ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 13 giugno 2019

Un popolo che ama e soffre per la Chiesa

ANCORA e ANCOR s'abbatte la SCURE su ZELO e FERVOR



Presento questo articolo, perché sono ancora troppe le persone che presumono di veder chiaro nello scenario attuale della Chiesa, e reagiscono piccate, come dimostra una parte del commento velenoso (lasciato con i suoi errori) inviatomi da una certa Alessandra per la chiosa al post "Il Manto di MARIA su Lega,Europa e Data Elezioni":

«...penso che arrogarsi il diritto di chiamare e soprattutto "pensare" ignobile traditore e vedere il Papa che "cappeggia" come un brigante la chiesa sia pericoloso alla luce delle conclusioni che trarra Maria ....le vie segrete che intesse il Divino e lo spirito non sono fortunatamente nella sapienza di Sabirblu e di salvini.»

Frase che  si  commenta da sola,  e che  ho  riportato  perché  l'accecamento  è  ormai così generalizzato da richiamare l'Intervento divino, che sicuramente arriverà, per "risvegliare" tutte queste anime che, loro sì, procedono in un grande pericolo! (Cfr. QUIQUIQUI QUI).




Ecco, innanzitutto, la lettera accorata di un giovane sacerdote che, pur riservandosi l'anonimato perché i «..."guardiani della rivoluzione" attivi nella sua diocesi gliela farebbero pagare...», ha scritto al vaticanista Aldo Maria Valli quanto segue.

Cari pastori, ritornate voi stessi!

«Gentile Valli, sono un giovane sacerdote di campagna e ho deciso di scriverle per condividere una forte preoccupazione circa il rapporto tra i nostri legittimi pastori e il popolo di Dio formato dai fedeli e dai noi semplici preti.

Mi sembra che in questa fase storica il Papa e i vescovi stiano raccogliendo ciò che da qualche anno stanno seminando con le loro azioni e le loro parole e cioè la separazione e la perdita di fiducia da parte della maggioranza dei fedeli, in particolare da parte di coloro che partecipano regolarmente alla liturgia domenicale.

Aver schiacciato l'azione della Chiesa sulla sola dimensione orizzontale sta generando una grave asfissia spirituale in un popolo che non si riconosce più in guide che, oltretutto, appoggiano in modo manifesto poteri e persone che da sempre minacciano la fede e le radici spirituali della nostra Europa nonché l'antropologia cristiana.

La cosa che più mi preoccupa è che la Chiesa nelle sue alte gerarchie sembra ignorare completamente questo distacco e questo dissenso sempre più ampio e profondo. Quelle guide che, ad intra, non fanno che osannare i laici quali salvatori della Chiesa del domani, sono le stesse che poi, ad extra, accusano i laici di irresponsabilità e razzismo se non seguono una certa linea che esse pretendono di imporre dall'alto.

Il problema di questo pontificato mi sembra stia qui: è amico dei nemici e nemico degli amici. Ma proprio per questo sta stufando. E la pazienza, anche dei più bendisposti, si sta esaurendo. L'esito è che ci si sente abbandonati da chi ci dovrebbe difendere, da chi sembra apprezzare molto i Soros, gli Scalfari e le Bonino ma non si ricorda dei semplici fedeli che chiedono di essere confermati nella fede.




Un vecchio proverbio popolare insegna: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Possibile che alle gerarchie, tranne poche eccezioni, non entri neppure nell'anticamera del cervello l'idea che c'è qualcosa che non torna nel godere di certi consensi e nel condividere le battaglie con chi da sempre si batte per la cancellazione di Dio dal nostro cuore?

Possibile che i nostri pastori stiano così bene in compagnia di chi professa, nel migliore dei casi, un umanesimo ateo che ha tra i suoi dogmi la promozione di presunti "diritti" incompatibili con la nostra fede? Possibile che i nostri pastori si sentano tanto a loro agio nell'avere come compagni di strada coloro che professano una "salvezza senza Vangelo"?

I risultati di queste ultime elezioni hanno sancito in modo evidente che la separazione tra i pastori e il popolo di Dio è ormai una tragica realtà, peggiorata dal fatto che le gerarchie a quanto pare non ne vogliono prendere atto (ved. QUI; ndr).

