ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 17 maggio 2019

Tirare troppo la corda?

Card. Müller: “È tempo che papa Francesco dica una parola chiara per l’unità di tutti i cattolici nella Fede rivelata”

Un’intervista eccezionale per chiarezza di contenuti quella rilasciata a Die Tagestpost dal Cardinale Gerhard L. Müller a partire dalla lettera aperta di accusa di eresia di Papa Francesco per finire alla crisi della Chiesa.
Eccola nella mia traduzione.
Foto: card. Gerhard L. Muller e papa Benendetto XVI.
Foto: card. Gerhard L. Muller e papa Benendetto XVI.
Il cardinale Gerhard Müller, già prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha detto che mentre crede che Papa Francesco non sia un eretico, la Lettera Aperta del 30 aprile sottoscritta da eminenti ecclesiastici e studiosi che accusano il Papa di commettere eresia, tuttavia, merita una “risposta” da Roma. 

Il prelato tedesco ha detto in un’intervista con Regina Einig di Die Tagespost che gli autori della lettera sono “rinomati teologi”. Perciò, dice, “sarebbe importante che il Santo Padre faccia in modo che la Congregazione per la Fede dia una risposta, e non il Segretario di Stato o qualche suo amico giornalista o teologo”.

Il cardinale Müller ha detto che l’accusa di eresia che ora è stata rivolta a papa Francesco nella Lettera aperta ai vescovi “è la cosa peggiore” che “possa accadere” nella Chiesa cattolica, poiché “il Papa è, come vescovo di Roma, il successore di San Pietro, sul quale Nostro Signore ha costruito la sua Chiesa”. 

“Per quanto si possano comprendere le preoccupazioni di questi teologi [che criticano il Papa], bisogna anche dire che bisogna scegliere i mezzi giusti per lo scopo, giustificato, di una maggiore chiarezza di alcune affermazioni di papa Francesco”, ha commentato più avanti nell’intervista. 

Rispondendo all’argomento riguardo al fatto che in passato ci sono stati alcuni papi che hanno insegnato, in singoli punti, l’eresia, il cardinale tedesco ha affermato: “Qui [con la Lettera aperta], l’accusa va molto più in profondità, cioè che tutto l’edificio della Fede cattolica nei suoi principi di conoscenza e in alcuni dei suoi contenuti essenziali viene sradicato. Non sono d’accordo con questo”. 

Per il cardinale Müller, “i problemi sorgono piuttosto, a mio avviso, a causa di un approccio sbagliato secondo il quale la Chiesa sarebbe stata lasciata indietro (rispetto ai tempi, ndr) e che la Fede abbia bisogno di una modernizzazione, in modo che la contraddizione sulle questioni morali nei confronti delle forze trainanti del mondo occidentale non sia così evidente”. 

Nel campo degli “amici” del Papa”, continua il presule, “si confonde la Fede con un’ideologia neomarxista, neoliberale”. I cattolici vengono lasciati a chiedersi, tuttavia, perché Papa Francesco scelga questi amici in primo luogo. 

Il prelato ha chiesto aiuto a Papa Francesco affinché chiarisca i problemi: “Qui, è tempo che papa Francesco dica una parola chiara per l’unità di tutti i cattolici nella Fede rivelata. Non si chiede una obbedienza cieca verso un comando della linea di partito del momento, ma fiducia nel Papa e nei vescovi che conoscono anche i limiti e le caratteristiche dell’autorità ecclesiale”.
“Un insegnamento non è vero – né un cattolico è chiamato ad obbedire ciecamente – solo perché un vescovo dà un comando (semplicemente per la sua autorità formale), ma perché le istruzioni delle autorità ecclesiastiche sono radicate nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e nell’insegnamento dottrinale definito della Chiesa”.

A titolo di esempio, il cardinale Müller ha citato qui la Comunione per i coniugi protestanti dei cattolici, come è stata introdotta l’anno scorso da molti vescovi tedeschi. Müller afferma: “Per esempio, il comando di un vescovo di dare la Santa Comunione ai fedeli non cattolici è contro la Fede e ad esso non si deve obbedienza. Le sanzioni che lui [il vescovo] ordinerebbe a causa di questa [disobbedienza] non sono valide e devono essere revocate dal Papa e dai suoi tribunali”. 

Il cardinale Müller ha illustrato la minaccia che la Chiesa sta affrontando: “La Chiesa si trova infatti all’interno ed all’esterno in una delle crisi più gravi di tutta la sua storia. Non continuerebbe ad esistere quando venisse trasformata in una ONG politico-religiosa e quando l’insegnamento sulla fede e la morale, come ci è stato rivelato da Cristo, fosse relativizzato o completamente abbandonato“.

Il presule tedesco ha anche fortemente criticato il nuovo principio promosso della “sinodalità” quando dice: “Presto non riconosceremo più la Chiesa, quando l’adattamento al declino della morale viene presentato come un processo sinodale. Solo se [la Chiesa] non sarà diversa, cesserà di esistere, almeno in quelle regioni, dove i falsi profeti stanno dando l’indirizzo”. Il cardinale Müller potrebbe aver alluso al cammino sinodale” lanciato dai vescovi tedeschi lo scorso marzo, durante il quale si stanno esaminando questioni come il celibato e la morale sessuale della Chiesa.

In un altro punto dell’intervista, il Cardinale ha fatto riferimento ai vescovi tedeschi – o, più specificamente, al Cardinale Reinhard Marx – quando ha commentato:  “Non può essere che, di passaggio, un consigliere [del Papa] possa carpire dal Papa la concessione che ogni vescovo decida che i cristiani che non sono in piena comunione con la Chiesa cattolica – se non in pericolo di morte e in presenza delle necessarie condizioni spirituali – possano ricevere la Santa Comunione”. Il prelato insiste che “il singolo vescovo non può revocare l’insegnamento dottrinale vincolante, caso per caso, ma può solo determinare se le condizioni sono soddisfatte”.

Il cardinale Müller ha anche detto nell’intervista che, pur avendo “difeso” l’esortazione apostolica di papa Francesco sul matrimonio e la famiglia, Amoris Laetitia, egli ritiene tuttavia che “alcune riformulazioni dell’insegnamento della Chiesa necessitino di chiarimenti”. 

“Ho anche, dopo il mio mandato di prefetto della Congregazione per la fede, difeso Amoris Laetitia“, ha detto, aggiungendo: “Accolgo con favore il fatto che il Papa approcci in modo pastorale anche i cattolici nei rapporti coniugali irregolari, ma ritengo che alcune riformulazioni dell’insegnamento della Chiesa abbiano bisogno di chiarimenti”.

