Elezioni europee
Il rosario brandito da Salvinie i fischi della folla a papa Francesco,ecco il sovranismo feticista
Il titolo non è nostro, è quello dell’editoriale di Famiglia Cristiana del 19 maggio 2019.
Siamo in piena campagna elettorale e tutti i partiti in lizza lanciano gli ultimi affondi per convincere il maggior numero di elettori della bontà della loro proposta politica.
Ma cosa c’entra la neochiesa sedicente cattolica in questa arena?
Ebbene, pare che invece c’entri, eccome! E non per predicare il Vangelo, come sarebbe suo dovere istituzionale, ma per bacchettare e perfino fustigare i politici che non sono graditi nelle “alte sfere vaticane”.
Dopo il comizio del capo della Lega a Milano, sabato 18 maggio, incredibilmente sono scesi in lizza tutti i pezzi grossi e meno grossi che fanno capo a questa neochiesa sedicente cattolica.
Il gesuita Antonio Spadaro, noto per il suo rapporto a doppio filo col gesuita Jorge Mario Bergoglio, è piombato lancia in resta contro il capo della Lega, scrivendo sulla sua pagina Facebook che «Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico … adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio», e arrivando perfino ad anatemizzare: «non nominare il nome di Dio invano … per i propri scopi» «non è un comizio politico il luogo per fare litanie (e in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla hanno a che fare). … è chiaro che l’identitarismo nazionalista e sovranista ha bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi. Ha trovato questa carta della strumentalizzazione religiosa (in Italia come altrove nel mondo, sia chiaro: non siamo originali in questo!) come adatta e la usa. La coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. Si facciano i propri discorsi, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali».
Caspita che sberla!
Solo che a noi sembra che la predica venga dal pulpito sbagliato, poiché i Gesuiti hanno usato la “carta della strumentalizzazione religiosa” per anni, per aiutare i politici cosiddetti demo-cristiani a stringere un patto di ferro con i comunisti notoriamente anti-cristiani. E ci sono pure riusciti, tramite il braccio secolare che si nascondeva dietro uno scudo che portava in mezzo una croce, simbolo religioso dei cristiani, e la ostentava proprio “in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla avevano a che fare”.
Sono passati un po’ di anni, i nuovi “crociati” in abito ecclesiastico adesso fanno la guerra a chi si appella al Rosario, ai Santi protettori dell’Europa e alla Madonna, per combattere a favore di una politica che conduca l’Europa a ritornare alle radici cristiane del continente.
Lo abbiamo già fatto notare: oggi i nuovi preti della neochiesa sedicente cattolica sono in piena campagna elettorale, a favore dell’Europa di Mammona che rifiuta sdegnosamente i valori cristiani sui quali è nata diversi secoli fa la vera Europa.
Perfino il Segretario di Stato vaticano è sceso in lizza; e nel corso di una cosiddetta “Festa dei Popoli” celebrata a San Giovanni in Laterano insieme a tanti gruppi delle diverse comunità di immigrati presenti a Roma, ha sentito il dovere – elettorale? – di dire: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso»
Dal canto suo, il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, ha stigmatizzato il comizio del capo della Lega, affermando che «ancora una volta si proclama alfiere del cattolicesimo, ma di un cattolicesimo tutto suo, “politicizzato” e contraddittorio, piuttosto distante dal magistero del Papa e della Chiesa universale e italiana. Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico».
Accade spesso così: quando si vuole attaccare chi ci è antipatico, si finiscono col dire cose strampalate. Quindi, secondo Avvenire, ci sarebbe anche un cattolicesimo “politicizzato”, che ovviamente non sarebbe il suo, che fa politica e campagna elettorale, ma quello del capo della Lega, che è “distante dal magistero”. E tuttavia “Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico”.
E qui siamo quasi alla farsa, poiché è da alcuni anni che in Vaticano si deforma il messaggio evangelico e che Avvenire aiuta a far conoscere tale deformazione.
Ma se lo fanno loro è tutto sacrosanto.
Ma insomma, tutta questa caciara perché? Prima di tutto perché la neochiesa sedicente cattolica ha deciso di fare campagna elettorale, e secondo perché c’è chi fa campagna elettorale ricordando i fondanti valori cristiani della vera Europa, cosa che ai preti moderni sembra dare un enorme fastidio.
Cosa avrà mai detto di tanto scandaloso il capo della Lega?
