Studiare e applicare correttamente la Dottrina sociale della Chiesa; non ridurre il male a un capro espiatorio; insegnarae chiaramente dei contenuti e gerarchizzarli. Ecco tre cose che i vescovi dovrebbero imparare per evitare le figuracce, l'ambiguità e di giocarsi la credibilità come è successo in queste elezioni Europee.
Il cardinale Bassetti
Ieri, dopo i risultati delle Europee molte persone segnalavano sui social che anche la Chiesa italiana, e i vescovi in particolare, avevano perso le elezioni. Spesso lo facevano in modo risentito, con accenti di rimprovero, di rivincita ed anche, purtroppo, di esasperata irriverenza. Se però, dopo le elezioni, tante persone hanno pensato che anche i vescovi italiani erano tra i perdenti, vuol dire che prima delle elezioni era stata evidente una loro scesa in campo in senso politico. La Chiesa italiana, sia nei suoi vertici che nei suoi ranghi, dovrebbe fare una riflessione sulle modalità dei suoi interventi in occasione di queste elezioni europee e sulle conseguenze che questo può avere per la credibilità stessa della Chiesa, in modo da aggiustare il tiro in futuro.
Ad onor del vero, non tutti gli interventi di prelati erano fatti con i paraocchi. Per esempio mons. Crociata, vicepresidente della COMECE (Conferenze episcopali dell'Unione Europea), aveva detto che i vescovi devono sempre intervenire in nome dei motivi ultimi, evitando di mescolare la propria voce a quella dei politici. Anche il vescovo di Nanterre, mons. Rougé, aveva invitato a non demonizzare l’euroscetticismo ma a capirlo in quanto espressione di un malessere reale.
Tuttavia, la coralità degli interventi, a cominciare da quelli del presidente della CEI cardinale Bassetti, è stata a senso unico. É stata fatta passare l’idea che pensare al bene della propria nazione sia egoismo nazionalista e che dire “prima gli italiani” sia contrario al bene comune, il quale richiederebbe invece di essere europeista e globalista. Ma questo è contrario alla Dottrina sociale della Chiesa e non si trova in nessun insegnamento del magistero sociale, e men che meno in san Tommaso d’Aquino o in sant’Agostino. Dove avranno pescato i vescovi questa strana idea? Da questa stranezza è venuta la diffusa impressione che si trattasse di una strategia politica. Un primo insegnamento che i vescovi dovrebbero trarre da queste elezioni, allora, dovrebbe essere di conoscere la Dottrina sociale della Chiesa e di insegnarla correttamente.
Come il toro si getta sconsideratamente a testa in giù verso ogni cosa rossa che si muova, così hanno fatto gli uomini di Chiesa davanti a Salvini. Perché lanciarsi contro di lui a testa in giù per ogni cosa fatta o detta? Perché demonizzare anziché insegnare? Sull’esempio dei vescovi, questo accanimento è stato fatto proprio dai ranghi della Chiesa, a partire dai media cattolici fino all’ultimo dei consigli pastorali e addirittura alle preghiere dei fedeli durante la messa. Per esempio, nel suo editoriale di domenica 26 maggio, ormai a tempo scaduto, il direttore de “La Voce dei Berici” di Vicenza, denunciava Salvini che avrebbe parlato del Cuore Immacolato di Maria pensando a “una parte di mondo cattolico ultraconservatore … xenofobo, anti islamico, aggressivo, impastato di un’identità declinata in chiave nazionalistica”. Davanti a queste etichette - queste sì veramente aggressive - un poveretto che desidera semplicemente che le migrazioni vengano governate perché nel suo quartiere non ce la fa più, e che ama la propria nazione più che Bruxelles, si stizzisce e vota deciso per Salvini. Una seconda lezione da imparare da parte dei vescovi è quindi di non individuare il capro espiatorio, protagonista di ogni male, perché la questione del bene e del male è più complessa e non la si risolve facendo perdere Salvini alle Europee. Se i vescovi si concentrassero di più sul male del peccato non cadrebbero in questi banali errori da politicanti inesperti.
