ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 24 aprile 2019

VaticanUnesco

Sotto processo la linea morbida di Bergoglio

Sul web attacchi mirati contro la cerchia di Francesco: "L'islam non è religione di pace"

Basterebbe leggere le risposte dure e arrabbiate di decine e decine di persone ai tweet e ai post su Facebook di padre Antonio Spadaro sulla strage in Sri Lanka, per rendersi conto dei mal di pancia che attraversano il mondo cattolico riguardo alla «linea» sul rapporto con l'islam.
Padre Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, è la vera eminenza grigia di questo pontificato e dunque la sua interpretazione di quanto avvenuto in Sri Lanka inevitabilmente viene letta come quella ufficiale della Santa Sede. Dunque, la parola d'ordine è: parlare genericamente di terrorismo senza mai indicare l'islam; non sottolineare troppo che le vittime sono cristiane, e cattoliche in particolare; indicare che l'obiettivo del terrorismo sono tutte le religioni e la loro convivenza.

«Analisi fasulla, superficiale e totalmente ipocrita», è uno dei commenti più gentili; «Dare notizie fasulle è grave, da lei è inaccettabile. I morti in Sri Lanka erano cristiani e gli assassini musulmani. Si informi»; e così via, e ogni tentativo di replica del direttore della Civiltà Cattolica moltiplica lo sdegno dei suoi interlocutori. Del resto, l'approccio di padre Spadaro viene replicato dagli altri uomini più vicini a Papa Francesco: Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, non nomina l'islam e si riferisce a non meglio identificati «fanatici anticristiani»; Alberto Melloni su Repubblica addirittura invita a non fare comparazioni tra vittime, essendo che tutte le religioni hanno da farsi perdonare qualcosa. E quindi ecco sullo stesso piano «la pulizia etnica dei cristiani nell'ex Jugoslavia e quella dei buddisti del Myanmar, la violenza nazionalista dei cattolici di Irlanda, e quella degli ortodossi di Ucraina», come se tutto fosse la stessa cosa. E anche Vatican News, il portale ufficiale della comunicazione vaticana guidato da Andrea Tornielli, è attento a non enfatizzare la matrice islamica dell'attentato e puntare piuttosto sull'obiettivo che sarebbe quello di distruggere la convivenza fra religioni.
Tutto è, del resto, sulla linea di quanto più volte ripetuto da Papa Francesco: l'islam è una religione di pace, tutte le religioni hanno i loro fondamentalisti, si deve cercare ciò che ci unisce con tutte le religioni. «Il Papa sbaglia disse giusto due anni fa un gesuita egiziano, grande esperto di islam, quale è padre Samir Khalil Samir -, ha detto spesso che l'islam è una religione di pace e questo è un errore, semplicemente». Il dialogo con l'islam è certamente necessario, disse allora ai giornalisti padre Samir, che al tempo insegnava a Roma, e sicuramente molti musulmani vogliono la pace e ovviamente non tutti i musulmani sono potenziali terroristi, «ma non posso leggere il Corano e pretendere che sia un libro il cui orientamento è la pace. E neppure la Sunna, il libro dei detti e delle gesta di Maometto». Padre Samir aveva già detto queste cose direttamente al Papa, in un colloquio privato, ma la sua opinione non deve essere stata molto gradita visto che nel giro di poco tempo fu rimandato in Egitto.
Più recentemente, l'Osservatorio internazionale del cardinale Van Thuan sulla Dottrina sociale della Chiesa ha dedicato un Rapporto proprio al problema del confronto con l'islam, mettendo in risalto che «la religione islamica è un fatto politico, lo è stato fin dall'inizio e lo sarà sempre», per cui circoscrivere il rapporto con l'islam all'interno del dialogo interreligioso è semplicemente inadeguato e foriero di grossi guai.
