ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 12 marzo 2019

Passo dopo passo..

Un altro passo
verso l’annichilimento dell’essere umano





Nel leggere e riportare notizie come quella che segue si rimane un po’ stupefatti e un po’ incavolati: tutto accade all’insaputa di  tutti e soprattutto a danno di tutti.


L’Agenzia del farmaco (Aifa) ha stabilito che un farmaco che blocca lo sviluppo puberale dell’adolescente (triptorelina) sarà fornito a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale, cioè a spese di tutti gli italiani.
La decisione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Anno 160° - Numero 52, del 2 marzo 2019,  http://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/2019/03/02/52/sg/pdf
in cui a p.19 si legge:

DETERMINA 25 febbraio 2019.
Considerati l’efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l’assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure;

Art. 1.
Il medicinale triptorelina è inserito, ai sensi dell’art. 1, comma 4, del decreto-legge 21 ottobre 1996, n. 536, convertito dalla legge 23 dicembre 1996, n. 648, nell’elenco istituito col provvedimento della Commissione unica del farmaco, per le indicazioni terapeutiche di cui all’art. 2.
Art. 2.
Il medicinale di cui all’art. 1 è erogabile a totale carico del Servizio sanitario nazionale per l’impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica e in cui l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva, nel rispetto delle condizioni per esso indicate nell’allegato 1 che fa parte integrante della presente determinazione.

Non è un film di fantascienza, è la Gazzetta Ufficiale dello Stato Italiano che afferma che “la pubertà” può essere “incongruente con l’identità di genere”… e chiama questa fesseria: “disforia di genere”. Ovviamente, la decisione richiama in premessa documenti che dice essere “scientifici”, cioè corroboranti il fatto che la fesseria non è più tale in forza della verità della “scienza”.
Siamo alla follia? Sì, siamo alla follia e anche un po’ più in là!
Un essere umano nasce o maschio o femmina, o per meglio dire è sempre nato per millenni o maschio o femmina, dopo tanti millenni ecco che la “scienza” oggi scopre che si nasce un po’ maschio e un po’ femmina o viceversa… e scopre, e sancisce, che un maschio può avere dubbi sull’essere maschio e “sentirsi” femmina, o viceversa. Così il poverino, o la poverina, incominciano a sentire il disagio di essere come la natura li ha fatti e a nutrire il desiderio di essere “contro natura” ciò che non sono.
E a questa colossale mistificazione, la “scienza” assegna “infallibilmente” un nome: “disforia di genere”.

Disforia? E che diavolo sarebbe? La “disforia” (dal greco dys – pherein) sarebbe l’opposto dell’euforia (dal greco eu – phero), e cioè sarebbe una cattiva sopportazione (pherein) del male (dys), e in questo caso, con la specifica “di genere”, indicherebbe una cattiva sopportazione dell’essere di “genere” maschile o femminile.
In parole povere, si tratterebbe del caso di un adolescente che, nato maschio o femmina, desidera essere diverso da come la natura l’ha fatto, ovviamente sulla base di tutta una serie di induzioni esterne che stimolano le sue pulsioni viscerali, cioè tutta una serie di fattori estranei all’essere così com’è.

La cosa incredibile è che tale condizione supposta patologica non si capisce perché dovrebbe essere “scientificamente” giustificata solo per il genere a cui si appartiene per natura. Se la logica non è un’altra fesseria, lo stesso “disturbo” lo si potrebbe avvertire per esempio nell’essere “onesti” quando  piacerebbe essere “disonesti”, o essere bianco quando piacerebbe essere nero, o essere alto quando piacerebbe essere basso, o essere nipote quando piacerebbe essere nonno… e potremmo continuare con altre assurde supposizioni.




