Mattina di sabato 18 maggio, TG di Rai News. Un esponente dei Verdi esclama senza mezzi termini che dobbiamo fare di tutto per cambiare la sorte del clima perché “è ciò che vuole Greta”. Sobbalzo sulla sedia. Cosa? Un partito politico prende ordini da una ragazzina di 16 anni (che tra l’altro soffre di autismo ed è utilizzata ad arte dai suoi genitori) come se fosse solo lei a salvare il mondo? Come se fosse lei la paladina dell’umanità. Ma sarà Greta Thunberg a salvare il mondo? Penso proprio di no. Anche perché non possiamo credere ciecamente ai catastrofismi dei cambiamenti climatici. Certo non ci sono più le stagioni ecc. ecc., ma la scienza ci dice che tutto questo è già accaduto e che i climi cambiano da un decennio all’altro. Era 30 anni che non avevamo maggio così freddo. Sì vero, febbraio È stato caldissimo ma non si può dire che stiamo bollendo! La neve è tutta ancora sui monti. In ogni caso non sarà la lotta per il clima salvare il mondo, non sarà la lotta per l’ambiente non è questo il problema mondiale. Sarà Gesù Cristo a salvare il mondo sarà la fede in lui. Il Signore Gesù è il creatore del mondo e dell’uomo: sarà Lui a salvare l’uomo ed il mondo. Dovremmo ricordarcelo sempre. Tutto è nelle mani di Dio e quando si vuole fuggire dalle sue mani l’esito non può che essere nefasto. E che anche il creato è sorretto dalla Provvidenza divina ciò evidenzia della Chiesa, ad esempio, con la pia pratica delle Rogazioni nelle quali si chiede a Dio, creatore del mondo, che allontani da noi flagelli della tempesta, della grandine, del terremoto, ecc. Di fronte alle nuove malattie delle coltivazioni gli scienziati provano di tutto e in tutti i modi a risolvere i problemi, molte volte invano. Provate ad andare in Puglia e a chiedere da quanto tempo gli ulivi soffrono per la xylella fastidiosa… E una bella Rogazione no? O sarà forse che dovremmo andare tutti in Svezia a prendere lezioni su come salvare l'”ambiente” con le marce, le manifestazioni, le conferenze, i libri? Ci vuole preghiera e ci vuole fede perché solo Cristo Gesù è il Signore del mondo.
don Alberto Zanier
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Tralasciando gli sguaiati commenti posti in calce agli articoli di quotidiani e periodici friulani online, i quali -non differentemente dalla totalità dei commenti in facebook e negli altri social network- non fanno che confortare la profonda sfiducia che nutro nella democrazia a suffragio universale, dacché commentare i primi sarebbe inutile e richiederebbe un dispendio eccessivo di energie che porterebbe unicamente a sfibrarmi senza produrre nei loro autori metània veruna, mi concentrerò piuttosto sulla risposta che i giovani del "Friday for Future" (per capirci, quella manifestazione per cui migliaia di studenti in tutta Europa venerdì 15 marzo disertarono le aule, pretendendo di usufruire di un diritto non spettante loro [lo "sciopero studentesco" non esiste, almeno nel diritto italiano], in spregio alla quantità di risorse che quotidianamente lo Stato impiega per l'istruzione che essi in tal guisa rifiutano) di Tolmezzo hanno fatto pervenire sulle pagine de "Il Friuli.it".
Riporto alcuni stralci del testo, commentandolo passo per passo. Dopo aver criticato il comunicato perché "pieno di luoghi comuni" e "con qualche errore grammaticale" (spiacente, vero è che ho letto il comunicato in fretta, ma non mi è riuscito di trovarne, e dire che di lettere me n'intendo un po'...), costoro proseguono: “E' facile prendere in giro una ragazzina, che altro non è che un simbolo di un grido collettivo iniziato più di quarant'anni fa. Lei dovrebbe sapere l'importanza dei simboli, dato che la religione e le religioni in genere si basano sui simboli, generalmente pieni di significato, dati a significare concetti profondi, idee e ispirazioni. E Greta è uno di questi simboli. Un simbolo fastidioso che fa molto rumore, tanto rumore da infastidire molto, perché deve essere scoraggiante apprendere che tutta una generazione ascolta una coetanea che dice la verità, una verità sotto gli occhi di tutti di cui qualcuno ha paura, i negazionisti ad esempio”.