Nella testa dei pastori, e proprio da parte di coloro che a parole vogliono apparire tanto "popolari" e con l'odore delle pecore addosso, in realtà c'è sempre l'idea, tipica degli illuminati e dei clericali, che il popolo, quando decide in modo diverso dalla linea indicata dall'intellighenzia modernista e progressista, "non capisce".

Ma come fanno a non rendersi conto che le pecore, quelle vere, hanno già voltato loro le spalle e ormai dicono senza remore: cari pastori, per noi siete irrilevanti, non contate nulla; Dio è con noi, non con voi!

Non sono uno storico della Chiesa, ma credo che raramente la separazione tra il popolo e il basso clero da una parte e l'alto clero dall'altra sia stato così marcato come ai nostri giorni.

Noi, semplici preti e semplici fedeli, non chiediamo una "rivoluzione", un "cambio di paradigma", una "Chiesa di Francesco". Siamo stanchi di vuote parole e di slogan ideologici. Chiediamo solo la fedeltà al Vangelo e l'annuncio della salvezza donataci da Gesù Cristo.



Non vogliamo una Chiesa il cui obiettivo sembra essere quello di farci sentire in colpa se non ci schieriamo a favore dell'apertura dei porti e dell'accoglienza indiscriminata e dissennata a tutti i migranti.

Non vogliamo una Chiesa che ci mette ossessivamente sotto accusa se non ci diciamo a favore del dialogo ad ogni costo con i musulmani e se, seguendo l'invito di Gesù, facciamo proselitismo.

Non vogliamo una Chiesa che ci fa sentire come dei reietti se non votiamo per i partiti appiattiti sui diktat dell'Unione europea.

Non vogliamo una Chiesa che ci accusa di essere "senza cuore" quando restiamo quanto meno perplessi di fronte al gesto irresponsabile di un elemosiniere pontificio (ved. QUI; ndr); quando vediamo il nostro Papa sorridere soddisfatto ricevendo in dono un crocifisso blasfemo con la falce e il martello (ved. QUI; ndr), quando lo sentiamo dire che non si interessa della politica italiana e che quel poco che sa lo apprende leggendo l'Espresso (ved. QUI; ndr). Siamo stanchi.

Cari pastori, non vi dovete certamente meravigliare se, come esito finale del vostro essere sempre dalla parte sbagliata, vi ritrovate un popolo che non vi considera più come guide attendibili e va alla ricerca di altri punti di riferimento.

E non potete fare spallucce dicendo che tanto quello non è il "vostro" popolo. Non è vero! Questo popolo stanco e disorientato è il vostro popolo! È un popolo che si commuove quando pensa a san Giovanni Paolo II e a Benedetto XVI e non si capacita della situazione attuale.

Un popolo che ama e soffre per la Chiesa, perché la vede in balia di forze che nulla hanno a che fare con la tradizione cristiana. Un popolo che, nonostante tutto, osa guardare in alto sperando in un miracolo, perché ai miracoli questo popolo ancora crede. (Cfr. anche QUIQUI e QUI; ndr).

                                                                                                                         Un giovane prete



Il secondo "caso" testimonia, purtroppo, il proseguimento inarrestabile dell'azione demolitrice perseguita con diabolica ostinazione da questo pontificato, rivolto agli ordini religiosi più fiorenti per vocazioni e fede. (Cfr. QUIQUI e QUI).

Pregano troppo! Il Vaticano chiude un altro Ordine

L'opera di distruzione della vita religiosa da parte del Vaticano continua implacabile. Questa volta è il turno delle Piccole Suore di Maria Madre del Redentore, un ordine religioso nato in Francia, e che conta attualmente circa centoventi religiose, di cui cinque hanno deciso di obbedire al diktat di Roma, e le altre centoquindici, divise in tre comunità, verranno sollevate dai voti presi a suo tempo, e torneranno laiche.

Dovranno lasciare le loro case e le attività di cura e di assistenza agli anziani che erano la caratteristica di questa congregazione, accusata però, soprattutto, di una spiritualità considerata troppo "tradizionale".