Il fatto è che la cattiva sopportazione del proprio genere naturale è uno degli ultimi ritrovati della demenza moderna, di marca chiaramente demoniaca, quello che si usa chiamare col termine anglofilo “gender”, e che viene indicato come passibile di cambiamento a scelta soprattutto agli adolescenti, che sono in uno stato di debolezza e di vulnerabilità.
Per capirci, il farmaco di cui abbiamo detto, impedendo lo sviluppo puberale dell’adolescente, lo mantiene in una condizione indefinita, e la sua somministrazione servirebbe a far sì che l’adolescente possa scegliere da adulto se essere maschio o femmina.
Il che è una bugia, un inganno e una suggestione depravante. Ma allora a cosa serve?
Serve a far sì che l’essere umano, con l’avallo dell’infallibile “scienza”, marci a tappe forzate verso il suo annichilimento.
Dopo le “conquiste scientifiche” che permettono ad una donna di farsi ingravidare con delle cellule preconfezionate a seconda del suo piacimento – e ci si scusi per dover riferire un’altra assurdità – così da arrivare ad avere un figlio su commissione, per esempio super-bello (!?) o super-intelligente (???)… ecco la “conquista scientifica” del cambiamento di sesso, ipocritamente e truffaldinamente chiamato “passaggio di genere” o inglesemente “trans-gender”.

E come si fa a realizzare questa prodezza? Con un intervento chirurgico, si dice: e non ci si chieda che cosa significhi veramente!
Come con un intervento chirurgico?
E sì! Perché l’uomo, secondo la concezione moderna, non sarebbe altro che un ammasso di cellule organizzate, non ci vuole niente a farlo diventare quello che si vuole… basta andare in laboratorio e mettersi nelle mani degli “scienziati”!
Follia, evidentemente, perché l’essere umano, al pari di tutti gli esseri viventi, animali e piante comprese, è molto di più della materia che lo costituisce, anzi è prima di tutto l’essenza che permette a quella stessa materia di essere un uomo o un cane o un cocomero. E questa essenza è esattamente quella che sfugge al controllo e alla manipolazione della “scienza”, perché attiene ad una dimensione che travalica la natura e anzi è quella dimensione che preesiste ad ogni natura e ne costituisce la reale ragion d’essere: l’essenza infatti.
In tale ottica che, lo ripetiamo, sfugge alla “scienza” ma è ben nota al demonio, che cosa potrebbe mai significare un “intervento chirurgico”? Meno che niente, perché l’essenza di un maschio non può diventare quella di una femmina, e viceversa, con un pene o un utero posticcio. Quello che si può sicuramente realizzare è una mostruosità, dove niente è più al suo posto, e dove le pulsioni incontrollate finiscono col prendere il posto della sia pur minima intelligenza.
Col cervello ridotto in poltiglia, tutto è possibile “immaginare”, ma non è più possibile pensare da uomo o da donna, e ciò che rimane è un essere che sarà preda di tutto tranne che di sé stesso, se così si può dire: un mostro!

A questo punto, quanto tempo ci vorrà ancora per raggiungere il fondo del precipizio; cosa servirà ancora per annichilire del tutto l’essere umano e porre tutta l’esistenza in condizioni di schiantarsi per giungere alla sua fine?
E non ci si opponga il “progresso scientifico” o il “progresso intellettuale”, perché far “cambiare sesso” ad un adolescente non ha alcunché di semplicemente normale, è qualcosa che attiene alla realizzazione all’incontrario del noto suggerimento che il demonio diede, in illo tempore, ad Eva per indurla a mangiare la mela: “sarete come dii”!
E come dii stiamo sempre più diventando, né uomini, né donne, né bestie, né vegetali, solo dii, cioè solo esseri svuotati di ogni consistenza, ridotti a materia bruta e pronti a schiantarci miseramente contro le nostre pazzie… finché  tutto non finirà in faville!