“Ci affidiamo alle donne e agli uomini di buona volontà, ai sei Patroni d’Europa, Benedetto da Norcia, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce: affidiamo a loro il nostro destino, il nostro futuro e i nostri popoli. E io personalmente affido la mia e la vostra vita al Cuore Immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria”
Ohibò! Un politico che invoca i Santi e lo fa impugnando una corona del Rosario! E’ talmente inusuale che diventa scandaloso per molti preti moderni, soprattutto quando il politico critica la loro politica a favore dell’Europa di Mammona e condanna la loro propaganda a favore dell’invasione islamica dell’Europa.
Non abbiamo difficoltà a riconoscere che il capo della Lega esageri nel fare campagna elettorale usando i valori religiosi in cui crede, ma è giocoforza riconoscere che i preti che scendono in lizza per la stessa campagna elettorale non esagerano, ma blasfemano; perché il capo politico non indossa l’abito ecclesiastico e invece loro sì… il capo politico non pretende di dire Messa e insieme di predicare a favore dell’Islam e invece loro sì.
L’ultima novità viene da Pinerolo, in provincia di Torino, dove il vescovo ha messo le chiese a disposizione dei musulmani per permettere loro di svolgere i loro riti in locali adeguati (!?), e cioè in quelle che un tempo si credeva fossero le “case di Dio”; e questo il vescovo l’ha fatto richiamandosi, in televisione, al documento di Abu Dhabi firmato da papa Bergoglio e da lui fatto inviare a tutte le istituzioni cattoliche perché lo studino e lo applichino; documento in cui si dice, blasfemando, che le diverse religioni sono volute dalla sapienza di Dio.
Ecco spiegata la reazione del cardinale Parolin, di padre Spadaro, di Avvenire, di FamigliaCristiana e di tanti altri appartenenti alla neochiesa sedicente cattolica, di fronte ad un politico che parla dei Santi con in mano la corona del Rosario… essi preferiscono un papa che bestemmia.
Che cos’è, se non campagna elettorale?
Il rosario brandito da Salvinie i fischi della folla a papa Francesco,ecco il sovranismo feticista
Il titolo non è nostro, è quello dell’editoriale di Famiglia Cristiana del 19 maggio 2019.
Siamo in piena campagna elettorale e tutti i partiti in lizza lanciano gli ultimi affondi per convincere il maggior numero di elettori della bontà della loro proposta politica.
Ma cosa c’entra la neochiesa sedicente cattolica in questa arena?
Ebbene, pare che invece c’entri, eccome! E non per predicare il Vangelo, come sarebbe suo dovere istituzionale, ma per bacchettare e perfino fustigare i politici che non sono graditi nelle “alte sfere vaticane”.
Dopo il comizio del capo della Lega a Milano, sabato 18 maggio, incredibilmente sono scesi in lizza tutti i pezzi grossi e meno grossi che fanno capo a questa neochiesa sedicente cattolica.
Il gesuita Antonio Spadaro, noto per il suo rapporto a doppio filo col gesuita Jorge Mario Bergoglio, è piombato lancia in resta contro il capo della Lega, scrivendo sulla sua pagina Facebook che «Rosari e crocifissi sono usati come segni dal valore politico … adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio», e arrivando perfino ad anatemizzare: «non nominare il nome di Dio invano … per i propri scopi» «non è un comizio politico il luogo per fare litanie (e in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla hanno a che fare). … è chiaro che l’identitarismo nazionalista e sovranista ha bisogno di fondarsi anche sulla religione per imporsi. Ha trovato questa carta della strumentalizzazione religiosa (in Italia come altrove nel mondo, sia chiaro: non siamo originali in questo!) come adatta e la usa. La coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita. Si facciano i propri discorsi, ma davanti a Dio bisogna togliersi i sandali».
Caspita che sberla!
Solo che a noi sembra che la predica venga dal pulpito sbagliato, poiché i Gesuiti hanno usato la “carta della strumentalizzazione religiosa” per anni, per aiutare i politici cosiddetti demo-cristiani a stringere un patto di ferro con i comunisti notoriamente anti-cristiani. E ci sono pure riusciti, tramite il braccio secolare che si nascondeva dietro uno scudo che portava in mezzo una croce, simbolo religioso dei cristiani, e la ostentava proprio “in nome di valori che col Vangelo di Gesù nulla avevano a che fare”.