Tra la linea imposta dalla Santa Sede e il sentire di gran parte del mondo cattolico le posizioni sono dunque diametralmente opposte e a ogni attentato anti-cristiano per mano islamica i mal di pancia crescono; e i goffi tentativi di padre Spadaro e soci di occultare la realtà che si presenta con tanta evidenza fanno solo salire lo sdegno di un popolo che si sente abbandonato.
Sri Lanka, la strage islamista era annunciata
Sri Lanka, il mondo ha assistito allo sterminio islamista di un'intera comunità nel giorno più importante per la cristianità. Adesso si cerca di capire come hanno agito i terroristi. Anche se il loro scopo, colpire i cristiani, è chiarissimo ed era annunciato
CRISTIANI NEL MIRINO di M. Petrosillo
ISLAMISTI RESPONSABILI di R. Cascioli
                            Colombo, dopo l'attentato
Almeno 321 morti e oltre 500 feriti è il prezzo del sacrificio della domenica di Pasqua che l'islam ha imposto ai cattolici dello Sri Lanka. Un terribile e commovente - per come e quando è accaduto - attentato terroristico, tra i più gravi mai registrati contro i cattolici in Asia meridionale, e che ha portato alla dichiarazione dello stato di emergenza. 
E' stato molto di più di un semplice attentato: il mondo ha assistito allo sterminio islamista di un'intera comunità nel giorno più importante per la cristianità. L'FBI e l'Interpol hanno partecipato alla caccia ai terroristi. Sette i kamikaze e 40 gl'individui sui quali si sta indagando. Mentre scriviamo, l'Isis ha rivendicato gli attentati attraverso l'agenzia Amaq, organo di propaganda del gruppo jihadista, senza ulteriori dettagli, senza fornire prove. Resta alta, lo stesso, l'attenzione al gruppo jihadista a cui erano state imputate le responsabilità fino alla mattina di martedì. Si tratta di un gruppo tanto giovane quanto sconosciuto che nasce nel 2016 e lo fa separandosi dallo Sri Lanka Thowheed Jamath, all'unico e dichiarato scopo di promuovere l'"ideologia del terrorismo islamico". Il National Thowheed Jama'ath (NTJ) è apparso sulla scena solo circa tre anni fa nell'est dello Sri Lanka, la zona meno cosmopolita e più meridionale di un'isola dove la maggioranza (il 70%) è votata al buddismo e solo il 7% è cristiano. Del gruppo islamista si sa poco, è composto principalmente da giovani dello Sri Lanka appena usciti dalle scuole coraniche. E la pericolosità del gruppo, noto fino ad oggi probabilmente solo ai servizi segreti e per atti di vandalismo contro le statue buddiste in nome dell'islamica lotta all'idolatria, era stata segnalata alle autorità già tre anni fa, e anche, pare, da ambienti musulmani. Era stato denunciato, infatti, l'odio contro i non musulmani al quale incoraggiano. Ma era stato anche ignorato. Oggi l'esercito è schierato nella capitale e ancora dopo l'attentato ne sono stati sventati altri: uno ancora contro la chiesa di Sant'Antonio, già colpita dai kamikaze. 
