https://www.youtube.com/watch?v=Zhm6rjshVso
di Sabino Paciolla
“La verità mi fa male, lo so. La verità mi fa male, lo sai”, sono questi i versi della canzone che Caterina Caselli cantava alcuni decenni fa, e che mi sono venuti in mente nel vedere l’aggressione verbale cui è stato sottoposto il Congresso mondiale sulla famiglia in corso a Verona. Il motivo di tutta questa aggressione mediatica è che non si vuole che si dica la verità, non si vuole che si ricordi qualcosa che fa male. Un settore della pubblica opinione, una parte dell’apparato mediatico e politico non sopportano che si ricordi che l’aborto è la soppressione, l’uccisione, di una vita umana e non di un semplice “feto”, che l’unione tra un uomo (biologicamente inteso) ed una donna (biologicamente intesa) costituisce la famiglia naturale aperta alla generazione di una nuova vita umana, e che l’adozione di bambini concessa alle coppie omosessuali significa negare ad un bambino il diritto naturale alla mamma ed al papà. Contro queste primordiali verità inscritte nel cuore e nella natura umana si sono scagliati tanti con improperi ed offese di ogni genere. Sugli organizzatori, sugli ospiti e sui partecipanti sono piovute parole come “trogloditi”, “medioevali”, “reazionari”, “omofobi”, “estremisti di destra” e così via. Un autentico scempio, non all’altezza della democrazia. Di quella democrazia di cui costoro si fanno forti e rappresentanti per sparare democraticamente a pallettoni sugli altri.
Per rendere evidente in maniera plastica la verità che l’aborto è la soppressione di una vita umana, gli organizzatori hanno distribuito un essere umano in plastica alla decima settimana di vita con la scritta: “L’aborto ferma un cuore che batte”. Di fronte a questo, il fuoco di fila. Hanno cominciato con una nota Paola De Micheli e Marco Miccoli del coordinamento nazionale del Partito Democratico dicendo: “La vicenda di un feto trasformato in gadget descrive meglio di ogni altra cosa che cos’è la manifestazione che si sta tenendo a Verona. Un festival dove tutto è permesso, anche offendere la vita, la dignità delle donne e i diritti delle persone”. A loro si è unita Laura Boldrini, deputata di Leu, affermando: “È semplicemente mostruoso fare un’operazione di questo genere. Se l’obiettivo è quello di suscitare sdegno collettivo nei confronti delle donne che sono costrette a interrompere la loro gravidanza sappiano, questi signori, che a vergognarsi dovrebbero essere loro”.
Capite? Dire la verità per alcuni è “semplicemente mostruoso”. Per altri, rappresentare cosa avviene durante un aborto, significa “offendere la vita”. Dimenticano questi signori una verità elementare: è l’aborto che offende la vita!
Perchè tutto questo? Semplice, perché una parte della realtà, quella che consciamente o inconsciamente fa male, è meglio non ricordarla. Per questo, secondo alcuni, non è bene ricordare, come ha fatto Gandolfini, che “In Italia, dal 1978 a oggi, sono stati uccisi sei milioni di bambini e ne sono stati salvati 200mila. Li ha salvati ad esempio il Movimento per la vita. Ecco lo Stato ha tradito se stesso”. Per loro, non è bene evidenziare che la legge 194 formalmente non riconosce il diritto all’aborto o che essa è stata applicata soltanto negli articoli che permettono la soppressione di una vita umana e non in quelli, fondamentali ed iniziali della legge, che aiutano la maternità. E invece tanti pensano che questo diritto all’aborto esista.
La cosa grave però è che non si vuole che altri ne parlino e lo ricordino. Alcuni, infatti, si riempiono la bocca di diritti e tolleranza ma poi in maniera intollerante non vogliono riconoscere agli altri il diritto di parlare di queste cose. Per questo, sembra quasi una mosca bianca il giornalista Cruciani, che, ricordiamolo, è a favore delle nozze gay e dell’utero in affitto, quando dice “Io non sono uno di voi. Ma non trovo giusto quello che è stato messo in atto da coloro che vorrebbero spegnere questo microfono: una vera campagna di criminalizzazione. Quindi sono qui. Ovunque vieteranno di esprimere il vostro pensiero, io sarò uno di voi”.
Come si vede, la questione viene ridotta a desideri, la verità viene coperta dalla coltre politica della difesa dei diritti. Sì, il diritto del più forte sul più debole, il diritto del “potente” che sopprime l’innocente.
