ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 aprile 2019

I nemici di Cristo esistevano, allora come oggi

FU SVOLTA E VENTO DI FOLLIA?


La “svolta” post-conciliare era inevitabile? Un vento di follia ha attraversato la Chiesa nel Vaticano II e la mentalità moderna è stata la grande complice che ha reso possibile il colpo di mano della "Massoneria ecclesiastica" 
di Francesco Lamendola  

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Si sente dire da molti che il cambiamento, nelle cose umane, è un fattore inevitabile; che tutto cambia continuamente, che è una legge inscritta nelle cose di questo mondo. Cambiano le leggi, gli stili, le opinioni, gli ideali, i valori: tutto cambia incessantemente, ora a ritmo più lento, ora sotto la sferza di una drammatica accelerazione. È anche una legge della natura: nulla rimane fermo e uguale a se stesso; una foresta, ad esempio, è formata da milioni di piante che incessantemente si avvicendano, quelle vecchie cadono al suolo e concimano il terreno, ne spuntano altre, di nuove: nel corso di anni, decenni o secoli, tutte le piante sono state sostituite da nuovi esemplari, anche se l’aspetto complessivo del bosco può sembrare sostanzialmente uguale a com’era un tempo. E così per le cose umane: perfino le istituzioni, gli stati, le forme dell’economia. A volte si può assistere al cambiamento nell’arco di pochi anni: c’è un tempo in cui le persone vanno o tornano dalla banca e temono di poter esser rapinate per la strada, coi soldi da versare o con quelli appena ritirati nel portafoglio; e un tempo in cui le persone percepiscono il pericolo di essere rapinate, ma in maniera assai più sofisticata, dentro la banca, non dai banditi mascherati ma dagli stessi funzionari dei quali si sono sempre fidati. 


C’era un tempo in cui entravano in banca con fiducia, a depositarvi i propri risparmi, e vi accompagnavano anche i propri figli ancora adolescenti, facendo aprire loro un libretto di conto corrente; e c’è un tempo in cui le persone entrano in banca con diffidenza, con inquietudine, vengono bombardate di offerte per l’acquisto di prodotti finanziari dei quali non sanno nulla, non capiscono nulla, e son costrette a fidarsi, sperano che tutto vada bene, ma non ne hanno l’assoluta certezza, come i loro genitori, di ritrovare intatti i loro risparmi nel prossimo futuro, quando avranno bisogno di prelevarli. Allo stesso modo, c’è un tempo in cui i ragazzi devono osservare delle chiare regole di comportamento, a casa e fuori; devono fare il proprio dovere a scuola, devono rientrare a una certa ora la sera, e c’è un tempo in cui son lasciati liberi di fare o di non fare pressoché qualsiasi cosa, di scaldare i banchi collezionando bocciature, di star fuori gran parte della notte, bere e divertirsi senza regola e senza misura.

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 I due papi del Concilio Vaticano II

Sulla base di queste osservazioni, la maggior parte delle persone, e qui stiamo parlando dei credenti, vede nella “svolta” che ha interessato la Chiesa cattolica dopo la morte di Pio XII, e specialmente dopo il Concilio Vaticano II qualcosa d’inevitabile, di naturale e assolutamente improcrastinabile, una vera e propria legge del destino. Se tutto cambia, perché non avrebbe dovuto cambiare anche la Chiesa? E se, a partire dagli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, una potente accelerazione ha caratterizzato il cambiamento sociale, con la scomparsa della società contadina e con la nascita del consumismo, perché la Chiesa non avrebbe dovuto tenerne conto, non avrebbe dovuto riconsiderare la sua strategia; perché non avrebbe dovuto cercare di rimettersi al passo coi tempi e riguadagnare, così, il terreno perduto nei confronti del mondo moderno? Perché, questo è ciò che pensano quasi tutti, è innegabile che si era creato un forte “ritardo”: la Chiesa di Pio XII era rimasta sostanzialmente la stessa di Pio XI, Benedetto XV, Pio X, Leone XIII e perfino di Pio IX: quel Pio IX che, con l’enciclica Quanta cura e con il Sillabo, aveva solennemente condannato le principali forme del mondo moderno, dal pensiero alla politica. Quel Pio IX che, mentre lo Stato della Chiesa andava in sfacelo, e la società italiana ed europea si andava secolarizzando, proclamava il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, poi il dogma dell’infallibilità papale. Insomma, quasi tutti i cattolici, se si trovano a riflettere su ciò che è accaduto fra l’elezione di Giovanni XXIII e il Concilio, sono pronti e disposti ad ammettere che un cambiamento era inevitabile, era salutare, era necessario, anzi era assolutamente indispensabile. Rievocano con una scrollata di spalle l’epoca anteriore, quando la Chiesa era “rigida”, il clero era “formalista”, il senso del peccato incombeva ovunque (?) e la morale cattolica era assurdamente repressiva; e traggono la conclusione che se, non fosse cambiata, se non si fosse rinnovata, la Chiesa sarebbe morta.

