ad esempio, nella seguente profezia riguardo all’Egitto, contenuta in Isaia: «Ecco, il Signore cavalca una nube rapida ed entra in Egitto. Crollano gli idoli d’Egitto davanti a lui e agli Egiziani viene meno il cuore nel petto» (Is 19,1). Secondo molti di questi autori, fra cui san Girolamo e san Proclo, questo era un riferimento a Maria in quanto nuvola leggera. La parola ebraica impiegata in questo caso, qal, può significare “rapido” oppure “leggero”. Dice san Girolamo: «Sicuramente dovremmo ravvisare nella nuvola leggera la Santa Vergine, la quale non fu appesantita da alcun seme umano».
Sant’Ambrogio sviluppa questo concetto, collegandolo agli eventi dell’Esodo, allorché gli israeliti attraversarono il deserto: «In effetti, esteriormente questa colonna di nubi precedeva i figli di Israele, ma in quanto mistero annunciava il Signore Gesù, il quale sarebbe giunto in una nuvola leggera [levis, rapido o leggero, inteso da Ambrogio nel secondo senso], come disse Isaia; ossia nella Vergine Maria, la quale era una nuvola per via dell’eredità di Èva, ma leggera in virtù della sua integrità verginale». Ambrogio paragona Maria a una nube anche in un altro brano: «Oh, le ricchezze della verginità di Maria. […] Come una nuvola élla irriga la terra con la pioggia della grazia di Cristo. […] Ricevete, dunque, ricevete, vergini consacrate, la pioggia spirituale che cade da questa nube. […] Correte dietro a questa bella nuvola, poiché in lei ella ha generato una fontana d’acqua per irrigare la faccia della Terra».
Tutto ciò acquista maggior interesse se consideriamo il riferimento alla “nuvoletta” di cui si parla nella vicenda di Elia, subito dopo il resoconto del miracolo del fuoco dal cielo che aveva consumato il sacrificio dei giovenchi (1 Re 18,16-40), allorché viene spiegato che la siccità in Israele sarebbe cessata con una pioggia torrenziale. Dopo aver dato questa notizia ad Acab, Elia salì sulla vetta del Monte Carmelo e si inchinò verso il suolo, dicendo al suo servo di andare a guardare il mare; tale richiesta fu ripetuta sette volte, finché, l’ultima volta, l’uomo riferì di aver visto una nube piccola come la mano di un uomo sollevarsi dal mare. Elia, allora, disse al servo di correre a riferire ad Acab che stava per scoppiare una tempesta (1 Re 18,41-46).
Ebbene, così come la nuvoletta vista dal servo di Elia rappresentava la fine della siccità e l’inizio delle piogge, allo stesso modo, secondo i primi autori cristiani, essa potrebbe essere considerata il simbolo della Santa Vergine, colei cui fu affidato il compito di porre fine alla siccità spirituale del genere umano generando Cristo. Inoltre, la tempesta di pioggia torrenziale che seguì a questo evento trova forse un parallelo nel violento temporale che sferzò Fatima prima del miracolo del sole.
ELIA SUL MONTE CARMELO
ELIA SUL MONTE CARMELO
Tuttavia, il rapporto fra la storia di Elia e gli eventi di Fatima acquista maggiore chiarezza se paragoniamo il miracolo del sole del 13 ottobre al grande sacrificio di Elia sul Monte Carmelo.