Nel tentativo di spiegare ulteriormente la natura dei documenti di papa Francesco, ha detto: “È spesso con i suoi documenti che coloro che li preparano possono essere i suoi confidenti, ma non hanno né in virtù del loro ufficio né teologicamente, la perizia, e si caricano di una grave colpa causando irritazioni che danneggiano molto il Papa e il papato”.
In una frase impressionante, il cardinale Müller ha commentato: “È un segno di decadenza intellettuale e morale quando chi confessa la Fede cattolica viene accusato – da chi sfigura [la fede] – di disobbedienza verso il Papa e i vescovi e di istigazione alla lotta e allo scisma”.

Infine, l’intervistatrice Regina Einig ha sollevato la questione della dichiarazione di Abu Dhabi di papa Francesco, che contiene la frase che dice che la “diversità delle religioni” è “voluta da Dio.

Sebbene il cardinale Müller sostenga il lavoro di Papa Francesco teso ad una “convivenza pacifica tra persone di religioni diverse, egli comunque afferma: “Deve, tuttavia, essere chiaro che siamo d’accordo con i musulmani de facto nella fede in un unico Dio. Ma, con la Fede soprannaturale, che esiste grazie all’Apocalisse e alla Grazia, noi cristiani crediamo anche nell’unico e vero Dio nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Qui, la Santissima Trinità non è solo una “aggiunta casuale al monoteismo generale”, aggiunge il prelato, “ma è la sostanza della Fede salvifica dei cristiani nell’Unico Dio e Creatore del mondo e dell’uomo”. La religione stessa come “virtù morale”, spiega, fa parte della “natura umana orientata all’adorazione di Dio”.

Ma i miti concreti e i loro riti delle “religioni” storiche non sono voluti dal Dio di Abramo e dal Dio e Padre di Gesù Cristo come espressione della sua rivelazione di sé per la salvezza dell’uomo, ma, al massimo, solo come preparazione ai Vangeli di Cristo”, ha aggiunto. 

Qui il prelato tedesco ha aggiunto: “Una migliore preparazione teologica avrebbe sicuramente evitato molte incomprensioni”. Tale dichiarazione di accordo con “un’autorità non cattolica” inoltre “non fa parte del mandato del magistero, finalizzato a preservare fedelmente la fede cattolica”.

“Un professore cattolico che esaminasse accademicamente questa dichiarazione congiunta [di Abu Dhabi] e che la criticasse – giustamente o ingiustamente – non può in nessun modo essere censurato. Sarebbe un tirare troppo la corda dell’autorità della Chiesa e un esempio lampante di abuso di potere clericale”, ha detto.
Fonte: LifeSiteNews

Card. Eijk: “Ho chiesto al Papa di fare chiarezza, semplicemente richiamando i documenti del magistero della Chiesa”

Il cardinale Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht, è attualmente uno dei più espliciti difensori dell’insegnamento cattolico perenne nella Chiesa.  Egli ha ripetutamente chiesto “chiarezza” a Roma e soprattutto al Papa, sia per quanto riguarda l’interpretazione di Amoris laetitia o altri punti come l’intercomunione nella Messa cattolica per alcuni fedeli protestanti.
Ecco l’intervista al card. Willem Eijk condotta da Jeanne Smits nella mia traduzione.
Card. Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht
Card. Willem Eijk, arcivescovo di Utrecht (foto Olivier Figueras)
LifeSite:  Eminenza, sono rimasta molto colpita dall’articolo da lei pubblicato nel National Catholic Register e La Nuova Bussola Quotidiana nel maggio del 2018. Lei aveva menzionato per la prima volta del suggerimento che la Comunione potesse essere data ai coniugi protestanti di fedeli cattolici. Lei ha fatto notare la confusione che ciò avrebbe causato. Da allora la situazione si è evoluta: ha avuto informazioni, ad esempio, su coppie che hanno chiesto di beneficiare di questa possibilità, o se il suggerimento è in corso di attuazione in alcuni luoghi?
Cardinale Eijk: Ho reagito a questo documento della Conferenza episcopale tedesca per un motivo molto specifico. Succede che nella nostra diocesi, durante le cerimonie più grandi, abbiamo attirato l’attenzione sul fatto che solo le persone che vivono in piena comunione con la Chiesa cattolica possono ricevere la comunione.  Gli altri possono farsi avanti, con le braccia incrociate sul petto, per ricevere una benedizione. Precisiamo ulteriormente: “Potete anche semplicemente rimanere al vostro posto e unirvi al Signore attraverso la preghiera silenziosa”. Abbiamo inserito questo testo anche nei libretti di cerimonia, ad esempio per le ordinazioni sacerdotali o le cresime….”. In molti luoghi, vediamo che le persone ne tengono conto. Ovunque vediamo persone che si fanno avanti con le mani incrociate sul petto; spesso sono protestanti sposati con i cattolici. Queste persone sono molto felici di questa benedizione.  Apprezzano molto di potersi fare avanti con gli altri e di ricevere qualcosa.

Quando i media hanno reso pubblico il documento programmatico della proposta della Conferenza episcopale tedesca (quello che proponeva la Comunione anche per i coniugi protestanti,ndr), i miei vescovi ausiliari ed io abbiamo pensato che quest’idea avrebbe potuto raggiungere il nostro Paese. Per questo motivo ho chiarito ancora una volta molto chiaramente ciò che la Chiesa insegna sull‘intercomunione. Quell’articolo ha fatto il giro del mondo: è apparso in inglese ma anche in italiano su La Nuova Bussola Quotidiana Christiana (1).  Ci ha permesso di raggiungere un gran numero di persone.

In questo articolo, ho menzionato non solo l’intercomunione, ma anche il fatto che due cardinali, di cui non ho dato i nomi, avevano sostenuto la benedizione dei “cosiddetti matrimoni omosessuali” (uno di essi è il vescovo Bode, vice presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, ndr).

Seguendo questo concept document tedesco sull’intercomunione, e a causa di questa esplicita richiesta dei cardinali a favore della benedizione delle relazioni omosessuali, ho chiesto al Papa di fare chiarezza, semplicemente richiamando i documenti del magistero della Chiesa.

Ebbene, ad oggi, la situazione rimane immutata. Non c’è stata alcuna reazione, almeno non in pubblico. E questo significa che c’è ancora molta confusione tra i cattolici su questi temi. Possiamo vederlo in molti modi. E lo rimpiango profondamente, perché sono a favore della chiarezza.
LifeSite:  Hai usato parole straordinariamente forti.  Ha parlato di “apostasia all’interno della Chiesa”.  Potrebbe spiegare cosa intendeva dire con questo?