Il Grande Inquisitore della Congregazione per i Religiosi, il francescano Josè Rodriguez Carballo, braccio destro e uomo di fiducia del Pontefice regnante per questo genere di "cucina" (e l'uomo del più clamoroso crack finanziario mai vissuto dai francescani; ved. QUI; ndr), ha colpito ancora.

Un copione che ricalca quelli già vissuti dai Francescani dell'Immacolata (ved. QUI; ndr) ‒ ancora commissariati dopo sei anni! Ma chi hanno ammazzato per essere trattati così? ‒ della Familia Christi (ved. QUI; ndr), della Fraternità dei Santi Apostoli e così via. Ormai un format abituale nel regime vigente. (Cfr. anche l'articolo di Aldo Maria Valli QUI; ndr).

Appare davvero strana e inspiegabile l'operazione a cui probabilmente non sono estranei appetiti vescovili per le proprietà della piccola congregazione.

Le Piccole Suore di Maria madre del Redentore curano anziani, collaborano nella pastorale delle parrocchie, aiutano i poveri e vivono una spiritualità considerata oggi in Vaticano troppo "rigida", cioè: amore di adorazione all'Eucarestia, preghiera fervente d'intercessione e filiale devozione a Maria.

Le suore sono state pre-visitate nel 2009 per decisione del vescovo di Laval, che i laici che sostengono le suore accusano di avere un certo interesse verso l'amministrazione dei loro beni. Ma l'iniziativa non ha avuto successo.

Nel 2016, con Braz de Avis e Carballo, una nuova visita. Non più – o non solo – per motivi amministrativi ma per il grave sospetto di tradizionalismo o di classicismo, come dicono i francesi.


Da sinistra José Rodriguez Carballo con João Braz de Aviz in udienza da Bergoglio

Le suore sono state incolpate di avere problemi gravi di governo (anche se risulta che la maggioranza delle suore abbia testimoniato le meraviglie della superiora), di immobilismo, di disconoscenza della "nuova teologia della vita consacrata..." e di altri gravi reati come quello di eccessiva preghiera...

Le superiore – esiliate in altri conventi – erano accusate di "autoritarismo deviante", e alle suore è stata chiesta l'obbedienza senza appello "senza – dicono – che la preoccupazione di una diritta coscienza abbia una parola da dire, e senza che mai ci sia stato spiegato il minimo fondamento oggettivo di tutte queste misure romane: così ci sarebbero due pesi e due misure".

Le suore hanno respinto le accuse come false e inventate dai visitatori. I commissari e la Congregazione hanno dato loro ragione, almeno in parte, ma hanno mantenuto i provvedimenti presi; cioè, confermano il commissariamento.

Le suore hanno fatto appello a quello che era il tribunale supremo di giustizia nella Chiesa, la Segnatura, ormai, con la gestione del diplomatico Mamberti evidentemente incapace di andare contro volontà superiori, che ha confermato la sentenza del Dicastero.

Ma le suore hanno deciso di non accettare quella che a loro – e non solo a loro – pare una ingiustizia evidente. Hanno reso pubblica la loro decisione:

"Il 17 settembre 2018, il cardinale Prefetto della Congregazione per i Religiosi, mons. Braz de Aviz, ci ha scritto un ultimatum: o accettiamo il Commissario "senza riserve" o non lo accettiamo; nel qual caso, la legge prevede che potremmo essere licenziate dall'Istituto".

Allora, hanno scritto le suore: "Dopo aver acquisito la certezza morale per l'anno in corso che l'accoglienza del commissario apostolico all'interno del nostro Istituto causerebbe un danno molto grave e certo nel breve o lungo termine riguardante la comprensione del carisma lasciato da Dio a Madre Maria della Croce, nostra Fondatrice, solo per il modo di viverla.

Dopo aver proposto molte volte soluzioni di riappacificazione senza che ci sia stata data alcuna risposta, previa consultazione con persone autorizzate e competenti; dopo aver pregato molto e sempre volendo rimanere fedeli e obbedienti alla verità, ci è sembrato che non avessimo altra scelta che rinunciare ai nostri voti".

