NOBILE: PERCHÉ NON CREDO A CHI CRITICA VERONA. UNO “SCANDALO” OTTIMO E NECESSARIO.
Cari Stilumcuriali, l’eco del Congresso di Verona non si è ancora spento. Un verso scandalo, di quelli buoni, perché ha messo in luce ancora una volta l’odio e la protervia verso la famiglia di ampi settori della sinistra, gli empiti censori della cultura che si auto definisce progressista, la malafede conclamata dei grandi giornali, e dei piccoli giornalisti, la penosa afasia di una Chiesa – al meglio – tartufesca. E dei benpensanti radical-chic che in carenza di altro si scandalizzavano perché qualcuno aveva la riproduzione di un feto di undici settimane in gomma. Già perché scandalizzarsi? Non è mica un ‘immagine oscena. È come siamo stati tutti – abortisti compresi – in una certa fase della nostra esistenza. Ma la cultura del femminismo, della sinistra e delle una di troppo si basa proprio su questo: sul non dire, sul nascondere, in fondo sul mentire; perché non si ha il coraggio di guardare negli occhi quella che è la realtà delle cose. Su Verona ci ha mandato una sua riflessione Agostino Nobile. Buona lettura.
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Perché non crediamo a chi contesta il Congresso delle Famiglie
L’ex presidente del Senato Laura Boldrini ha definito “semplicemente mostruoso” il gadget di gomma che rappresenta un feto, perché manda un “messaggio terribile” alle donne che decidono di abortire e vengono chiamate “assassine”. Prima degli anni ’60 i contestatori molto spesso facevano riferimento alla scienza per accusare chi non la pensava come loro, anche se spesso erano riferimenti taroccati. Oggi la scienza è stata rimpiazzata dall’opinione e dalle emozioni.
Che l’aborto sia un omicidio non è un punto di vista, è scienza. Il professore dottor Bernard Nathanson, responsabile di 75mila aborti, in una sua famosa dichiarazione che si può trovare su internet tra l’altro affema: «Con la tecnica moderna possiamo trattare all’interno dell’utero molte malattie e praticare più di 50 tipi di chirurgia. Sono stati questi argomenti scientifici che hanno mutato il mio modo di pensare. Il fatto che l’essere concepito è un paziente che può essere sottoposto a un trattamento significa che è una persona, e come tale ha diritto alla vita e noi dobbiamo preservarla. Quando si permette un aborto permettiamo un atto deliberato di distruzione e pertanto un crimine. Come scienziato, non è che io credo, ma io so per certo che la vita inizia nel momento del concepimento e deve essere inviolabile. Considerando che non professo nessuna religione, penso che ci sia una Divinità che ci ordina di porre fine a questo triste, vergognoso atto criminale contro l’umanità. Se non ne usciremo vittoriosi la Storia non ce lo perdonerà mai». Più tardi, nel 1996, il professor Nathanson, ateo e ebreo di nascita, ha ricevuto il battesimo nella Chiesa Cattolica.
Quindi la signora Boldrini & C, con consapevolezza o meno, dicono il falso. Fanno inoltre finta di ignorare quelle case farmaceutiche e fabbriche di cosmetici che annualmente macinano milioni di feti. È forse questo il motivo per cui sono incattiviti con chi cerca di fermare l’aborto, o vuole dare una sepoltura degna a queste creature?
Quando si parla di falsi non possiamo non ricordare la senatrice del PD, signora Cirinnà, che in occasione del Congresso ha affermato: «La libertà e l’eguaglianza delle donne e di tutte le famiglie si costruisce con politiche sociali attente alle concrete condizioni di vita, che garantiscano parità salariale, congedi parentali paritari, misure di sostegno alla prima infanzia e di promozione della conciliazione tra lavoro e vita familiare». Cose che il PD in anni di governo non ha fatto, promuovendo genderismo, madre surrogate e immigrazionismo. Tanto più che in un suo famoso cartello che posta fieramente sui social, scrive “Dio-Patria-Famiglia che vita de merda”. L’esatto contrario della mielosa affermazione sulla famiglia.
