ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 1 maggio 2019

Che "ingenui"!

CHIESA & URNE
Vangelo à la carte: la tribuna politica è in chiesa

In occasione delle prossime elezioni, il parroco di Novellara (Reggio Emilia) ha invitato i fedeli a partecipare ad un incontro/tribuna elettorale con i candidati al consiglio comunale. Si tratta di uno dei tanti casi ormai e lascia perplessi. Innanzitutto perché è proibito. Poi per il luogo e il momento, per il tempo, a ridosso delle elezioni e per l’attore principale: il parroco e non i laici. Ma anche per i rischi di strumentalizzazione ideologica del Vangelo. Da ultimo per l’assenza completa della Dottrina sociale della Chiesa.



In occasione delle prossime elezioni amministrative, il parroco di Novellara (Reggio Emilia) ha invitato i fedeli a partecipare ad un incontro con i fedeli della parrocchia candidati al consiglio comunale nelle diverse liste civiche e partiti. L’evento avverrà il 4 maggio, dopo la messa, e consisterà, oltre che nella preghiera, in una ri-motivazione dell’impegno sociale e politico dei cattolici della parrocchia alla luce del Vangelo. Una analisi, un confronto, un discernimento – così almeno è dato da capire leggendo l’avviso nel notiziario parrocchiale.

Fatte salve le buone intenzioni – ove ci siano – queste iniziative lasciano molto perplessi. Innanzitutto per il luogo e il momento: in chiesa e dopo la Santa Messa. Sono semplicemente proibite. Proprio in Emilia Romagna i vescovi, al tempo di Caffarra alla loro guida, diffusero un documento chiamato "locali parrocchiali ed elezioni". Al punto 2, scrivevano: "E' proibito dare in uso locali di proprietà della parrocchia o di altri enti ecclestiastici a rappresentanti di qualsiasi partito o raggruppamento politico, anche per incontri/dibattiti in cui siano parimenti rappresentate tutte le parti". Non contemplavano le chiese, che "ingenui"... Il documento però non è mai stato abolito quindi va da sé che il sacerdote in questione vada contro ad una proibizione.

Secondariamente, l'iniziativa lascia perplessi per il tempo: a ridosso delle elezioni. In terzo luogo per l’attore principale: il parroco e non i laici. In quarto luogo per i rischi di strumentalizzazione ideologica del Vangelo. Da ultimo per l’assenza completa della Dottrina sociale della Chiesa che favorisce la suddetta possibile strumentalizzazione.

Molte nostre parrocchie scoprono che il cristianesimo ha delle esigenze anche politiche solo a rimorchio di eventi importanti ma contingenti come è il caso delle elezioni europee. E prima? Queste esigenze della fede non c’erano anche prima? Il problema della formazione dei laici all’impegno politico ha bisogno di tempi lunghi, idee chiare e strumenti adeguati. Tempi lunghi perché non si tratta di fare una volta ogni tanto un giro di opinioni o di esperienze vissute dai protagonisti, ma di apprendere contenuti di teologia morale e di dottrina sociale, anche se di livello popolare, atti a guidare la prassi.

Non è sufficiente, anzi può essere fuorviante, aprire il Vangelo e, facendone una lettura improvvisata e condizionata dalle diverse esperienze politiche, derivarne dei concetti-guida per l’azione politica. Si tratterebbe di una applicazione ideologica e integralista, nonché clericale dato che il tutto viene fatto per iniziativa e con la conduzione del parroco. Il Vangelo non può essere separato dalla tradizione della Chiesa, la quale ha accumulato tutta una serie di principi e criteri, frutto sia della retta ragione che della rivelazione, che va sotto il nome di Dottrina sociale della Chiesa. Preparare i fedeli laici all’impegno sociale e politico non si fa col Vangelo in mano come fosse un nuovo “Libretto Rosso”, non si fa sotto la pressione delle inevitabili polemiche che segnano la vigilia di elezioni politiche, non si fa promuovendo un talk-show in Chiesa ove ospitare tutte le opinioni politiche: la Chiesa è altro e di più delle opinioni politiche e, proprio per questo, non va d’accordo con tutte e non può ammetterle tutte.

