ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 18 aprile 2019

I Gretini non sono cretini?

Il comunismo verde dei "Gretini" adesso sbarca anche in Vaticano

La baby attivista Greta Thunberg da papa Francesco: "Unisciti alla protesta". Che il clima non c'entri in tutto ciò è evidente

Il riscaldamento globale è la realizzazione del sogno degli ambientalisti (che da ora in poi chiamerò sempre e solo Gretini): esercitare il controllo totale sulla società e sui comportamenti individuali.
Il Gretinismo è servito per decenni come migliore scusa per il controllo delle azioni dei singoli individui, ricattandoli con avvertimenti del tipo: fa' questo per la salvezza dei tuoi figli o, se non ne hai, per la salvezza delle foche. Ma col riscaldamento globale è tutta un'altra forza: fallo per la salvezza dell'intero pianeta, ché il tuo comportamento a Stoccolma, sostiene la piccola Greta, ha conseguenze a Gitega, nel Burundi. Lo spettro del riscaldamento globale ha il beneficio aggiuntivo di consentire di superare l'irritante ostacolo delle sovranità nazionali, dispregiativamente liquidate come sovranismi.

Il problema del riscaldamento globale è così gigantesco che, in realtà, nessuna soluzione è sufficiente a risolverlo, e qualunque cosa si faccia non sarà mai abbastanza. Rammentate il protocollo di Kyoto che entrò in vigore nel 2003, ci fece dissanguare economicamente, ma al risultato che si prefiggeva non ci si avvicinò d'uno iota? Era «solo un primo passo». Ma perché la CO2? Perché controllare la CO2 significa controllare gli usi dell'energia, e ciò significa controllare tutti noi, la nostra economia, i nostri stili di vita: ove ha fallito il comunismo, ci stanno provando col Gretinismo. Il che non è esente da una tragica ironia: i peggiori disastri ecologici sono stati quelli perpetrati nei Paesi del blocco sovietico e lo sono ancora oggi nella comunista Cina.
I Gretini vorrebbero convincerci che più alto è il nostro benessere, maggiore è il danno che facciamo all'ambiente, in generale, e al clima, in particolare. Naturalmente, i costi da sopportare per fare come essi dicono di fare saranno sempre a carico di «altri», i cattivi: le multinazionali e i ricchi, europei e americani. Il concetto l'ha messo nero su bianco anche Francesco, nella sua Laudato si'. Il nemico dei Gretini, allora, è la ricchezza, il benessere, il divario tra chi è ricco e chi è povero: il ricco deve sentirsi in colpa, e deve diventare povero. Il sospetto che un nemico più appropriato dovrebbe essere la povertà non li sfiora nemmeno. Ma sono Gretini.
Allo scopo malcelato di diminuire questo odioso benessere, la parola d'ordine è diminuire i consumi delle risorse energetiche del pianeta. Per lasciarle dicono i Gretini anche alle generazioni future. Peccato che col petrolio che finisce, poniamo, fra 50 anni, il gas fra 100 e il carbone fra 300, risparmiarne un fantastico 10% (l'equivalente di improponibili 4 protocolli di Kyoto) significa farli finire fra 55, 110 e 330 anni, rispettivamente, con buona pace delle generazioni future. E con buona pace dei timori dei cambiamenti climatici che rimarrebbero tutti, visto che qualunque catastrofe sia prevista accadere fra 100 anni accadrebbe inesorabilmente 10 anni dopo. Ma l'aritmetica non è mai stata il forte dei Gretini. Forse le lezioni d'aritmetica erano previste di venerdì.
Allora, se si vogliono gratificare le generazioni future, la vostra parola d'ordine, cari Gretini, dovrebbe essere non «diminuire» ma «immediatamente interrompere, senza se e senza ma» i consumi delle risorse energetiche del pianeta. E, se si vuole evitare che il clima impazzisca, anche le generazioni future dovrebbero astenersi dal servirsi di quelle che, a questo punto, «risorse» non possono più chiamarsi: la logica Gretina, insomma, privando dello stato di «risorsa» l'oggetto delle loro attenzioni, toglierebbe a costoro il loro potere venefico.
E siccome i Gretini non sono cretini, hanno capito che il veleno devono somministrarlo a dosi controllate. Somministrata e digerita la prima dose politicamente accettabile di veleno, si passa alla seconda. A questo proposito, la campagna sul clima è insidiosissima: si comincia col vendere l'imminente pericolo e la necessità di agire, quindi si prospettano azioni successive, tutte costosissime e naturalmente inutili (ricordatevi che l'unica soluzione utile sarebbe il fermo totale). Quando la loro inutilità sarà evidente, si dirà che non è abbastanza, e che quello precedente era solo un piccolo passo. E via di questo passo. In ogni momento la parola d'ordine è fateci caso «agire subito».
Che il clima non c'entri in tutto ciò è evidente, se si hanno occhi per vedere quanto nudo è il Re: appena 50 anni fa ci dicevano che, per colpa nostra, il pianeta si stava raffreddando, oggi ci dicono che, sempre per colpa nostra, si sta riscaldando, ma le azioni che suggeriscono siano intraprese sono, oggi, le stesse di allora. Ciò che aspirano controllare, allora, non è il clima. Ma gli uomini.

