ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 2 luglio 2019

Il trucco dell’imperativo morale

Gli immigrazionisti e il trucco dell’imperativo morale


È una tattica sottile quella messa in campo dai “No Border” nostrani per legittimare le incursioni,oggettivamente piratesche, delle navi delle Ong, con il loro carico di immigrati. Messi di fronte alle nuove norme del decreto sicurezza (con il potere dato al Ministro dell’Interno di limitare o vietarel’ingresso, il transito e/o la sosta di navi nel mare territoriale, qualora sussistano ragioni di ordine e sicurezza pubblica, e il via libera a multe per comandanti ed armatori e proprietari di navi) i sostenitori dei “No Border” si sono inventati l’appello all’imperativo morale superiore, in sostanza un appello al buon cuore contro la legge.


E dire che eravamo convinti che il rispetto delle leggi fosse una delle bandiere di una sinistra impegnata, senza se e senza ma, nella difesa del diritto a fronte di un Paese di furbacchioni e di inadempienti. Contrordine compagni: ora nel nome della “legge superiore” si può trasgredire le norme scritte. “Non in mio nome” è lo slogan inventato per sanare le ingiustizie. E dunque liberi tutti, di adeguarsi o meno alle leggi scritte, magari evocando – a sproposito – il conflitto tra Antigone e Creonte, tra le leggi divine e quelle umane.

Quanto c’è di “divino” nella posizione tutta ideologica di chi crede in una politica di accoglienza senza limiti e per questo si sente legittimato a trasgredire le norme vigenti? Non c’è nulla di etico nella disobbedienza civile della comandante della Sea Watch, santificata da tutta la stampa progressista. C’è piuttosto l’uso, ben calcolato e strumentale, della disperazione del suo carico umano, pervicacemente sballottato lungo la linea delle acque territoriali italiane per ben due settimane, laddove avrebbero potuto essere individuate altre rotte (verso la Spagna e la Francia),facilmente raggiungibili in pochi giorni.

Lo stesso appello alla Corte dei diritti dell’uomo, lanciato da Carola Rackete e da diversi Stati africani al fine di costringere l’Italia a fare entrare la nave non ha sortito l’effetto auspicato visto che – come indicato dalla Corte – le misure provvisorie sono previste solo in caso di un “rischio immediato di danno irreparabile”. La situazione a bordo della nave non giustificava dunque alcuna forma di coercizione nei confronti dell’Italia, la quale aveva comunque prestato assistenza alle persone ferite, donne e bambini.

Malgrado questo, chi salva vite non può essere criminalizzato? In realtà, le recenti prese di
posizione a favore della “legge superiore” nascondono un uso strumentale del diritto, già visto nel passato, rispetto al quale l’etica e le ragioni del cuore c’entrano poco.
Storie da Anni Settanta, in un’Italia in balia del peggiore ideologismo di classe, dove a farla da padrona – secondo una visione “progressiva” del diritto – fu l’idea della “giurisprudenza
alternativa”, impegnata ad applicare fino alle loro estreme conseguenze i principi eversivi
dell’apparato normativo borghese. Allora la linea di rottura era “l’interpretazione evolutiva del diritto”.

Oggi, in balia del relativismo etico, la sinistra tende ad affermare la sua visione moralistica,
scomponendo, di volta in volta, le basi stesse del diritto e della sua certezza. Si fa per il tema dell’immigrazione, ma può valere, domani, per qualsiasi ambito, fino al punto da contestare, nel nome di una “legittimazione superiore”, i meccanismi democratici che hanno portato ad approvare certe norme. Michail Bakunin lo aveva detto già 150 anni fa: “L’ordine è un crimine. La rivolta è il bene”. È il “rouge et noir” dell’anarchia. Con tutto quello che ne deriva.

