ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 20 aprile 2019

Chi ha orecchi, intenda!

IL PECCATO MALE DEL MONDO



Il peccato è il solo "vero male" del mondo ! Quello insegnato per 1900 anni non è più il Vangelo autentico? State gettando nella confusione le anime a voi affidate: ricordatevi quel che dice Gesù, a proposito di chi dà scandalo
di Francesco Lamendola  


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Secondo il teologo don Paolo Squizzato – lo ha affermato nel corso di un intervista a Tv2000, la TV della C.E.I. – l’Atto di dolore “non ha nulla di cristiano” e ha lamentato che questa “terribile” preghiera, “purtroppo”, venga ancora recitata in occasione del sacramento della Penitenza; il suo giudizio si fonda sulla convinzione che “Dio non si può offendere” e che “Dio non castiga”, perché Gesù è venuto a insegnarci “un altro tipo di Dio, di Padre”. Ciò equivale a dire che la Chiesa cattolica, per millenovecento anni, ha insegnato qualcosa di radicalmente sbagliato; che il catechismo è tutto sbagliato e da riscrivere; e che san Pio X, in particolare, doveva dare i numeri allorché scriveva, al punto 135 del suo Catechismo, che IL PECCATO È UN’OFFESA FATTA A DIO, DISOBBEDENDO ALLA SUA LEGGE. Ora, che Dio non si possa offendere, è un concetto che don Squizzato non ha chiarito neppure sul piano sintattico.
Non si può offendere nel senso che gli uomini non sono capaci di offenderlo, o che Lui non si lascia toccare dalle offese degli uomini? Nel primo significato, si tratta certamente di un’affermazione falsa: perché, se il peccato è, come realmente è, un’azione morale volontaria, allora quel che conta è l’intenzione di colui che pecca e non il risultato pratico. Un delitto non cessa di essere tale perché le circostanze esterne lo fanno abortire: quel che conta è se vi era l’intenzione di compierlo. Immaginiamo un uomo che voglia prendere a sassate un suo simile che si trova a parecchi metri di distanza: egli scaglia le pietre con tutta la sua forza, ben deciso a colpire l’altro; se non vi riesce, perché il suo braccio non possiede una potenza sufficiente a colmare la distanza, ciò non toglie che egli voleva colpire e forse uccidere. La stessa cosa si può dire del peccato. È chiaro che l’uomo non è in grado di offendere Dio: come potrebbe la creatura scalfire l’integrità del suo Creatore? Tuttavia, l’intenzione perversa c’è; se non ci fosse, non saremmo in presenza di un peccato.

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Il "teologo" don Paolo Squizzato

Il peccato è un’azione cattiva commessa in piena consapevolezza; se manca la consapevolezza, allora non si tratta di un peccato. E veniamo al secondo possibile significato. Dio non può offendersi? Non può offendersi con il peccatore, nel significato umano del termine “offendersi”; tuttavia il peccato non lo lascia indifferente. Gesù ha insegnato molte parabole dalle quali emerge che i peccati non lasciano indifferente il Padre celeste. Quando i vignaioli omicidi, dopo essersi impossessati della vigna, malmenano e cacciano i servi, e alla fine uccidono perfino il Figlio del padrone, mandato da loro per ricondurli alla ragione, alla fine – sono gli ascoltatori di Gesù che rispondono, e Lui approva quelle parole – il padrone farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo (Matteo, 21, 41). Perciò, non giochiamo con le parole: certo che Dio non si “offende” nel senso volgare della parola, perché Dio non è permaloso o suscettibile, come lo sono gli esseri umani; tuttavia Egli è Padre, e quale padre non soffre di fronte alla malvagità e all’ingratitudine dei suoi figli? Se il padre del figlio prodigo corre incontro a quest’ultimo, e fa festa, pieno di gioia, ciò non attesta chiaramente quanto avesse sofferto in precedenza, credendo che quel figlio si fosse perduto per sempre? E quando Gesù narra la parabola della pecorella smarrita, non vuol forse insegnare che Dio è talmente sollecito della salvezza di ciascun’anima umana, da soffrire all’idea che qualcuna si perda? Il Dio cristiano non è un Dio impassibile; non è chiuso nella sua divina indifferenza, nella atarassia dei filosofi greci; non è imperturbabile, non è olimpicamente distaccato: i peccati degli uomini lo rattristano profondamente. Se così non fosse, perché mai il suo Figlio si sarebbe Incarnato e avrebbe affrontato la Passione e la Morte, per poi risorgere? Solo un Dio che ama immensamente gli uomini, può giungere a tanto; e se li ama immensamente, senza dubbio soffre profondamente davanti allo spettacolo dei loro peccati. Non è toccato da quei peccati in senso materiale, ma ne è ferito, cioè, etimologicamente, “offeso”, in senso morale. Questo sì, caro don Squizzato. Non sappiamo dove lei abbia studiato la teologia morale; ma dubitiamo che abbia ben letto e meditato il Vangelo, anche se, in quella famigerata intervista televisiva - rilasciata, oltretutto, pochi giorni prima della Pasqua, cioè in piena Quaresima - lei ha affermato:
Credo che proprio noi come Chiesa oggi dobbiamo recuperare, ridare un senso alle parole. Perché per molto tempo, per secoli, abbiamo spolpato di significato le parole. (…) Molto di ciò che propone la Chiesa o ha proposto per secoli è stato qualcosa un po’ di proibito e un po’ di obbligatorio. (…) Io credo che dobbiamo come cristiani soprattutto oggi tornare al Vangelo autentico, a un vangelo “sine glossa” come direbbe san Francesco. (…) Termini come sacrificio, come mortificazione, come fioretti, tutta questa cosa non è evangelica, non c’è nel vangelo.