Affaristi, politici e furbi: ecco chi c'è dietro il «fenomeno Greta»

Un think thank di sinistra, un business man senza scrupoli. E un piano: far soldi con l'eco

C'è qualcosa di inquietante nel «fenomeno Greta», ora giunto da noi in occasione della Settimana santa.
La ragazzina è ormai l'icona non soltanto dell'ambientalismo radicale, ma di tutta quella parte dell'opinione pubblica che ama semplificare ogni cosa sulla base di schemi moralistici.
Nel suo più celebre discorso, alla Cop-24 di Katowice, la Thunberg ha adottato toni giacobini per contrapporre la purezza dei suoi ideali giovanili agli interessi di quegli adulti potenti che terrebbero nel lusso una piccola porzione dell'umanità, proprio mentre sacrificano i diritti dei più deboli.
Com'è possibile che questa ragazza sia stata chiamata a parlare di fronte a esperti venuti da ogni parte del mondo? A Katowice la Thunberg è intervenuta come rappresentante di un'organizzazione che si chiama Climate Justice Now. Insomma, la rete dei movimenti ecologisti ha deciso di non mandare un cinquantenne consapevole della complessità dei problemi e ha giocato con grande freddezza la carta mediatica di un volto ancora infantile schierato a difesa del mondo intero.
Ovviamente, Greta conosce ben poco i temi di cui parla. Il cambiamento climatico è questione non semplice e si tratta, per giunta, solo di una parte del problema. Gli ecologisti immaginano soluzioni autoritarie, imposte da un potere globale, ma quanti hanno a cuore la libertà individuale sono legittimamente scettici di fronte a ciò.
Per giunta, è assurdo che si sia fatta di questa ragazza una sorta di rock-star presente a ogni consesso internazionale. E c'è da chiedersi fino a chi punto si spingerà il cinismo di chi ne sta utilizzando l'immagine per calcoli affaristici e per retorica manichea.
Quando verrà costruita la vicenda che è all'origine della piccola Greta, un giorno da Jean-Paul Juncker e subito dopo da papa Francesco, si scopriranno le ambizioni di una madre cantante che ha già scritto un libro («Scene dal cuore»), una dinamica società di marketing (la «We Do Not Have Time»), un think-tank creato dall'ex-ministra socialdemocratica Kristina Persson: proprio di quel partito che ha candidato la piccola al Nobel della pace.
Da tempo, i media svedesi stanno evidenziando vari lati poco edificanti della vicenda. In particolare, molti hanno sottolineato come dietro alla società «We Do Not Have Time» vi sia Ingmar Rentzhog e il progetto di un nuovo social network volto a sensibilizzare il pubblico in materia climatica. L'obiettivo è di agganciare il mondo ambientalista in una sorta di Facebook tematico: ed è facile immaginare quali siano i risvolti commerciali dell'operazione.
Business is business, ma certo è ben poco nobile come viene detto a Stoccolma che questo uomo d'affari stia continuamente usando l'immagine della ragazza per raccogliere fondi. La cosa è stata apertamente denunciata dallo Svenska Dagbladet il 9 febbraio scorso. Il quotidiano era stato uno tra i primi a far conoscere la giovane, ma in seguito è rimasto scandalizzato dal comportamento di Rentzhog: che non è riuscito a trovare solidi argomenti per giustificare il suo operato.
Su una cosa, allora, Greta ha certamente ragione: qualche volta gli adulti sono feroci. Soprattutto quelli che le sono più vicini.

Greta, un fenomeno spontaneo o costruito ad arte, suo malgrado, dagli “stregoni della notizia”?


Ci sono troppe cose che non tornano nella vicenda Greta.
Lasciamo perdere il tema ambientale, su cui ferve una grande discussione. C’è, comunque la si pensi, nel modo di affrontarlo, un che di apocalittico che disturba e che risulta, a chi abbia un po’ di memoria, ripetitivo.
Da decenni viene ripetuta l’idea che tutto stia per finire: ricordate  la “bomba demografica” che in poco tempo avrebbe spazzato via l’umanità? Se ne parla da cinquant’anni, ma tutte le profezie nefaste si sono rivelate errate. E le previsioni del calendario Maya, quello secondo cui il mondo sarebbe finito nel 2012?  E le profezie apocalittiche, sempre a partire dalla catastrofe ecologica prossima ventura, del politico americano Al Gore (che voleva salvare la Terra da una distruzione imminente, e si guadagnò il Nobel)?