Mario Bozzi Sentieri
Luglio 2, 2019
https://www.ricognizioni.it/gli-immigrazionisti-e-il-trucco-dellimperativo-morale/

VERSO LA GUERRA CIVILE

    Verso la guerra civile, a grandi passi. Sì ci sono 2 Italie incompatibili e inconciliabili, si sono già formati 2 schieramenti contrapposti, ciascuno dei quali guarda l’altro con disprezzo e lo Stato debolissimo, non sa mediare 
di Francesco Lamendola  
  
 0 charlot comunista

Le guerre civili scoppiano quando le tensioni interne, economiche, politiche e sociali, giungono al punto di rottura e non vi è alcuna forza capace di esercitare una mediazione. Sovente sono il contraccolpo di una sconfitta militare o di una grave crisi economica, come nel caso della guerra civile russa del 1918-1920; altre volte nascono da una insanabile contrapposizione di principi e di pratiche, come nel caso della Guerra di Secessione americana, scatenata dalla questione dello schiavismo. Anche la guerra civile spagnola del 1936-39 rientra, sostanzialmente, in quest’ultima tipologia: essa scaturì da una insanabile contrapposizione, ideale e materiale, fra le due anime della società spagnola, quella progressista e quella tradizionalista. La guerra civile italiana del 1943-1945 – perché essa fu a tutti gli effetti una guerra civile, anche se nella memoria collettiva la si è nascosta ribattezzandola Resistenza e guerra di liberazione – ebbe caratteri misti: nata da una sconfitta, si alimentò anche e soprattutto di un odio di classe che le sinistre avevano coltivato fin dal 1919 e che già nel 1936, in Spagna, dove italiani combatterono contro altri italiani, aveva fatto la sua prova generale, con lo spargimento del sangue fraterno. E qualcuno ci aveva preso gusto.

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 Verso la guerra civile, a grandi passi? Il popolo è con Salvini: nonostante il leader "populista" della Lega abbia il mondo contro con "minacce di morte comprese" come nel Gay Pride di Milano, il Carroccio continua a vincere perfino a Lampedusa!

Da molti anni la società italiana è nuovamente sull’orlo di una guerra civile. E negli ultimi anni essa vi si sta avvicinando più di quando non accadde negli anni ’70, gli anni di piombo, quando il terrorismo di sinistra e di destra insanguinava le strade quasi tutti i giorni, ma senza riuscire a mobilitare nel profondo le coscienze degli italiani in senso ideologico, semmai suscitando una reazione di orrore e disgusto per tanta cieca violenza. Oggi, invece, proprio questo sta accadendo: si sta verificando una mobilitazione ideologica nel profondo delle coscienze; si stanno formando, anzi si sono già formati, due schieramenti contrapposti, ciascuno dei quali guarda all’altro con disprezzo, con astio, con assoluta incomprensione, negandogli qualsiasi legittimità, non solo politica e istituzionale, ma anche e soprattutto di tipo morale. Lo Stato, debolissimo, non sa mediare, non sa fare da arbitro, nemmeno da notaio: è il campo di battaglia sul quale si sfidano le due opposte fazioni; e la magistratura, che dovrebbe essere il luogo deputato dello stato di diritto, scende in campo e indossa la divisa dell’una e dell’altra parte in lotta: dell’una soprattutto, cioè la sinistra, insieme ad altri poteri forti, nazionali e internazionali, a cominciare dal grande capitale finanziario. Sarebbe un errore pensare che questi prodromi di guerra civile nascano solo, o quasi solo, dalla questione degli sbarchi dei clandestini e, più in generale, dalla gestione del fenomeno migratorio, perché vi sono anche delle profonde cause più propriamente interne, di tipo economico e sociale, ma anche di tipo etico e ideale (la contrapposizione tra fautori e detrattori delle politiche abortiste, omosessualiste, pro-eutanasia, ecc.), ma è certo che la questione dei migranti/invasori segna il punto di massima visibilità del contrasto fra le due Italie. Perciò, quel che è accaduto a Lampedusa il 29 giugno 2019, con lo sbarco della capitana Carola Rackete fra due ali di folla, l’una che l’applaudiva come un’eroina, l’altra che la insultava come una nemica pubblica, è quanto mai significativo e probabilmente passerà alla storia come il momento in cui le prove, per ora incruente, di guerra civile, hanno raggiunto un punto di tensione da cui sarà ben difficile tornare indietro.

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Fratoianni, Orfini e Delrio a bordo della Sea Watch, con tanto di fotografi e giornalisti al seguito: uno spettacolo veramente miserevole!