Un farmaco da usare “solo in casi molto circoscritti, con prudenza, con una valutazione caso per caso”. Così Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita, ha commentato, in un’intervista, la notizia sulla triptorelina (Trp), il farmaco antitumorale che ha tra i suoi effetti collaterali quello di sospendere la pubertà e che in Italia potrà essere prescritto a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La notizia ha il crisma dell’ufficialità vaticana. A pubblicare l’intervista alla Prof. Pallazani è infatti “Vatican News” il sistema d’informazione della Santa Sede. Non un sito qualunque, né evidentemente un’iniziativa autonoma della vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita e docente di Filosofia del Diritto all’Università Lumsa (Libera Università Maria Santissima Assunta) di Roma.
Non a caso di fronte a una presa di posizione del genere diversi medici, giuristi e associazioni cattoliche hanno sollevato dubbi sui rischi ancora sconosciuti nell’uso di tale medicinale, sottolineando come il farmaco potrà ora essere somministrato – pure se sotto controllo medico – ad adolescenti affetti da disforia di genere, che si può manifestare anche molto precocemente nell’infanzia e nell’adolescenza in soggetti che non si riconoscono psicologicamente nel sesso alla nascita, spesso con patologie psicologiche e psichiatriche.
Ciò che lascia perplessi, laicamente perplessi, è che l’uso del farmaco rappresenti una soluzione (l’unica?) a questo tipo di problemi, non considerando i risvolti psicologici, familiari e sociali che queste problematiche portano con sé.  La preoccupazione principale – secondo la prof. Palazzani – sembra essere… l’informazione: che il ragazzo o la ragazza, avendo all’incirca 10-12 anni, siano adeguatamente informati e accompagnati nella decisione, con il consenso dei genitori.
Un po’ poco, vista la gravità della scelta, laddove come si legge nella nota congiunta di Scienza & Vita e del Centro studi Rosario Livatino “… resta sospesa la questione del consenso all’uso del c.d. farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità. Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la TRP sia ‘libero e volontario’? che cosa accadrà se i genitori vorranno accedere alla ‘cura’ e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori? potrà il genitore (o il tutore) esprimere l’assenso a un atto di disposizione del corpo altrui, in evidente contrasto con l’ordinamento vigente?”.
Siamo veramente convinti – aggiungiamo noi – che il “malessere” evidenziato dall’uso (e dal potenziale abuso) dalla triptorelina non sia il risultato di un malessere ben più profondo rispetto al semplice disagio circa la corporeità maschile o femminile? E la possibilità di arrivare a cambiare sesso attraverso un farmaco non rischia di banalizzare una scelta dai drammatici risvolti esistenziali (tali da inviare ad attendere la maggiore età)? Ed ancora: si è consapevoli dei “costi” sociali di questo tipo di orientamenti (anche qui banalizzati dalla prescrizione a carico del Servizio Sanitario Nazionale)?
In sintesi: è evidente come la prescrizione del farmaco antitumorale destinato a di sospendere la pubertà si collochi all’interno dell’ormai lungo ed articolato processo di penetrazione dell’ideologia gendersia per via culturale che amministrativa. Ignorare questo processo, specie da parte di chi, in ambito cattolico, dovrebbe, sul piano dottrinario, contrastarne l’espansione appare più che un’imperdonabile superficialità. È – a tutti gli effetti – un atteggiamento complice e una resa ai bassi orizzonti di una modernità… farmacologica.

– di Mario Bozzi Sentieri



IL CASO
Farmaco blocca-pubertà, ebbene sì: nulla osta dal Vaticano

Polemiche e tentativi di buttarla "in caciara": ripercorriamo gli avvenimenti che hanno portato alla erogazione della Triptorelina a carico del Servizio Sanitario Nazionale. La foglia di fico del Comitato Nazionale di Bioetica e il silenzio-assenso delle istituzioni vaticane.


Il “caso Triptorelina” tiene banco in questi giorni: sia per quel che riguarda il via libera dato dal Comitato Nazionale di Bioetica (Cnb) all’uso del farmaco blocca-pubertà (pur con rigide limitazioni), sia per la accettazione del Vaticano che abbiamo duramente criticato sabato scorso. Ma siccome sulla vicenda si sta creando molta confusione, e c’è chi usa la strategia del “buttarla in caciara” per mascherare la scena del crimine, converrà riassumere tutta la vicenda per sommi capi. Tenendo anche conto che La Nuova BQ ha già seguito lo sviluppo del caso spiegandolo dettagliatamente tappa per tappa.