Il cardinale Bagnasco, in una intervista alla vigilia delle elezioni, ha detto che i vescovi votano per l’Europa unita e che l’Italia deve portare in Europa la solidarietà. A voto avvenuto, il segretario della COMECE, padre Poquillon, si è dichiarato soddisfatto della così alta partecipazione al voto, segno di responsabilità. Ora, sia l’unità, sia la solidarietà, sia la partecipazione al voto sono elementi vuoti di contenuto. Unità per cosa? Solidarietà in che senso? Partecipazione a che scopo? Sono parole che non dicono niente.
Durante la campagna elettorale, da un lato gli uomini di Chiesa hanno demonizzato senza insegnare né distinguere, e dall’altro hanno detto parole vuote e generiche. Un altro insegnamento per i vescovi che deriva da questa sconfitta elettorale è allora anche quello di insegnare chiaramente dei contenuti ed anche di gerarchizzarli. Sviluppare la democrazia in Europa è meno importante che difendere la vita e la famiglia. Ma a parte qualche vescovo, che la Nuova Bussola ha già nominato, così non è avvenuto.
Si parla nella Chiesa di oggi della necessità di cogliere i “segni dei tempi”, che però in questa occasione non è stato fatto. I vescovi italiani non hanno colto l’odore delle loro pecore, si sono appiattiti sul politicamente corretto e hanno parlato come Repubblica o come il presidente della Repubblica Mattarella. É questo l’aspetto che maggiormente colpisce: che i vescovi non parlino da vescovi. E se non parlano da vescovi perché mai i fedeli dovrebbero ascoltarli? Nell’urna, ma non solo.
Stefano Fontana
http://www.lanuovabq.it/it/tre-lezioni-che-i-vescovi-dovrebbero-imparare
« Ecco perché i cattolici hanno affondato il politico Bergoglio che (oltre alla Chiesa) affossa tutti quelli che sponsorizza » di Antonio Socci
Ormai sembra il bacio della morte. Tutto quello che Bergoglio tocca va in rovina. Nella Chiesa anzitutto (ed è evidente a tutti). Ma anche nella politica, che poi è la vera ossessione del gesuita argentino.
Alle presidenziali americane si lanciò contro Trump (e a favore della Clinton) e Trump trionfò, mentre Hillary sprofondò. La stessa cosa è accaduta nelle presidenziali della sua Argentina e in quelle del Brasile. Due sconfitte brucianti per i candidati sostenuti da lui.
Eguale disastro alle consultazioni in Colombia. Fece fare poi opposizione alla Brexit e sappiamo come è finita. Ormai si dovrebbe sfuggire l’appoggio di Bergoglio come una condanna sicura.
In Italia il Pd dal 2013 ha seguito Bergoglio nella sua linea migrazionista. Così il Vaticano nel 2016 appoggiò il referendum costituzionale di Renzi e fu un tale disastro che il governo dello stesso Renzi crollò. Poi, alle elezioni del 2018, la chiesa bergogliana sostenne il Pd contro Lega e centrodestra e il Pd uscì a pezzi, precipitando al minimo storico, con le dimissioni di Renzi dalla segreteria.
Alle elezioni europee del 2019, per fermare Salvini, il Vaticano ha instaurato un collegamento con il M5S, che è ultralaicista, ma a Bergoglio non importa: a lui interessava che Di Maio bombardasse quotidianamente Salvini. E Di Maio lo ha fatto. Un cardinale aveva confidato al “Fatto quotidiano” che in Vaticano “i Cinque Stelle sono di casa”.
Ebbene, anche per il M5S quello di Bergoglio è stato il bacio della morte: crollo e voti dimezzati.
Così queste elezioni europee ci hanno consegnato un vincitore, Matteo Salvini, e due sconfitti assoluti: il M5S e Giorgio Mario Bergoglio.
E’ evidente a tutti perché Bergoglio, dimenticandosi il sacro ministero del Vicario di Cristo, in queste settimane si è buttato anima e corpo nella mischia politica lanciandosi in una campagna elettorale sfrenata contro Salvini.
Il vescovo di Roma ha trascinato anche la Chiesa italiana in un vortice di fanatismo antisalviniano che è arrivato fino al punto di permettere al “Fatto quotidiano” di titolare: “Il papa è la vera opposizione a Matteo Salvini”. E anche: “Cei: ‘Votate tutti tranne Salvini’ ”.
