Il Papa, durante l’udienza a docenti e studenti dell’Istituto San Carlo di Milano, ha avvertito i ragazzi: “Chi alza un muro finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti”. E ha aggiunto: “La mafia? È roba nostra, non l’hanno inventata i nigeriani”
Ha chiesto di “non avere paura dei migranti“, aggiungendo: “I migranti siamo noi, Gesù è stato migrante“.
Lo ha detto papa Francesco, nel corso dell’udienza ai docenti e agli studenti dell’Istituto San Carlo di Milano, nell’Aula Paolo VI. E, nel suo discorso ai ragazzi, ha scelto di porre l’accento proprio sui concetti di accoglienza e integrazione. E ha detto: “Chi ha il cuore razzista si converta“.
“Gli immagrati vanno ricevuti”
Bergoglio, quindi, appellandosi all’accoglienza e ha dichiarato: “Cuore aperto per accogliere: se io ho il cuore razzista devo esaminare il perché e convertirmi. Gli immigrati vanno ricevuti, accompagnati e integrati in un interscambio di valori. Questa è la bellezza di accogliere per diventare più ricchi di cultura, nella crescita, alzare muri non serve. Io vi dico: insegnate ai giovani a crescere nella cultura dell’incontro e a crescere con le differenze, si cresce con il confronto“.
“La mafia? Non l’hanno inventata i nigeriani”
“Qualcuno può dire ‘Ma sono delinquenti…‘”, ha continuato Bergoglio, “anche noi ne abbiamo tanti. La mafia non è stata inventata dai nigeriani. La mafia è un ‘valore nazionale’, è nostra, è italiana. Tutti abbiamo la possibilità di essere delinquenti. I migranti ci portano ricchezza perché l’Europa è stata fatta da migranti“. E parlando anche di una società multietnuica, Francesco ha osservato: “Ringraziamo Dio, perché il dialogo tra persone, culture ed etnie è la ricchezza“. Ma è sul concetto di barriere e di muri che il Papa ha chiesto agli studenti di riflettere: “Oggi c’è la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare muri nel cuore, per impedire questo incontro con altre culture. Chi alza un muro finirà schiavo dentro i muri costruiti, senza orizzonti“.
https://www.maurizioblondet.it/la-mafia-nigeriana-non-esiste-e-quel-che-dicono-da-sempre-i-mafiosi/
CARDINAL SARAH: “Come vescovo, è mio dovere avvertire l’Occidente
Il cardinale cattolico Robert Sarah non usa mezzi termini in un’intervista sul suo nuovo libro.
Nella prima parte del suo libro, lei parla di “collasso spirituale e religioso”. Come si manifesta questo collasso? Si manifesta solo Occidente o sono anche altre regioni del mondo, come l’Africa, ad essere colpite?
La crisi spirituale coinvolge il mondo intero; ma la sua fonte è in Europa. La gente in Occidente è colpevole di aver rifiutato Dio. Non hanno solo rifiutato Dio. Friedrich Nietzsche, che può essere considerato il portavoce dell’Occidente, ha affermato: “Dio è morto! Dio rimane morto! E lo abbiamo ucciso … “Abbiamo ucciso Dio. In vista della morte di Dio tra gli uomini, Nietzsche lo sostituirà con un profetico “Superuomo”
Il collasso spirituale ha quindi un carattere molto occidentale. In particolare, vorrei sottolineare il rifiuto della paternità. I nostri contemporanei sono convinti che, per essere liberi, non si debba dipendere da nessuno. C’è un tragico errore in questo. Gli occidentali sono convinti che ricevere sia contrario alla dignità delle persone umane. Ma l’uomo civile è fondamentalmente un erede, riceve una storia, una cultura, una lingua, un nome, una famiglia. E’ questo che lo distingue dal barbaro. Rifiutare di essere inseriti in una rete di dipendenza, eredità e filiazione ci condanna a tornare nudi nella giungla di un’economia competitiva abbandonata a se stessa. Perché si rifiuta di riconoscere se stesso come un erede.