E hanno offerto uno spettacolo veramente miserevole quei parlamentari che si erano recati a bordo della Sea Watch, con tanto di fotografi e giornalisti al seguito, per improvvisare comizi pro-migranti dal ponte di una nave giunta in Italia illegalmente e abusando di una bandiera straniera (peraltro sconfessata dalla nazione di appartenenza, l’Olanda) e al preciso scopo di sfidare il governo Conte e provocare un grosso incidente diplomatico con altri Paesi europei, cosa puntualmente avvenuta; mentre in silenzio, negli stessi giorni e nella stessa isola, sbarcavano, alla spicciolata, decine di altri sedicenti profughi, senza che la stampa se ne “accorgesse” e senza che ne scaturisse alcun dibattito, forse perché non c‘erano gli elementi spettacolari e politici presenti, invece, nella sfida lanciata dalla o.n.g. finanziata da George Soros. Dei parlamentari italiani eletti dal popolo italiano, stipendiati dallo Stato italiano, rappresentanti dell’interesse italiano, così palesemente sdraiati su interessi che collidono frontalmente con quello dell’Italia, tutti impegnati a fare il tifo per una ragazza straniera che ha disprezzato le leggi italiane e che ha messo in pericolo, con una manovra banditesca, la vita di quattro finanzieri dello Stato italiano (e grazie a Dio che nell’urto fra le due imbarcazioni non si è incendiato il serbatoio del carburante, provocando un rogo che avrebbe avuto come conseguenza non quattro, ma cinquanta o sessanta morti)!

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 Saviano e Fabio Fazio? nonostante il loro monopolio informativoc’è una bella fetta del popolo italiano che si è rotta le scatole, che non sopporta più la prepotenza e l’arroganza ideologica di questi signori, la loro eterna pretesa di alzare il ditino e far la morale a tutti quanti!

Lampedusa è un laboratorio, quindi: un drammatico laboratorio. La popolazione è spaccata. Una bella fetta di essa ha votato per la Lega alle ultime elezioni per il Parlamento europeo: chi lo avrebbe mai immaginato, appena qualche anno fa? Ciò significa che la naturale bontà e ospitalità di quegli isolani ha raggiunto il limite; che si sono accorti di esser stati risucchiati in un gioco sporco, inconfessabile, dietro il quale stanno interessi finanziari oscuri ed estremamente cinici, che nulla hanno a che vedere con l’umanità, la solidarietà e l’accoglienza; che la loro disponibilità e la loro generosità venivano strumentalizzate e che gli sbarchi non finiranno mai, se qualcuno non farà capire che né la loro piccola isola, né l’Italia in quanto Stato, ne possono o intendono consentire degli altri. Il prete locale, neanche a farlo apposta, sta dalla parte di Bergoglio, cioè dalla parte degli scafisti, degli umanitaristi, dei finanzieri alla Soros; dalla parte dei diritti (astratti  e senza alcun tipo di dovere) dell’uomo e del cittadino; dalla parte delle cooperative che si fanno belle perché accolgono i migranti, anche se poi passano loro il cibo dei maiali, garantiscono un bagno ogni duecento persone e intascano i congrui finanziamenti statali. Sta dalla parte di quelli che vengono a delinquere, a spacciare droga ai giardini, a rubare e rapinare, ad occupare case abusivamente, a taglieggiare e terrorizzare i residenti, a sbattere le giovani nigeriane, loro connazionali, sul marciapiede, e a piazzare un questuante davanti a ogni supermercato, a ogni centro commerciale, per rastrellare a fine giornata diverse migliaia di euro, tutti finanziamenti alla mafia nigeriana e simili organizzazioni di gentiluomini (ma chi siamo noi per giudicare?, dice Bergoglio; noi italiani che abbiamo inventato la mafia e ne abbiano l’esclusiva). Dalla parte delle ragazzotte ricche, annoiate e plurilaureate, pagate da speculatori miliardari per raccattare carne umane sulle coste del Nord Africa e scaricarla nei porti italiani (non in quelli maltesi, o tunisini, o francesi: guardate quanto dista la Corsica dalla Tunisia e capirete quanto sarebbe facile), no, proprio in quelli italiani, forse perché i signori della BCE hanno deciso che l’Italia deve diventare il campo profughi dell’intera Europa, così se la toglieranno dai piedi una volta per tutte come concorrente industriale e commerciale.