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Voi sapete molto bene quel che state facendo: vi state assumendo una responsabilità gravissima, incalcolabile: quella di accusare la Chiesa di aver insegnato false dottrine per millenovecento anni!

Ma lei per primo, ha dato un senso esatto alle parole? Lei sa benissimo che la Chiesa non ha mai insegnato che Dio si offendere davanti al peccato, come un essere umano si offende davanti a uno sgarbo a un insulto. Lo sa, ma finge di non saperlo. Lei vuole apparire moderno, vuol essere popolare dicendo le cose che piacciono ai non cristiani o ai cristiani tiepidi e accomodanti, i quali amano fabbricarsi un Dio a misura della loro tiepidezza. E si permette di accusare il clero di aver spolpato di significato le parole del Vangelo, addirittura per dei secoli: alla faccia della modestia. Ma ora è arrivato lei, è arrivato Enzo Bianchi, è arrivato Paglia, è arrivato Bergoglio, e il senso delle parole finalmente è tornato, giusto? Sono arrivati dei preti moderni e al passo coi tempi, come il parroco della chiesa di San Rocco, a Gorizia, don Ruggero Dipiazza, il quale, a quanto riportato da una fedele, ha detto di non credere alla Transustanziazione, e quindi dà in mano la Particola consacrata a un extracomunitario che se la mette tranquillamente in tasca e se ne va via, e poi racconta tutto questo ai fedeli, come se fosse la cosa più naturale del mondo; o come quel don Fredo Olivero, a Torino, che non fa recitare il Credo ai suoi parrocchiani, perché lui, tanto, non ci crede. Ma voi preti moderni, in compenso, sapete come si torna al Vangelo autentico, dopo secoli di adulterazioni; meno male che siete arrivati voi, e avete tratto la Chiesa fuori dai suoi errori secolari: quanto siamo fortunati, noi cattolici di oggi, a vivere in un tempo così meraviglioso, il tempo dei don Dipiazza, dei don Olivero e dei don Squizzato. E come sono stati sfortunati, invece, i nostri genitori e i nostri nonni, e come siamo stati sfortunati noi stessi, da bambini, ad avere appreso i rudimenti della fede cattolica dal Catechismo di san Pio X, dove tutto è così schematico, così riduttivo, così rigido e scarsamente misericordioso! Figuriamoci: nessuno ci aveva insegnato che Gesù non castiga i peccati! Strano, però; infatti ci sembra che Gesù Cristo, in parecchie occasioni, abbia pronunciati frasi come questa: (Matteo, 13, 41-43):
Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

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Il peccato è il solo "vero male" del mondo ! Quello insegnato per 1900 anni non è più il Vangelo autentico? State gettando nella confusione le anime a voi affidate: ricordatevi quel che dice Gesù, a proposito di chi dà scandalo!

Il peccato è il solo vero male del mondo

di Francesco Lamendola

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