ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 22 maggio 2019

Il nemico pubblico numero

Così si divide la Chiesa in vista delle elezioni europee

Le elezioni europee animano il dibattito nella Chiesa: c'è chi guarda alla bioetica e chi continua a rilanciare solo sull'accoglienza

Affermare che la Chiesa cattolica è divisa al suo interno rappresenta sempre un azzardo narrativo.
Perché διαβάλλω (diabàllo), per il papa e per i chierici tutti, è un verbo coniugato dal maligno. Chi ha il privilegio di raccontare, però, deve travalicare gli steccati linguistici e quelli dottrinali, perché il contrasto è di dominio pubblico.

Il populismo-sovranista è il nemico pubblico numero uno delle Conferenze episcopali europee in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo, Lussemburgo e Bruxelles. Il Vaticano ha anche stilato un documento: "I movimenti umani, pur generando sfide e sofferenze, stanno arricchendo le nostre comunità, le Chiese locali e le società di ogni continente". Non si tratta solo di difendere la libertà di circolazione: è l'elogio del multiculturalismo. Per il vertice dei presuli incaricati nell'Unione europea, quello sovranista è un "gioco infame". Non c'è alcun "Trono di spade", ma pure in questo caso, per certi ambienti ecclesiastici, sembra buono l'adagio secondo cui "o si vince o si muore". Dicono che se i populisti trionfano perisce l'umanitarismo e che l'unico legame possibile col popolo è quello di matrice cristiana. Padre Arturo Sosa, che è il preposito generale della Compagnia di Gesù, ha sostenuto alla fine dell'anno passato che "il populismo è una minaccia molto pericolosa per lo sviluppo politico e sociale del popoli". Rimanendo dalle parti della serie tv della Hbo, l'avvento dell'identitarismo politico, per certa Chiesa, somiglia alla "lunga notte" dell'Europa. Ma il discorso potrebbe essere presentato al contrario, con quelli che si ergono a strenui difensori della civiltà occidentale, gli anti-migrazionisti, a fare da "Guardiani della notte". Il cardinale austriaco Christoph Schönborn ha lanciato un monito - era ancora ottobre - su come il populismo possa sfociare in forme autoritarie di dominio. La disamina è chiara. "Salvano - ha detto papa Francesco durante l'estate scorsa, riferendosi a chi opera nel Mediterrano - la vita del povero picchiato dai banditi, senza chiedergli chi fosse, la sua origine, i motivi del suo viaggio o i documenti...: ha semplicemente deciso di prendere in carico e salvare la vita". È qui, in queste scelte pastorali, che la Chiesa "ospedale da campo" interviene sulle cose degli uomini.
C'erano solo due cardinali, tre giorni fa, a Roma, per l'edizione annuale della Marcia per la Vita: Raymond Leo Burke e Willem Jacobus Eijk, un americano e un olandese. Quando ieri è stata data la notizia dell'avvio della procedura medica volta all'interruzione delle cure per Vincent Lambert, a tuonare per primo - poi un tweet è arrivato pure da Santa Marta - è stato il cardinal Robert Sarah. Sono quelli che i media progressisti chiamano tradizionalisti. Forse perché si occupano di anime con cadenza maggiore rispetto ad altri. C'è una costante comune: nessun ecclesiastico sembra disposto ad accettare il "divenire della storia" con modalità passive. C'è chi riallaccia i contatori agli occupanti di Action e chi, affrontando il tema della gestione dei fenomeni migratori, associa certe associazioni umanitarie all'aggettivo "strane". Come ha fatto sempre il prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti in un'intervista. Lì, tanto nei sacri palazzi quanto nelle periferie economico - esistenziali, tutti gli uomini di Chiesa sono impegnati ad andare verso il mondo, solo che sembrano guardare in direzioni diverse, individuando nella bioetica o nell'accoglienza la priorità per l'Europa che verrà,