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Il cardinale Augustin Bea, qui nella foto con il rabbi Abraham Joshua Heschel. Si è arrivati al pieno riconoscimento della piena legittimità del giudaismo, anzi, pieno riconoscimento della “verità” degli ebrei, in quanto pur sempre eredi dell’Alleanza divina? Ma quando mai! Tanto varrebbe dire che il cristianesimo è nato per sbaglio e che Cristo poteva risparmiarsi tanto l’Incarnazione che la Passione e la Morte sulla Croce: se il popolo eletto c’era già, e se la Rivelazione era destinata ad esso soltanto, perché mai Gesù si sarebbe preso la briga di fondare una sua Chiesa?

Che cosa rivela questo diffuso modo di ragionare, se non che la mentalità moderna è penetrata talmente a fondo nei cattolici, da impedir loro di vedere le cose come un cattolico le dovrebbe vedere, e come i loro genitori, i loro nonni e i loro avi le avevano sempre viste? I cattolici delle ultime due generazioni si sono bellamente scordati che, se nella dimensione umana tutto è soggetto al cambiamento, ed è perfettamente naturale che sia così, la Chiesa fondata da Gesù Cristo non è affatto una realtà naturale, ma soprannaturale. È soprannaturale nella sua origine, nel suo scopo, nella sua ispirazione: è una creazione di Dio ed è costantemente vivificata dallo Spirito Santo. Il fatto che, per la sua parte visibile, si regga sulle gambe degli uomini, non contraddice questa realtà, la rende più articolata e complessa, senza però stravolgerla. Gli uomini, in quanto uomini, sono soggetti alle tentazioni, agli errori e al peccato; ma la Chiesa, in quanto istituzione fondata e voluta da Gesù Cristo, è perenne, immutabile, infallibile. Dio non cambia idea; Dio non ha bisogno di riverniciature e aggiustamenti; la sua azione non necessita di revisioni periodiche. Ma, si dice, se la Volontà divina è immutabile, bisogna tuttavia adattare il modo di annunciarla agli uomini, tenendo conto delle trasformazioni economiche, sociali, culturali. Questa osservazione è in se stessa giusta e ragionevole, tuttavia va presa con molta cautela, perché nasconde una pericolosa insidia: quella di servirsi del mutamento nel modo di annunciare il Vangelo per introdurre dei mutamenti nella sostanza del Vangelo stesso. Teoricamente, si tratta di due ambiti così diversi, che sembrerebbe impossibile possa verificarsi una confusione o una sovrapposizione di funzioni e di obiettivi; in pratica, però, la cosa è possibile, possibilissima. Se si assume la legge del cambiamento come una legge inflessibile e inderogabile, si introietta un modo di pensare che non è più cristiano, ma storicista. Lo storicismo non è una maniera di declinare il cristianesimo, ne è la perfetta negazione. Lo storicismo assolutizza la storia, ne rimarca la centralità, ne fa l’arbitra di tutte le cose umane; il cristianesimo sa e non scorda mai che la storia umana non è chiusa in se stessa, non si produce da se stessa, ma ha un solo ed unico Signore, che è anche il Re dell’intero universo: Gesù Cristo. I secoli e i millenni piegano il ginocchio per adorare il Signore Crocifisso: questo è il punto di vista cristiano; e non ve ne sono altri. Perciò, quando si parla di un necessario aggiornamento del modo di annunciare il Vangelo, bisogna procedere coi piedi di piombo: la Chiesa non si aggiorna, perché la Chiesa riflette la Verità divina, e la Verità divina è perfetta e definitiva, nulla vi si può aggiungere, nulla vi si può togliere. Ripetiamo: chi ha compreso questo è un vero cristiano e un vero cattolico; chi non lo ha capito è uno storicista, o un luterano, o un modernista, o un relativista, o tutte queste cose insieme.