Ma in questo libro voglio far pensare agli occidentali qual è la vera causa di questo rifiuto di rivendicare la loro eredità; è il rifiuto della paternità – che è il rifiuto di Dio. Da Lui riceviamo la nostra natura – anche come uomo e donna. Questo è intollerabile per le menti moderne. L’ideologia di genere è un rifiuto luciferino di ricevere una natura sessuale da Dio. Così alcuni si ribellano a Dio e si mutilano insensatamente per cambiare il loro sesso. Ma in realtà non cambiano radicalmente nulla della loro struttura come uomo o donna. L’Occidente si rifiuta di “ricevere” e accetta solo ciò che costruisce per sé. Il transumanesimo è l’ultima espressione di questo movimento. Poiché è un dono di Dio, la natura umana stessa diventa insopportabile per l’uomo occidentale.
Questa rivolta è spirituale alla radice. È la rivolta di Satana contro il dono della grazia. Fondamentalmente, credo che l’uomo occidentale si rifiuti di essere salvato dalla misericordia di Dio. Rifiuta di ricevere la salvezza, volendo costruirla per sé. I “valori fondamentali” promossi dall’ONU si basano su un rifiuto di Dio che io paragono al giovane ricco del Vangelo. Dio ha guardato l’Occidente e l’ha amato perché ha fatto cose meravigliose. Lo invitò ad andare oltre, ma l’Occidente tornò indietro. Ha preferito il tipo di ricchezza che doveva solo a se stesso.
Di Più:
Nella conclusione del mio libro, parlo di un veleno da cui proviene tutta la sofferenza: un ateismo virulento. Permea tutto, persino il nostro discorso ecclesiastico. [Enfasi mia – RD] Consiste nel permettere a modi di vita o pensiero radicalmente pagani e mondani di convivere fianco a fianco con la fede. E siamo anche soddisfatti di questa convivenza innaturale! Questo dimostra che abbiamo diluito la nostra fede, l’abbiamo resa incoerente! La prima riforma di cui abbiamo bisogno è nei nostri cuori. Non dobbiamo più scendere a compromessi con le menzogne. La Fede è sia il tesoro che dobbiamo difendere, sia la forza che ci permetterà di difenderlo.
Continua:
Un Occidente che rinnega la sua fede, la sua storia, le sue radici e la sua identità è destinato al disprezzo, alla morte e all’estinzione.
Ma vorrei sottolineare che tutto è pronto per un rinnovamento. Vedo famiglie, monasteri e parrocchie che sono come oasi nel mezzo di un deserto. È da queste oasi di fede, liturgia, bellezza e silenzio che l’Occidente rinascerà.
Concludete questo bellissimo libro con un capitolo intitolato “Riscoprire la speranza: la pratica delle virtù cristiane”. Cosa intende? In che modo la pratica di queste virtù può essere un rimedio alla multiforme crisi di cui abbiamo parlato in questa intervista?
Non è da immaginare un programma speciale che possa fornire un rimedio all’attuale crisi dalle molte facce. Dobbiamo semplicemente vivere la nostra fede, completamente e radicalmente. Le virtù cristiane sono la fede che sboccia in tutte le facoltà umane. Segnano la via per una vita felice in armonia con Dio. Dobbiamo creare luoghi in cui possano prosperare. Invito i cristiani ad aprire oasi di libertà in mezzo al deserto creato dal dilagante affarismo. Dobbiamo creare luoghi in cui l’aria è respirabile o semplicemente dove è possibile la vita cristiana. Le nostre comunità devono mettere Dio al centro. Tra la valanga di menzogne, dobbiamo essere in grado di trovare luoghi in cui la verità non è solo spiegata ma sperimentata. In una parola, dobbiamo vivere il Vangelo: non semplicemente pensarci come un’utopia, ma vivendolo in modo concreto. La fede è come un fuoco, ma deve essere acceso per essere trasmesso agli altri. Veglia su questo sacro fuoco! Lascia che sia il tuo calore nel cuore di questo inverno d’Occidente. “Se Dio è per noi, chi è contro di noi?” (Rm 8,31). Nel disastro, nella confusione e nelle tenebre del nostro mondo, troviamo “la luce che brilla nelle tenebre” (cfr Gv 1, 5): Colui che ha detto “Io sono la via, la verità e la vita” (Jn 14: 6).