Nel Regno del Nord di Israele, la fede nella religione ebraica era in ribasso per via dell’influenza delle religioni pagane: così, Elia fu inviato da Dio per riportare il popolo sulla via della verità. Egli incontrò il re Acab e gli disse di raccogliere tutto il popolo di Israele intorno a lui sul Monte Carmelo, insieme a quattrocentocinquanta profeti di Baal al seguito di sua moglie Gezabele. Acab acconsentì e, radunato il popolo, Elia lo invitò a scegliere fra Dio e Baal, proponendo una prova riguardo a chi fosse il vero Dio: sia lui sia i profeti di Baal avrebbero preparato due giovenchi e li avrebbero deposti sulla legna senza tuttavia appiccarvi il fuoco; poi, avrebbero invocato il loro dio, e quello che avesse risposto con il fuoco sarebbe stato il vero Dio. Il popolo accettò e i profeti di Baal Si accinsero all’opera. Essi prepararono il loro giovenco, ma, sebbene invocassero Baal dalla mattina fino a mezzogiorno, non accadde nulla. Allora, Elia si beffò di loro dicendo che forse Baal si era addormentato. I profeti di Baal raddoppiarono i loro sforzi e trascorsero il resto del pomeriggio agitandosi come invasati intorno al loro giovenco, incidendosi con spade e lance finché non si bagnarono tutti di sangue. Ma, di nuovo, non accadde nulla (1 Re 18,17-29). In modo simile, i portoghesi furono “chiamati” a Fatima con la promessa di un grande miracolo pubblico e risposero in almeno settantamila, non tutti credenti.
C’erano, infatti, anche molti seguaci di “Baal”, incarnato nel governo portoghese, ateo e rivoluzionario, ossia in coloro che, di fatto, miravano a eliminare l’idea stessa del vero Dio. Ciononostante, proprio come nel caso dei profeti di Baal, che, pur invocando il loro dio affinché si manifestasse, non ricevettero alcuna risposta, nemmeno il corrotto governo portoghese era in grado di rispondere alle reali necessità della popolazione e, anzi, attraverso le persecuzioni, cercava di negare l’eredità religiosa della gente. Ora era la volta di Elia. Egli chiamò a sé il popolo, riparò l’altare di Dio con dodici pietre e si mise a scavare un canaletto tutt’intorno. Poi collocò della legna sull’altare, squartò il giovenco e lo pose sulla pira. Quindi diede per tre volte disposizioni che sull’olocausto e sulla legna fossero versate quattro brocche d’acqua, affinché l’acqua scorresse intorno all’altare e colmasse il canaletto. La sera, giunto il momento dell’offerta, egli invocò Dio e in risposta «il fuoco del Signore» scese dal cielo, consumando il giovenco e la legna e prosciugando persino l’acqua del canaletto. Alla vista di ciò, il popolo si prostrò a terra ed esclamò: «Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!» (1 Re 18,30-39).
A Fatima, attraverso i bambini, Maria invitò a sé il popolo proprio come aveva fatto Elia sul Monte Carmelo e con lo straordinario miracolo del sole dimostrò che le apparizioni venivano realmente da Dio. Elia aveva preparato la vittima sacrificale: l’aveva deposta sulla legna impregnandola d’acqua, per evitare qualsiasi inganno riguardo all’accensione del fuoco; allo stesso modo, anche Maria ebbe cura di apparire sulla “legna” del piccolo leccio, dopo che sia quest’alberello sia tutto il paesaggio circostante erano stati impregnati d’acqua per via del violento temporale notturno che aveva imperversato sulla zona. Elia invocò Dio affinché si manifestasse al popolo mediante il miracolo del fuoco dal cielo, destinato a consumare la vittima sacrificale; Dio, d’altro canto, diede prova della propria esistenza a quanti erano presenti a Fatima, e anche a noi, attraverso il miracolo del sole nella Cova da Iria: un miracolo davvero senza precedenti nella storia cristiana. Così come l’acqua del canaletto che si era prosciugata per via del fuoco celeste, similmente il popolo e la terra sul luogo delle apparizioni si asciugarono nel giro di pochi minuti grazie al calore del sole che roteava e precipitava. Come il popolo radunato sul Monte Carmelo, anche i testimoni di Fatima furono obbligati a proclamare la grandezza di Dio in virtù della maestosa natura di quanto avevano visto.