EijkHo citato il numero 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica. Poiché ci sono cardinali che chiedono la benedizione delle relazioni omosessuali, ho fatto riferimento a questo paragrafo del Catechismo come un monito. Esso afferma che poco prima dell’Apocalisse si leveranno voci all’interno della Chiesa stessa, e anche tra le massime autorità della Chiesa che esprimeranno opinioni divergenti in relazione alla dottrina cattolica.  L’ho fatto come monito: stiamo attenti a non trovarci in questa situazione. Devo dire che, con mia grande sorpresa, il cardinale Müller ha ripreso questa idea: il 9 febbraio di quest’anno, ha pubblicato una dichiarazione sugli elementi fondamentali della fede cattolica, in cui ha fatto riferimento anche al numero 675 (2).  È anche degno di nota che la mia intervista e la citazione completa sono state riprese anche dal vescovo Gänswein durante la presentazione di un libro di Rod Dreher, The Benedict Option.

Tutto questo ha raggiunto molte persone e molti hanno iniziato a pensarci. In questo modo, spero di far sì che sempre più persone nella Chiesa aprano la bocca e facciano chiarezza, perché molti cattolici – ma voi lo sapete come me – sono davvero confusi.
LifeSite:  Il problema oggi non è che molte persone in posizioni di autorità non dicono nulla? Questo silenzio non è forse la grande prova del nostro tempo?

Eijk: Sì, ma vorrei aggiungere che, se questo è davvero il dovere di cardinali e vescovi, sacerdoti, diaconi, laici e volontari che lavorano nelle parrocchie non ne sono esenti. Come regola generale, i cattolici sono timidi nel mostrare la propria fede in Cristo e nei principi della dottrina della Chiesa. Tra i cattolici olandesi, questa timidezza è anche molto forte. Ciò è certamente dovuto al fatto che nei secoli successivi alla Riforma siamo stati costretti a tacere: è stato difficile per noi esprimere apertamente qualsiasi punto di vista. Mentre potevamo celebrare la nostra liturgia nelle chiese sotterranee, che ci ha permesso di continuare a proclamare la nostra fede, siamo stati obbligati a farlo con grande cautela, e questo atteggiamento continua a manifestarsi oggi tra i cattolici. Ma è una tendenza che si può vedere anche in altre parti del mondo. 
Anche tra i genitori…..  Nella loro vita, i bambini non incontrano per primo un sacerdote, ma i loro genitori. È importante che questi genitori parlino esplicitamente ai loro figli di Gesù, della preghiera e dei fondamenti della fede.

Abbiamo qui a Utrecht ogni domenica alle dodici e mezza nella cattedrale una messa in inglese, alla quale partecipano un gran numero di stranieri. Vediamo un intero sciame di giovani che portano anche i loro figli – questi giovani hanno spesso famiglie – quindi la messa è anche molto vivace, perché di tanto in tanto vediamo un bambino che inizia a correre, urlare, piangere o qualsiasi altra cosa – tutto questo non ha davvero importanza. Ma questi bambini, anche se non capiscono quello che si dice, vedono già qualcosa del rispetto dimostrato dai loro genitori, ad esempio durante la preghiera eucaristica durante la consacrazione, quando rimangono in completo silenzio. I bambini lo vedono, e quello che vedi, quello che impari dai tuoi genitori da bambino, non lo dimentichi mai. Quello che impariamo più tardi, a volte lo dimentichiamo….. Da qui la grande importanza di questo periodo per l’apprendimento della fede. Perciò vorrei invitare tutti i genitori a trasmettere veramente la fede ai loro figli.

Devo, naturalmente, aggiungere che una delle cause del problema è che i genitori stessi sanno poco della loro fede. Dico sempre – e molti sacerdoti si sforzano di farlo quando offrono la preparazione al battesimo – che è necessario catechizzare i genitori stessi quando preparano i loro figli alla prima comunione e alla cresima: è necessario coinvolgere in qualche modo i genitori. Ci deve essere anche un programma di catechesi per i genitori.

Io stesso ho frequentato la scuola secondaria ad Amsterdam nella seconda metà degli anni Sessanta; ho iniziato nel 1965. Nei primi due anni ho ricevuto un’ottima catechesi. I problemi sono iniziati nel 1967-68.  I corsi religiosi erano ancora tenuti da sacerdoti, ma si discuteva di tutto tranne che di fede. Queste erano sessioni di dibattito, ci era permesso fumare, si parlava di aborto e di Che Guevara, e non so cos’altro – tutto quello che c’era nelle notizie di allora. La fede non era più all’ordine del giorno. E quello era cinquant’anni fa.  La generazione di coloro che ora sono nonni ha già ricevuto un’educazione alla fede relativamente scarsa. E poi, cosa è successo negli anni successivi? Quindi ci troviamo di fronte a un compito enorme.
LifeSite:  Lei ha anche chiesto al Papa nel gennaio 2018 di porre fine alla confusione su Amoris laetitia e all’accesso alla Comunione per i cattolici divorziati e risposati. Chiede ancora questo chiarimento?

Eijk: Sì, certamente. Ho scritto un articolo, poco prima del secondo Sinodo sulla Famiglia – ero presente ad entrambi -, partecipando a un libro scritto da undici cardinali. Ho testimoniato che la pratica è estremamente antica nella Chiesa, e che la dottrina stessa è stata a lungo esplicita, secondo la quale una persona divorziata che si risposa civilmente non può – perché non è di buona disposizione – ricevere la Comunione, così come non può ricevere l’assoluzione in quella situazione.

Accade così che Amoris laetitia non dice letteralmente che le persone divorziate e civilmente risposate, il cui primo matrimonio non è stato dichiarato nullo, possono ricevere la comunione. Non arriva a quel punto. Ma sulla base di alcuni elementi e di una nota a piè di pagina, alcuni pensano di poter dedurre che sia possibile, che sia permesso. E oggi vediamo alcune Conferenze episcopali che pubblicano documenti per dire che, se hanno fatto un cammino di accompagnamento con un sacerdote e hanno cercato il discernimento con lui, le persone divorziate e civilmente risposate possono prima o poi ricevere la comunione. Alcune Conferenze episcopali hanno regolato le cose in questo modo, molte Conferenze episcopali non hanno regolamentato nulla, e altre Conferenze episcopali hanno detto esattamente il contrario.  Ebbene, ciò che è vero nel posto A non può essere falso nel posto B. Questo va contro uno dei principi della filosofia, il principio di non contraddizione – quello che si impara come seminarista all’inizio del corso di filosofia: è uno dei principi fondamentali della logica, del pensiero. Sì, penso che sia importante chiarire, che la gente sappia dove si trova.
LifeSite:  Ma il Papa stesso ha sostenuto le Conferenze episcopali che hanno scelto l’interpretazione liberale.