Sono passati un po’ di anni, i nuovi “crociati” in abito ecclesiastico adesso fanno la guerra a chi si appella al Rosario, ai Santi protettori dell’Europa e alla Madonna, per combattere a favore di una politica che conduca l’Europa a ritornare alle radici cristiane del continente.
Lo abbiamo già fatto notare: oggi i nuovi preti della neochiesa sedicente cattolica sono in piena campagna elettorale, a favore dell’Europa di Mammona che rifiuta sdegnosamente i valori cristiani sui quali è nata diversi secoli fa la vera Europa.
Perfino il Segretario di Stato vaticano è sceso in lizza; e nel corso di una cosiddetta “Festa dei Popoli” celebrata a San Giovanni in Laterano insieme a tanti gruppi delle diverse comunità di immigrati presenti a Roma, ha sentito il dovere – elettorale? – di dire: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso»
Dal canto suo, il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, ha stigmatizzato il comizio del capo della Lega, affermando che «ancora una volta si proclama alfiere del cattolicesimo, ma di un cattolicesimo tutto suo, “politicizzato” e contraddittorio, piuttosto distante dal magistero del Papa e della Chiesa universale e italiana. Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico».
Accade spesso così: quando si vuole attaccare chi ci è antipatico, si finiscono col dire cose strampalate. Quindi, secondo Avvenire, ci sarebbe anche un cattolicesimo “politicizzato”, che ovviamente non sarebbe il suo, che fa politica e campagna elettorale, ma quello del capo della Lega, che è “distante dal magistero”. E tuttavia “Non si può discutere la fede che ciascuno afferma di avere, ma neppure è lecito deformare il messaggio evangelico”.
E qui siamo quasi alla farsa, poiché è da alcuni anni che in Vaticano si deforma il messaggio evangelico e che Avvenire aiuta a far conoscere tale deformazione.
Ma se lo fanno loro è tutto sacrosanto.
Ma insomma, tutta questa caciara perché? Prima di tutto perché la neochiesa sedicente cattolica ha deciso di fare campagna elettorale, e secondo perché c’è chi fa campagna elettorale ricordando i fondanti valori cristiani della vera Europa, cosa che ai preti moderni sembra dare un enorme fastidio.
Cosa avrà mai detto di tanto scandaloso il capo della Lega?
“Ci affidiamo alle donne e agli uomini di buona volontà, ai sei Patroni d’Europa, Benedetto da Norcia, Brigida di Svezia, Caterina da Siena, Cirillo e Metodio, Teresa Benedetta della Croce: affidiamo a loro il nostro destino, il nostro futuro e i nostri popoli. E io personalmente affido la mia e la vostra vita al Cuore Immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria”
Ohibò! Un politico che invoca i Santi e lo fa impugnando una corona del Rosario! E’ talmente inusuale che diventa scandaloso per molti preti moderni, soprattutto quando il politico critica la loro politica a favore dell’Europa di Mammona e condanna la loro propaganda a favore dell’invasione islamica dell’Europa.
Non abbiamo difficoltà a riconoscere che il capo della Lega esageri nel fare campagna elettorale usando i valori religiosi in cui crede, ma è giocoforza riconoscere che i preti che scendono in lizza per la stessa campagna elettorale non esagerano, ma blasfemano; perché il capo politico non indossa l’abito ecclesiastico e invece loro sì… il capo politico non pretende di dire Messa e insieme di predicare a favore dell’Islam e invece loro sì.
L’ultima novità viene da Pinerolo, in provincia di Torino, dove il vescovo ha messo le chiese a disposizione dei musulmani per permettere loro di svolgere i loro riti in locali adeguati (!?), e cioè in quelle che un tempo si credeva fossero le “case di Dio”; e questo il vescovo l’ha fatto richiamandosi, in televisione, al documento di Abu Dhabi firmato da papa Bergoglio e da lui fatto inviare a tutte le istituzioni cattoliche perché lo studino e lo applichino; documento in cui si dice, blasfemando, che le diverse religioni sono volute dalla sapienza di Dio.
Ecco spiegata la reazione del cardinale Parolin, di padre Spadaro, di Avvenire, di FamigliaCristiana e di tanti altri appartenenti alla neochiesa sedicente cattolica, di fronte ad un politico che parla dei Santi con in mano la corona del Rosario… essi preferiscono un papa che bestemmia.