Cominciamo allora da cosa è la Triptorelina: è un farmaco anti-tumorale (viene usato per il cancro alla prostata) che in Italia dal 2013 è stato introdotto per bloccare la pubertà dei bambini a cui viene diagnosticata la disforia di genere, ovvero la difficoltà a riconoscersi con il proprio sesso biologico. In pratica, con questo trattamento, che può durare quattro anni, un bambino di 12 anni vedrà bloccarsi il suo naturale sviluppo fisico in attesa che decida se cambiare genere. Ma mentre il suo corpo si ferma, non così è per lo sviluppo cognitivo, per quanto alterato a causa del cambiamento ormonale. In pratica, un adolescente di 16 anni si ritroverà con un corpo da 12enne disallineato dalla sua mente (clicca qui per maggiori dettagli). Una semplice mostruosità, dalle conseguenze psicologiche facilmente immaginabili.

L’Agenzia del farmaco (Aifa) un anno fa ha chiesto un parere al Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb) in previsione di un inserimento della Triptorelina tra i farmaci erogati dal Servizio Sanitario Nazionale. La domanda era ovviamente sull’eticità dell’uso di questo farmaco «per il trattamento di adolescenti con disforia di genere». E lo scorso 23 luglio il Cnb ha dato il suo via libera seppure «solo in casi molto circoscritti, con prudenza, con una valutazione caso per caso».

Subito si è alzata la polemica per questa valutazione del Cnb, ma il procedimento è andato avanti (anche perché né dal governo né dal Parlamento è arrivato alcun segnale di contrarietà) e lo scorso 2 marzo sulla Gazzetta Ufficiale appariva l’annuncio dell’introduzione della Triptorelina tra i farmaci passati dal Servizio Sanitario Nazionale: «solo per casi selezionati» e quando qualsiasi altra assistenza psicologica o psichiatrica non abbia dato risultati. Ovviamente si sono riaccese le polemiche e diversi giornali hanno fortemente stigmatizzato il parere del Cnb, il quale si è perciò sentito in dovere, l’8 marzo, di diffondere un comunicato per chiarire la sua posizione e difendersi dalle critiche (clicca qui).

Cosa ci dice in sintesi il Comitato Nazionale per la Bioetica? Che non è vero che il Cnb ha “liberalizzato” l’uso della Triptorelina sugli adolescenti, ne ha invece “consentito” l’uso in casi estremi. E questo dovrebbe essere un titolo di merito. Ma davvero? Facciamo un esempio, per intenderci: la legge 194 in Italia non ha “liberalizzato” l’aborto, lo ha “consentito” solo in alcuni casi. Fatto sta che la legge per la “tutela sociale della maternità” in 40 anni ha fatto appena sei milioni di morti. C'è da essere soddisfatti?

Il punto non sono soltanto i numeri, per quanto si sa che una volta aperta una breccia viene giù tutto il muro (il che rende piuttosto ipocrita il comunicato del Cnb). Nel caso del farmaco blocca-pubertà basterebbe guardare a cosa accade laddove lo si usa da tempo (clicca qui). Ma la questione di fondo è che il Cnb ha approvato in linea di principio l’eticità di un procedimento sanitario mostruoso e terrificante, un vero e proprio abuso di Stato sui minori (clicca qui). Questo è il vero scandalo, davanti al quale non ci sono parole di condanna adeguate.

E veniamo al capitolo ancora più doloroso, la posizione della Chiesa. Già ci aveva scandalizzato il sì di tutti i cattolici (esclusa Assuntina Morresi) all’interno del Comitato Nazionale per la Bioetica, nel famoso parere dello scorso 23 luglio. Un sì che coinvolge nomi importanti (li potete leggere qui) del mondo cattolico. Un nome su tutti: Francesco D’Agostino. È presidente onorario del Cnb e suo membro fondatore, è presidente dei Giuristi cattolici e punto di riferimento della Conferenza Episcopale Italiana in fatto di bioetica (sul quotidiano Avvenire è lui che detta la linea per la Chiesa italiana). Inoltre è anche membro della Pontificia Accademia per la Vita, molto vicino al presidente, monsignor Vincenzo Paglia. Già questo è indicativo di un certo indirizzo: è difficile immaginare che D’Agostino prenda una posizione su un tema così delicato senza che nessuno “in alto” sappia nulla o non condivida.

