ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 7 marzo 2019

Noi pecore siamo sempre più perplesse

Per il vero cristiano esiste una sola religione: la sua.
Nessun compromesso sulla fede. Le religioni non sono tutte uguali.



Quello che scrive brillantemente in questo articolo la Dottoressa Silvana de Mari
è condensato in maniera lapidaria nel Primo Comandamento.





E’ un dogma di fede proclamato dal IV Concilio Lateranense sotto Innocenzo III che «è unica la Chiesa universale dei fedeli e al di fuori di essa assolutamente nessuno può essere salvato».
Come diavolo gli è venuto in mente, a Innocenzo III, di essere così scortesemente poco inclusivo, così platealmente di parte, così ottusamente certo che esiste un vero e un falso, che esistano il bene e il male e che lui li conosca?
Il concetto che il bene e il male esistano e come stabilirli in effetti dovrebbe essere l’abc di qualsiasi religione, senza il quale tanto vale lasciar perdere.
Il pilastro su cui si basa la religione si chiama dogma, tutto quello che si costruisce sopra questo pilastro iniziale.

Contrariamente alla nuova Chiesa 2.0, tutta panna montata e zucchero filato, il cristianesimo ha un pilastro iniziale che è fatto di granito, questo pilastro è la figura di Gesù Cristo, che non è opinabile e non è discutibile e non può essere contraddetto.
In effetti, il Cristianesimo, prima di essere una religione, è un evento storico.
Cristo, il terzo giorno, è risorto sì o no. Se è risorto abbiamo ragione noi e gli altri hanno torto, se non è risorto gli altri hanno ragione e quelli che hanno preso la cantonata siamo noi. Che possiamo avere ragione tutti e due su un evento che o c’è stato o non c’è stato è contrario al principio di realtà, che è una maniera molto colta per dire che è una corbelleria.

Detto questo, Innocenzo III non poteva essere più cortese e includente e meno dogmatico? No, non poteva. Il Vangelo non lascia scampo.
Vangelo di San Giovanni: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me». Nel Vangelo è scritto che l’unica verità è Cristo. L’unico discorso che possiamo fare ai non cristiani è l’evangelizzazione.
Vangelo di Luca: «Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde». Anche qui i margini del dialogo interreligioso mi sembrano scarsini.
Vangelo di Matteo: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi». Qui di cotton candy non ce n’è nemmeno un pochino, qui di tolleranza non c’è ne. La tolleranza non è un valore evangelico. La mitezza è un valore evangelico, combatterò il tuo errore fino alla morte, ma la mia non la tua, certo. Ma la tolleranza non c’è.
Non dobbiamo tollerare il male, Non possiamo tollerare che qualcuno viva fuori da Cristo. Un non cristiano non può entrare in chiesa: dobbiamo dargli il battesimo.
Sul mio testo di ostetricia c’erano le istruzioni per battezzare, se un bimbo era in punto di morte e non c’era un prete dovevamo farlo noi.

Non c’è nessuna possibilità di accettare altre religioni, perché il Vangelo le dichiara false. Solo Cristo è la via. Il compito di un cristiano quando incontra un non cristiano è convertirlo o morire nel tentativo. Tertium non datur. Se non lo fa, ha rinnegato Cristo.
Questo è molto scortese nei confronti delle altre religioni. Lo riconosco veramente poco conciliante, ma il contrario sarebbe molto scortese nei confronti di Gesù Cristo, perché si ritiene inutile la sua passione. O il Cristianesimo è l’unica religione che porta all’unico Dio, o è la religione più disfunzionale, il minimo risultato col massimo sforzo.
Gesù si sarebbe fatto le frustate, la corona di spine, il Golgota e la crocifissione, un dolore indescrivibile e atroce, per raggiungere lo stesso risultato che si poteva ottenere stando sotto un sicomoro facendo «oooooooooom», oppure combattendo guerre per tutta la penisola arabica con un tot tra mogli e concubine e una terza moglie sposata quando egli aveva un’età non esattamente canonica.

Ora abbiamo visto un grande abbraccio con un bacio tra la gerarchia cattolica e il grande imam Ahmad Al Azhar Al Tayyib, l’«amico e fratello», in nome della pace.
La pace è una gran bella cosa, soprattutto per il grande imam Al Azhar Al Tayyib, che si è espresso con grande entusiasmo verso qualsiasi operazione che porti alla dipartita di cittadini israeliani, e che appartiene a un sistema religioso che non è molto tenero verso cristiani e dissidenti, ma chi siamo noi per giudicare?
Secondo il Vangelo, che non è zucchero filato, il compito del cristiano è andare alla morte, ma non arrivare a nessun compromesso.
I martiri dell’Impero romano, quelli del Giappone, quelli dell’Africa, quelli dell’epoca attuale, sono andati serenamente alla morte, donne e bambini inclusi, affrontandola per quello che era: la via più sassosa, ma anche più sicura e più breve per arrivare al Paradiso.
Noi non possiamo arrivare a compromessi sulla fede, che al Padre si arriva solo dal Figlio, nemmeno per le buone intenzioni di migliorare le condizioni dei cristiani perseguitati.

Quindi, noi pecore siamo sempre più perplesse, sempre più con l’impressione di essere pecore senza pastore, sempre più con l’impressione che, mentre noi anneghiamo in una misericordia tonda e paffuta come lo zucchero filato, si stia contraddicendo Cristo, che è molto peggio di una corbelleria.
Vuol dire che il Cristianesimo è finito. Al suo posto resta una graziosa religione universale, simpatica e ben educata, che non offende nessuno e include tutto e il contrario di tutto, piena di buoni sentimenti, e se non proprio buoni almeno carini, a deliziose tinte pastello.

di
 Silvana de Mari




Articolo pubblicato sul quotidiano La Verità, del 20 febbraio 2019

1 commento:

  1. "Il compito di un cristiano quando incontra un non cristiano è convertirlo o morire nel tentativo. Tertium non datur. Se non lo fa, ha rinnegato Cristo".

    Bella frase,ma oggi come oggi, come minimo dovremmo separare vigorosamente la lezione di Cristo dalla attuale cChiesa, che ormai ha addirittura superato gli antipodi, filando dritto nelle grinfie di satana. Certo ci sono ancora dei bravi sacerdoti che si scannano correndo in tutte la direzioni (proprio l'altro giorno
    mi ha chiamato uno di questi " se ho tempo a all'andata o al ritorno per Venezia
    passo da lei e le porto il Santissimo" poiché la vocazioni latitano e rimangono in pochi. Non è il problema della chiesa attuale che rigurgita di individui che Cristo stesso ha definito maledetti.
    Ergo, poiché gli scandali non sono più un mistero, l'unica strada rimane quella di portarli sul sentiero di Cristo, già molto riuscendoci, ma poi manca tutto il resto, ovvero il depositum fidei, prima ignorato e ora massacrato.

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