L’Italia è il cortile di casa di papa Francesco, oltre che la sua patria d’origine. Quindi non sorprende che egli abbia un forte interesse a chi e come comandi nella CEI, la conferenza episcopale italiana.
Lo si è visto fin dal 2013 quando Francesco impose a segretario generale dell’organismo il semisconosciuto Nunzio Galantino, che esautorò di fatto – forte com’era dell’autorità del suo mandante, il papa – il presidente della CEI dell’epoca, il cardinale Angelo Bagnasco.
Lo si è rivisto nel 2015 negli stati generali della Chiesa italiana riuniti a Firenze, dove Jorge Mario Bergoglio agì da protagonista assoluto e dove i suoi uomini di fiducia e di mano – lo stesso Galantino ma anche il gesuita Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica” – insistettero nel reclamare “un largo coinvolgimento del popolo di Dio, in un processo sinodale non ristretto alle élite del pensiero cattolico”.
Dal 2017 la CEI ha come nuovo presidente il cardinale Gualtiero Bassetti, nel quale Francesco mostra di riporre più fiducia che nel predecessore, e dal 2018 ha come nuovo segretario il vescovo Stefano Russo al posto di Galantino, che è comunque rimasto nelle grazie del papa, che l’ha promosso a presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Ma anche con questo nuovo assetto Spadaro continua ad agire come “longa manus” papale. E alla fine di gennaio di quest’anno deve aver passato il segno, visto come la presidenza della CEI ha reagito alla sua provocazione.
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Spadaro ha lanciato il suo attacco con un articolo su “La Civiltà Cattolica” nel quale è tornato a reclamare “un sinodo per la Chiesa italiana”, implicitamente accusando la dirigenza della CEI di aver “chiuso nei cassetti” il discorso “profetico” fatto da Francesco al convegno di Firenze e di aver ripiegato nelle “vecchie retoriche” e nel “clericalismo”.
Di tutto ciò Settimo Cielo ha dato tempestivamente notizia, in un post del 7 febbraio:
Ma poi il confitto ha avuto un seguito.
Come naturale, la presidenza della CEI non ha affatto preso bene l'attacco ostile di padre Spadaro. Ma neppure ha potuto subito contrattaccare con forza, data la prossimità tra Spadaro e il papa e il loro agire di concerto.
Il cardinale Bassetti ci ha provato in un primo momento con voce sommessa, in un colloquio riportato da “Avvenire” il 10 febbraio, a puntualizzare che nella Chiesa italiana un percorso “sinodale” è già in atto “dal basso”, ad esempio nella costruzione di una “rete civica” tra cattolici impegnati in politica.
Intanto però “Avvenire”, che è il quotidiano della CEI ma ancor più l’organo di Casa Santa Marta, il 31 gennaio aveva ripubblicato integralmente l’articolo di Spadaro.
E il 2 febbraio anche “L’Osservatore Romano” aveva fatto la sua parte nella manovra, con un’intervista in prima pagina al vescovo di Rieti ed ex sottosegretario della CEI Domenico Pompili che sottoscriveva e rilanciava la proposta di Spadaro di un sinodo per la Chiesa italiana.
Non solo. Anche dopo il primo sommesso intervento di Bassetti a propria difesa, sono scesi in campo a dare man forte a Spadaro altri due vescovi, entrambi accesi tifosi di Bergoglio.
Il primo, con una lettera pubblicata su “Avvenire” il 17 febbraio, è stato il vescovo di Modena e presidente della commissione della CEI per la dottrina della fede Erio Castellucci. Il quale, oltre a ribadire che “è venuto il tempo di un sinodo per la Chiesa italiana”, ha colto l’occasione per denunciare il “corto circuito verificatosi in Italia alcuni decenni fa quando, caduti i partiti 'ideologici', i vescovi hanno svolto un’opera di supplenza che ha finito per smorzare l’iniziativa politica dei laici cattolici”, squalificando così, a modo suo, la strategia per l’Italia di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI e del cardinale Camillo Ruini.
Il secondo, con una lettera pubblicata sul “Corriere della Sera” del 18 febbraio nella pagina degli editoriali col titolo “Un sinodo per l’Italia”, è stato Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo di nomina bergogliana ma anche discepolo della “scuola di Bologna”, celebre cenacolo internazionale di intellettuali cattolici progressisti. La lettera è stata riprodotta sul sito ufficiale dell’arcidiocesi di Palermo.
Sia l'articolo di Castellucci che quello di Lorefice sono stati rilanciati su twitter da un entusiasta padre Spadaro, ricevendo prontamente i like di Alberto Melloni, storico della Chiesa e attuale direttore dell’istituto bolognese, e Massimo Faggioli, suo portavoce negli Stati Uniti.
Curiosamente, però, né Spadaro né nessuno di questi personaggi che gli danno man forte nell’attaccare la presidenza della CEI – a cui sola spetterebbe di convocare un sinodo – ha mai fatto cenno alla più importante iniziativa che la stessa CEI ha in programma: un “Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo” che l’anno prossimo riunirà a Bari i vescovi di tutti i paesi affacciati su questo mare, dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia.
È un incontro ideato dal cardinale Bassetti nel solco dei “Colloqui mediterranei” promossi sessant’anni fa a Firenze da una grande figura del cattolicesimo politico italiano, Giorgio La Pira, di cui è in fase avanzata la causa di beatificazione.
Su questo convegno la presidenza della CEI ha scommesso moltissimo e non amerà certo rivoluzionare la sua agenda per obbedire a un articolo de “La Civiltà Cattolica”.
Infatti, è proprio a questo incontro che ha fatto riferimento il cardinale Bassetti, nel suo secondo e molto più risoluto contrattacco all’assalto di Spadaro e sodali, sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano” del 27 febbraio, in un’intervista firmata dal direttore del quotidiano vaticano Andrea Monda.
Il pensiero del cardinale Bassetti è ben sintetizzato in queste battute finali dell’intervista:
D. – Il papa ha parlato, sin dal convegno di Firenze, di sinodalità, si tratta di un invito all’assunzione di uno stile da mantenere a tutti i livelli, dalla parrocchia alla CEI, strutture che forse sono da ripensare. Per avviare questo processo è forse necessario passare per un evento concreto come ad esempio un sinodo tematico per l’intera Chiesa italiana?
R. – Quella del sinodo è un’idea buona ma che va maturata nel tempo. In questo momento è fondamentale approfondire alcuni criteri di sinodalità e soprattutto prepararci all’"Incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo" che si svolgerà a Bari nel febbraio 2020. Un’assise unica nel suo genere, promossa dalla Chiesa italiana, che permetterà l’incontro tra i vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che, soprattutto, valorizzerà la sinodalità per favorire il discernimento ecclesiale sui problemi e il futuro dell’intera regione. L’incontro di Bari, che trae ispirazione da un’intuizione lapiriana, sarà quindi un’applicazione concreta del metodo sinodale per affrontare alcune questioni di grande importanza per l’Italia e l’Europa come, ad esempio, il dialogo interreligioso, la pace nel bacino mediterraneo e le migrazioni internazionali.
Resta da capire perché “L’Osservatore Romano”, nel riportare questa energica messa a punto di Bassetti, le abbia dato un titolo così scialbo: “Il compito e il dovere dei cattolici italiani”.
E ancor più resta da capire perché “Avvenire”, il quotidiano della CEI, non abbia riprodotto on line l’intervista del suo cardinale presidente. E su carta ne abbia fornito soltanto un modesto e poco visibile riassunto, in fondo alla pagina 17.
Settimo Cielo di Sandro Magister 05 mar
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