Che cos’è, se non campagna elettorale?
di Belvecchio
TRA SALVINI E LA CHIESA IN CAMPO
Piaccia o no, questo voto europeo è religioso
Queste Europee sono diverse: lo dimostra la massiccia discesa in campo della Chiesa a favore di un esito filo-europeista a cui si fronteggia una visione opposta. Si rimprovera a Salvini la religione in piazza. Ma i primi a iniziare sono state le gerarchie ecclesiastiche.
I riferimenti ai temi religiosi che Salvini ha inserito nel suo discorso di Milano hanno sollevato molto chiasso. L’accusa di molti è stata di aver strumentalizzato la religione, agitando il rosario, invocando i Santi patroni d’Europa, riprendendo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI e, soprattutto, affidandosi al Cuore Immacolato di Maria. C’è un modo di affrontare le polemiche suscitate da questo discorso che consiste nel rimanere al livello di quelle polemiche politiche ed elettorali. E allora ci sarà chi vi vede una operazione calcolata per attingere voti in certi ambienti, chi vedrà la strumentalizzazione della fede per degli interessi partitici, chi segnalerà che Salvini invoca la Madonna e nello stesso tempo critica la nuova legge dell’Alabama restrittiva dell’aborto, chi riprende l’accusa di “sovranismo fascista” o di populismo … e ci sarà chi dice il contrario di tutto ciò.
Questo è solo un livello dell’analisi. Quello più facile. Non è però il solo. C’è un altro livello, che attiene al rapporto dell’Europa con la fede cristiana che Salvini a Milano, nonostante il modo che “ancor offende qualcuno", fa emergere.
Queste elezioni europee sono diverse dalle precedenti. Tutti sentono che in gioco non c’è solo il come del processo di unificazione ma anche il suo perché ultimo. Questo è dimostrato dalla massiccia discesa in campo della Chiesa cattolica a favore di un esito elettorale filo-europeista. Si rimprovera a Salvini di aver portato la religione in piazza. Ma a ben vedere ciò è stato già fatto, e ben più ampiamente, dagli ambienti ecclesiastici, ufficiali e non. Molti recenti interventi di papa Francesco sono stati chiarissimi da questo punto di vista. Il quotidiano Avvenire sta facendo una propaganda contro Salvini e per l’europeismo dell’Unione degna di un giornale di partito. La Civiltà Cattolica ha dato indicazioni precise tramite il suo direttore. Il Consiglio pastorale della diocesi di Vicenza – per fare solo un esempio dai territori - ha pubblicato un documento in vista delle europee dal chiaro contenuto elettorale, adoperando i migliori luoghi comuni oggi diffusi nel mondo ecclesiale. Zanotelli, Spadaro, Enzo Bianchi non hanno fatto mancare i loro interventi in proposito. Fermare il processo di unificazione è presentato come il male peggiore e il linguaggio apparentemente “laico” di tutti questi interventi (in essi di Cristo in genere non si parla mai) nasconde un tono fortemente religioso e addirittura apocalittico: ammiccare al punto di vista di Orban o di Salvini sarebbe peccato mortale e non una semplice “fragilità”.
Il fronte laico esterno e interno al mondo cattolico, che contesta scandalizzato il rosario di Salvini, assume toni da crociata religiosa. Non vuole che si affrontino le elezioni con la croce in mano e nel nome di qualche santo, ma poi qualifica le elezioni come una specie di armageddon, una sorta di resa dei conti tra il Bene e il Male. Il segretario del PD Zingaretti ha detto che il primo problema per l’Italia è l’approvazione della legge sull’eutanasia, ma la cosa non ha suscitato nessuna reazione. Per Salvini invece ci si domanda sconcertati come un cattolico possa votarlo. Lo scontro non è quindi solo laico e orizzontale, ma anche religioso e verticale, si combatte contro il Nemico. Il che però contribuisce anche a spiegare come Salvini possa aver avuto l’idea del rosario in piazza e del Cuore Immacolato di Maria. Tra l’altro non è l’unico a farlo. Data la diffusa sensazione che la posta in gioco il 26 maggio sia anche verticale, si moltiplicano le iniziative dal basso del “Rosario per l’Europa”, tutte indirizzate alla preghiera mariana contro questa Unione Europea. La vicinanza di Fatima (13 maggio) aiuta.