Nel Congresso appena terminato don Fortunato di Noto ha parlato della piaga della pedofilia, ma non mi sembra che si sia affrontato il tema di un’altra perla anti famiglia. Stiamo parlando della più grande e nefasta produzione mediatica: la pornografia, causa prima, insieme alla droga, della decadenza sociale. Oggi anche i bambini posso accedere ai siti porno. Mariti e mogli si dilettano più col porno che col corpo, e se non si sposano e non figliano il motivo è da ricercare anche in questo tsunami di genitali. Perché i governi non fanno nulla per oscurare questi siti?
Migliaia di femmine giovanissime, giovani e meno giovani, perché drogate o perché psicologicamente e moralmente deboli, per pochi dollari sono costrette a interpretare ruoli aberranti. In questo ambiente l’alcol, le droghe, la depressione e i suicidi sono all’ordine del giorno, soprattutto tra le donne. Ma non ci risulta che le signore progressiste come Boldrini e Cirinnà abbiamo mai espresso un pensiero su questo devastante sfruttamento psicofisico.
Ora, se sommiamo le false affermazioni dei nostri contestatori abortisti, i feti vivisezionati e venduti, la maternità surrogata, la famiglia “de merda”, il silenzio sulla macelleria pedopornografica e pornografica, come risultato abbiamo l’Odio. Un irrefrenabile disprezzo per la donna, il bambino e la famiglia, a cui si sono accodate milioni di ingenue convinte di promuovere la libertà della donna. Ma libbertà de che? Non hanno capito che il loro disprezzo porta acqua alla peggiore forma di società tribale, dove, per le ragioni su descritte, la donna diventa un vuoto a perdere?
Molti africani che arrivano in Europa ostentatamente affaticati e affamati, possiedono uno smartphone. Uno dirà, per chiamare le famiglie rimaste in Africa. Beata ingenuità. I continui stupri che si consumano in Italia e in Europa hanno un’unica matrice: la pornografia diffusa attraverso i computer e gli smartphone. Molti africani credono, come mi conferma un conoscente arabo, che questi macelli anti donna rappresentino la femmina europea. Ne sono talmente convinti che ogni giorno si macchiano di un numero imprecisato di stupri. Stuprano anche gli occidentali, si dirà. Ma con i nuovi arrivi il numero degli stupri ha raggiunto percentuali mai viste, anche perché per i musulmani le donne non islamiche possono essere usate come oggetto di piacere senza infrangere la dottrina coranica.
Come previsto i progressisti, fino a Di Maio, in questi giorni hanno utilizzato i secoli medievali con disprezzo. Checché ne dicano il Medioevo non era maschilista né oscurantista. In quei secoli i Trovatori e i Trovieri (i primi cantautori della storia) creano la poetica dell’amor cortese che, attraverso diverse forme musicali, sono sopravvissute fino al ‘900 nelle canzoni rock/pop.
Negli anni 60’ sono arrivati i contestatori e i cantautori più o meno depressi e repressi, seguiti a ruota dalle femministe e dagli scontenti della società. Tra melodie più o meno piacevoli, non hanno pensato di risolvere i loro problemi esistenziali con l’amore, bensì creando conflitti tra figli e genitori, donne e uomini, professori e studenti. Parola d’ordine: libertà. Una libertà che ha portato alla macelleria umana di cui abbiamo parlato. A meno che non si voglia pensare che la più alta percentuale dei depressi della storia che ha raggiunto la nostra società non sia causata dal surriscaldamento terrestre.
Dato che la musica, come la letteratura e le arti rappresentano i costumi della società in cui nascono, concludiamo tornando all’amor cortese medievale. Tra il 1070 e il 1220 i trovatori e i trovieri erano costituiti anche da donne, che dedicavano le loro poesie in musica al loro amato, marito o amante. In un testo la trovatrice Beatrice, contessa di Dia, canta:
….Vorrei a sera tenere il mio cavaliere
tra le braccia nudo e ch’egli provasse soddisfazione
se solamente gli servissi da cuscino.
Parole che potrebbero essere scritte oggi… se non ci fosse l’eterofobia idrofoba femminista che punta il dito su tutto ciò che unisce e produce vita. Se una donna oggi scrivesse “ch’egli provasse soddisfazione se solamente gli servissi da cuscino”, sarebbe costretta, come minimo, a espatriare con parrucca e baffi.