Eijk: Sì, ma lo ha fatto in una lettera alla Conferenza episcopale di Buenos Aires. Infatti, questa Conferenza episcopale ha dichiarato che dopo un percorso di accompagnamento e discernimento con un sacerdote, esiste la possibilità per una persona divorziata e civilmente risposata di ricevere la comunione. Nella sua lettera, il Papa dice anche che questa è l’interpretazione corretta. Tuttavia, una lettera di un Papa a una conferenza episcopale non fa parte del magistero.  Questo deve essere molto chiaro. Si deve quindi distinguere tra, da un lato, l’opinione che il Papa può esprimere in un dato momento e, dall’altro, il suo magistero, cioè le dichiarazioni che appartengono veramente alla sua autorità didattica, il magistero in quanto tale. Questa affermazione non è una di queste.

Ma tutto questo non crea chiarezza. Penso che il Papa debba quindi creare chiarezza, in termini di dottrina, attraverso una dichiarazione che si può dire con certezza di appartenenza al magistero. Direi: al magistero ordinario o autentico. Va da sé che questi non sono dogmi o espressioni straordinarie, ma semplicemente espressioni del magistero autentico.
LifeSite:  Spero che non vi sconvolga quando dovrei dire questo: come cattolici, abbiamo il diritto alla verità dalla Chiesa. Questo è anche ciò che chiediamo alla Chiesa al momento del nostro battesimo. “Cosa chiedete alla Chiesa di Dio?  – Fede”. Come cattolici confusi abbiamo spesso l’impressione che molti vescovi e cardinali agiscano davvero come se tutto fosse a posto e che non ci sia confusione. Qual è il nostro ruolo in questa situazione di laici?

Eijk: Prima di tutto, vorrei sottolineare che non sono solo i credenti che hanno diritto alla verità, ma tutte le persone. Gesù ci ha mandato ad annunciare il Vangelo nella sua interezza – compreso il passaggio in cui afferma che il matrimonio è uno e indissolubile – a tutta l’umanità. Così ognuno ha diritto all’annuncio del Vangelo. Le persone hanno il diritto di avere almeno l’opportunità di incontrare Cristo e di conoscerlo. Questo significa che abbiamo davvero bisogno di avere questa preoccupazione.
Cosa si può fare come cattolici ordinari? Beh, molto, in realtà. Prima di tutto, c’è la preghiera. La fede nel potere della preghiera è troppo debole. La preghiera è efficace.  La preghiera ha una forza straordinaria. È soprattutto sant’Alfonso Liguori che lo ha sottolineato molto spesso nei suoi scritti spirituali, per esempio dicendo che chi prega non si perderà mai.

C’è anche la ricezione dei sacramenti. Quando celebro l’Eucaristia – e anche se la celebro nella mia cappella privata – allora lo faccio non solo per me stesso o per le persone che sono presenti e che ricevono la comunione.  Lo faccio per la Chiesa nel suo insieme, per le diocesi, per la comunità dei fedeli, e anche per coloro che non credono. E anche per coloro che non partecipano all’Eucaristia e che non si sognerebbero nemmeno di farlo: preghiamo anche per loro. Il sacrificio è offerto anche per loro, e ha senso per loro. Perciò vorrei raccomandare davvero ai laici la messa quotidiana.  Anche la confessione regolare. E la penitenza – in Avvento e Quaresima, ma anche al di fuori di questi periodi. Ci sono molti modi per fare penitenza ed è davvero qualcosa che si può fare per gli altri. Puoi anche offrire le sofferenze che ti capitano, ponendole, per così dire, sulla patena, perché siano assunte nel sacrificio di Cristo. Queste sofferenze possono anche essere offerte a beneficio di coloro che sono atterrati nella confusione, e si può aggiungere una preghiera perché queste persone trovino la fede.
Inoltre, è straordinariamente importante che noi cattolici viviamo la nostra fede con gioia, con entusiasmo e coraggio. Dobbiamo renderlo chiaro in pubblico. È anche importante che mettiamo in pratica la nostra fede: che diamo veramente alla nostra parrocchia un volto diaconale. Le persone che ci conoscono come cattolici praticanti devono vedere dal nostro comportamento ciò che Gesù ci chiede, specialmente nel discorso sulla montagna, e noi dobbiamo metterlo in pratica. Questo è ciò che la gente si aspetta da noi.
Molto spesso, si sente dire: “Ho avuto questa esperienza con i cattolici, o quell’altra, ho visto un sacerdote che ha oltrepassato il limite. Beh, non ho più bisogno di questo tipo di fede”. Questa reazione può anche essere inverosimile, ma a volte le persone sono state davvero scioccate, e questo le ha portate a prendere le distanze dalla fede e dalla Chiesa. In tutto questo, abbiamo quindi una responsabilità straordinariamente grande. Non lo sottolineo mai abbastanza.

È anche importante che i cattolici siano molto ben informati. Quando siamo in confusione, ci sono dei modi: qui, per esempio, abbiamo molti siti Internet, anche stranieri, pubblicazioni diocesane, siti diocesani e i loro comunicati. Pubblichiamo una newsletter elettronica a cui le persone possono iscriversi. Tutto questo permette di essere informati e ci sono molti elementi sui dati di fede. E questo è importante: leggere della fede, imparare sulla fede aiuta a porre fine alla propria confusione e permette anche di aiutare gli altri a superare la loro confusione.
LifeSite:  Hai parlato molto della preghiera. Ha un legame particolare con il Rosario e le richieste della Madonna di Fatima?

Eijk: In realtà, all’inizio avevo un legame soprattutto con la Madonna di Lourdes. Questo ha a che fare con la parrocchia dove sono cresciuto, a Duivendrecht – un piccolo villaggio ai margini di Amsterdam. C’era un sacerdote che vi avrebbe trascorso circa trent’anni e che arrivava al momento peggiore della polarizzazione all’interno della Chiesa nei Paesi Bassi. Venne da noi nell’agosto 1969. Ho partecipato alla sua messa di insediamento, e ho costruito un legame molto forte con lui. Ad esempio, quando ero seminarista, trascorrevo le mie vacanze nelle stanze dei diaconi nella sua casa canonica, e ne ho dei bei ricordi. Ho anche celebrato il suo funerale nel 2012. Ha vissuto abbastanza a lungo per sapere che sarei stato creato cardinale, anche se non ha partecipato alla cerimonia della creazione perché nel frattempo è morto. Questo sacerdote mi ha portato a Lourdes – era un vero frequentatore di Lourdes.