Certamente predire l’Apocalisse di qui a dopo-domani (“il tempo sta per scadere!”) permette di sollevare clamore, ma non si sta eccedendo?
Al di là di queste valutazioni, viene da chiedersi se davvero sia possibile credere al fenomeno Greta come a qualcosa di spontaneo!
Nell’epoca degli spin doctor, della comunicazione studiata a tavolino nei minimi dettagli, è possibile che una ragazzina di nemmeno 16 anni abbia davvero, da sola, messo il mondo intero a pensare?
I sospetti nascono anche leggendo le biografie dei genitori, che appaiono, a qualcuno, i manovratori occulti.
La madre è cantante ed attrice:
 Il padre è un attore, un produttore e un regista, e si occupa dell’immagine della moglie:
E’ così difficile sospettare, anche solo per un attimo, che il fenomeno Greta sia dovuto anche al mestiere dei genitori, al loro amore per una certa visibilità, alla loro capacità “cinematografica”?
E’ così assurdo pensare che una ragazzina sicuramente poco esperta di temi complicati e scientifici, difficilmente al corrente dell’accordo di Parigi e del suo significato, sia in fondo un “burattino”, mediaticamente efficace anche a causa della sua disabilità, nelle mani di genitori scaltri, mediatici, molto attenti, per mestiere, alla loro pubblica visibilità?
greta
E’ malizia notare che proprio in occasione del grande successo del famoso sciopero mondiale, sia uscito in varie lingue un libro di Greta?
Greta sa scrivere un libro? Sa trovare editori così importanti? Sa programmare i tempi (sciopero mondiale e uscita libro, in contemporanea, in vari paesi), con tanta sapienza?
La sindrome di Asperger, da cui è affetta la graziosa Greta, provoca ritardi cognitivi e difficoltà nell’acquisizione delle capacità linguistiche, oltre che generare comportamenti un po’ ossessivi e ripetitivi, “attività e interessi in alcuni casi ristretti”. Questo non dice nulla?
Sono solo alcune delle domande che vengono in mente, a cui se ne potrebbero aggiungere molte altre: perchè cercare di fare di una battaglia ecologica, una specie di religione? Perchè mescolare così ecologia e evidenti riferimenti politici? Perchè affiancare alla battaglia per un minor inquinamento, in sè certamente comprensibile, considerazioni femministe di tipo radicale o elogi dei Gay pride? E’ proprio necessario sminuire la distruzione della cattedrale di Notre Dame, per dare maggior valore alla propria tesi?
Non appena la fama di Greta è decollata, è stata lanciata la sua candidatura all’ambito e ricco premio Nobel per la pace.
Si ripeterebbe così quanto è accaduto con Al Gore, candidato democratico americano di cui si è detto; o con il presidente Obama, un altro democratico, insignito del Premio prima ancora di iniziare a governare.
Che qualcuno puntasse già prima al riconoscimento?
Che l’Accademia di Svezia voglia avere finalmente una connazionale da premiare?
Che sia necessario ricostruire la credibilità di un premio che negli ultimi anni ha perso smalto, in seguito a vari scandali?
Che dopo Al Gore e Obama, qualcuno voglia inventare una nuova icona mondiale per il progressismo in crisi?
Sono tutte domande, credo, comprensibili, che vengono rafforzate leggendo i suoi tweet (troppo studiati, per essere di una ragazzina) e articoli come questo:
O video come questo:
In conclusione, domande di altro genere: il presidente Mattarella, l’eurodeputato Tajani, Pippo Civati, candidato in Europa Verde, e tutti quei politici che fanno  a gara per fare professione di gretismo convinto, si sono svegliati davvero a causa delle parole di una ragazza di 16 anni, mentre dormivano quando gli scienziati si scontravano sul tema, con questa o quella posizione? Oppure fanno finta e cavalcano l’onda?
Se fanno sul serio, li vedremo davvero, domani, scontrarsi contro i potentati economici che stanno dietro a tutto ciò che, a dire di Greta, andrebbe eliminato, dagli aeroplani, ai cellulari, alla plastica, alle auto ecc?
Da domani li vedremo andare a Bruxelles in calesse invece che in aereo o in auto? Smetteranno di mangiare merendine confezionate e simili prodotti? Getteranno via i loro smartphone?
Oppure la commedia è bella, e visto che c’è spazio, ci si fa avanti… perchè anche una breve comparsata, in un film di successo, prima delle elezioni, ha il suo perchè?

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