PALLOTTOLE, ITALIANI, BAMBINI E LIBERTÀ


La busta con la pallottola indirizzata a Matteo Salvini non è ovviamente, per chi ha varie primavere sulle spalle, una novità.
E’ un vecchio ricordo che ha sempre accompagnato questa Repubblica, almeno dagli anni Settanta in poi (e quindi parliamo di mezzo secolo, ormai).
E’ il segno del livello di “democrazia” di parti eminenti di questa stessa Repubblica, “anti-fascista” nel midollo e quindi “semper idem”.
Salvini è oggi, per queste parti eminenti e sempre celebrate e stracolme di potere, di questa Repubblica “democratica”, tollerante e moderata, il “Mussolini” di turno da appendere al Piazzale Loreto di turno.
Perché una Repubblica “antifascista” nell’essenza, fondata quindi su una guerra civile, ha bisogno della guerra civile per poter sopravvivere al proprio fallimento, e quindi ha bisogno del fascismo perenne.
E’ davvero paradossale che la nostra Repubblica antifascista sia totalmente e perennemente dipendente, come un drogato dalla droga, dal fascismo? No, non lo è. Come argutamente scrisse Ugo Spirito: «L’Italia continua il fascismo a tempo indeterminato»
E più passa il tempo, e quindi più diventa ridicolo e patetico il ricorso al pericolo fascista, più loro ne fanno abuso. Proprio come i drogati con la droga.
In fondo, sono “drogati”… Fino alla morte.
Ma non è solo questione di antifascismo. E’ questione di democrazia, di quella democrazia che hanno sempre in bocca, e sulla canna delle loro pistole e fucili.
Perché sanno bene che non possono reggere alcun confronto democratico vero, in quanto sono al servizio del male e della menzogna. Ecco perché, inevitabilmente, prima o poi, passano ad altri mezzi. Sempre, infallibilmente.
Quella pallottola rappresenta, oggettivamente, una ragione in più per sostenere Salvini, al di là dei meriti e demeriti della persona e della sua politica, al di là delle critiche che si possono fare, degli errori che non mancano, al di là anche dei gusti personali, perché ora c’è in gioco qualcosa di molto ma molto grande. E i nostri nemici lo hanno perfettamente chiaro, questo concetto.
Perché quella pallottola… è destinata a tutti coloro che non aderiscono alla loro “democrazia” e al loro antifascismo, oggi tradotto anzitutto nell’immigrazionismo e nell’invasionismo, essendo questo, come abbiamo detto tante volte, in questo momento il loro primo cavallo di battaglia politico e sociale, il cui scopo vero è il progressivo annientamento degli italiani.
Al rosario – strumentale o sincero, a questo punto ha poca importanza – di Salvini, si risponde con la minaccia della pallottola antifascista.
Sostenuta indirettamente dai preti che non sopportano più il rosario, ma che nulla hanno da dire sulla pallottola.
Come nulla hanno da dire sui poliziotti bruciati (come nulla hanno da dire, per altri versi, su Vincent Lambert o in passato su Charlie Gard e altri esseri umani “fastidiosi”, mentre partecipano volentieri ai gay-pride e danno le chiese ai sostenitori di tutto questo).
Il 26… si vota per qualcosa di molto più grande che per un semplice parlamento europeo. Si vota per la libertà. Per l’esistenza stessa degli italiani. Per la salvezza dei bambini, minacciati da uno Stato sempre più leviatanescamente pronto a indottrinarli per il gender e a renderli soggetti a “trattamenti” ormonali adeguati alle nuove esigenze.
E questo è un pericolo molto più drammaticamente vero, attuale, e, soprattutto, comune a tutti, nessuno escluso, di quanto la “gente” comune riesca a concepire, a pensare, ad accettare.
Dietro quella pallottola, c’è un intero mondo che non cambia mai, e va ben oltre l’Italia. E’ quello della Rivoluzione perenne, che non tollera ostacoli e rallentamenti.

Pubblicato il 22 Maggio 2019 by Massimo Viglione

DELIRIUM EUROPA

Con ciò la cancelliera (e probabilmente futura presidente della Kommissione) ha dichiarato che “i valori europei” sono quelli degli LGBT e insieme quelli delle minoranze islamiche – non della maggioranza della popolazione.
“Ci sono correnti populiste che in molte aree disdegnano questi valori, che vogliono distruggere i nostri valori europei”, ha insistito Merkel. Manfred Weber, il candidato  europeo cui lei farà le scarpe, è stato ancora più preciso nella dichiarazione di guerra: “Popoli e estremisti di destra sono quelli che vogliono distruggere l’Europa, che non credono più in una partnership in questo continente e combatteremo contro di loro “.
Si noti che un mese fa la Merkel aveva accusato i musulmani di essere antisemiti, quindi ostili ai “valori europei” : “Ora abbiamo un altro fenomeno, abbiamo rifugiati o persone di origine araba che portano nel paese un’altra forma di antisemitismo”. “Nessun asilo ebraico, nessuna scuola e nessuna sinagoga possono essere lasciati senza la protezione della polizia. Questo ci sconcerta”.