Oggi ci sono vescovi che fanno inaugurare le Scuole diocesane di politica (sottolineo: Scuole diocesane di politica) e di etica sociale a uomini politici in voga, ce ne sono altri che alla formazione del clero fanno parlare il segretario di un partito locale, ce ne sono altri che fanno tenere comizi in chiesa a esponenti politici. Lasciamo stare qui il fatto che tali iniziative sono di un unico orientamento politico, non è questo il problema, o meglio non è solo questo. Il problema è che non si formano sistematicamente i laici, si lascia che militino per tutte le cause, anche quelle sbagliate, e poi alla vigilia di una tornata elettorale si mette loro in mano il Vangelo e gli si chiede di confrontarsi. Che il metodo sia sbagliato nella forma e nei contenuti mi sembra evidente. Il pericolo che il Vangelo sia chiamato a convalidare i principali luoghi comuni dell’ecclesialese di oggi – migrazionismo, eurpeismo, ecologismo, globalismo - è altissimo.

La politica è direttamente dipendente dalla morale in quanto ha come fine il bene comune che è un concetto morale. Nell’incontro di Novellara del 4 maggio verrà spiegato per bene e secondo la tradizione della Chiesa cos’è il bene comune? Ecco una cosa che si poteva fare prima e con il necessario approfondimento. Se uno non sa bene cosa debba intendere per bene comune che vantaggio può trarre da un confronto diretto col Vangelo e soprattutto con le varie opinioni degli altri?

La politica è poi indirettamente collegata anche con la religione in quanto il bene comune, se non è fondato nell’Assoluto, non regge. Il bene comune fondato solo sull’uomo non tiene a lungo perché l’uomo non è assoluto. Da qui la necessità di chiarire cosa può e deve dare la religione alla politica senza trasformare la politica in religione. Vi sembra una cosa da trattare in un paio d’ore in chiesa dopo la Messa? Senza voler fare i conti allo Spirito Santo, mi sembra che Egli, prima di parlare in una riunione per le elezioni europee abbia parlato nella tradizione della Chiesa, di cui fa parte anche la Dottrina sociale.

Siccome sono in aumento le iniziative simili a questa di Novellara è bene contribuire a fare chiarezza dato che esse producono confusione. Le parrocchie, da sole o insieme ad altre, facciano delle scuole di Dottrina sociale della Chiesa di buona dottrina; tramite queste scuole i sacerdoti formino i fedeli laici; saranno poi i laici debitamente formati a riunirsi in vista delle elezioni europee e certamente non in chiesa e non su invito del parroco. Viceversa c’è un neo clericalismo portato avanti proprio da coloro che contestavano il vecchio clericalismo. Senza la giusta mediazione dei laici accade che la Chiesa si fa mondo e che il mondo si fa Chiesa.

Stefano Fontana

 http://www.lanuovabq.it/it/vangelo-a-la-carte-la-tribuna-politica-e-in-chiesa

Tra corridoi umanitari per i libici e sostegno ai migranti del Messico - Danilo Quinto - 30.04.2019

Nello spazio di qualche giorno, l’uomo vestito di bianco lancia due sfide politiche: una globale, al Presidente degli Stati Uniti, l’altra interna, al leader della Lega. 

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Attenti, Trump e Salvini. Da Santa Marta giungono segnali forti e chiari nei vostri confronti. A Bergoglio non piace proprio la politica di sicurezza che state perseguendo. La vuole smontare pezzo per pezzo e in questo disegno usa tutte le armi a sua disposizione.

Attraverso l’Obolo di San Pietro destina 500.00 dollari all’assistenza dei migranti in Messico, che si accalcano presso il confine con gli Stati Uniti. Finanzieranno 27 progetti delle 16 diocesi messicane che avevano chiesto al Vaticano un aiuto per continuare a fornire alloggio, cibo e beni di prima necessità. Spiega un comunicato della Santa Sede: «Negli ultimi mesi, migliaia di migranti sono arrivati in Messico, dopo aver viaggiato per oltre 4.000 chilometri a piedi e con mezzi di fortuna da Honduras, El Salvador e Guatemala. Uomini e donne, spesso con bambini piccoli, fuggono da povertà e violenza, con la speranza di un futuro migliore negli Stati Uniti. Ma la frontiera statunitense rimane chiusa».

Trump deve aprire le frontiere. Questo è il messaggio politico. Così come devono fare l’Europa e l’Italia. La crisi libica casca proprio a fagiolo.