A parte un po' di confusione nell'esprimere male i fondamenti di qualsiasi corso di storia delle religioni, fa sorridere la continua esaltazione della figura di Greta, simbolo sì, ma dell'imperante puerocrazia, la cui manipolazione è evidente per molteplici motivi, a partire dall'inusitata vita che questa conduce di "simbolo vivente". Giambattista Perasso detto Balilla divenne un simbolo circa un secolo dopo il suo eroico gesto di Portoria, non quando undicenne scagliò il sasso contro le truppe austro-piemontesi. Wilhelm Oberdank divenne un simbolo irredentista solo alcuni decenni dopo la sua morte (anche perché in vita avrebbe potuto smentire, in quanto si professò sempre panslavista). La fanciulla norrena, peraltro, è un simbolo che non infastidisce nessuno, perché altrimenti sarebbe stata ignorata dai grandi media, fatta sparire dalla circolazione brevi tempore o comunque apertamente perseguitata, non certo fatta parlare dinanzi all'ONU e fatta incontrare con il Papa; anzi, il suo gioco risulta in una certa misura funzionale all'establishment capitalista mondiale.
Dopo aver citato qualche trito dato sulla crisi ambientale, e aver ripetuto la natura "luogocomunista" del comunicato di padre Zanier, proseguono: “Certamente da un punto di vista cristiano sarà Gesù Cristo a salvare l'uomo e il mondo in quanto suo Creatore, ma permetta il beneficio del dubbio, più che confermato, che è lo stesso Uomo a stare distruggendo, con l'uso massiccio di combustibili fossili, con la distruzione della foresta pluviale – delicato tallone d’Achille degli equilibri climatici -, con le esorbitanti quantità di rifiuti plastici (per citare solo alcune delle emergenze ambientali), questo Pianeta, delicata biosfera, astronave di tutta l'umanità. Stupisce ulteriormente che un prete si senta minacciato da una giovane attivista quando il Santo Padre ha ringraziato e incoraggiato Greta Thunberg per il suo impegno in difesa dell’ambiente, e a sua volta Greta, che aveva chiesto l’incontro, ha ringraziato il Santo Padre per il suo grande impegno in difesa del creato. E se non le basta, le ricordiamo che esiste un movimento globale dei cattolici per il clima (https://catholicclimatemovement.global/it/) che sostiene gli scioperi per il clima e accoglie l’appello dell’Enciclica Laudato Sì alla cura della nostra casa comune, contro le ingiustizie climatiche e ambientali, che stanno colpendo e colpiranno sempre in modo più pesante le popolazioni più povere e deboli della Terra”.
Evidentemente non è loro chiaro che padre Zanier stia parlando a dei cattolici su un bollettino parrocchiale, e per chi lo legge non può esserci "beneficio del dubbio" sull'economia salvifica che si compie nel nostro Divin Redentore. Che poi l'uomo porti danni al clima, è parzialmente vero: a portare danno al clima è l'uomo moderno, perché l'impatto ambientale di una società tradizionale è minimo. Quella che potrebbe essere una attenta ed efficace critica alla modernità, in questi individui ideologizzati si trasforma in una rivisitazione del "disprezzo per l'umano" (nella sua qualità di unica creatura razionale e oggetto del progetto divino) che connota molte posizioni anticristiane.
Anche l'equazione ultramontana "ciò che fa il Papa = gesto cristiano che dev'essere seguito da tutti i cattolici", a quanto pare divenuta opinione comune anche tra le persone più distanti dalla Chiesa (ah, maledetto verticismo!), andrebbe ben ridiscussa, così come la presenza di basi evangeliche nell'Enciclica Laudato Si', come di quelle di un testo analogo uscito dal Fanar qualche anno prima (ma qui sto divagando...). Mi fa infine specie l'esistenza di questo "Catholic climate movement", nella misura in cui si occupa di scioperi (pratica non cristiana, perché alimenta lo scontro tra classi, e quindi gli effetti del peccato originale) e quant'altro, tranne che della principale occupazione del Cristiano, cioè la Preghiera. Ma del resto, i giovani del FfF hanno poca fiducia nella preghiera. Scrivono infatti: “Per concludere, che non sia in atto una crisi ambientale e climatica lo pensa solo lei don Alberto e la invitiamo a studiare a fondo il problema, anche da un punto di vista etico e morale. E’ davvero frustrante leggere il suo Foglio. Vorremmo anche noi salvare il pianeta con una preghiera, ma dato che ciò non è possibile proviamo a salvarlo con azioni concrete, così magari i nostri figli avranno tutto il tempo di curare la loro anima".