Tale supposizione trova conferma nel fatto che dallo scorso luglio ad oggi nessuno in Vaticano abbia detto una parola su questo argomento, malgrado dal mondo laico si sia urlato lo sconcerto per questa posizione: Scienza & Vita e il Centro Studi Livatino hanno anche prodotto uno studio scientifico e giuridico sperando tra l’altro di provocare un intervento delle autorità ecclesiastiche. Invece, silenzio totale. Tutti impegnati contro il riscaldamento globale, per questo vero e proprio abuso sui minori neanche una parola. Né la Pontificia Accademia per la Vita, né il Dicastero laici e famiglia, né la Congregazione per la Dottrina della Fede, hanno avuto nulla da ridire.

Così si è alzato il tiro: dopo l’annuncio della Triptorelina di Stato, il 7 marzo Vatican News intervista Laura Palazzani, filosofa del diritto, cattolica, vice-presidente del Cnb e membro anche lei della Pontificia Accademia per la Vita. L’intervista serve a spiegare quanto è stato bravo il Cnb nel suo consenso al farmaco blocca-pubertà.

Come dobbiamo interpretare questa uscita? La Palazzani gode di ampia fiducia da parte di monsignor Paglia; Vatican News è il portale ufficiale del Vaticano; in più con l’arrivo di Andrea Tornielli alla direzione di tutti i media vaticani, la comunicazione si è fortemente accentrata: è impensabile che una intervista di questo genere possa essere considerata una svista. E infatti a distanza di quattro giorni nulla è stato fatto per correggere il tiro.
Non sorprendentemente: la posizione espressa da D’Agostino e dalla Palazzani è coerente con il nuovo indirizzo, ad esempio, della Pontificia Accademia per la Vita. Non è più lo strumento di ricerca e approfondimento allo scopo di difendere famiglia e vita, come l’aveva concepita san Giovanni Paolo II; no, oggi è diventata una sorta di forum dove cattolici e laici di ogni tipo si incontrano per trovare un punto di sintesi sulle questioni bioetiche.

Per questo nelle sacre stanze nessun monsignore è sobbalzato alla lettura delle dichiarazioni della Palazzani. E sì che le sue parole, per la Chiesa, hanno delle conseguenze clamorose: lo ha spiegato il nostro Roberto Marchesini nell’articolo pubblicato sabato (clicca qui). In sintesi: è il rovesciamento dell’antropologia cattolica, è il tradimento della Rivelazione.

C’è poco da illudersi: le istituzioni ecclesiastiche stanno consumando questo tradimento. A chi dice che non c’è nessun documento ufficiale della Chiesa che approvi questo farmaco, bisogna anzitutto ricordare cosa è (o meglio, non è) avvenuto in questi mesi, come ho tentato di ricapitolare molto brevemente. Ma soprattutto che oltre che in parole ed opere i peccati sono anche di omissione. Di fronte a professioni pubbliche errate da parte di rappresentanti della Chiesa, se l’autorità non interviene in alcun modo, contribuisce oggettivamente a propagare l’errore. È anche un modo un po' furbo per far passare quello che un documento ufficiale ancora non può dire. Peraltro, ricordiamo, è proprio papa Francesco a ricordarci tante volte che il male avanza a causa di quanti fanno finta di non vedere e si girano dall'altra parte.

Dunque allo stato attuale possiamo affermare con la massima serenità, seppure con dolore, che in Vaticano si è dato via libera al farmaco blocca-pubertà.

Riccardo Cascioli
http://www.lanuovabq.it/it/farmaco-blocca-puberta-ebbene-si-nulla-osta-dal-vaticano

1 commento:

  1. Ma se uno prova disforia per non essere nato ricco o, per esempio, a non essere uno scarafaggio, come si fa?

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