Chi è l’innocente? Beh, semplice, guardate questo splendido video:
E invece quello che respiriamo in tutte le salse, su tutti i canali, è un pensiero borghese della vita, fatto di grandi difese di piccoli desideri, chiusi al Mistero della vita. Vediamo gente come il deputato Vincenzo Spadafora, M5S, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità e ai giovani, il quale, riferendosi alla manifestazione in programma a Roma per promuovere i diritti LGBT, dice: “A Roma si celebreranno le idee e il futuro, a Verona si rivanga il passato”. Oppure, vediamo gente che festeggia con grida ed urla di gioia la firma da parte del Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, della legge che permette l’aborto fino ad un attimo prima della nascita, cioè un infanticidio.Altro che diritto fondamentale delle donne!
Questo il concetto di libertà, questi i diritti che tali signori affermano.
Se avete lo stomaco per vedere questa oscenità piena di autocompiacimento, guardate questo video:
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Che resti in famiglia
Una tempesta di fake news si è abbattuta sul Congresso Mondiale delle famiglie in corso a Verona. Mai vista una concentrazione così massiccia di false notizie, giudizi sprezzanti, boicottaggi, terrorismo e intimidazioni. La famiglia trattata come un nucleo eversivo, i suoi sostenitori presentati come negazionisti delle violenze alle donne, omofobi e sessisti, nemici della donna che lavora, fautori della penalizzazione dell’aborto, fascisti…
No, lasciamo stare le polemiche false e volgari, con corredo di slogan, cartelli e striscioni offensivi di uno schieramento ampio che va dai radicali ai progressisti, dal Pd ai grillini, più la stragrande maggioranza dei media, e chiediamoci piuttosto cos’è oggi la famiglia e perché è necessario sostenerla. Per cominciare parliamo di famiglia naturale e non di famiglia tradizionale, altrimenti siamo già dentro uno schema che contrappone la famiglia moderna alla famiglia “all’antica”. La famiglia non è solo una convenzione cristiano-borghese ma appartiene a ogni civiltà finora conosciuta e al diritto naturale.
Da Aristotele che la definiva “comunità costituita dalla natura” a Buffon che la riteneva “lo stato naturale dell’uomo”, passando perfino per Rousseau che nel Contratto sociale definisce la famiglia “la più antica di tutte le società e l’unica naturale”, la famiglia è la struttura naturale, prima che civile e culturale, su cui si fonda ogni società. Perfino il rivoluzionario Sorel e il socialista Proudhon difendevano la famiglia (criticando il femminismo). Alain de Benoist nota nel suo Famiglia e Società (ed. Controcorrente, 2013) che la famiglia è addirittura più antica dell’uomo. Certo è più antica del singolo.
Oggi sappiamo che la famiglia è la prima società in crisi, dilaniata al suo interno, attaccata all’esterno. Ma sappiamo pure che è l’unica struttura che, pur lacerata, costituisce il primo e più importante rifugio per ogni disagio: disoccupazione, bisogno abitativo, assistenza a vecchi, malati e bambini, sostegno e cura. La famiglia ammortizza le povertà e le disparità sociali, i contrasti, le violenze, gli sfratti. Migliaia di famiglie sono luoghi in cui si esercitano violenze ed abusi. Ma milioni di famiglie oggi sono ilbene-rifugio insostituibile. Vere ambedue e anche le loro proporzioni: migliaia le prime, milioni le seconde. Oltre alla famiglia-rifugio e alla famiglia-compensazione che ammortizza le contraddizioni sociali, la famiglia è anche il primo esempio di rete incarnata, in cui l’interconnessione produce effetti reali e in generale benefici. Oltre il familismo amorale di cui scriveva Banfield negli anni ’50 c’è un familismo virtuoso che è una rete di protezione e di collegamento primaria e salutare.
Resta il fatto che i matrimoni hanno oggi una durata media sempre più breve e tendono a diventare minoranza i matrimoni che durano una vita. Dobbiamo abituarci a considerare prioritaria e indissolubile la famiglia verticale, e variabile la famiglia orizzontale: quel che non può mai essere revocato è lo status di padri, di madri, di figli, e dunque il loro rapporto fondato sulla natura e sul destino, mentre può essere revocato lo status di coniugati e l’unione di coppia. Possono aprirsi i peggiori conflitti tra genitori e figli, o può subentrare il gelo e l’indifferenza; nondimeno quel legame è genetico e indissolubile, e alla fine ritorna. Drammatico resta il tema della natalità, dove viviamo tra due patologie opposte: la paurosa crescita demografica nel sud del mondo e la deprimente denatalità italo-europea. E’ curioso notare che si è invertito il rapporto tra nord e sud Europa: le popolazioni cattoliche e mediterranee, tradizionalmente prolifiche, sono state scavalcate coi figli dalle popolazioni nordiche e protestanti. Contano molto anche le strutture a supporto delle famiglie. La crisi delle nascite avvenne a partire dalla metà degli anni ’60; in quegli anni cambiò qualcosa radicalmente e il ’68 lo sancì fragorosamente.