In seguito, come vescovo di Groningen, mi sono unito a diversi pellegrinaggi di quella diocesi, offrendo un accompagnamento spirituale. Ma è soprattutto l’arcidiocesi dove mi trovo ora che è segnata da una spiritualità mariana molto forte: è davvero notevole. Una volta ogni tre anni, andiamo in pellegrinaggio a Lourdes.  Hanno partecipato da 1.300 a 1.500 persone: per la nostra arcidiocesi è un gruppo significativo. Molti seminaristi mi hanno detto di aver scoperto la loro vocazione a Lourdes. Così potete vedere quanto dobbiamo alla Vergine Maria! La sua intercessione è incredibilmente fruttuosa…..

Conoscevo la Vergine Maria di Fatima, naturalmente, grazie alle mie letture, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione del terzo segreto di Fatima dell’attacco a Papa Giovanni Paolo II nel 1981. Ma il mio rapporto con Lei si è intensificato nel 2017: era il centenario della sua apparizione ai pastorelli nei pressi di Fatima.

Anche il 13 maggio 2017, come vescovi dei Paesi Bassi, abbiamo consacrato le nostre diocesi al Santissimo Cuore di Maria: lo abbiamo fatto nella Basilica di Maria Stella del Mare a Maastricht. Sono io che ho tenuto l’omelia. Ed è a causa di questa omelia che ho dovuto immergermi nei segreti di Fatima. E il primo segreto, sull’inferno, beh, penso che sia davvero un segreto che rimane di grande attualità per il nostro tempo. Questo è il nostro dovere: assicurarci, perché abbiamo il compito di annunciare la fede cattolica, che la gente non finisca all’inferno, e metterli in guardia al riguardo. A questo proposito, possiamo chiederci sinceramente se lo facciamo abbastanza spesso. Perché quando parliamo dell’inferno, questo suscita spesso molte emozioni.  Eppure penso che abbiamo davvero il dovere di farlo.

Il secondo segreto si riferiva alla situazione politica e riguardava soprattutto il XX secolo: la fine della prima guerra mondiale, la rivoluzione russa, e anche l’annuncio, già avvenuto, della seconda guerra mondiale. Maria ci chiama a pregare per la pace.  Questa preghiera è altrettanto importante oggi, perché viviamo in un mondo straordinariamente insicuro. La corsa agli armamenti, la corsa agli armamenti nucleari, minaccia di riprendere. Naturalmente, non conosciamo la guerra in Europa dal 1945, e preghiamo e speriamo che continui ad esserlo, ma dobbiamo sempre pregare per essa, perché gli uomini sono esseri molto imprevedibili – noi stessi compresi. Devo dire che durante questa omelia ho elaborato la storia della Madonna di Fatima, che ho anche evidenziato.

All’epoca, come vescovi olandesi, ci chiedevamo se la gente si sarebbe presentata. Ma un’ora prima dell’inizio della cerimonia, la chiesa era già piena di gente. In effetti, la reazione a questa iniziativa è stata estremamente positiva.

Come vescovi, l’anno scorso abbiamo preso l’iniziativa – ormai conclusa – di istituire un Anno del Rosario.  Durante questo anno hanno partecipato tutti i vescovi olandesi, compresi i miei due vescovi ausiliari: siamo andati a recitare il Rosario con i fedeli in vari luoghi delle nostre diocesi, prima o dopo la messa, come parte dell’adorazione o in altri modi. L’ho fatto, per esempio, nella Basilica di Santa Croce a Raalte: una chiesa enorme, di una bellezza fantastica, sembra una cattedrale. Dovevamo recitare il Rosario alle 18.30, seguito dalla Messa alle 19.00, in occasione del giorno di Ognissanti. Ho pensato: una messa così solenne nei Paesi Bassi nei giorni feriali – è una solennità che abbiamo celebrato a lungo la domenica più vicina e non nei giorni feriali, e che ora è stata riprogrammata fino alla sua data esatta – quanti fedeli attirerà? Beh, non è stato per niente male. E quello che mi ha sorpreso veramente, e mi ha fatto sentire bene, è che alle 18:30 la maggior parte dei fedeli erano già presenti, e che hanno recitato attivamente il Rosario. E ho pensato a me stesso: “Così anche tu sei abituato a recitare il rosario!”  Ed era un gruppo piuttosto numeroso. Perciò, la preghiera del Rosario è ancora viva nei Paesi Bassi.
Ho anche dedicato un editoriale al Rosario nella nostra rivista diocesana. Ho scritto: non sapete pregare? Beh, prendete il vostro rosario. È una preghiera molto semplice. Tutti possono impararla (perché, siamo onesti, non si può nemmeno dire che tutti i cattolici olandesi conoscono il Padre Nostro e l’Ave Maria, anche se molti li conoscono ancora). Ma è anche una preghiera profonda e meditativa. Quando preghiamo tutto il Rosario, tutti i misteri, contempliamo tutta la vita di Gesù Cristo e finiamo con l’Assunzione di Maria in cielo, corpo e anima, e la sua Incoronazione. In verità, guardiamo la vita di Gesù, la contempliamo, la consideriamo con gli occhi di Maria, che dà un grande valore aggiunto a questa meditazione sulla vita di Gesù – con i suoi occhi, con il suo aiuto, con la sua intercessione.
Nessuno può prenderci per mano nella preghiera, se non Maria. Lei è la figura della Chiesa, dice il Concilio Vaticano II. Infatti, tutti noi dovremmo essere come lei: il suo “Fiat” – “Io sono la serva del Signore, sia fatto a me secondo la tua parola” – è un “Fiat” che nessuno di noi può dire semplicemente perché non siamo liberi dal peccato originale come lo era lei. Ancora una volta, lei è il nostro esempio più bello, anche nella preghiera, ed è per questo che è così bello pregare in unione con lei.

Papa Giovanni Paolo II ha detto che per lui è stata la preghiera più bella che ci sia. Ha avuto molti momenti difficili nella sua vita: la perdita del fratello e del padre quando era ancora giovane; c’è stata la sua prigionia durante la guerra; è stato un lavoratore forzato nelle miniere di sale. Più tardi, quando era vescovo in Polonia, il KGB, i comunisti intercettavano il suo confessionale. È stato Papa – capo della Chiesa per 27 anni – in un periodo estremamente difficile. E ha detto che per tutto questo tempo ha pregato Maria attraverso il Rosario, e che ha ricevuto un aiuto straordinario da lei. Ne ho parlato anche nel mio editoriale.  Penso che abbiamo molto da imparare da questo Papa polacco su questo argomento.
LifeSite:  Come è nata l’idea della consacrazione dei Paesi Bassi al Santissimo Cuore di Maria?