Eppure, la più recente richiesta di attenzione circa il NTJ risale a soli 10 giorni prima dell'attentato. E i sospetti denunciavano proprio lo stato di pericolo in cui si trovavano alcune chiese. Ignorato lo stato d'allerta, il NTJ - il cui leader nel 2016 Abdul Razik, è stato arrestato per incitamento al razzismo - ha agito indisturbato, e mentre i giornaloni si stupiscono della carneficina sostenendo che "il paese non è abituato al terrorismo islamista", il piccolo gruppo dimostra di non avere ambizioni separatiste, ma solo il desiderio di espandere il movimento jihadista globale. Si sta vagliando anche l'ipotesi che l'Isis si sia servita del suddetto gruppo, e che potrebbe essere composto da ex combattenti dell'Isis in Siria. Il capo del governo, Ranil Wickremesinghe, è convinto che il giovane gruppo islamista abbia beneficiato di complicità esterne. "È difficile vedere come una piccola organizzazione in questo paese possa fare tutto questo. Stiamo indagando su un possibile aiuto straniero (al gruppo) e sui loro altri legami, su come formano i kamikaze, su come hanno prodotto queste bombe", ha detto Rajitha Senaratne, ministro della Sanità.
Qualcuno parla di "importazione di jihad" come se il jihad fosse un fenomeno di una data area geografica, e non qualcosa di connaturato all'islam. Brahma Chellaney - noto analista indiano di tendenze geostrategiche internazionali - ha notato che esiste anche un importante gruppo islamista chiamato Thowheeth Jama'ath nello stato del Tamil Nadu, nel sud-est dell'India, che ha una grande comunità tamil e si affaccia sullo stretto dello Sri Lanka. Organizzazioni più piccole con lo stesso nome sarebbero state create anche in altre parti del mondo, "spesso finanziate da gruppi del Golfo Persico e aderenti al Wahhabismo". L'analista le descrive come "organizzazioni sorelle", pur sottolineando che i collegamenti tra loro non sono chiari. Per qualcun altro, invece, quella del Tamil Nadu non va confusa con l'NTJ, perché si tratta di un'organizzazione non governativa musulmana, che si propone di insegnare il vero islam sia ai musulmani, sia ai non musulmani, ed è impegnata nel sociale.  
Quale sia l'origine dell'organizzazione terroristica, di fatto, però, non cambia la sostanza della strage. Che arriva, comunque, a ridosso dell'anniversario della fine della tremenda guerra civile che ha segnato il Paese. Ma lo scontro tra il governo ed i tamil, che caratterizza i 26 anni bui della guerra civile, è più politico che religioso e non ha niente a che fare con lo sterminio di Pasqua. I cattolici sono la minoranza delle minoranze nel Paese, non hanno voce in capitolo in alcuna decisione e non hanno alcun contenzioso politico all'attivo. Anzi i cristiani non hanno mai esercitato il potere nell'isola, hanno contribuito solo ad essere dei conciliatori nella terribile guerra civile tra il 1983 e il 2009.
E allora cosa vogliono gl'islamisti quando uccidono centinaia di persone il giorno di Pasqua?, si domanda Renaud Girard in un editoriale sul Le Figaro. Quale scopo tattico o strategico potrebbero perseguire i militanti NTJ (National Thowheed Jamath) o dell'Isis per aggredire i cristiani mentre pacificamente celebrano la Pasqua? Cosa disturba così tanto gli islamisti del messaggio cristiano? Cosa odiano gli islamisti della settimana di Pasqua? Il giovedì sera, quando Gesù viene arrestato e proibisce ai suoi discepoli di difenderlo con la violenza? Il venerdì, quando Gesù muore in croce dopo ingiusto processo? O la domenica perché risorge? Gli islamisti nello Sri Lanka sognano di realizzare ciò che hanno ottenuto i Giovani Turchi con il genocidio degli armeni? 
Tatticamente, è difficile cogliere l'obiettivo perseguito dagli islamisti se non ci si arrende al fatto che è odio religioso, e niente più. E che sia stata l'Isis o il NTJ o semplicemente quest'ultimo su indicazione dell'Isis, resta che gl'innominabili hanno fatto a pezzi i cristiani in nome del male contenuto in quei versetti del Corano che incitano ad uccidere gl' 'infedeli', ma non possiamo dirlo.
Lorenza Formicola