La prima cosa da fare per orientarsi nelle prossime elezioni è di dare un giudizio sull’esito del processo di unificazione. Tale giudizio non può essere solo economico, istituzionale o tecnico. In gioco c’è molto di più perché il processo ha da tempo abbandonato la difesa delle principali evidenze antropologiche e teologiche. Abbandonata l’idea che il Dio cristiano c’entri qualcosa con l’Europa, si è finito per abbandonare anche l’idea che l’uomo c’entri qualcosa con l’Europa. Una parte vede male questa Unione Europea non solo perché impone l’uniformità delle misure dei sacchetti di terriccio che si vendono in tutti i vivai del continente, ma soprattutto perché ha progressivamente secolarizzato il senso della vita. Per lo stesso motivo l’altra parte la vede invece bene. Per opposti motivi, ambedue le visioni sono a sfondo religioso.
I toni religiosi di Salvini a Milano, con le loro particolari approssimazioni e incoerenze, e le feroci critiche, pure con le loro approssimazioni e incoerenze, sono la spia di questa dimensione del problema: i conti di quaggiù non si fanno solo quaggiù. E questo oggi diventa anche un criterio elettorale.
Stefano Fontana
- LE RAGIONI DELL'AFFIDAMENTO
Salvini? Come Scalfaro e Casini. Però ora sia coerente
Salvini si affida alla Madonna, lo stesso atto - coerente con l'enciclica Quas primas - che fecero Casini e Scalfaro. E' un bel gesto di fede, il problema semmai è l'incoerenza di proclamarsi due ore dopo indisponibile a modificare la legge sull'aborto. Cosa che però nessuna delle gerarchie ecclesiastiche gli ha rimproverato e che nessun altro politico cattolico - del resto - si è mai sognato di fare. Ma chi si scandalizza per Salvini ha mai protestato per Renzi, Bonino e Boldirni in comizio nelle chiese?
Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin dice che invocare Dio per se stessi è sempre pericoloso. Lo fa per rampognare l’ultimo affidamento di Salvini che ha brandito – per i detrattori –, e impugnato – per i laudatores – il Rosario affidandosi al Cuore Immacolato di Maria e ai 6 santi protettori d’Europa.
Non sappiamo che cosa avrebbe fatto Parolin, perché allora non era al punto più alto della gerarchia vaticana dopo il Papa, però qualche cosa ci dice che non si sarebbe stracciato le vesti il 31 maggio 2001 quando nell’aula parlamentare di Montecitorio il neo presidente della Camera Pierferdinando Casini affidò la sua presidenza nientemeno che alla Vergine di San Luca, protettrice della sua città, Bologna.
“Infine, consentitemi, un personale saluto alla città di Bologna dove sono nato e cresciuto – disse Casini in conclusione del suo discorso di insediamento -. Come tutti i bolognesi, mi affido anche io alla protezione della Madonna di San Luca, confidando nel suo aiuto per svolgere con serena imparzialità e rigore il mio mandato di Presidente della Camera dei deputati”, disse commosso.
Ci furono reazioni di stizza? Tutt'altro, tanto che il resoconto stenografico riportò addirittura che seguirono “vivi, generali applausi” e addirittura “il deputato Luciano Violante sale al banco della Presidenza e si congratula con il Presidente”.
Certo, non si trattava di un comizio politico, ma di un atto istituzionale, ma forse a maggior ragione nella sua qualità di uomo delle istituzioni qualcuno avrebbe potuto rimproverare a Casini una certa parzialità, una inadeguatezza a rappresentare tutto l'emiciclo secondo i canoni laicisti ben noti. Ma questo non accadde anche perché Casini non era il primo ad affidarsi a Dio nell’iniziare un incarico politico.
Prima di lui era stato il neo presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaronel 1992. Sentite che cosa disse in occasione del suo discorso di insediamento a Camere riunite: “Dopo il vostro voto mi sono fermato in silenzio a meditare, a pregare per chiedere luce e forze e capacità di sacrificio a Dio in cui credo con tanta povertà di cuore. Mi sono fermato a chiedere protezione e coraggio a Colei che umile ed alta, più che creatura, è madre di Dio e dell’uomo. E lì, nella meditazione, ho pensato di chiedere a tutti voi a tutti, a ciascuno indistintamente di aiutarmi a colmare le mie lacune, ad accrescere la mia volontà, ad esser larghi del vostro consiglio, a confortare la mia inadeguatezza”.