Volevano fare l’Impero. Hanno fatto un nano


“Sconcerto” perché gli effetti discendono dalle cause che ha voluto e che difende anche adesso (“Non è stato un errore aprire le frontiere nel 2015”, ha detto il 2 maggio scorso) sta per qualcosa di più e peggio: come se la leadership europeista mentre assiste al crollo del   suo sistema che credeva solidissimo, indispettita dal sorgere dei “nazionalismi”,  si difende adottando un pensiero delirante.
Un fondo delirante che viene notato con stupore da osservatori esterni.
“Ho intervistato Guy verhofstadt”, dice stupito Luke McGee della CNN, e mi ha detto: “L’Europa morirà da dentro se trionfano i sovranisti”. Del personaggio avevo già riportato la “sfida” a Salvini e Le Pen, “pagati da Putin” per distruggere la UE – come caso di delirio. Il giornalista della CNN è parimenti impressionato di aver appreso dal disperato Verhofstadt questi propositi: “Il mondo sta cambiando, non è più un mondo di Stati, ma di imperi; la Cina è un impero, l’India è un impero, gli Stati Uniti sono un impero. Dobbiamo creare una Unione Europea che sia in grado di difendere i nostri interessi”.
https://edition.cnn.com/2019/05/20/europe/guy-verhofstadt-interview-europe-lmcgee-intl/index.html
E’ dunque questo lo scopo di tutto l’ordoliberismo  –   che ha reso l’Europa un blocco economicamente e tecnologicamente arretrato, dipendente dall’export di auto tedesche, dove i popoli del Sud son confinati nella miseria e condannati al sottosviluppo per obbligo legale di non sforare il deficit, dove mancano insieme la liquidità e le idee, la scienza e la demografia: fare un impero pari a quelli cinese e americano? Dove assurde norme sulla “concorrenza” hanno reso impossibile creare giganti come Alibaba o Huawei o Boeing? Impressiona davvero la distanza di Guy dalla realtà.
L’economista Ashoka Mody ha dimostrato che, a causa delle regole imposte dalla Germania, “la crescita nella zona euro resta essenzialmente dipendente dalla crescita del commercio globale”, destinata ben più che alla recessione. Al declino, anche rispetto alla piccola Corea del Sud:

Hanno ridotto l’ìEuropa non solo a “nano politico” come già era, ma a “nano economico” arretrato.
Ma questi sognano di un Impero. E non sembra essere un caso di frenologia delirante il solo Verhofstadt; quando la Merkel richiama i popoli europei (che per metà ha fiaccato) ad unirsi per battere insieme USA, China, Russia, chiaramente ha l’immagine farneticante di una UE-Impero, di un Reich.
Anche Adam Tooze, che insegna alla Columbia University ma è di casa in Germania, è stupefatto dalla assenza di senso della realtà: “Macron s’è giocato tutto per un accordo con la Merkel che si è rivelato una fantasia. Sono stato sorpreso, la settimana scorsa a Berlino, dal constatare quanta poca consapevolezza c’è della situazione. Dicono: “ACH Macron, peccato che sia così impopolare…”. https://www.ft.com/content/114bbdd4-7add-11e9-81d2-f785092ab560 …