Eijk: È stata discussa alla Conferenza Episcopale. Un certo numero di vescovi era molto favorevole. Infine, tutti i vescovi l’hanno adottata e vi hanno partecipato. Così, è nata semplicemente durante le discussioni della Conferenza episcopale. Quando vado a Roma come vescovo, la gente pensa spesso quando mi vede: “Ecco arriva un progressista!”  Perché abbiamo…… abbiamo avuto una reputazione negli anni Sessanta e Settanta di essere una Conferenza episcopale eccezionalmente progressista. Ma non siamo più così. La proposta fu fatta alla Conferenza episcopale, per inciso da uno dei miei vescovi ausiliari, e fu ripresa dagli altri vescovi.

LifeSite:  Qual è lo stato della pratica religiosa nei Paesi Bassi, e della fede stessa? Questa è fondamentalmente la stessa questione di quella relativa al catechismo: lei ha detto che molte persone che ora hanno 50 o 60 anni non sanno molto della loro fede. Il modo in cui il catechismo viene insegnato ai bambini è stato cambiato?

Eijk: Sì, c’è stato un punto di svolta. Come ho detto, la crisi è scoppiata durante il periodo in cui studiavo in un liceo ad Amsterdam, tra il 1965 e il 1971. Nel 1965, tutti gli studenti del mio liceo cattolico andavano ancora a messa la domenica con i genitori. Inoltre, era qualcosa su cui non si discuteva. Nel 1971, nell’ultimo anno di liceo, eravamo solo in due. Quindi vedete quanto velocemente è successo tutto questo. Un’intera generazione di giovani era allora disposta a fare la guerra la domenica mattina pur rifiutare di andare in chiesa. Decisero in massa: “Non andremo più, usciremo dalla Chiesa”. Non dimenticate che questi sono i nonni di oggi. Non hanno trasmesso la fede ai loro figli, figuriamoci ai loro nipoti. Questa è la situazione che stiamo affrontando. Questa situazione è rivelata anche dal numero dei cattolici. Nel 2000, nei Paesi Bassi c’erano ancora più di 5 milioni di cattolici. Al 2015, erano rimasti solo 3,8 milioni di noi: si può vedere il tasso di diminuzione del numero di cattolici. I cattolici più anziani stanno morendo; e ora, più del 50 per cento delle volte, i genitori cattolici non hanno più i loro figli battezzati. È impossibile che il numero di fedeli non diminuisca.  Secondo le statistiche, circa il 17 per cento dei cattolici frequenta la chiesa di tanto in tanto. Può essere, ad esempio, a un funerale, perché si conosce la persona, e naturalmente si va. Ma se guardiamo la partecipazione reale alla messa domenicale, è crollata: attualmente è tra il 4 e il 5%.

Quando sono diventato vescovo di Groningen, ho ricevuto la visita del direttore del KASKI – un istituto di ricerca dell’Università di Nijmegen che studia le statistiche della pratica cattolica: quante volte si va a messa, il numero di battesimi e conferme, ecc…..  Da diversi decenni fa ricerche anche per altre Chiese cristiane. Ebbene, questo direttore è venuto ad incontrarmi – era alla fine del 1999 o all’inizio del 2000 – e mi ha detto: “Devo attirare la vostra attenzione su una cosa, ed è una legge di ferro: ogni 10 anni, la pratica religiosa cade del 40 per cento”. Ed è vero. Se guardo, per esempio, al numero di candidati alla confermazione nella mia diocesi – sono arrivato qui nel 2008 e sono arcivescovo di Utrecht da 11 anni – posso assicurarvi che questo numero si è dimezzato. E lo stesso vale per i ragazzi della prima Comunione , ecc. È una tendenza che può essere seguita senza errori.

Stiamo diventando una piccola Chiesa, ma ci sono anche segni di speranza. E un segno importante di questa speranza è questo: quando vediamo giovani cattolici che vanno in chiesa, spesso si impegnano al 100%. Conducono una vita di preghiera personale, hanno un rapporto personale con Cristo, e spesso accettano la totalità dell’insegnamento della Chiesa. Il loro numero non è grande, ma forse sono il lievito del futuro. Questo è ciò che spero. E penso anche che sia importante che prima ristabiliamo la situazione nella Chiesa – cioè che i fedeli conoscano di nuovo la loro fede. Dobbiamo assicurare la corretta formazione della piccola minoranza, il gregge che rimane: deve essere intrisa di fede e avere un rapporto personale con Cristo, perché solo quando questa è diventata una realtà possiamo veramente dedicarci ancora una volta alla rievangelizzazione, che è la nostra grande missione. Il Vangelo, credo, è per tutti – ma in questo momento si tratta di mettere in primo piano la nostra casa.
 LifeSite:  Esiste un buon metodo di catechismo per i giovani nei Paesi Bassi?

Usiamo lo Youcat. Sono consapevole delle critiche che lo circondano, soprattutto perché a un certo punto c’è stato un errore nel tradurlo in una certa lingua – forse è stato anche un errore deliberato, chi lo sa? Così, una delle traduzioni affermava che la Chiesa autorizzava la contraccezione in certi casi. Si afferma anche che tutti gli uomini sono salvati da Cristo: questa è la dottrina della salvezza universale. Sì, è vero che Cristo vuole salvare tutti gli uomini, ma bisogna aprirsi ad essa. Quindi c’è una condizione ad essa collegata, e la salvezza non è quindi automatica. Bisogna davvero scegliere Cristo.

Come vescovi dei Paesi Bassi – è stata soprattutto la diocesi di Roermond, ma hanno collaborato anche persone della nostra arcidiocesi – abbiamo sviluppato un corso di formazione, Licht op je pad (“Light on your way”): è un corso di formazione catechetica che va dai 4 ai 18 anni e può essere utilizzato sia in parrocchia che a scuola. Coloro che completano tutto il cammino sono pienamente formati nella fede cattolica, vi assicuro. Ma non è così facile, perché bisogna radunare i giovani.
La maggior parte delle parrocchie oggi preferisce provvedere alla preparazione alla prima comunione e alla confermazione, non affidandola più alle scuole. Con mia grande gioia posso vedere, dopo circa vent’anni di vescovato, che in questi vent’anni si è approfondita la conoscenza dei candidati alla confermazione di questo sacramento e di ciò che lo Spirito Santo produce in essi.  Incontro sempre i candidati, sia qui al vescovato dove mostro loro vari elementi della vita episcopale, o almeno prima della celebrazione in parrocchia, e parlo con loro. Queste discussioni sono sempre più brevi in parrocchia – la maggior parte del tempo che devono venire a toccarmi sulla spalla per ricordarmi che devo indossare i paramenti per la cerimonia, perché quando una discussione è impegnata diventiamo sempre più entusiasti, e i bambini fanno domande. Queste sono spesso ottime riunioni. Noto che tra i candidati che rimangono, la conoscenza della fede è aumentata. Non dobbiamo rassegnarci, dobbiamo semplicemente aspettare.