Ma i parallelismi tra Fatima e la storia di Elia non si fermano qui. Le autorità portoghesi restarono ostinatamente contrarie alle apparizioni, malgrado la schiacciante manifestazione del soprannaturale insita nel miracolo solare; come loro, anche Gezabele, moglie di Acab, benché consapevole del fuoco miracoloso invocato dal cielo da Elia, decise di ucciderlo piuttosto che accettare che il Signore fosse più grande del suo Dio Baal (1 Re 19,1-2). Elia si impaurì e fuggì per mettersi in salvo nel deserto; qui cadde in preda allo scoraggiamento e si addormentò. Fu svegliato da un Angelo che gli disse di alzarsi e di mangiare la focaccia posta vicino alla sua testa e di accompagnare il cibo con l’acqua contenuta nell’orcio. Egli si sdraiò di nuovo e l’Angelo dovette insistere nuovamente perché mangiasse, in modo da recuperare le forze e camminare per quaranta giorni e quaranta notti verso il Monte Oreb (1 Re 19,5-8). E interessante paragonare questo episodio con l’incontro fra i bambini e l’Angelo del Portogallo: anziché offrire loro una focaccia e dell’acqua, nell’estate del 1916 egli diede loro il Corpo e il Sangue di Cristo, come cibo atto a renderli forti davanti a tutti i problemi che avrebbero incontrato l’anno seguente. Sebbene l’Angelo sia apparso ad Elia dopo gli avvenimenti del Monte Carmelo, tale apparizione rientra nella tipologia già, in quanto le esperienze dei bambini con l’Angelo furono rese note solo dopo le apparizioni del 1917.
Quando Elia giunse al Monte Oreb, andò in una caverna dove gli giunse la parola del Signore che gli disse di restare fuori. Poi si levò un vento impetuoso, seguito da un terremoto, e infine il fuoco; ma Dio non era in alcuno di questi elementi. Egli si trovava, piuttosto, nel mormorio di un vento leggero, quasi una voce, che giunse solo in seguito (1 Re 19,9-12). Similmente Maria si presentò ai bambini come una visione di tenerezza e di amore, preceduta da qualcosa di simile a un tuono e a un fulmine. Un altro simbolo mariano emerge nella vicenda della chiamata di Eliseo da parte di Elia, quando questi gettò su di lui il proprio mantello come segno della propria autorità (1 Re 19,19-21). Eliseo era discepolo di Elia e prese il suo posto come profeta e uomo santo, dopo che Elia fu portato in cielo in un turbine (2 Re 2). Questo fatto, tra l’altro, illustra come Elia possa essere considerato un tipo assimilabile a Maria, a sua volta assunta in cielo. Nella Chiesa esiste una lunga tradizione secondo cui Maria “copre” i suoi devoti con il proprio mantello per proteggerli; in questo caso, assistiamo ad Elia, simbolo di Maria, il quale copre Eliseo con il suo manto o mantello, segno che Eliseo è diventato suo seguace. Lucia dovette lasciare i suoi genitori, come aveva fatto Eliseo, e, qualche anno dopo, si fece suora carmelitana, cosa che costituisce un punto di paragone. Il manto di Elia può essere considerato anche un simbolo dello scapolare marrone. Esiste, in effetti, un antico legame fra Maria e l’ordine carmelitano, che rivendica una continuità con Elia e gli eremiti che lo seguirono sul Monte Carmelo in Israele.
Va notato, inoltre, che, mentre l’ampia folla di Fatima assistette al miracolo del sole il 13 ottobre, i bambini ebbero un’apparizione di Gesù, Maria e Giuseppe. In una prima apparizione, videro san Giuseppe e il Bambin Gesù che benedicevano il mondo; poi apparvero loro Gesù e Maria, la quale si presentò come l’“Addolorata”. Infine, videro Maria nei panni della Madonna del Monte Carmelo, giacché in quest’ultima apparizione la Madonna indossava lo scapolare marrone che Lucia, nella sua innocenza, definì composto da «due cartellini. In nessun’altra apparizione ufficialmente riconosciuta Maria è apparsa con modalità tali da presentare una “tradizione” differente in seno alla Chiesa. Questo fatto è dunque piuttosto significativo e indica che esiste un collegamento ben preciso tra Fatima e il Carmelo e, quindi, tra Maria ed Elia, sottolineando così le osservazioni tipologiche che abbiamo fatto in queste pagine.
Tratto da: Donald Anthony Foley, Il libro delle apparizioni mariane. Influenza e significato nella storia della Chiesa, Gribaudi, Milano 2004, pp. 371-377.
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