Nel frattempo a Laval si è costituito un Comitato di sostegno alle religiose, che conta quasi tremila persone, e che ha la sua voce in un sito, https://www.soutienpsm.com/

Tutto questo avviene in un paese (la Francia; ndr) in cui la situazione vocazionale è – a dir poco – disastrosa; dove la questione degli abusi clericali sta pian piano emergendo in tutta la sua gravità, e dove la Santa Sede si permette di compiere operazioni inspiegabili condotte con una violenza e una determinazione che sarebbero state ben più adeguate in altri contesti, e per colpe reali.»

Marco Tosatti




E a proposito di Francia, ecco una notizia di tre giorni fa che conferma la solerzia vaticana "misericordiosa" nel commissariare uno dopo l'altro i siti maggiormente visitati dai fedeli di tutto il mondo; guarda "caso" proprio là dove si prega più intensamente e in modo tradizionale, come è accaduto a Medjugorje e a San Giovanni Rotondo.

Questa volta è toccato a Lourdes. Al vescovo Brouwet, infatti, pur rimanendo responsabile della diocesi, è stata sottratta la gestione del famosissimo luogo di culto a favore del vescovo ausiliare di Lille, Hérouard, nominato delegato pontificio a tempo determinato per la cura pastorale del Santuario stesso.

Ecco l'articolo apparso su "La Nuova Bussola Quotidiana" il 7 giugno scorso:

Lourdes, Santuario sottratto al vescovo "troppo" cattolico

Il vescovo ausiliare di Lille, Hérouard, nominato delegato pontificio a tempo determinato per la cura pastorale del santuario, è noto per le sue posizioni molto "liberal" in fatto di liturgia e dottrina, e recentemente è stato protagonista di interventi politici contro i populismi e contro Marine Le Pen.

La comunicazione della Santa Sede accusa il vescovo Brouwet, che resta titolare della diocesi, di aver dato troppo spazio «all'aspetto gestionale e finanziario», ma egli, nominato giovane da Benedetto XVI, è conosciuto piuttosto per la sua ortodossia in fatto di dottrina morale e per lo spazio concesso a chi arriva a Lourdes celebrando nella forma straordinaria del rito romano. In oltre 150 anni, è la prima volta che la Santa Sede interviene su Lourdes.

Lourdes come Medjugorje. Seguendo l'esempio della nomina di monsignor Hoser fatta un anno fa per la situazione della cittadina bosniaca, Bergoglio ha scelto di inviare un suo delegato per la cura pastorale dei pellegrini anche nel centro mariano francese.

In quest'ultimo caso, però, a differenza del noto precedente, l'incarico non sarà a tempo indeterminato. La decisione pontificia, in un articolo scritto su VaticanNews dal direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli, viene attribuita alla sua intenzione di "accentuare il primato spirituale rispetto alla tentazione di sottolineare troppo l'aspetto gestionale e finanziario".

Come chiarito dal vaticanista veneto, l'incarico del commissario sarà limitato soltanto al Santuario, mentre la diocesi rimarrà sotto la guida di monsignor Nicolas Brouwet.

Una precisazione sottolineata dallo stesso vescovo che, in una nota ufficiale, ha ricordato come questa nomina non cambierà nulla nella vita diocesana ed andrà a toccare solamente la vita del sacro luogo specifico.

Per rafforzare ulteriormente questa distinzione, il presule ha anche fatto notare che "la cura pastorale dei santuari e la pastorale delle diocesi sono due cose diverse".

Non c'è dubbio, però, che il Santuario mariano rivesta un ruolo più che importante nella vita della diocesi di Tarbes, attirando nel centro dei Pirenei oltre un milione di pellegrini ogni anno.


Il Santuario di Lourdes

Fino ad oggi il vescovo ha ricoperto la funzione di responsabile spirituale, detenendo nelle sue mani il potere di nomina del rettore. Con la decisione presa da Bergoglio sarà invece il delegato "ad nutum Sanctae Sedis" (cioè a disposizione della Santa Sede; ndr) ad assumere la cura pastorale dei pellegrini.

Per l'incarico è stato designato monsignor Antoine Hérouard, attualmente vescovo ausiliare di Lille e presidente della Commissione affari sociali della Comece, la Commissione degli episcopati dell'Unione europea. La sua nomina appare indebolire non di poco, dunque, il peso del vescovo di Tarbes. Quello di Hérouard, inoltre, è un profilo non poco diverso da quello di Brouwet.