“L’Espresso”, proprio nel giorno del voto, ha dedicato la copertina a Bergoglio, come eroe della Sinistra, lo “Zorro” che avrebbe dovuto spazzar via il leader leghista. Eloquente il sottotitolo: “Gli striscioni e le maschere. Il popolo della protesta e la Chiesa di papa Bergoglio che passa all’opposizione”.
Ha voluto trasformarsi in politico (umiliando la Cattedra di Pietro e scandalizzando milioni di credenti) , dunque è giusto che Bergoglio venga ora valutato come politico: bocciato totalmente dal popolo e soprattutto dal popolo cattolico.
In quanto politico è stato addirittura sfiduciato dai fedeli che hanno sfruttato questa occasione per far capire al Vaticano come la pensano sul papato di estrema sinistra che ha ridotto la Chiesa in condizioni penose e che vuole riempire l’Italia di immigrati (magari islamici).
Lo svilimento del ministero petrino, lo svuotamento della fede ad una dimensione tutta orizzontale, sociologica, da attivismo politicante di estrema sinistra, il concentrarsi esclusivo e ossessivo sui migranti, l’essere del tutto indifferente ai problemi del nostro popolo, tutto questo ha convinto la gente che l’attuale vertice vaticano – oltre a maltrattare i cristiani spesso con pessime espressioni – disprezzi gli italiani e, dopo l’episodio del cardinale elettricista, si è avuta la netta sensazione che non rispetti neanche lo Stato italiano e le sue regole.
E’ stata un’operazione sconcertante. In queste settimane di massacri di cristiani nel mondo, di attacchi pesanti alla vita e di dati allarmanti che mostrano lo svuotarsi delle chiese in Italia, la gerarchia vaticana, infischiandosene di Dio, ha ritenuto di gridare allo scandalo per l’unica cosa per la quale avrebbe dovuto esultare: un politico che affida i destini d’Italia e d’Europa al Cuore Immacolato di Maria e che richiama la sua gente alla protezione dei santi patroni dell’Europa.
La corte bergogliana è inorridita davanti a un rosario quasi come se ne avessero terrore. Bergoglio ha perfino fatto sapere che lui non stringerà mai la mano a Salvini: eppure aveva stretto calorosamente la mano alla laicissima e abortista Bonino e aveva accolto in Vaticano il Centro sociale Leoncavallo con altri centri sociali della sinistra sudamericana.
In effetti il Bergoglio che inorridisce per il rosario baciato da Salvini in piazza è lo stesso Bergoglio che gradì (portandolo con sé) il dono del socialista boliviano Morales: la falce e martello con sopra l’immagine di Cristo. Non si scandalizzò e non insorse come ha fatto quando Salvini ha baciato il rosario.
Se il messaggio di Bergoglio – tramite la Cei – è stato (come sintetizzato dal “Fatto”) “votate tutti tranne Salvini”, il popolo italiano e anzitutto il popolo cattolico ha risposto votando Salvini e bocciando Bergoglio e la Cei.
Salvini lo ha capito e nei commenti a caldo, la sera di domenica, è tornato a baciare il rosario e aringraziare la Madonna, proprio per ringraziare i tanti cattolici che gli hanno dato fiducia e per ribadire la sua convinta difesa delle radici spirituali dell’Italia e dell’Europa, che poi è la tenace battaglia per la nostra identità.
Dopo che i catto-progressisti, in questi decenni, hanno tanto enfatizzato (a parole) il ruolo dei laici nella Chiesa, le gerarchie clerico-progressiste hanno invaso abusivamente il campo dei laici, la politica, e hanno fallito, venendo sonoramente bocciati dal laicato cattolico.
Dunque adesso imparino dai cattolici. Apprendano umilmente la lezione che i laici, nel loro campo specifico, hanno dato alla corte bergogliana e alla Cei. Facciano mea culpa e chiedano scusa al popolo cattolico, che hanno tradito, e a tutti gli italiani.