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La Chiesa fondata da Gesù Cristo non è affatto una realtà naturale, ma soprannaturale. È soprannaturale nella sua origine, nel suo scopo, nella sua ispirazione: è una creazione di Dio ed è costantemente vivificata dallo Spirito Santo. Il fatto che, per la sua parte visibile, si regga sulle gambe degli uomini, non contraddice questa realtà, la rende più articolata e complessa, senza però stravolgerla. Gli uomini, in quanto uomini, sono soggetti alle tentazioni, agli errori e al peccato; ma la Chiesa, in quanto istituzione fondata e voluta da Gesù Cristo, è perenne, immutabile, infallibile.

Il fatto è che quasi tutti i cattolici dei nostri giorni, senza rendersene conto, sono scivolati nell’errore storicista: non vedono più la storia come sottomessa al disegno di Dio, ma come una realtà autonoma, che procede da sola e che va dove gli uomini decidono di farla andare. Di qui l’errore dei novatori conciliari: l’idea che la Chiesa fosse ormai invecchiata e che avesse bisogno di un rilancio, trasformandosi profondamente nelle strutture, nelle finalità, nelle prospettive teologiche. Nulla di più falso, nulla di più sbagliato: eppure è stato creduto ed è stato accolto con entusiasmo, addirittura con sollievo. Via, aria fresca, far volare gli stracci! Un vento di follia ha attraversato la Chiesa all’epoca del Concilio: pochi uomini decisi e senza scrupoli, affiliati alla massoneria e perciò ferocemente nemici di Cristo, sono stati così abili da sfruttare questo confuso stato d’animo, questa introiezione di modi di pensare e di sentire tipicamente moderni, da parte della maggioranza dei padri conciliari; inoltre, hanno saputo giovarsi del sostegno, non certo disinteressato, dei mezzi d’informazione laici, i quali non aspettavano occasione migliore per prendere d’assalto quella cittadella che, da duemila anni, nessuna potenza terrena era riuscita a conquistare o a snaturare. La mentalità moderna è stata la grande complice e la forza che ha reso possibile il colpo di mano della massoneria ecclesiastica: il suo capolavoro è stato quello di arruolare nelle sue file, inconsapevoli, un gran numero di vescovi, sacerdoti e fedeli in buona fede, ma ingenui, superficiali, sprovvisti di una salda visione teologica, e con una fede ormai gravemente indebolita. Perché quest’ultimo è stato il fattore decisivo: se la fede di quegli uomini fosse stata ancora salda; se la loro spiritualità fosse stata ancora integra; se avessero conservato la tensione verso la santità, verso la vita perfetta, verso la piena e incondizionata adesione alla Volontà del Padre celeste, esattamente come Gesù Cristo ha insegnato con le parole e con l’esempio della sua vita e del suo stesso Sacrificio, la “svolta” non ci sarebbe stata, perché non ve ne sarebbe stato alcun bisogno. Le anime si sarebbero rese conto che quanti cianciavano di svolte e di rinnovamento erano soltanto dei cattolici con poca fede, i quali si erano stancati della “severità” del Vangelo di Gesù (se il tuo occhio ti dà scandalo, strappatelo; se la tua mano o il tuo piede ti sono di scandalo, tagliateli!) e cercavano un pretesto per venire a patti con la mentalità del mondo.

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Un vento di follia ha attraversato la Chiesa nel Vaticano II e la mentalità moderna è stata la grande complice che ha reso possibile il colpo di mano della "Massoneria ecclesiastica"!

La “svolta” post-conciliare era inevitabile?

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