Già nello scorso mese di settembre, durante la conferenza internazionale della Comunità di Sant’Egidio a Bologna, fu lanciata la proposta di corridoi umanitari, così come era stato fatto per il Libano, poi ripresa negli scorsi giorni da “Mediterranean Hope”, il programma di corridoi umanitari promosso dalla Fcei, la Federazione delle Chiese evangeliche italiane. Anche il Coordinamento Italiano ONG Internazionali ha parlato di urgenzadell’apertura di corridoi umanitari, come l’Onu e l’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) e tutte le Ong impegnate in questo settore, che come hanno svelato numerose inchieste giornalistiche – a partire da quella a firma Gian Micalessin per “Il Giornale” del marzo 2017 – coltivano ottimi rapporti con George Soros, fondatore della rete “filantropica” dell’Open Society Foundations, che sin dal mese di settembre del 2016 annunciò dalle colonne del “Wall Street Journal” di voler investire “in start-up, aziende, iniziative di impatto sociale e imprese fondate da migranti e rifugiati” e poi confermò, proprio durante un suo intervento in una delle Commissioni delle Nazioni Unite, di finanziare le Ong che scorazzano per il Mare Mediterraneo in cerca di battelli che trasportano la merce umana dei migranti.

In Italia, il Movimento 5 Stelle – per evidenti ragioni di contrasto e di concorrenza alla politica di sicurezza promossa da Salvini, che ha quasi azzerato il fenomeno migratorio – si è schierato a favore dei corridoi umanitari con l’intervento della senatrice Paola Taverna, che nel suo intervento in aula al termine dell’informativa del Premier Giuseppe Conte sulla Libia, ha dichiarato: « Se non riusciamo a fermare subito i combattimenti in Libia ci ritroveremo da un giorno all’altro con una nuova Siria sull’uscio di casa, con un esodo biblico di centinaia di migliaia di profughi in fuga nel Mediterraneo che nessun porto chiuso o direttiva ministeriale potrà fermare. In tal caso, per evitare che l’Italia si trovi ancora una volta da sola a far fronte a una situazione ingestibile e potenzialmente esplosiva, sarà indispensabile aprire un corridoio umanitario europeo, anzi, internazionale». Alla voce dei Cinquestelle, si sono aggiunte – tra le altre, tutte amplificate da quelle trasmissioni televisive, come quelle di Fabio Fazio, Corrado Formigli o di Lilly Gruber – le voci di Roberto Saviano, Laura Boldrini ed Emma Bonino, la leader radicale di +Europa (il rassemblement che ha formato con Della Vedova, Pizzarotti e Tabacci) che per ogni dove, anche dagli amboni delle Chiese dove viene invitata con il consenso di Bergoglio, inneggia all’ingresso in Italia ogni anno di 300.000 immigrati, per sopperire (sic!) alla crisi della natalità.

La ciliegina su questa torta politica la mette il peso da novanta di Bergoglio, che all’Angelus di domenica 28 aprile rivolge queste parole alla folla sempre più scarsa che lo va ad ascoltare a Piazza San Pietro: “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso. Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari”.

Sono in arrivo le elezioni europee e c’è chi pensa – non a torto – che la situazione in Libia avrà un gran peso nella campagna elettorale. In tutti i sensi. potrebbe essere sfruttata per porre un freno all’aumento dei consensi nei confronti della Lega. C’è chi addirittura si pone il problema di recuperare i voti e le intenzioni di voto dei cattolici a favore di Salvini - molti dei quali rifiutano il buonismo d’accatto della maggioranza dei Vescovi, quasi tutti di nomina bergogliana – per farli tornare a Forza Italia o al PD. Uno vale l’altro, del resto. Perfino il M5S andrebbe bene, per fermare l’avanzata di Salvini. D’altra parte, è l’intero establishment a battersi per “incriminare” – e in alcuni casi l’incriminazione è diventata concreta – la chiusura dei porti, per violazione dei diritti umani, delle Convenzioni internazionali, per omesso soccorso, disumanità, ecc., ecc. La lista dei presunti reati potrebbe riempire pagine su pagine, naturalmente, e potrebbe far leva – già i segnali si vedono – sulla difesa dei soggetti fragili coinvolti nel conflitto: bambini, donne, malati. La politica, ormai, si fa con le emozioni e con i sentimenti. La ragione viene messa da una parte, quando va bene. Dimenticata o ignorata, nella maggior parte dei casi. Potrebbero convergere interessi molteplici – sia italiani che europei – non per fermare con soluzioni diplomatiche o con interventi di peace keaping promossi dalle Nazioni Unite, la guerra in Libia, ma per consentire che essa produca esiti politici sinergici all’interesse primario che il potere economico-finanziario e politico internazionale coltiva in questo momento: usare l’arma dei migranti per destabilizzare l’intero continente europeo ed in particolare una Nazione in stato confusionale e agonizzante come l’Italia.

Danilo Quinto

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