PEZZO GROSSO SVELA COME VATICANUNESCO SPERA DI GESTIRE IL PROBLEMA DELL’ISLAM. E CAMUFFA LA REALTÀ DELLE STRAGI.



Cari Stilumcuriali, Pezzo Grosso ci ha mandato una riflessione molto complessa, una reazione a un post di Ocone, su Antidoti. Quello che scrive Pezzo Grosso è particolarmente interessante, perché da un lato fa comprendere, o almeno intuire la drammatica complessità di meccanismi giganteschi all’opera nel mondo, e di cui Pezzo Grosso sicuramente ha un visione di cui noi non disponiamo. Dall’altro ci aiuta a cercare di capire il senso di alcune reazioni, in particolare di responsabili di Chiesa, o di persone vicinissime ai responsabili, che hanno provocato non poco stupore in molte persone ancora cattoliche. E anche – e questo lo possiamo testimoniare – anche in persone di altre fedi, sbalordite da alcuni comportamenti e silenzi. Prima pubblichiamo il post che ha provocato il commento, e poi Pezzo Grosso.

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OCONE
Posted: 22 Apr 2019 12:58 PM PDT
«A quanto mi consta è un neologismo: i cristiani mai erano stati definiti da un ex presidente degli Stati Uniti, e da una ancora aspirante tale, cioè da coloro che sono ancora oggi i maggiori esponenti dei democratici americani, come “easter worshippers”. Lo hanno fatto, a poche ore di distanza l’uno dall’altro, Barack Obama e Hillary Clinton con due tweet a commento dell’atroce strage compiuta in Sri Lanka. “Adoratori della Pasqua” suona un po’ come “adoratori” di un culto primitivo, esotico, eccentrico, minoritario: come un insieme di persone da guardare con distacco misto a curiosità. Che la doppia uscita sia avvenuta quasi all’unisono non può essere un caso, e neppure un lapsus freudiano. Essa è il risultato di un progetto culturale-politico ben preciso di cui Obama e Hilary sono stati e sono, all’un tempo, espressione e autori eminenti». (Corrado Ocone, Formiche.net 22.4.19).
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“Caro Tosatti, allego un Antidoto di Rino Cammilleri sulle interessanti considerazioni (del giornalista Ocone su Formiche ) di Obama-Clinton sulla strage in Sri Lanka (compiuta contro “adoratori della Pasqua”. Sic.). A queste andrebbero aggregate le considerazioni di Spadaro che in un tweet ha definito la strage un atto contro lo Stato (sottintendendo: certamente condannato dall’Islam moderato che ha incontrato Papa Francesco). O ancora quelle di Bianchi rag. Enzo (fondatore di Bose) che definisce gli attentatori “fanatici anticristiani”.. Vabbè. La mia interpretazione su queste dichiarazioni è che Vaticano e Unesco ormai sembrano la stessa cosa in tutto e usano ormai persino lo stesso linguaggio (gnostico-massonico) per negare le stesse verità, o affermare le stesse storielle.
Ma quello che è più interessante, e quello su cui propongo di riflettere, è:
1° – perché avvengono queste stragi di una minuta minoranza, quasi irrilevante in un paese a maggioranza buddista?
2°- perché viene camuffato dai potenti del mondo chi ne è responsabile?
Risposta proposta, quale riflessione: perché potrebbe esser un messaggio di minaccia rivolto a tutti i cristiani e si camuffa per poter continuare gli accordi tra VaticanUnesco, per far finta di non averlo capito.
Complesso e contorto? Si, molto complesso. Ma forse contorta non è la interpretazione, bensì la strategia che ci ha portato a questo.. L’interpretazione proposta necessita la conoscenza di molti documenti dell’Onu e satelliti, alcuni direttamente scritti dai Segretari stessi.
Si direbbe, interpretando detti documenti, che il pericolo Islam, conosciuto e osservato da almeno da 40 anni, si è deciso di affrontarlo e risolverlo interiorizzando più musulmani possibile in Occidente, contando sul fatto (sperando, ma con quanta fortuna? Non pare molta…) che questa immigrazione permetta di relativizzare la loro visione religioso-politica, “civilizzandoli” (in senso secolare-occidentale), “corrompendo“ la loro fede dogmatica coranica.
Dopo però l’11 settembre 2001 coloro che definiscono i cristiani “adoratori della Pasqua” hanno cambiato strategia. Si direbbe che abbiano deciso di accelerare detto processo facendo crescere l’ odio anticristiano. Questa potrebbe esser la causa di queste stragi molto simboliche che rappresentano un messaggio di avvertimento ai cristiani di tutto il mondo.
Ultima ora: ISIS rivendica la strage. Spadaro domani titolerà così il suo tweet: l‘Isis, Istituto Sovranista, anti Immigrazionista e Sfascista, rivendica l’attentato contro i reazionari tradizionalisti provocatori cristiani”.
Marco Tosatti
24 Aprile 2019 8 Commenti --