Il neo-delegato, ex rettore del Pontificio seminario francese a Roma, si è distinto anche nel passato molto recente per un orientamento piuttosto "liberal".

Lo ha dimostrato prima e dopo le elezioni europee, con il suo attivismo, partecipando ad incontri (in due occasioni con Enrico Letta e Francois Hollande) e rilasciando dichiarazioni in cui si metteva in primo piano il timore per la crescita dei populismi, si attribuiva la vittoria del partito di Marine Le Pen, in Francia, ad una visione distorta sull'immigrazione e si sottolineava il ruolo delle comunità religiose per sensibilizzare i cittadini sull'importanza dell'Unione Europea.

In una recente intervista a "La Croix", monsignor Hérouard ha anche sostenuto che il dibattito sulle radici cristiane d'Europa "non è più di attualità".

Un profilo piuttosto distante da quello di monsignor Nicolas Brouwet, formatosi all'«Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia» e più attento a riaffermare l'insegnamento della dottrina morale cattolica nell'esercizio del suo ministero episcopale.

Il vescovo di Tarbes e Lourdes, nominato giovanissimo nel 2012 da Benedetto XVI, ha dimostrato in questi anni una sensibilità liturgica conservatrice e si è fatto apprezzare anche dai gruppi che curano la celebrazione della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano, accogliendo con benevolenza i loro pellegrinaggi presso il Santuario di Lourdes.

Mons. Hérouard, al contrario, non ha problemi a mostrarsi in pubblico in giacca e cravatta e sembra prediligere la modernità nella scelta dei paramenti; caratteristiche notoriamente poco gradite ai raggruppamenti d'impostazione più tradizionale. Il tempo dirà se il cambio di guardia nella guida pastorale dei pellegrini comporterà delle modifiche rispetto a quanto si è visto fino ad oggi.


Il vescovo Antoine Hérouard... che sembra un po' imbarazzato... Ved. QUI

Intanto, dall'articolo di Tornielli a commento della nomina del nuovo commissario pontificio sembrerebbe emergere che all'origine della decisione ci sia l'eccessivo spazio attribuito all'«aspetto gestionale e finanziario» nella conduzione del Santuario.

Un rilievo che non trova riscontro nelle testimonianze di chi frequenta assiduamente Lourdes; c'è da ricordare invece che proprio la gestione di monsignor Brouwet è riuscita a raggiungere risultati importanti.

Infatti, dopo quasi un decennio di conti in rosso, il santuario ha chiuso il bilancio del 2018 addirittura con un surplus di 200 mila euro. Un risultato raggiunto grazie al piano di risanamento operato da Guillaume de Vulpian, l'ex dirigente della Renault chiamato a Lourdes dal Vescovo della diocesi quattro anni fa.

Un'operazione, peraltro, portata a compimento soprattutto grazie alla riduzione e alla razionalizzazione delle spese e nonostante il calo del turismo in Francia a seguito degli attentati degli ultimi anni.

La nomina del delegato da parte di Bergoglio rappresenta un precedente rilevante anche sul piano storico: di fatto per quanto concerne le apparizioni, la loro veridicità proviene dal riconoscimento del vescovo della diocesi competente.

È quanto avvenne anche nel caso di Lourdes con il decreto emanato il 18 gennaio 1862 dall'allora vescovo di Tarbes, monsignor Bertrand-Sévère Laurence.

E su Lourdes in oltre 150 anni non c'è mai stata alcuna intromissione vaticana.Questo spiega anche il carattere eccezionale dell'intervento pontificio che avoca a sé la gestione pastorale del luogo sacro, "sottraendolo" alla diocesi competente.

Nico Spuntoni

Bergoglio - il Falso Profeta - OSANNATO dalle masse...

Conclusione

Un bel quadro, non c'è che dire! Non comprendo come ci si possa ostinare, ad oltranza, a mantenere gli occhi chiusi! Che faranno coloro che ancora dormono... quando "ex abrupto" si troveranno di fronte alla tragica realtà?

Relazione e cura di Sebirblu.blogspot.it

            apostatisidiventa.blogspot.com
            lanuovabq.it

Sebirblu, 9 giugno 2019

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