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Il prete di Lampedusa, neanche a farlo apposta, sta dalla parte di Bergoglio, cioè dalla parte degli scafisti, degli umanitaristi, dei finanzieri alla Soros e dei signori della BCE: tutti hanno deciso che l’Italia deve diventare il campo profughi dell’intera Europa!

Dalla parte di chi viola e disprezza la legge, di chi si fa la legge da se stesso, invocando diritti veri o presunti, come fanno senza vergogna il presidente della Germania e il ministro degli Esteri tedesco, i quali affermano che le leggi del mare vengono prima di qualsiasi legislazione nazionale (sarebbe interessante sapere cosa avrebbero fatto loro, se una nave italiana avesse violato le acque tedesche e fosse entrata a forza in un porto come Amburgo o Lubecca, speronando una unità della guardia costiera). Insomma dalla parte di quelli che, come i ragazzotti annoiati (anche loro) del’68, i figli di papà che giocavano al fare la rivoluzione coi soldi di papà e mammà, e tiravano i sanpietrini in testa ai figli dei contadini che indossavano l’uniforme della polizia o dei carabinieri, sostenevano la legittimità dell’esproprio proletario, e magari anche del rapimento e dell’assassinio proletario, in nome di un valore “etico” superiore: la giustizia sociale, i diritti negati del popolo lavoratore. E avevano dalla loro parte, allora come oggi, registi e intellettuali progressisti, i Bertolucci e i Balestrini, i quali raccontavano le cose a modo loro, proprio come fanno adesso i Saviano e i De Luca. Ma adesso, dalla loro hanno anche i mass media, a cominciare dal servizio pubblico; hanno gli Augias e le Botteri, i Fazio e le Gruber, e chi più ne ha, più ne metta. E hanno pure i parlamentari ed ex ministri della repubblica alla Delrio, i quali affermano che, in certi casi (stabiliti da loro, a loro insindacabile giudizio) si possono anche violare le leggi dello Stato: tanto amore portano alla capitana e al suo bel gesto, ed evidentemente anche al suo oscuro burattinaio e datore di lavoro, quel Soros che anni fa rubò all’Italia una cifra colossale con le sue ignobili speculazioni da pescecane della finanza).

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 "L'annoiata" capitana Carola Rackete con l'ex ministro Delrio: per l'esponente del Pd in certi casi (stabiliti da loro, a loro insindacabile giudizio) si possono anche violare le leggi dello Stato!


Verso la guerra civile, a grandi passi

di Francesco Lamendola
 continua su:



01:52

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Fatima.
https://gloria.tv/video/Ugjjs88RT8464XKDJ1mf6R8GB