Mi ha detto il sacerdote che mi ha aiutato nel cammino della mia vocazione – e al quale quindi devo eterna gratitudine -: “Wim, tu hai il dovere di tenere duro: è la virtù della perseveranza”. Mi ha detto che la maggior parte delle persone non può farlo: “Se tieni duro, vedrai che vincerai”. Lui stesso ha dovuto superare, non so quanti ostacoli. Si è rifiutato di prendere uno stipendio, ha vissuto in grande povertà, insieme alla sua governante, ed è così che è riuscito a restaurare la sua chiesa. È lui che l’ha tenuta in piedi, ed è ancora lì. È ancora orgoglioso di avere molti fedeli ed è circondato da una vivace comunità di fede. Questo grazie anche ai molti immigrati che sono molto più fedeli di noi olandesi.

Non lo dimenticherò mai. Continuate ad andare avanti.  Continua. Continuate a proclamare la fede. 

E si può vedere che non c’è solo il declino della Chiesa nei Paesi Bassi. È vero che i numeri stanno diminuendo, ma a volte dico: la quantità è in costante diminuzione, ma la qualità è in aumento. Quando ho iniziato io stesso come sacerdote nel 1985, ero cappellano a Venlo Blerick: c’erano ancora chiese affollate, soprattutto il sabato sera alle 19 e la domenica mattina alle 11, ma c’erano molte persone che non erano d’accordo con le mie prediche. Oggi non è più così. Quando celebro una messa parrocchiale la domenica mattina, la cerimonia è spesso seguita da un caffè per incontrare i parrocchiani.  E’ diventato molto raro che qualcuno mi dica che non è d’accordo con quanto ho detto. Infatti, vediamo che c’è molta più unità. Così, la comunità è diventata piccola, ma è anche una comunità più forte. La persona che ti sta di fronte non è una persona che si è rassegnato – o rassegnata – a non fare niente o che pensa: “Che senso ha?” Sono ancora di buon umore, ho una fede ardente, e credo sempre anche nella potenza del Signore: Egli trionfa. Christus vincit. Non noi, ma Lui in noi.

LifeSite: Sul piano liturgico, ho letto che lei ha recentemente scelto di celebrare la Messa ad orientem nella cappella dell’arcivescovado. Perché?

Eijk: Un giornalista che parla spesso in modo critico di me ha scritto con derisione che non è nemmeno ad orientem perché in questa cappella, l’altare è rivolto a nord-ovest. Perché in passato le chiese sono state costruite ad orientem? Ci siamo rivolti a pregare verso est, dove è sorto il Sole della giustizia, Cristo. Ma alla fine non fa alcuna differenza: la chiesa può anche avere una direzione diversa. Con le parole ad orientem, intendiamo dire che stiamo celebrando la messa rivolta a Cristo. Qualcun altro ha scritto criticamente che ora celebro la messa voltando le spalle alla gente. No, non celebro la Messa con le spalle al popolo, lo dico volgendo il volto verso Cristo, verso il tabernacolo, in modo che tutti nella chiesa o cappella siano rivolti verso Cristo.

Ciò che ha innescato tutto ciò è stata in realtà una ragione molto pratica. La cappella è neogotica, ma l’altare ausiliario che fu installato negli anni ’60 era una tavola rinascimentale – per gli intenditori d’arte, era ovvio che non era al suo posto. Devo anche dire che questo altare era piuttosto basso, il che non è pratico per il celebrante, specialmente quando si invecchia. Ora ho gli occhiali bifocali, e la lettura è diventata complicata. È imbarazzante.

Quindi c’era un motivo legato alla storia dell’arte, un motivo artistico per dire che l’altare ausiliario non “si adattava”; un motivo pratico: era troppo basso; e c’era anche un terzo motivo. L’altare maggiore della cappella è decorato con una bellissima tavola di legno inciso che rappresenta i santi vescovi di Utrecht: Willibrord e altri.  Si tratta di un altare che esisteva prima che questo edificio diventasse il palazzo arcivescovile – la cappella fu costruita in quell’occasione. Sapete che nei Paesi Bassi dal 1853 era possibile avere di nuovo una gerarchia episcopale, ma l’arcivescovo di Utrecht doveva ancora mantenere un profilo basso, rimanere un po’ sotto il radar perché era una città protestante abbastanza ortodossa. Non aveva un palazzo arcivescovile, ma viveva nella residenza del sacerdote della cattedrale. Ancora oggi troviamo la stanza dove viveva, compreso il suo letto a castello. Lì aveva una cappella privata dove si trovava questo altare maggiore.  L’altare ausiliario, che non gli corrisponde affatto, ha bloccato la vista di questo altare maggiore, con le sue belle formelle, per i fedeli. Queste erano quindi una serie di ragioni pratiche per cui avremmo preferito festeggiare sull’altare maggiore.

Devo dire che l’ho fatto diversi mesi prima che la cappella fosse messa in funzione per il suo restauro, e che mi si addiceva molto bene. Insieme alla gente, siamo veramente rivolti verso Cristo. Non celebro più con le spalle rivolte a Cristo, ma guardando Cristo, che è presente sotto il sacramento dell’Eucaristia nel tabernacolo. Per me, questo potrebbe essere fatto ovunque, ma è ovviamente qualcosa che non può essere imposto perché il Concilio Vaticano II ha autorizzato la presenza di un altare ausiliario, e ci sono anche ragioni pratiche: in alcune chiese sarebbe impossibile. Ma trovo molto bello celebrare in questo modo. Lo trovo arricchente.
 LifeSite:  Pensi che ci sia un legame tra la cultura della morte e la morte del culto?

Eijk: Sì, questo collegamento esiste certamente.  Perché i Paesi Bassi si sono secolarizzati così rapidamente, al punto da essere in prima linea tra i paesi europei in questo senso? Questo è il risultato della crescita della prosperità – una vera e propria traiettoria della cometa durante gli anni Sessanta. E quale è stato il risultato? Le persone di successo sono arrivate a vivere senza dipendere dagli altri, possono diventare individualistiche, ed è quello che è successo. Viviamo in una cultura iper individualistica. Le persone fanno poco insieme, a meno che non sia necessario, ad esempio in un’associazione sportiva o quando ci vogliono più persone per difendere un interesse collettivo. Ma per il resto dipendiamo molto da noi stessi; questa è una tendenza molto forte nel nostro paese.