Frantumata  la tradizione britannica


La vignetta del Financial Times

Gideon Rachman (europeista, del Financial Times) è ugualmente esterrefatto che in Germania non si capisca il motivo per cui “il sogno europeo” ha perso la Gran Bretagna. Il trattamento sprezzante della volontà popolare inglese espresso dal Brexit, la velleità punitiva, l’umiliazione che l’euro-oligarchia ha imposto a Theresa May nel calcolo di imporre agli inglesi la prigionia nella UE, ha ottenuto non solo l’effetto opposto, ma l’effetto epocale: la distruzione “del partito conservatore britannico: la formazione politica più antica del mondo, la cui esistenza risale sul piano formale al 1834 ma in realtà al secolo precedente quando si chiamavano Tories,e ancor prima Whigs”. Lo dice John Laughland, storico, padre fondatore dell’euroscetticismo (col suo saggio The Tainted Source), aggiungendo: “I partito dei Conservatori, anche nei periodi peggiori han avuto il 27 per cento dei voti” e d è giunto ad avere il 46% ; adesso è accreditato del 9 %, quinto dietro il partito del Brexit, i liberali, i laboristi, persino i Verdi” perché ha tradito l’elettorato con la doppiezza sul Brexit.
E – altro cambio epocale secondo le regole del sistema bipartisan britannico – non è l’opposizione Labour che guadagna dalla sconfitta del governo May. I laboristi sono in terza posizione, e ciò perché “Corbyn, un brexiter nel cuore che non osa dirlo, è il riflesso di Theresa May, una remainer in pectore che attua il Brexit controvoglia”. Dunque anche il bipartitismo perfetto che ha dominato la Gran Bretagna da secoli è stato distrutto dal “Reich Merkel”. La “stabilità assoluta” imposta all’intera Europa con l’ordoliberismo disciplinare punitivo ha avuto questo effetto  –   davvero storico.
E Laughland gira il coltello nella piaga: “Altro fatto radicalmente nuovo: il partito del Brext, che avrà un terzo dei suffragi alle elezioni, è nato da poche settimane – e non ha alcun rappresentante nel parlamento più antico della storia: non c’è alcun precedente di una simile novità extra-parlamentare nella storia britannica”. E siccome la May dovrà dare le dimissioni nelle prossime settimane, il Regno Unito affronterà elezioni anticipate: presto ci sarà un nuovo inquilino a Downing Street no.10”, e sarà Boris Johnson, “convinto partigiano del Brexit ed avversario implacabile dell’Accordo di ritiro negoziato da Theresa May coi 27 altri paesi della UE del novembre 2018” , se non addirittura Nigel Farage. La Brexit senza accordo, la Brexit dura che gli eurocrati volevano evitare, ci sarà.
Attenzione, perché anche in Austria ci saranno elezioni anticipate, dopo la vittoriosa guerra del fango lanciata su Strache e la rottura dell’alleanza democristiano-“nazista”, palesemente voluta da Berlino per dimostrare che non si possono fare governi “normali con l’estrema destra” (leggi: euroscettica). I risultati potrebbero non essere quelli auspicati da Verhofstadt nel senso dell’Impero UE: il giovane democristiano Kurz, che è stato così bravo a ripetere il falso verbo punitivo ordoliberista ( “Non vogliamo pagare i debiti dell’Italia”), potrebbe non riuscire a fare un governo.
La crisi della Francia di Macron è anch’essa dietro l’angolo: il giovine culatoncino si è esposto di persona in queste elezioni europee mettendo in gioco sé e il suo programma (fallito) , mentre poteva evitarlo: ha voluto farne un referendum pro o contro se stesso, e gli effetti si vedranno.

“Tutto, salvo Macron” https://twitter.com/russeurope/status/1129657767394992128

Magari nuove elezioni anticipate, nonostante il sistema presidenziale le renda impossibili? Sarebbe un’altra novità epocale resa inevitabile dalla “stabilità” ordoliberista.
In Italia “le cose vanno selvaggiamente”, ma comunque non nel senso dell’Impero, ed elezioni anticipate sembrano inevitabili.
L’ottusa ostilità verso le istanze popolari. La sordità e la censura di Gilet Gialli e dei sovranisti italiani, inglesi, di Visegrad avranno effetti incredibili rivoluzionari – non male come solidità dell’Impero che lorsignori immaginano nel delirio di potere.
Resta da descrivere un altro effetto paradossale epocale: la Gran Bretagna ha partecipato allo scrutinio europeo – anche se non doveva. In teoria, l’europarlamento sarà riempito di deputati di Farage, ossia ultrà per  il Brexit, e ci sarà da divertirsi. E il Regno Unito si ritiene debba comunque abbandonare la UE entro il 31 ottobre: cosa faranno i parlamentari inglesi? Andranno via appena arrivati? Quale l’effetto visivo e mediatico di questa emigrazione, di questo abbandono in massa della istituzione UE? Ma poi, se ne andranno?
La May, nota divertito Laughland, “ha portato il paese in un universo parallelo dove non è in vigore alcuna regola normale e dove la logica cessa di funzionare”.
Ed evoca Il Paese delle Meraviglie e la sua Regina.
“Quando Alice dice alla Regina che non si può creder a cose impossibili, ella ritorce: “Non hai fatto abbastanza pratica. Quando avevo la tua età, l’ho sempre fatto regolarmente una mezz’ora al giorno. Sono riuscita a credere fino a sei cose impossibili prima di colazione”.
Perfetta descrizione della Regina della UE e dei deliranti suoi ciambellani.

CHI CI “RIEDUCA” AL MULTICULTURALISMO


Spetta “agli ebrei” insegnare il multiculturalismo in Europa? Una ebrea, che guida il centro “Paidea” con i fondi del governo svedese, contribuisce a creare antisemitismo in Europa. Chi le ha assegnato un tale ruolo?

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