A fine ‘900 i testi conflittuali hanno prodotto canzoni grottesche. Marilyn Manson vende milioni di copie con testi di ampio respiro:
Ci hanno detto che il peccato non è buono
ma noi sappiamo che è meraviglioso
tempo di guerra, droghe integrali, serbatoio di sesso
corazza di piastre
bang, lo vogliamo, bang, lo vogliamo
bang bang bang.
Più o meno il ritratto del pensiero di chi contesta la famiglia naturale e la vita.
Agostino Nobile
Marco Tosatti
4 Aprile 2019 Pubblicato da wp_7512482 9 Commenti --
Né diritto, né acquisito
Tra le varie amenità ascoltate a commento dei lavori del Congresso Mondiale della Famiglia appena conclusosi a Verona, ve n’è una che vorrei che non fosse lasciata passare senza un commento. Agli organizzatori è stato domandato in conferenza stampa se intendessero mettere in discussione i diritti acquisiti, in primis il diritto d’aborto. Si tratta di una domanda nonsense, ma tesa a cercare di rendere la risposta una pretesa assurda e a spingere l’interlocutore ad auto-censurarsi.
Ma certo, ogni pro-life dell’Universo non si limita a mettere in discussione l’aborto, ma ha l’obiettivo di abrogare le leggi abortiste, perché sa che così facendo un numero enorme di bambini vengono strappati alla morte. Non è un caso che 4 ginecologi su 5, in Italia, così come negli USA, non praticano l’aborto.
Diritti? Acquisiti? Vediamo di esaminare entrambi gli aspetti. Ogni persona aperta alla ragione e alla scienza riconosce nell’aborto non un diritto, ma un delitto, anzi, un abominevole delitto, per usare l’espressione adottata dai padri conciliari. Una legge intrinsecamente ingiusta come quella che priva della vita e del diritto ad esistere un essere umano, non obbliga, perché non è legge, ma sua corruzione.
Dunque di quale diritto stiamo parlando? Del diritto di autodeterminazione realizzato mediante l’eterodeterminazione del bambino a morire? Del diritto sul proprio corpo, attuato mettendo le mani sul corpo altrui, quello del bambino? Il diritto alla salute? Beh, non è che il bambino abortito goda di molta salute. Allora non rimane che un solo diritto: il diritto del più forte sul più debole. La legge però non è fatta per fornire copertura all’arbitrio, ma per garantire la giustizia anche al più debole.
La legge sull’aborto non è più diritto di quanto lo fosse il diritto a sterminare gli ebrei rivendicato dai nazisti, o di possedere schiavi nelle piantagioni degli Stati del sud degli Stati Uniti invocato dai grandi latifondisti. Sì sono stati acquisiti, ma questo non significa che non siano revocabili. Parafrasando Giovanni Falcone, l’aborto “è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Sì, è stato acquisito, ma le misure legislative negli Stati del Mississippi, Kentucky e Georgia e quelle simili che si profilano in altri Stati, come Florida, Missouri, Ohio, Tennessee e Texas, dove le nuove leggi approvate dichiarano illegale abortire quando inizia il battito cardiaco (rendendo di fatto illegale l’aborto), mostrano che tornare indietro è possibile. È stato fatto in Polonia, in Cile, in Salvador, le numerose leggi limitative dell’aborto approvate nel corso degli anni dai repubblicani americani sotto la spinta del movimento pro-live, indicano che il delitto è revocabile.
Dobbiamo seguire questo movimento, dobbiamo dare il via ad una finestra di Overton rovesciata: ciò che oggi è impensabile, l’abrogazione della legge abortista, diventi progressivamente un’istanza prima accettabile poi sensata, poi ancora diffusa ed infine la nuova legge che vieta l’aborto. Siamo all’inizio del percorso, ma il primo passo, il più difficile, è stato compiuto. Le marce per la vita, i manifesti cubitali dei bambini concepiti, il provvidenziale Congresso di Verona e la marcia finale sono la prima tappa. I nemici della vita lo sanno, per questo sono impazziti e ricolmi di odio. Ora il prossimo passo sarà il premere affinché l’abrogazione della legge sia inserita nella piattaforma programmatica dei partiti storicamente amici. Ci vorrà tempo, ci saranno resistenze fortissime, ma ciò che hanno fatto i pro-life americani col partito repubblicano è replicabile in Italia. Moltiplichiamo gli sforzi, un giorno, a Dio piacendo, saremo ricordati dalla storia come i cavalieri che fecero l’impresa.
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