Quale miglior triste ritratto dell'odierna società che ha completamente perso ogni fiducia nell'efficacia soprannaturale della preghiera, e in generale di una società moderna che ha ripugnato il soprannaturale in favore dell'esaltazione superomistica del gesto naturale ("concreto") dell'uomo? "Se aveste fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile" (Mt 17,20) dice Nostro Signore. Peraltro ciò è realmente avvenuto: nel X secolo San Simeone il Conciatore in Egitto spostò il monte Mokattam colla sola forza della preghiera, il quale avvenimento è testimoniato persino dalle fonti musulmane. Perciò, se anziché rimproverare un santo parroco perché dice cose cattoliche, praticassero la conversione della mente e del cuore e avessero fede nel Salvatore, forse potrebbero sperimentare l'efficacia soprannaturale della preghiera. Noi, intanto, dobbiamo continuare a fare questo e null'altro, per la salvezza della nostra anima e per il mondo intero: come dice l'Apostolo, sine intermissione orate (1Ts 5,17)
A fulgure et tempestate, libera nos, Domine!
A peste fame et bello, libera nos, Domine!
A flagello terraemotus, libera nos, Domine!
Peccatores, Te rogamus, audi nos!
Ut fructus terrae dare et conservare digneris, Te rogamus, audi nos!
Ut pacem nobis dones, Te rogamus audi nos!
(Dalle Litanie delle Rogazioni)
http://traditiomarciana.blogspot.com/2019/06/per-salvare-lambiente-ci-vogliono-le.html
Dal nichilismo neopagano scandinavo che erge a vessillo la eco-gretina al richiamo alla fede di un esplosivo prete montanaro friulano: a me gli occhi, please!
PERCHE’ HANNO CREATO GRETA (e i Gretini)
“Abbiamo bisogno di una nuova politica industriale in Europa. Abbiamo bisogno che l’industria automobilistica muova più velocemente nella transizione all’ auto elettrica. Abbiamo bisogno di campioni europei nelle industrie rinnovabili. Abbiamo bisogno di campioni europei nell’economia circolare”: venendo da Frans Timmermans, Bilderberg da sempre, eminenza grigia della casa reale olandese (è stato ministro degli Esteri), potente primo vicepresidente della Kommissione Europea, la frase suddetta va intesa come una direttiva. E spiega tante cose, dalla comparsa e promozione di Greta e gli scioperi scolastici del venerdì per fare pressioni sui governi, fino all’eccezionale risultato dei Grunen in Germania.
La “transizione energetica”, la conversione dell’economia europea verso energie supposte “pulite”. Con la scusa del clima e dell’inquinamento da CO2 (che non inquina), un modo di attivare un tipo di spesa pubblica che consenta di uscire dalla deflazione ed austerità, senza però avere come effetto collaterale un vero sviluppo industriale. Non si tratta di crescita, ma di transizione appunto. E’ bello apprendere che in questi ambienti si riconosce che “il limite del 3% di deficit ostacola la transizione energetica”. Infatti i Verdi tedeschi recentemente miracolati dall’elettorato – per diventare quello che fu il SPD (socialisti) nella coalizione con il CDU – pur pronunciandosi a favore dell’austerità di bilancio (pare che nessun partito tedesco possa farne a meno) aprono alla possibilità di fare spesa pubblica “per la transizione energetica”, insomma per le infrastrutture. Sono almeno più avanti dell’asse Schauble-Weidmann, che vuole “Schwarze Null”, ossia il bilancio pubblico senza un euro solo di passivo.
