Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Molti stanno attaccando Salvini per aver ancora una volta ostentato il Rosario. L’obiezione più frequente è che si sia trattato di strumentalizzazione, per giunta da parte di chi non è certo un modello di fedeltà alla legge morale cristiana… Ma questa storia, raccontata da san Luigi Grignon de Monfort nel suo Il segreto ammirabile del Santo Rosario,può essere utile.
Alfonso, re di Leon e di Galizia, desiderando che tutti i suoi familiari ed il popolo onorassero la Madre di Dio per mezzo della recita del santo Rosario, decise di dare per primo l’esempio. Per attirare l’attenzione dei sudditi, volle attaccarsi alla cinta un grosso Rosario in modo che gli pendesse dal fianco e tutti lo potessero vedere, ma la sua devozione alla Mamma del Cielo era solo apparente perché questo re, pur portando con sé tutti i giorni la grande Corona, non recitava il Rosario.
Il nemico delle anime, il diavolo, era contento che il re sembrasse devoto della Madonna ma senza esserlo davvero perché con questo inganno sperava di portarselo all’inferno.
Il popolo che non conosceva la negligenza del re, pensava che amasse veramente la Vergine Santa, quindi, obbedendo al suo ordine si obbligò a recitare con fervore quotidiano il santo Rosario.
Passò molto tempo ed un bel giorno il re si ammalò gravemente … Si sentiva così male che tutti lo credevano morto!
Mentre era in questo stato, per una straordinaria grazia concessagli da Dio, fu rapito nello spirito e portato al tribunale di Gesù Cristo.
Vide i diavoli che l’accusavano di tutti i crimini che aveva commesso, e il Giudice divino che era sul punto di condannarlo!
Il povero re era disperato, perché, con gli occhi dell’anima, vedeva l’inferno aperto e pronto a riceverlo … e non poteva in alcun modo ormai riparare al male che aveva fatto.
Quando all’improvviso … Oh! Meraviglia! Apparve la Santissima Vergine che, come la più tenera delle madri si rivolgeva a Gesù per intercedere misericordia.
La Mamma celeste si fece portare dagli Angeli una bilancia. Tutti i peccati del re furono messi su un piatto e Lei, con le Sue mani immacolate, mise sull’altro piatto il grosso Rosario che egli aveva portato in Suo onore, insieme a tutti i Rosari che aveva fatto recitare al popolo.
E cosa vide allora il re?…
Con suo grande stupore si rese conto che il peso dei Rosari faceva scendere la bilancia in suo favore! Non credeva ai suoi occhi! Eppure succedeva proprio così!
La Vergine Santa lo guardava con sguardo di misericordia mentre gli diceva: “Ho ottenuto da mio Figlio, per ricompensa del piccolo servizio che mi hai reso portando il Rosario, il prolungamento della tua vita per qualche anno. Impegna bene il tempo che ti rimane e fai penitenza”.
Il re, riavutosi da questo rapimento, gridò: “O beato Rosario della Santa Vergine, per mezzo del quale sono stato liberato dalla dannazione eterna!”.
Appena ebbe ricuperata la salute, si mise a fare penitenza; non lasciò mai più la recita quotidiana del santo Rosario e, giunto ormai alla fine della vita, morì santamente protetto dall’assistenza della Mamma Celeste.
Il mondo catto-comunista insorge contro il leader leghista - Di Gianni Toffali
A prescindere dalla religione professata, ogni credente dovrebbe manifestare la propria fede senza timidezze e soprattutto senza timore di essere deriso o criticato.
La pratica della preghiera pubblica, è infatti bellamente praticata dalla totalità dei fedeli islamici, senza che qualcuno abbia alcunché da obiettare.
A Milano, Salvini, dopo aver baciato un rosario, aveva detto: "Sono sicuro che la Madonna ci porterà alla vittoria".
Una "banale" dichiarazione di fede che, invece di ricevere il plauso della Chiesa, è stata accolta dagli ambienti clericali da epiteti di ogni sorta.
Da Civiltà Cattolica al Vaticano, passando per Famiglia Cristiana e Avvenire, il mondo "cattolico", nei suoi vertici culturali e politici, ha nettamente preso le distanze dal leader leghista.
Abbiamo assistito ad una demonizzazione ad personam mai vista prima nella storia della Chiesa.
L'aspetto tragicomico dei prelati "cattolici" che martellano un loro fedele unicamente perché si è affidato ad una divinità che a parole dicono di servire, è che il plauso è venuto in gran parte da atei, laicisti, anticlericali, comunisti e postcomunisti.
Non sarebbe cosa buona e giusta, che i novelli Torquemada e chi ha rispolverato il tribunale dell'inquisizione, invece di ficcare il naso nella politica, si occupassero di salvare anime (l'unico scopo per cui Gesù Cristo istituì la Chiesa) e soprattutto di saldare le bollette della luce non pagate?