Sri Lanka e tutti gli altri. Dove la religione divide

    Prima degli attentati di Pasqua, rivendicati dall’Isis, il principale pericolo per i cristiani dello Sri Lanka era considerato il nazionalismo religioso di matrice buddista.
“Ogni cingalese  – si legge nell’ultimo Rapporto di Open Doors – è considerato buddista, quindi non solo i cristiani tamil sono trattati come cittadini di seconda classe, ma anche i cristiani cingalesi sono guardati con sospetto e spesso diffamati e attaccati. Questo è ancora più vero per i membri delle Chiese protestanti non tradizionali e soprattutto per i convertiti. I membri di Chiese storiche come la Chiesa cattolica romana sono un po’ più accettati, in quanto tendono a rimanere entro i limiti non dichiarati della società. Ciò non significa che non siano interessati da pratiche discriminatorie o, occasionalmente, anche da aggressioni”.
Chi provoca la persecuzione?
“Le principali fonti di persecuzione – risponde il Rapporto – sono i movimenti buddisti radicali, a volte sostenuti da funzionari locali. Anche se l’elezione di un nuovo governo nel 2015 ha portato a una leggera riduzione delle attività del gruppo Bodu Bala Sena (BBS), altri movimenti, come Sinha Le (Il sangue del leone), si sono attivati e si sono rafforzati. Essi sostengono che lo Sri Lanka è una nazione buddista e sono attivi nella promozione di questa ideologia attraverso campagne di persuasione. Il BBS si è trasformato in un partito politico, ma finora non ha avuto particolare successo. Anche se il BBS si concentra maggiormente sull’attacco alla minoranza musulmana, anche i cristiani e le chiese vengono attaccati frequentemente. Un segnale forte è stato dato dallo Stato, contro tali violenze, quando un monaco di spicco del BBS è stato condannato a sei anni di reclusione nell’agosto 2018. Alcuni leader religiosi buddisti si sono impegnati attivamente in piattaforme di social media per promuovere l’odio contro le minoranze religiose nel paese. Diversi gruppi radicali buddisti hanno acquisito maggiore importanza, come il Mahason Balakaya, che è composto da monaci buddisti”.
“A parte questi movimenti radicali, i membri delle famiglie e i funzionari dei villaggi delle zone rurali hanno abusato verbalmente e hanno chiesto ai convertiti cristiani di lasciare i loro villaggi”.
Quali conseguenze produce la persecuzione?
“I convertiti di origine buddista o indù – afferma il Rapporto – subiscono le forme più gravi di persecuzione. Sono soggetti a molestie, discriminazioni ed emarginazione da parte della famiglia e della comunità. Sono messi sotto pressione per ritrattare il cristianesimo, poiché la conversione è considerata un tradimento. Tutti i cingalesi (la maggioranza in Sri Lanka) dovrebbero essere buddisti. Allo stesso modo, all’interno della minoranza Tamil nel nord-est, ci si aspetta che siano tutti indù, a eccezione di quelli appartenenti alle comunità cristiane storiche. La minoranza cristiana è in parte tollerata, ma non lo sono i convertiti al cristianesimo. Inoltre, le chiese non tradizionali sono spesso prese di mira da vicini di casa, spesso raggiunti da monaci buddisti e funzionari locali, con richieste di chiudere i loro edifici ecclesiastici che considerano illegali. Sempre più spesso tutto ciò finisce con folle che protestano e attaccano le chiese, specialmente nelle zone rurali. Le notizie di tali incidenti provengono da tutta l’isola”.