I Gruenen “ordinano di spendere” per infrastrutture (non a noi)
“I Verdi mettono in questione la vacca sacra della regola del debito zero ( Schwarze Null), che è analfabetismo economico perché non fa distinzione tra spesa corrente e spesa per investimenti a lungo termine”, si rallegra l’inglese Robin Wilson, direttore di Social Europe.
Infatti, e c’è da rallegrarsi che – mentre la crisi epocale imminente richiedertà immense iniezioni di spesa pubblica – che almeno i Verdi comincino a dire che ci vorrebbe una piccola punturina. Attenzione però: i Verdi vogliono la punturina nel quadro e nell’ideologia dell’ordoliberismo.
Cosa significa? Proviamo a spiegare. Anche la Germania ha inserito nella Costituzione il limite al deficit, quale ha imposto a noi. Ha inserito il divieto legale di limitare l’aumento del debito federale allo 0,35% del PIL ogni anno . Lo ha fatto nel 2009. Allora il governo federale doveva salvare le banche dalla bancarotta con prestiti statali (ciò che è stato vietato all’Italia), per non far vedere ai suoi cittadini che era in pericolo il loro risparmio privato, le riserve pensionistiche e le pensioni aziendali . Questo salvataggio aveva fatto salire il debito nazionale a oltre l’ 80 % del prodotto interno lordo (PIL). Ammesso secondo i criteri di Maastricht al 60 %.
Con la limitazione del nuovo debito federale allo 0,35 % del PIL, il governo ha voluto fissare limiti stretti al debito indipendentemente dai fattori economici: è qui l’essenza dell’ordoliberismo e la sua autolesionistica stupidità. Risultato, una Germania ricchissima e piena di capitali dall’export (superiore a quello cinese, ricordiamolo), che però ha lasciato degradare le sue infrastrutture perché la sacra legge le vieta di spendere più dello 0,35% del Pil ogni anno – e i capitali privati tedeschi, impossibilitati ad investirsi in patria, sono andati a finanziare infrastrutture (E bolle finanziarie) fino in Turchia.
Adesso Danyal Bayaz e Anja Hajduk , i due capi ed ideologi dei Grunen, finalmente dichiarano: “Il futuro delle giovani generazioni oggi non è tanto minacciato dall’eccesso di debiti, ma da un’infrastruttura fatiscente e dalla mancanza di investimenti futuri”. Benissimo. Applausi. Ma cosa propongono? Di inserire nella legge fondamentale, ad integrazione del divieto ad investire, “una regola d’investimento”. Insomma “l’obbligo di investire”. Per legge. E ancora una volta, indipendentemente dalla realtà economica concreta. Un automatismo che sottragga ai governanti l’essenza del governare: decidere rispondendo elasticamente alla realtà. E’ ancora una volta, il più puro ordoliberismo.
Ora, è facile prevedere quel che i Verdi imporranno a livello europeo: l’ordine di investire – che non riguarderà l’Italia, perché “ha il debito pubblico troppo alto”.
Quindi per noi continuerà con le letterine minatorie. In cui “la Commissione vuole sapere come mai noi, applicando le sue regole ordoliberiste, abbiamo aumentato il debito pubblico, e se non la convinciamo, ci imporrà multe che aumentano il nostro debito pubblico” (cit.)
Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere .
Per fortuna, il tema del “clima” e del “tagliamo le emissioni di CO2” , di motivi per ridere e divertirsi sinceramente ne dà molti. Per esempio: lo sapete che mentre Germania e Inghilterra hanno chiuso le loro antiche miniere di carbon fossile (perché il carbon fossile è brutto e cattivo e fa piangere Greta), quei due paesi lo importano dagli Stati Uniti? E in misura sempre maggiore? Colossale?
L’Europa importa più carbone di prima
La Germania ha aumentato l’import di carbone dagli Usa del 34%. La Gran Bretagna, addirittura del 255%.
E mica sono i soli. Secondo un articolo del Wall Street Journal, le importazioni della Svezia di carbone americano sono salite del 256 per cento. Ma il massimo importatore singolo del carbone statunitense risulta essere l’Olanda, che ha aumentato l’import dell’80% rispetto all’anno precedente. Con 7,5 milioni di tonnellate che arrivano al porto di Rotterdam, superiori ad ogni possibile fame di carbone del piccolo paese per gli usi interni, è evidente che l’orrendo combustibile fossile viene poi distribuito nel resto d’Europa ai suoi vogliosi consumatori.