Non sappiamo se Salvini abbia fatto bene o male a sventolare il rosario. Non conosciamo il suo intimo. Ma chi siamo noi per giudicare? direbbe qualcuno. Eppure il giudizio è inappellabile: contro chi dice il rosario davanti alle cliniche abortiste (ricordate Galantino?); contro chi dice il rosario sui propri confini, come i polacchi; contro un politico che invece di rivendicare aborto ed eutanasia, come Zingaretti (stimatissimo presso certi “cattolici”), si affida a Maria… Come ha scritto oggi Riccardo Cascioli, ci sarebbero dei motivi seri per essere scontenti di quanto sta facendo il governo, compreso Salvini, ma non è per questi motivi che i comboniani, i Bianchi, gli Spadaro, i Mogavero… lanciano anatemi e scomuniche. E allora qualcuno dovrà pur ricordare che il rosario fu l’arma di san Pio V per sconfiggere i turchi a Lepanto. Che ogni 7 ottobre i cattolici ricordano la Madonna del rosario per quella vittoria che impedì all’Europa di finire sotto il giogo islamico.
Che il rosario fu l’arma dei domenicani contro le eresie… che esso può benissimo essere l’arma di quei cattolici che oggi lottano con Maria, per la dignità delle donne e dei figli, contro l’utero in affitto, contro l’ideologia dello scarto, contro chi vuole uccidere i disabili per fame e sete, contro l’islamizzazione dell’Europa. Salvini ha i suoi limiti, ma ha più diritti lui a sventolarlo, di tanti ecclesiastici sempre chiacchieroni, ma silenziosi, a parte qualche tweet tardivo, su legge Cirinnà, aborto al nono mese, morte di Charlie, Alfie, Lambert… Ha più diritto lui di chi elogia la Bonino
e Pannella, dal pulpito; di chi celebra Lutero (nemico di Maria!) e gli altri eresiarchi; di chi dà il pulpito ai propagandisti lgbt, agli iman islamici, ai luterani, ai politici amici…
In questi giorni sta divampando la polemica sui politici, es. Salvini, ed il riferimento a Dio ed alla religione da loro fatto. A tal proposito, riprendo questo articolo del dott. Domenico Airoma, Procuratore aggiunto presso il tribunale di Napoli Nord, e Vice Presidente Centro Studi “Rosario Livatino”. È un intervento che mette in evidenza qualcosa di più profondo che la semplice e spicciola polemica del politico di turno che nomina Dio.
Matteo Salvini
No, non è Matteo Salvini il problema. Salvini, in realtà, ha solo fatto venir fuori una questione molto più seria, che riguarda il rapporto fra religione e politica.
Se è vero che «Dio è di tutti», come ha ammonito il cardinale Pietro Parolin, è anche vero che non tutti gli uomini politici intendono essere di Dio; anzi, gli uomini che hanno patito i campi di concentramento nazionalsocialisti ed il GuLag comunista, così come oggi il povero Vincent Lambert in Francia, non sono altro che le icone sanguinanti di un Cesare che si è fatto Dio. Ed è altrettanto vero che ancor meno sono gli uomini politici che confessano pubblicamente di non estromettere Dio e i Suoi diritti dall’orizzonte del bene comune. Sicché quando il nome di Dio viene evocato da un uomo politico, il clamore è inevitabile e il sospetto che quel nome sia stato pronunziato invano altrettanto legittimo.
Invocare Dio da parte di chi è chiamato a governare «è sempre molto pericoloso», dice ancora una volta il cardinale Parolin. Ma perché? Che succede quando un uomo politico dichiara pubblicamente di tenere in conto Dio nell’esercizio delle proprie funzioni?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2147, è molto chiaro: «Le promesse fatte ad altri nel nome di Dio impegnano l’onore, la fedeltà, la veracità e l’autorità divine. Esse devono essere mantenute, per giustizia. Essere infedeli a queste promesse equivale ad abusare del nome di Dio e, in qualche modo, a fare di Dio un bugiardo». Insomma, se è vero che la gravità di una promessa si misura dal soggetto che la subisce, altrettanto può dirsi per una promessa non mantenuta quando viene fatta a Dio. Il quale non si lascia ingannare, magari pensando che basti istituire un ministero per la Famiglia, e dinanzi al quale è difficile giustificarsi appellandosi al “contratto di governo”.
Ma la questione, come detto, è molto più seria. E non a caso divide i cattolici e non solo. Perché non è solo la politica partitica che divide. Ciò che divide è il fine della politica e, quindi, il fine del governo della cosa pubblica. Perché se davvero Dio deve essere di tutti, allora la questione è come rispettare il piano di Dio sugli uomini, cioè fare in modo che le istituzioni rispettino, innanzitutto, la legge che è scritta nel cuore degli uomini.
«Non si tratta di per sé di imporre particolari “valori confessionali”, ma di concorrere alla tutela di un bene comune che non perda di vista il riferimento vincolante della ‘sfera pubblica’ alla verità della persona e alla dignità della convivenza umana», come ha ricordato la Commissione Teologica Internazionale nel recente documento La libertà religiosa per il bene di tutti, approvato da Papa Francesco. Ed è proprio questo che divide: prendere atto che la modernità ideologica ha fallito pretendendo di costruire un mondo contro Dio che è finito che ritorcersi contro l’uomo, oppure continuare a flirtare con questo mondo, illudendosi – i cristiani in primis ‒ di potersi concepire «come membri di una “società neutrale” che, nei principi e nei fatti, non lo è», avverte ancora la Commissione Teologica.
In definitiva, la questione è se il fine della politica, e del cristiano in politica, sia la civiltà cristiana oppure un filantropismo annacquato, che può servire, forse, per fare propaganda per l’otto per mille. Che però non convince. Non scalda i cuori. Non spinge a costruire cattedrali.
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