Come un neo Papa nella camera lachrimatoria, Scalfaro non ebbe vergogna – e mai nessuno dai piani alti vaticani gli rimproverò la sfrontatezza – di affidarsi a Dio perché nessun cardinale né vescovo si sarebbe sentito detentore della patente di citare Dio da rilasciare come la motorizzazione civile o come fosse il bollino delle Chiquita.
Ora, può darsi che Salvini, non avendo il pedigree del cattolico da parrocchia e non avendo mai militato in un partito che faceva sfoggio della sua fede fin dal nome, parta in svantaggio e subisca l’ostracismo dei puri. Però questi esempi mostrano che l’affidamento a Dio di un politico dà fastidio solo a seconda del nome che porta e del partito che rappresenta. “Certo, ma è un ipocrita”, rimproverano molti. Ma perché, forse che non si poteva sospettare lo stesso di Casini e Scalfaro? Eppure, furono immuni da critiche.
Se c’è una cosa che si può rimproverare a Salvini non è l’essersi affidato alla Madonna, ma il fatto che poche ore dopo – intervistato da Maria Latella – abbia ribadito la sua contrarietà a modificare la legge 194 sull’aborto. Questa, semmai, è l’incoerenza di un politico che al pari degli altri – ricordate Renzi in chiesa a Paestum? E la Boldrini in un tempio cattolico con Avvenire (in foto)? E la predica della Bonino in chiesa a Biella? – ha usato la religione nella politica. La stessa politica che sempre più preti dall'ambone stanno facendo incetrando le loro prediche sull'accoglienza e sul nemico leghista. Da parte sua, può darsi che Salvini menta, ma può anche darsi che sia sincero nella fede e peccatore negli atti, come del resto ha ammesso.
Eppure questa incoerenza, sull’aborto, ma anche sull’eutanasia, dovrebbe essere il punto d’onore di certe gerarchie ecclesiastiche che si stracciano le vesti sbagliate, dato che a loro non fa nessun problema che per Salvini la 194 vada bene così. Al pari di Casini e di Scalfaro all'epoca, tanto per stare all’esempio e di tutti gli altri.
Dunque, Salvini: ora, da chi si è impegnato così solennemente ci si aspetta una coerenza di azione degna di cotanta obbligazione, nelle azioni politiche per lo meno, se proprio non si riesce nella vita. Per il resto dovrà risponderne con maggiore gravità nel giorno finale e in ogni caso al suo confessore. Come tutti gli altri che hanno tirato la Chiesa e la fede per la giacchetta e ai quali non viene rimproverato mai nulla, come tutti i politici che entrano nelle chiese per partecipare ai comizi elettorali organizzati da vescovi (eh sì, abbiamo documentato anche questo).
Tutto si tiene, però. In fondo Salvini, esattamente come Scalfaro e Casini non ha fatto altro che applicare alla lettera l’invito di papa Pio XI che nell’encliclica Quas Primas, senza sapere del "capitano", ma sapendo bene della “peste laicista” invitava a celebrare la Festa di Cristo Re come “ammonimento per le nazioni che il dovere di venerare pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma anche i magistrati e i governanti: li richiamerà al pensiero del giudizio finale, nel quale Cristo, scacciato dalla società o anche solo ignorato e disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la sua regale dignità che la società intera si uniformi ai divini comandamenti”.
Sono passati appena cent’anni eppure sembra che la Chiesa abbia cambiato radicalmente prospettiva. Scommettiamo che il primo politico pro migranti che tirerà in ballo Dio per qualunque auspicio verrà lasciato stare?
Andrea Zambrano
Il Cristiano per il socialismo Bergoglio ha trasformato la chiesa in un partito politico. Ed adesso si lamenta se un politico nomina e mostra urbi et orbi i simboli che essa ha gettato nel pattume? Ma come e il nuovo comandamento: "pratica accuratamente la raccolta differenziata la domenica mattina" che sostituisce quello del santificare le feste?
RispondiEliminaLa verità è che I Santi Veri, Il Rosario, e soprattutto il Cuore Immacolato di Maria sono ARMI LETALI controla neochiesa eretica bergogliana. Volevano seppellirle in discarica. Ma qualcuno le ha trovate. Ahi! Ahi! Chiesa Comunista