E allora cosa succede al giovane individualista? Si mette su un piedistallo e vede gli altri come persone intorno a lui, niente di più; deve distinguersi dagli altri – non solo ha il diritto di farlo, ma anche il dovere. E lo fa anche scegliendo le sue convinzioni religiose, la sua visione di vita, il suo insieme di valori etici. In pratica, la verità è che la maggior parte delle persone si lascia semplicemente guidare dall’opinione pubblica, da ciò che vedono nei media o sui social network o nella pubblicità. Ma l’idea è quella di sentirsi autonomi.

Un individualista così autonomo non ha bisogno di qualcuno che lo trascenda.

Non ne ha bisogno nella società – lo Stato – ed è così che alcuni rinunciano al matrimonio civile e vivono semplicemente insieme, giustificandolo dicendo: “È la nostra relazione, perché qualcun altro dovrebbe avere a che fare con essa?” Questa è una conseguenza dell’individualismo.

L’individualismo ci ha portato anche a spingere Dio ai margini, se non siamo già diventati atei totali. La maggior parte degli olandesi oggi non crede più in un Dio personale. E se non credete in un Dio personale che è creatore e che è, di fatto, Padre per tutti noi, non credete neppure che l’uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Gli individualisti autonomi credono di avere il diritto di controllare la propria vita e la propria morte – attraverso l’eutanasia, il suicidio assistito – perché non hanno più bisogno di tutto questo, per non parlare di un Dio. L’ascesa dell’individualismo, la scomparsa della fede cristiana o almeno il suo indebolimento, nel grandissimo numero di persone, sono certamente legati alla comparsa della cultura della morte. Questa è una certezza assoluta, c’è un legame diretto.
LifeSite:  Alcuni cattolici sono tentati di rivolgersi ad altre chiese cristiane – la Chiesa ortodossa per esempio – a causa della situazione di confusione nella Chiesa cattolica. È il caso, ad esempio, di Rod Dreher. Come possiamo lottare contro questo, per noi stessi e per gli altri?

Eijk: Questo è successo anche tra i cattolici olandesi, non in modo massiccio, ma è successo. Nei Paesi Bassi, il movimento pentecostale è cresciuto fortemente fino al 1995 circa. Molti cattolici vi si sono uniti. Una volta ho ricevuto la visita di un uomo che mi ha spiegato che un tempo era cattolico, prima di entrare nella Chiesa Riformata Liberata. “Vi dirò anche perché. Nella mia parrocchia, non avevano mai parlato di Gesù o del significato della fede per 15 anni, e a un certo punto ho capito che ne parlavano alla maniera della Chiesa Riformata Lliberata, ed è per questo che ci sono andato”, mi ha detto. È una Chiesa che è in grave crisi da una quindicina d’anni e, a mio avviso, quest’uomo avrà certamente incontrato nuove difficoltà.

La parrocchia cattolica che frequentava era molto progressista. A mio parere, si parlava di fare del bene agli altri, l’accento era sull'”azione diaconale”, ma praticamente non si diceva nulla di Gesù. Né si parlava dell’essenza della fede cattolica: era ignorata.  Quest’uomo fu privato della sua fede. È ovviamente molto triste che una persona abbia rinunciato alla fede cattolica per unirsi a un gruppo ortodosso protestante, perché parla di Cristo. Ma ad essere onesti, lo capisco in una certa misura. Ovviamente, ciò che ha fatto è proibito, è qualcosa che non è stato fatto, e oggettivamente, lasciare la Chiesa cattolica è un peccato. Ma ancora una volta, credo che il Signore lo consideri con grande misericordia perché sa bene che noi che dobbiamo proclamare la fede in Gesù Cristo spesso non siamo all’altezza del compito.

Fortunatamente, ora le cose vanno meglio grazie alla nuova generazione di sacerdoti. Ma il pensiero rimane molto presente nella nostra mente: non dovrei essere ancora più esplicito? Ancora più chiaro? Questo mi sembra di singolare importanza.

Ci sono anche cattolici, spesso persone più comuni, che hanno ricevuto visite dai testimoni di Geova. Questi prendono la Bibbia alla lettera: sono persone che vanno porta a porta e quindi finiscono anche con cattolici che sono in uno stato di confusione. Questi cattolici possono arrivare a pensare: “Ehi, questa è la vera fede!  Finalmente stiamo sentendo di nuovo quello che ci è stato insegnato a casa in passato!” Che ci sono anche delle differenze, o non se ne rendono conto o pensano: “Beh, tutto questo può anche essere vero perché corrisponde di più alla nostra fede che a ciò che sentiamo in chiesa”. Sì, ci sono stati dei casi. Penso che questa tendenza non sia più molto forte oggi, ma non molto tempo fa, dagli anni Sessanta agli anni Novanta.
LifeSite:  In risposta all’attuale situazione di confusione, come pensa che la Chiesa possa essere riformata oggi? Come può l’autorità porre rimedio a questa situazione?

Eijk: Il Papa è il principio dell’unità di tutta la Chiesa; il Vescovo è il principio dell’unità della fede e del modo in cui la fede è vissuta nella propria diocesi. È qui che bisogna prima di tutto fare chiarezza: attraverso il Papa e i vescovi. Noi vescovi guidiamo i nostri sacerdoti, li nominiamo, siamo responsabili della loro formazione.  Queste sono responsabilità molto grandi, ma dobbiamo assumercele. Dobbiamo prenderci cura della buona formazione dei nuovi sacerdoti. E anche dei sacerdoti che sono già al loro posto! Offriamo loro corsi di formazione sacerdotale. Sono tutte opportunità che noi vescovi dobbiamo cogliere per assicurare che ci siano buoni sacerdoti, sacerdoti chiari, che annuncino il Vangelo in modo solido e affidabile.

Devo dire che l’attuale generazione di sacerdoti sta già facendo molto per spiegare la fede – come ho detto, questo è qualcosa che ho visto negli attuali candidati alla confermazione, che sono molto più consapevoli del significato di questo sacramento rispetto a vent’anni fa.  E questo è già un grande passo avanti.

La liturgia viene celebrata sempre più spesso secondo il messale dell’altare, anche se i Paesi Bassi erano un tempo l’epicentro della liturgia sperimentale. Durante la seconda metà degli anni Sessanta, l’obiettivo finale era quello di improvvisare l’intera Messa, e avevamo anche iniziato a modificare la liturgia prima dell’inizio del Concilio Vaticano II.

Tutto è iniziato con noi. Speriamo che anche i Paesi Bassi possano essere un punto di partenza per la ripresa. Penso che siamo sulla strada giusta, ma potremmo fare molto di più!
Fonte: LifeSiteNews

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