Sei tesi sui porti aperti

Vorrei dire sei cose oltre la vicenda Sea Watch, la retorica, gli odi e gli slogan.
La prima: se si stabilisce il principio che ogni uomo ha diritto di decidere unilateralmente quando, come e dove vivere senza considerare norme, confini, stati e popolazioni, salta ogni ordinamento giuridico, si polverizza ogni sovranità nazionale e statale, si cancella ogni limite e frontiera, ogni tutela e ogni garanzia per i cittadini regolari di quei paesi che hanno diritti e doveri, lavorano e pagano le tasse. Il sottinteso di quella pretesa è che non va applicata una procedura eccezionale per dare asilo a profughi che fuggono da guerre e da acclarate situazioni d’emergenza ma va accolto chiunque decida di mettersi in viaggio, in navigazione. E nemmeno “una tantum” ma ogni volta che accade.
La seconda. È assurdo riconoscere a un’organizzazione privata, a una Ong, come la Sea Watch, il privilegio extraterritoriale e sovrastatale di decidere verso quale paese dirigersi per far sbarcare i migranti raccolti e di assegnarli così ai paesi con decisione autonoma, unilaterale, in virtù di un imperativo umanitario, assumendo di propria iniziativa e senza alcun titolo per farlo, il ruolo di tutori e mediatori dei migranti. Anche in questo caso non si tratta di una situazione eccezionale, di un’emergenza fortuita da fronteggiare, ma di una prassi ormai consolidata, programmata e reiterata. Non è un imprevisto capitato sulla rotta ma è il “mestiere” che alcune imbarcazioni hanno deciso di ingaggiare, a prescindere dagli stati, dai popoli e dai territori.
La terza: non c’è nessun potere legittimato democraticamente, consolidato dall’esperienza storica e dalla vita dei popoli, che risponde direttamente alla cittadinanza, la rappresenta e la tutela, oltre lo Stato nazionale libero e sovrano. Ed è giusto che sia lo Stato nazionale sovrano a decidere in ultima istanza, sulla base dei suoi ordinamenti, come ha coerentemente fatto il governo italiano, a partire dal ministro dell’interno fino al presidente del consiglio; e a negare nella fattispecie che una nave battente bandiera olandese, diretta da una comandante di nazionalità tedesca, possa attraccare non nel primo porto incontrato sulla rotta, che era poi in Tunisia, ma decida di far rotta sull’Italia e imponga di fatto al nostro Paese l’obbligo di accoglierli, trasformando un già discutibile diritto d’accoglienza in un inderogabile dovere d’accoglienza, ovunque e comunque. Chi mina gli stati e li scavalca, nel nome dell’ideologia no border, lavora per il caos e la fine del diritto internazionale.
La quarta. Siamo stati abituati da una propaganda ideologica, moralistica ed emozionale a non sottrarci ad accogliere il singolo caso pietoso, il bambino denutrito e senza adulti, il malato da curare, la donna incinta in balia delle onde o della miseria. Ma dietro il singolo caso, su cui inevitabilmente ci si appella alla nostra umanità, si vuol far passare un flusso ben più massiccio e duraturo. Ovvero si vuol usare il singolo caso come cavallo di Troia per legittimare in realtà la trasmigrazione di popoli e di chiunque voglia lasciare il proprio paese e venire a vivere da noi. In un mondo in cui i benestanti si contano in milioni e i poveri in miliardi, non si può pensare che gli uni possano caricarsi degli altri, che la piccola Italia si debba caricare sulle sue fragili spalle la grande Africa, che la piccola Europa si carichi i flussi di popolazioni venute dal sud o dall’est del pianeta. Certo, il fenomeno per ora ha numeri non impressionanti; però col passare del tempo e col lasciapassare che si vorrebbe imporre, il fenomeno rischia di ingrossarsi fino a raggiungere dimensioni insostenibili.
La quinta. Dietro il principio d’accoglienza umanitaria, si nasconde un gigantesco business a due facce: da un verso riguarda gli impresari politici dei flussi migratori per gestirne poi l’assistenza e gli effetti politici; e dall’altro verso interessa quanti usano manovalanza sottopagata da sfruttare, senza tutele (salvo dare agli speculatori di cui sopra ulteriore motivo di rappresentanza degli interessi sindacali e lavorativi dei migranti). Sinistra e padronato soci in affare, sotto copertura umanitaria. È un business immenso e vergognoso che si nasconde dietro la carità e sfrutta, strumentalizza e schiavizza i migranti. A tale proposito è stato penoso lo spirito demagogico e illegale, anti-italiano e anti-europeo della sinistra e del suo circo di “anime belle”.
Infine, la sesta. Non ci sono nel mondo d’oggi situazioni aggravate rispetto a qualche anno fa – guerre, genocidi, carestie – da costringere ad aprire le frontiere e i porti. Se vogliamo, era molto peggio dieci anni fa. E in ogni caso chi se la passa peggio non è chi riesce a partire, chi riesce a procurarsi i soldi per pagare la fuga o gli scafisti, chi ha la forza, i contatti, i mezzi per poter andar via; ma la vera miseria, la vera priorità è di quelli che non hanno la forza e le risorse per poter partire e restano a casa. E vedono i loro paesi impoverirsi di energie giovanili che migrano altrove, abbandonando donne,vecchi e bambini. Se davvero dovessimo dare la precedenza agli ultimi, come dice il Papa, gli ultimi non sono quelli che vengono da noi ma quelli condannati a restare a casa loro in condizioni di vera miseria. Ma la vera finalità di chi sostiene le migrazioni è lo sradicamento dei popoli dalle loro terre e noi dalle nostre.
MV, La Verità 30 giugno 2019

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