Da allora qualcosa si sfasciò e si capovolse l’ideologia dominante; la figura paterna fu abbattuta, la famiglia fu mortificata, la fertilità diventò un male, la natura, come i legami, furono visti come prigioni da cui liberarsi, l’utero in affitto e la fecondazione artificiale sono pratiche consentite, soprattutto per agevolare le coppie omosessuali, il sesso perse i suoi confini, il delitto passò dall’aborto a chi lo impedisce, i transgender. Così la famiglia diventa una struttura arcaica, primitiva e chi la difende è sfigato o medievale (Di Maio dixit). Eppure la famiglia è il luogo primario della cura che accompagna le fasi e i momenti decisivi della vita: la nascita, la morte, il lutto, i ricordi, i segreti, l’infanzia. L’ambito in cui siamo più noi stessi, il luogo dell’autenticità, la prima scuola di vita, la prima società. La famiglia è premura, amore gratuito e incondizionato verso qualcuno non per quel che ha o che fa, ma solo perché è, semplicemente è: tuo figlio, tua madre… Famiglia è natura, realtà, destino, affetti assoluti. E’ la nostra immortalità terrena, la nostra tradizione vivente…
La famiglia è riconosciuta come cardine della società dalla Costituzione (art.29) e la famiglia cristiana è uno dei fondamenti del nostro vivere comunitario. Giovanni Paolo II parlò del legame organico tra la famiglia e la nazione; anche Monica Cirinnà considera famiglia, nazione e religione organici, ma nel senso dei rifiuti. Il cerchio si chiude. Eppure la famiglia resta, a ricordarci la nostra origine, la nostra vita vera e il nostro avvenire.
MV, Panorama n.11 2019
Le sinistre contro la famiglia. L’ennesimo tradimento della sinistra serva del capitale
https://www.diegofusaro.com/le-sinistre-la-famiglia-lennesimo-tradimento-della-sinistra-serva-del-capitale/
IN VOLO PER RABAT
Papa Francesco sul Congresso delle Famiglie di Verona: bene la sostanza, metodo sbagliato
Il Pontefice sul volo che lo porta in Marocco: «Non mi sono occupato di Verona, ma la risposta del segretario di Stato» — che parlava di accordo sulla sostanza, non sulla modalità — «mi è sembrata equilibrata e giusta»
«Verona? Non mi sono occupato di Verona. Ho letto…». Sul volo AZ4000 che lo porta a Rabat, Francesco saluta uno ad uno i giornalisti che lo seguono nel viaggio in Marocco e risponde a chi gli chiede del congresso sovranista sulla famiglia: «La risposta del Segretario di Stato mi è sembrata giusta, equilibrata e giusta». Pochi giorni fa, le parole del cardinale Pietro Parolin erano suonate come una presa di distanza: «Siamo d’accordo sulla sostanza, c’è qualche differenza sulle modalità». La «sostanza», naturalmente, è il valore della famiglia, la «bellezza del matrimonio» tra uomo e donna sulla quale si è soffermato Papa Francesco nell’esortazione Amoris laetitia. Ma anche i «modi» e lo «stile» sono qualcosa di essenziale. Oltretevere come alla Cei si spiegava che il tema della famiglia va proposto in senso «positivo e propositivo», mai in modo strumentale e polemico, «contro» qualcuno. Una distanza confermata ora direttamente dal pontefice. Un giornalista, scherzando, ha ritratto la mano davanti al Papa, come nel video di Francesco a Loreto che rifiutava il bacio dell’anello dei fedeli. Francesco ha riso: «Non lo faccio per me ma per loro. Alla fine dei saluti ho la mano bagnata, ci sono tanti germi…».
Francesco è atterrato nella capitale marocchina, sulla costa atlantica del Paese, poco prima delle 14. I temi essenziali del viaggio sono il dialogo con l’Islam («un altro passo» ha detto in aereo, dopo la visita negli Emirati Arabi di inizio febbraio) e l’attenzione ai migranti. «Vengo come pellegrino di pace e di fratellanza, in un mondo che ne ha tanto bisogno», aveva detto nel videomessaggio della vigilia. Accolto da re Mohammed VI, dopo la cerimonia nella Esplanade della Moschea di Hassan e la visita al palazzo reale interverrà assieme al sovrano all’incontro con le autorità e la società civile e andrà poi all’ «Istituto Mohammed VI per la formazione degli imam, predicatori e predicatrici», inaugurato nel 2015 per favorire la crescita di un Islam tollerante. A fine giornata, la visita al centro di accoglienza dei migranti gestito dalla Caritas di Rabat, che assiste ogni anno ottomila persone provenienti in gran parte dall’Africa Subsahariana.
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