Dreher
L’OSSERVATORE MARZIANO. COME AVVENIRE DA QUOTIDIANO DEI VESCOVI È DIVENTATO UN BOLLETTINO IMMIGRAZIONISTA.
Cari Stilumcuriali, ieri l’Osservatore Marziano ci ha scritto, indignato – una volta di più, e non sarà certo l’ultima – da quello che aveva visto scritto nell’ex giornale dei vescovi italiani, diventato un simpatico house organizzato di immigrazionisti, piedini, e simpatizzanti (ma per va della misericordia, sia ben chiaro) dell’universo gender e sessualmente variegato. Ieri eravamo, straordinariamente, lontani dal computer. Lo pubblichiamo oggi, sicuri di rendervi felici.
♣
“Caro Tosatti, avrà certo letto l’Avvenire di oggi (in realtà di sabato, ieri, n.d.r.). C’ è un articolo molto interessante, scritto dal prof. Ambrosini, esperto di sociologia delle migrazioni, soprattutto di Integrazione. Come i lettori di Stilum Curiae potranno leggere sotto, titolo a parte che ritengo sia del Direttore di Avvenire, il testo, di fatto e in sintesi, ci spiega che dobbiamo piantarla con il voler vedere nei processi di immigrazione <complotti di sostituzione etnica>.
Dobbiamo smetterla di pensare solo a salvaguardare le famiglie di <stirpe italiana>.
Dobbiamo ( rivolgendosi alle femministe) smettere di supporre che nell’immigrato persista una <visione maschilista e retrograda>. Dobbiamo invece incoraggiare le nostre nonne (che non hanno nulla da fare, non avendo nipotini) a prendersi cura dei figli degli immigrati quando i genitori sono al lavoro.
Cari lettori di StilumCuriae, credevo che Avvenire fosse il giornale dei Vescovi. Invece è diventato quello del cardinale Bassetti, quello la cui lettera immaginaria a Gesù è appena stata pubblicata su Stilum Curiae. Sembra veramete che Avvenire sia diventato il quotidiano delle ONG-pro integrazione migranti.
Mah ! …. Perciò perché meravigliarsi se fanno scrivere un sociologo che vede pericolose le “integrazioni subalterne”, cioè in pratica quelle delle badanti o domestiche filippine e peruviane, che si isolano, non si integrano, perché vogliono solo guadagnare e tornare a casa? E invece vede con favore le “specializzazioni etniche”, perché portano in Italia un <nuovo modo di lavorare> ( si riferisce per caso ai cinesi, “schiavi” in Italia, nella Chinatown di Prato?). Avvenire è infatti il giornale di Bassetti, pertanto ho sbagliato io (marziano) a pensare di attendermi un articolo sulla integrazione di immigrati che dicesse qualcosa di cattolico.
Almeno sottintendendo che è necessario, opportuno e caritatevole, assicurare un progressivo ed adeguato processo di evangelizzazione agli immigrati, al fine di convertirli (se già non lo fossero) alla fede cattolica, radice della nostra cultura e civiltà. Quella che assicura la vera unità e convivenza, e che li metta in grado di condividere in tal modo con la popolazione italiana alcuni valori universali della nostra fede, vivendoli.
Come avremmo potuto mai aspettarci che Avvenire facesse questo riferimento? Ma che, scherziamo? Io se fossi Crozza fare una trasmissione solo su geniali articoli scelti di Avvenire, farebbe il pieno di audience. Dai Crozza, pensaci !”.
OM
♣
Eccovi l’articolo:
Forza sana.Gli immigrati e i loro nuclei, l’altra famiglia che fanno l’Italia
Maurizio Ambrosini sabato 6 aprile 2019
Si è molto parlato di famiglia nelle ultime settimane, con manifestazioni polarizzate su fronti contrapposti. Su entrambe le sponde però mancava una figura importante: la famiglia migrante, separata dai confini o ricongiunta in Italia.