Il motivo, non detto, è evidente: è il carbone “della libertà” . Uguale al gas di petrolio liquefatto americano, che il segretario all’Energia degli Stati Uniti, Mark W. Menezes, ha incitato gli europei a comprare invece del gas russo che arriva dentro i tubi molto più economicamente: “L’aumento della capacità di esportazione dal progetto LNG di Freeport è fondamentale per diffondere il gas della libertà in tutto il mondo offrendo agli alleati dell’America una fonte di energia pulita diversa e conveniente.
E’noto che il carbone della libertà non inquina come quello estratto nella vecchia Europa. Un altro motivo è che, col sistema del fracking, il carbone USA è meno costsoo di quello europeo. Per questo, come scrive il WSJ, riceve “Un caldo abbraccio”oltremare:
U.S. Coal Finds Warm Embrace Overseas
Resta il fatto che mentre noi, per non far piangere Greta e i gretini, siamo obbligati a rottamare il diesel e comprare auto elettriche (per leggi anti-inquinamento), e passare alla “transizione energetica” dettata dal Bilderberg Timmermas, in Europa si consuma più carbone di prima. Di prima, intendo, della fisima ambientalista e della pseudo-scientistica teoria dell’effetto serra. A noi viene data la colpa di respirare perché produciamo CO2, ma la UE lascia che una nuvola di particelle di carbonio e zolfo si addensi sull’Europa. Ci sono mappe che mostrano come l’aria della Francia, che sarebbe pulita perché ha le centrali atomiche, invece è inquinata dai fumi di carbone che vengono dalla Germania.
E il bello è che la UE “fa pressione sulla Polonia perché smetta di usare il carbone” – che almeno è suo, nazionale. Probabilmente il motivo c’è: avendo i polacchi scelto col voto una democrazia illiberale, il carbone nazionale non ha la qualità disintossicante e pulente di quello “della libertà”. Qui sotto un video da non far vedere a Verdi, a Greta, né ai Gretini:
Niente diesel: serve alle navi globali
E questo è ancora nulla. Come dovreste sapere, 200 navi da trasporto producono più inquinamento di tutte le auto private del mondo. E in navigazione non ce ne sono 200. Ce ne sono migliaia, che portano petrolio, gas, carbone, merci, carichi secchi e liquidi, prodotti finiti e semilavorati, da una parte all’altra del pianeta: è la globalizzazione nel suo trionfo, che porta le cosa fabbricate dove il costo del lavoro è minore, laddove il reddito è maggiore (finché dura).
“Il settore marittimo – ammette il Financial Times – ha funzionato per decenni come un giganteso sistema di smaltimento dei rifiuti per l’industria petrolifera. Via via che le raffinerie divennero più sofisticate, producendo benzina di qualità superiore per le automobili, le componenti peggiori della raffinazione sono finiti nei motori marini”: Catrame pieno di zolfo, arsenico e pegio che bisogna pre-riscaldare, per renderlo se non liquido, almeno vichioso.
Adesso il Financial Times ci annuncia – per fortuna – che i padroni del vapore (è il caso di dirlo) sono impegnati addirittura in una “corsa per rendere pulita l’industria del trasporto navale”. No, non si tratta di ridurre i trasporti continentali, di produrre di più “in loco”, perché sarebbe tendere all’autarchia: concetto non meno tossico e produttore di effetto serra del biossido di carbonio prodotto dalle piante. No.. L’idea è di utilizzare per i giganteschi cargo e le superpetroliere, combustibile di migliore qualità, con meno zolfo del catrame che praticamente oggi bruciano nei loro motori. In altre parole: il gasolio. Quel gasolio che deve essere assolutamente espulso dalle nostre città, accompagnato dal nostro orrore, viene desinato alle migliaia di navi. Sicché non ce n’è abbastanza per le nostre vecchie auto diesel. Quello è il vero motivo per cui a noi il gasolio è stato vietato e ci hanno fatto sentire in colpa per averlo usato.
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