La Parola di Gesù è troppo dura ai nostri orecchi? Oggi, per il falso clero che infesta la sua Chiesa, non c’è peggior nemico della "parola di Cristo": il “vangelo” che piace loro è un falso vangelo, che scusa tutti i loro vizi
di Francesco Lamendola
Poco dopo aver compiuto il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù
riprende il discorso nella sinagoga di Cafarnao e cerca di condurre i
sui uditori su un piano più spirituale, definendo con maggior precisione
la natura della Sua missione: il vero Pane degli
uomini, il Pane di vita eterna disceso dal Cielo, non è un pane
materiale, come quello distribuito sulle rive del lago, e neppure come
la manna mandata al popolo ebreo nel deserto, perché non morisse di
fame; ma il Pane di vita è Lui stesso, Gesù, il Figlio
di Dio. E chi lo accoglie con fede, chi proclama che Gesù è il Figlio di
Dio e chi si nutrirà del suo Corpo e del Sangue, costui avrà la vita
eterna, perché Gesù stesso lo resusciterà nell’ultimo giorno; ma chi lo
rifiuta, chi si scandalizza di lui, chi non crede alla sua divina
missione, non avrà parte nella vita eterna. Gesù è molto chiaro
su questo punto: non tutti si salveranno; non tutte le strade portano a
Dio, né qualunque Dio conduce alla salvezza; c’è una sola
strada per la vita eterna, ed è quella da Lui annunciata, e compendiata
nella Sua divina persona.
Udendo quelle parole, i bravi ebrei osservanti si scandalizzano: sanno chi è quell’uomo, il figlio di Giuseppe, il carpentiere di Nazareth: come può essere lui il Figlio di Dio, il Messia inviato dal Padre celeste? Come può resuscitare i morti e rimettere i peccati? E come può dare se stesso quale Pane di vita eterna, per la salvezza degli uomini? Si scandalizzano perché, dice l’evangelista Giovanni, quel Suo linguaggio è “troppo duro” per i loro orecchi: contrasta irrimediabilmente con l’idea che si sono fatti di Dio e del suo Messia. Per tale motivo molti di loro se ne vanno, mormorando e lanciando parole d’incredulità e di sfida all’indirizzo di Gesù; e non vogliono più saperne di Lui e dei Suoi insegnamenti.
Udendo quelle parole, i bravi ebrei osservanti si scandalizzano: sanno chi è quell’uomo, il figlio di Giuseppe, il carpentiere di Nazareth: come può essere lui il Figlio di Dio, il Messia inviato dal Padre celeste? Come può resuscitare i morti e rimettere i peccati? E come può dare se stesso quale Pane di vita eterna, per la salvezza degli uomini? Si scandalizzano perché, dice l’evangelista Giovanni, quel Suo linguaggio è “troppo duro” per i loro orecchi: contrasta irrimediabilmente con l’idea che si sono fatti di Dio e del suo Messia. Per tale motivo molti di loro se ne vanno, mormorando e lanciando parole d’incredulità e di sfida all’indirizzo di Gesù; e non vogliono più saperne di Lui e dei Suoi insegnamenti.
La
Parola di Gesù è troppo dura ai nostri orecchi? per i Cattolici lo
scopo della vita umana è fare la volontà di Dio, e fare la volontà di
Dio è credere in Gesù Cristo, il suo Figlio Unigenito.
Gira e rigira, il problema è sempre lo stesso, ed è attuale anche ai nostri giorni, anzi, ai nostri giorni più che mai.
Oggi, a differenza di allora, c’è una Chiesa, la Chiesa da Lui stesso
fondata e affidata poi, nell’arco di duemila anni, ai suoi vicari; ci
sono i pastori, i vescovi e ci sono i sacerdoti; ci sono le facoltà di
teologia, ci sono i seminari, ci sono i professori, ci sono i
catechisti, ci sono centinaia di milioni di fedeli: ma il problema è ancora e sempre quello: lo scandalo.
Le parole di Gesù hanno ancora un suono troppo duro, per gli orecchi di
molti, a cominciare dal clero. Molta parte del clero dei nostri giorni,
specialmente a partire dal Concilio Vaticano II, non vuol più sentire
neanche una parola che sia suscettibile di creare “divisione”: trova che
essa sarebbe contraria al concetto di “inclusione”, un concetto inventata dal neoclero,
e del quale non vi è traccia nel Vangelo. Gesù non ha mai puntato
all’inclusione, se per inclusione s’intende una pratica mirante ad
accogliere tutti, lasciando ciascuno nelle sue convinzioni precedenti e
nel suo precedente stile di vita, magari erroneo, magari peccaminoso;
nossignori: Gesù desidera che si formi un solo gregge e che abbia un
solo pastore, ma sulla roccia indistruttibile della Verità. La Verità è Lui stesso: Io sono la Via, la Verità e la Vita. Dunque,
Gesù non ha mai considerato l’unità come un bene a sé stante, al quale
ogni altro principio può essere sacrificato; niente affatto: al
contrario, ha dichiarato più volte di essere venuto a portare non la
pace, ma la spada; e di esser venuto a creare la divisione perfino
all’interno delle famiglie, il padre contro il figlio e il figlio contro
il padre, la madre contro la figlia e la figlia contro la madre.
Pertanto è evidente (o almeno dovrebbe esserlo, se i cristiani fossero
meno distratti, meno conformisti e meno pigri) che c’è qualcosa che non
va; che esiste un grosso problema nella Chiesa dei nostri giorni, e che
quel problema ha un nome: Concilio Vaticano II. A voler
dialogare con tutti, il clero si è dimenticato delle parole di Gesù; ma
le parole di Gesù sono chiare: esiste una sola verità e una sola via
che conduce alla salvezza; non si possono fare giochetti, equilibrismi e
compromessi; non si possono fare sconti, tanto meno per compiacere lo
spirito del mondo. Allo spirito del mondo le parole di Gesù danno
fastidio, hanno un suono sgradito, sanno d’intolleranza: ma dire che la Verità è una non significa essere intolleranti; se ai cattolici sembra così, è solo perché sono diventati, in tutto e per tutto, dei modernisti e non più dei veri cristiani.
Gesù
desidera che si formi un solo gregge e che abbia un solo pastore, ma
sulla roccia indistruttibile della Verità e la Verità è Lui stesso: Io
sono la Via, la Verità e la Vita . . . .
Rileggiamoci, dunque, quei versetti del Vangelo di Giovanni nei quali Gesù annuncia la vera natura della sua missione (6, 28-66; traduzione Bibbia C.E.I. 1974):
Gli
dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?».
Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha
mandato».
Allora
gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo
crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal
cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha
dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello
vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al
mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù
rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e
chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete
visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che
viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per
fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è
la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto
egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa
infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede
in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».
Intanto
i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane
disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di
Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire:
Sono disceso dal cielo?».
Gesù
rispose: «Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo
attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo
giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.
Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che
alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il
Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io
sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché
chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia
carne per la vita del mondo».
Allora
i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la
sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se
non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue,
non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia
carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la
vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia
di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello
che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà
in eterno».
Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». Gesù,
conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo
mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio
dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne
non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. Ma vi
sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da
principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo
avrebbe tradito. E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può
venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
«Che
cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» chiesero gli Apostoli
a Gesù; e Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che
egli ha mandato»: perché non si odono più parole di questo genere sulla
bocca del clero di oggi?
La Parola di Gesù è troppo dura ai nostri orecchi?
di Francesco Lamendola
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