Per alcuni, la famiglia da salvaguardare ha precise connotazioni etniche: è la famiglia di stirpe italiana, minacciata da più parti. L’insediamento di famiglie immigrate e la loro fecondità non sarebbero una risorsa, ma un pericolo. Per alcuni, le famiglie immigrate farebbero addirittura parte di un fantomatico complotto volto alla sostituzione etnica della popolazione italiana con immigrati africani, mediorientali o asiatici.
Per altri il problema è dare riconoscimento a svariate forme di famiglia, oltre che ai diritti e ai desideri individuali. Ma stranamente tra le forme familiari e i diritti da tutelare le famiglie immigrate non compaiono. Anzi, a livello internazionale da tempo i diritti delle donne vengono inalberati contro i diritti degli immigrati. Si prestano egregiamente infatti alla costruzione di inedite coalizioni trasversali. “Loro”, gli immigrati, sarebbero portatori di visioni maschiliste e retrograde, che proprio in famiglia si esprimono nei modi peggiori, mentre “noi”, democratici e moderni, saremmo gli alfieri dell’emancipazione femminile e di una civiltà superiore. Femminicidi, molestie e disuguaglianze di casa nostra non sarebbero altro che piccoli incidenti di percorso.
Queste amnesie sono tanto più sorprendenti se si pensa che l’immigrazione, in Italia come in Europa e negli altri Paesi avanzati, assume sempre più caratteri familiari. Nel nostro Paese tra i titolari di un permesso di soggiorno temporaneo (1.325.000) il 39,3% l’ha ottenuto per ragioni familiari, contro il 35,2% per lavoro e il 18% perasilo. Tra i titolari di permessi per lungo soggiornanti (2.390.000) e gli immigrati comunitari (circa 1,5 milioni) la componente familiare è ancora più importante. Anche negli ultimi anni i permessi per famiglia hanno sopravanzato i permessi per asilo. Nel 2017, il 44,3% dei nuovi permessi sono stati concessi per ragioni familiari, il 38,3% per asilo. Dovremmo aggiornare il celebre aforisma di Max Frisch, osservando: «Volevamo delle braccia, sono arrivate delle famiglie».
Di famiglie immigrate si parla invece quasi soltanto in occasione di sciagurati episodi di cronaca nera, come le circoncisioni casalinghe dall’esito tragico, o di tragedie della povertà. Oppure a livello locale se ne paventa l’assalto alle esangui risorse delle politiche sociali, in termini di misure per l’assistenza o per l’edilizia sociale, tanto che fioriscono duri (eppure giuridicamente fragili) provvedimenti per limitare l’accesso delle famiglie immigrate ai benefici del welfare.
Andrebbe invece ricordato che il passaggio dall’immigrazione di persone sole all’immigrazione familiare è un’evoluzione che favorisce l’integrazione, la sicurezza e la mescolanza, oltre che il benessere degli individui. Le famiglie con figli, anche mediante la scuola, sono stimolate ad accrescere le relazioni con le famiglie italiane, con le istituzioni pubbliche, con il vicinato. Mancano delle pensioni e dell’aiuto dei nonni, ma cercano di aiutarsi fra loro mediante i legami orizzontali, tra sorelle, cognate, cugine. A volte si auto-organizzano per l’accudimento dei bambini piccoli, come in varie comunità filippine, sopperendo alla difficoltà di accesso ai servizi pubblici.
Sempre più spesso stabiliscono legami di parentela ‘sostitutiva’ con vicini italiani, soprattutto anziane ‘nonne’ rimaste sole. Queste in tanti palazzoni di periferia si prendono cura dei bambini degli immigrati al ritorno da scuola, mentre i genitori sono ancora al lavoro. Le nonne italiane adottano silenziosamente migliaia di nipoti delle più varie provenienze. Le periferie non sono solo luoghi di disagi contrapposti e di conflitti striscianti, ma anche il teatro in cui tra le difficoltà si costruisce ogni giorno una società nuova. E proprio le famiglie immigrate ne sono protagoniste.
Marco Tosatti
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.