“La persecuzione dei cristiani in Sri Lanka sta cambiando dalla forma violenta alla forma della pressione legale e amministrativa. Molti cristiani sono all’oscuro dei loro diritti e sono finanziariamente impreparati a sostenere il costo dei processi in tribunale. In molti casi rinunciano alle battaglie legali e di conseguenza, quando non finiscono in prigione, hanno la fedina penale sporca e ciò compromette la loro reputazione nella comunità in cui vivono”.
Lo Sri Lanka si trova al posto numero 46, su 50, nella classifica World Watch List 2019 sui cristiani perseguitati nel mondo.
I cristiani perseguitati nel mondo sono quasi 300 milioni: un cristiano su sette vive in Paesi dove c’è persecuzione religiosa anti-cristiana.
Il Rapporto illustra le lesioni alla libertà religiosa anche nei confronti di gruppi religiosi diversi dal cristianesimo, spesso a opera di governi e minoranze fanatiche. Nel periodo analizzato (giugno 2016 – giugno 2018) c’ stato un aumento delle violazioni della libertà religiosa in molti Stati: 38 i Paesi identificati come teatro di “gravi o estreme violazioni”.
Tra questi, 21 vengono classificati come Paesi di persecuzione: Afghanistan, Arabia Saudita, Bangladesh, Birmania, Cina, Corea del Nord, Eritrea, India, Indonesia, Iraq, Libia, Niger, Nigeria, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Turkmenistan, Uzbekistan e Yemen. Sono invece luoghi di discriminazione gli altri 17: Algeria, Azerbaigian, Bhutan, Brunei, Egitto, Federazione Russa, Iran, Kazakistan, Kirghizistan, Laos, Maldive, Mauritania, Qatar, Tagikistan, Turchia, Ucraina e Vietnam. In 17 di questi 38 Stati la situazione è peggiorata.
Tra le tendenze più preoccupanti fotografate dal report c’è l’emergere di un ultra-nazionalismo che ritiene le minoranze confessionali una minaccia per lo Stato. Il fenomeno è presente soprattutto in India, Cina, Corea del Nord, Pakistan, Myanmar. In India, in base allo studio di Acs, tra il 2016 e il 2017 gli attacchi anticristiani, principalmente da parte di gruppi estremisti indù, sono quasi raddoppiati, raggiungendo quota 736.
Drammatica la situazione della comunità cristiana in Palestina. Negli ultimi sei anni i cristiani a Gaza, dice il rapporto di Acs, sono diminuiti del 75%: da circa 4.500 a 1.000. Tra il 2016 e il 2018 in Egitto si sono registrati cinque gravi attentati. Ulteriore piaga che affligge la comunità cristiana egiziana è il rapimento e la conversione forzata all’Islam di adolescenti, ragazze e donne cristiane. Almeno sette le ragazze rapite nell’aprile 2018. Stessa sorte spetta ogni anno a circa mille ragazze cristiane e indù in Pakistan.
Secondo Open Doors, in testa alla classifica dei Paesi più pericolosi per i cristiani c’è la Corea del Nord, con Afghanistan, Somalia, Libia, Pakistan e Sudan. A completare l’elenco delle nazioni in cui per Open Doors il pericolo è definito “estremo” ci sono Eritera, Yemen, Iran, India e Siria. Colpisce anche il balzo in avanti di molti Paesi dell’Asia, come appunto lo Sri Lanka, sull’onda dei nazionalismi crescenti.
A.M.V.

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