Tornino, queste gerarchie, a occuparsi della fede, di Gesù Cristo, e magari – invece di fare comizi – riportino per le strade delle città la Madonna pellegrina che un tempo servì anche per ricordare al popolo il pericolo mortale del comunismo (persecutore dei cristiani).
Bergoglio e la Cei potrebbero chiedere a qualche laico di insegnare loro la devozione alla Madonna e ai nostri santi. Per esempio potrebbero chiamare Salvini a far loro lezione. Infatti, a quanto pare, la Madonna, tramite il popolo, ha risposto alla preghiera di Salvini benedicendone le intenzioni.
Antonio Socci
Da “Libero”, 28 maggio 2019
Twitter: @Antonio Socci1
SUOR GERTRUDE: IL ROSARIO CRISTIANO NON È UNA COLLANA INDÙ, BUDDISTA O MUSULMANA. ANALOGIE SEMPLICIONE.
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ogni tanto si fa viva Suor Gertrude. Ieri ci ha scritto un messaggio sul Rosario; quello che Salvini ha baciato in pubblico suscitando la riprovazione del clero illuminato e dei suoi laii organici de sinistra, e naturalmente degli organi di partito come Repubblica. Leggiamo che cosa ci dice l’anziana badessa. E se posso aggiungere un commento, preghiamone tanti, di Rosari, soprattutto per la Chiesa.
“Gentilissimo dottor Tosatti, ho letto su Repubblica di oggi (ieri per chi legge, N.d.R.) a pag. 4 un articolo-commento di Marco Belpoliti (“ Il rosario senza preghiere del Capitano” – Il capitano dovrebbe essere l’on. Salvini visto che c’è la sua foto mentre bacia il santo Rosario.)
Nell’articolo l’autore dice che l’On. Salvini ne fa un uso superstizioso. Ma dice anche che il rosario non è una creazione cattolica, bensì indù del III secolo AC (se capisco bene, quello usato dai Krishna).
Circa l’uso che ne fa l’on. Salvini non farei un processo alle intenzioni. Ma che il santo Rosario che lui bacia nella foto abbia origini indù o altro solo perché sono esistiti prima di Cristo strumenti di preghiera o di canto in altre religioni non è corretto.
L’uso di usare sassi o nodi per ricordare il numero di salmi o invocazioni che devono essere recitate, non ha nulla a che vedere con il nostro santo Rosario.
Sarebbe come dire che poiché Zingaretti somiglia a Bersani, è un comunista puro e duro anche lui.
Oppure che poiché papa Bergoglio veste un abito lungo e bianco, è una sposa che va a convolare a nozze.
Vediamo di fare chiarezza, non tanto sulla fede dell’on. Salvini, che potrebbe essere persino più vera o apprezzata dal Creatore di quanto non sia quella del Papa attuale, quanto sull’origine del santo Rosario, quello che, recitato da San Pio V, fece vincere miracolosamente la flotta cristiana a Lepanto contro li turchi.
Sarà per questo, cioè per la volontà di dialogo con una religione di pace come quella islamica, che non si sente più tanto parlare di Rosario in casa cattolica e lo si vede invece in mano all’on. Salvini?.
Il nostro santo Rosario, quello che fa i miracoli (cui il card. Kasper non sembra credere, tale e quale il Priore di Bose, Enzo Bianchi, che invece dovrebbe crederci ai miracoli, visto che a momenti il Papa non lo nominava cardinale …), nasce nel XIII secolo “inventato“ dai monaci cistercensi e fu chiamato rosario perché era una coroncina di rose offerta a nostra Madre Immacolata.
Ma chi ne rese popolare la devozione fu San Domenico (nel 1214) che lo recitava per convertire gli eretici (catari).
Successivamente, pian piano e durante quasi altri duecento anni, grazie a certosini ed altri ordini, il Rosario santo, è divenuto quello che l’on. Salvini bacia , scandalizzando il Presidente della CEI e il direttore di Avvenire.
Ma non scandalizzando affatto qualcuno più in alto che vorrebbe ignorare il rosario per non fargli tanta pubblicità. Ma che scherziamo? E se da questo bacio dell’on. Salvini scaturissero grazie, e si decidesse di cancellare la legge sull’aborto per esempio? “.
Suor Gertrude
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