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sabato 3 agosto 2019

I talebani dell’accoglienza tedesca

Vescovi, associazioni e star: Berlino finanzia l'invasione

Dal cardinale Marx, capo della Cei tedesca, 50mila euro. E Sea Eye ammette: "Senza di lui non saremmo partiti"
Chi finanzia i talebani dell’accoglienza tedesca di Sea Eye? Le chiese cominciando dal cardinale cattolico Reinhard Marx con 50mila euro di obolo. Senza la sua donazione “non saremmo riusciti a partire” ha ammesso Gorden Isler, portavoce della Ong tedesca.

Il presidente del Consiglio EKD Heinrich Bedford-Strohm, lo sceicco Omar Awadallah Kiswani e il presidente della Conferenza episcopale tedesca il cardinale Reinhard Marx sul Monte del Tempio
Il resto è arrivato dalle chiese protestanti e luterane: 190mila euro, solo da gennaio, nelle casse di Sea Eye, che con la nave Alan Kurdi punta sempre su Lampedusa per sbarcare i migranti recuperati al largo della Libia. L’Ong tedesca, che ha bisogno di mezzo milione di euro l’anno riceve anche una parte dei proventi dagli acquisti di grande catene come Amazon. Oppure donazioni in natura come radar, droni, binocoli, giubbotti di salvataggio da società, attività commerciali e fondi dai sindacati. Oltre al sostegno di scrittori, volti tv, rapper e cuochi stellati come testimonial.
L’inchiesta del Giornale sui finanziamenti a Sea-Eye inizia con i 50mila euro donati all’inizio dell’anno dal cardinale Marx, che non li ha tirati fuori di tasca sua, ma dalla trattenute fiscali a favore dalla chiesa cattolica. In un’intervista al settimanale Spiegel in aprile il portavoce di Sea eye dichiarava: "Se il cardinale Marx non ci avesse donato di recente 50.000 euro, non saremmo riusciti a partire”. Le donazioni private erano crollate dopo le accuse alle Ong di essere dei taxi del mare e l’alto prelato è giunto in soccorso. Marx è a capo della Conferenza dei vescovi tedeschi e si è sempre scagliato contro l’Europa, che non apre le porte a tutti. L’arcivescovo Jan Paul Lenga lo ha bollato così: “C’era Karl Marx. E Marx (il cardinale nda) che dice cose simili. Non c’è una reale differenza”.
L’alto esponente della chiesa cattolica tedesca ha stretto un patto d’acciaio con il presidente degli evangelici, Heinrich Bedford-Strohm, ex tesserato del partito Social democratico. Nel 2016 i due, in visita in Israele, hanno sollevato una valanga di critiche per avere deciso di levarsi la croce attorno al collo sulla spianata della moschea al Aqsa a Gerusalemme e davanti al Muro del pianto per non urtare musulmani ed ebrei.
Il sodalizio è continuato in sostegno alle Ong. Marx e Strohm sono i testimonial di punta della raccolta fondi delle chiese tedesche per le organizzazioni estremiste Sea Watch, della capitana Carola, e Sea-Eye. Sul portale ad hoc i talebani dell’accoglienza “ringraziano le chiese per la promozione del salvataggio in mare”. Sotto la foto del cardinale spicca la sua dichiarazione: “Finché ci sono persone che nella loro angoscia e disperazione si fanno strada attraverso il Mediterraneo, la nostra missione è la misericordia”. E subito dopo puoi donare qualsiasi cifra così suddivisa: 10% ad Alarm phone, il centralino dei migranti che vuole sostituirsi ai centri di soccorso degli Stati, 40% a Sea-Eye e Sea Watch e il rimanente 10% a Solidarity at sea, che sostiene legalmente gli equipaggi delle Ong “minacciati da un processo” per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Sul sito di Sea-Eye una pagina è dedicata allo shopping solidale. Se ti abboni ad una determinata compagnia telefonica aiuti la Ong. “Acquista qui! Sea-Eye riceve parte dei proventi delle vendite. Senza costi aggiuntivi per l’acquirente!” si legge accanto al simbolo di Amazon smile. Il designer di gioielli André Ribeiro ha lanciato una collezione dei suoi pezzi a favore di Sea-Eye.
Sotto un enorme striscione sulla nave dell’Ong con la frase “Vergognati Europa” vengono ringraziati i principali donatori. “La società Globe Flight di Barbing per la donazione di un drone Phantom 4”, una compagnia di crociere sul Danubio “per 700 giubbotti di salvataggio” e altre ditte specializzate per avere regalato dei binocoli. Una ditta di Hagen ha consegnato “una termocamera” per individuare i migranti di notte. Un hotel a Berlino ha messo a disposizione la location per le riprese dello spot di Sea-Eye. Un’iniziativa benefica della città di Amburgo ha portato nelle casse della Ong “un generoso sostegno”. Un grazie anche alla squadra dello “chef stellato Johannes King, per la raccolta fondi che ci ha portato un nuovo generatore!” Pure i sindacati di Regensburg hanno versato una “generosa donazione”. L’organizzazione caritatevole dei mennoniti, una chiesa che non battezza subito i figli, viene ringraziata “per un nuovo sistema radar”.
Per ottenere ulteriori fondi i talebani dell’accoglienza tedesca possono contare su una schiera di testimonial con tanto di video appelli. La presentatrice del Grande fratello tedesco e di Supertalent, Ruth Moschner, il rapper bavarese Liquid, il musicista reggae Patrice Bart-Williams oppure la band dei “Leoni” bavaresi. L’attore Hans-Werner Meyer ha interpretato “un video commovente” per sostenere la Ong. E non mancano l’esploratore polare Arved Fuchs e il lupo di mare ottantenne Jürgen Schwandt. Nel 2017 la leader dei Verdi di Amburgo, Anna Gallina, ha pure partecipato a una missione davanti alla Libia per soetenere i talebani dell’accoglienza.
Non solo: la Ong gemella, Sea Watch, ha deciso di dividere con Sea-Eye il milione e 400mila euro raccolti per la difesa legale della comandante Carola Rackete, che ha forzato il divieto e schiacciato una motovedetta della Guardia di Finanza per sbarcare i migranti in Italia.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/vescovi-associazioni-e-star-berlino-finanzia-linvasione-1735513.html


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La Germania è sotto attacco. Non da parte di una potenza straniera, ma a causa delle scelte di Angela Merkel. Che dopo anni di porte aperte ora si ritrova a dover gestire un fenomeno che fino a qualche anno fa non sembrava essere così grave: l’immigrazione senza controlli.
Per anni il governo di Berlino ha promosso la politica delle aperte. Una politica che se non era di totale apertura all’immigrazione clandestina, era comunque il frutto di una scelta precisa da parte dell’esecutivo a guida Cud: l’apertura della Germania al flusso migratorio diventando una sorta di potenza benefica in tutta Europa. Doveva essere la Germania il modello da seguire per tutta l’Unione europea, con la leader tedesca a essere considerata una sorta di guida morale di un continente che doveva aprirsi ai flussi.
Il problema è che Angela Merkel e i suoi governo non hanno fatto i conti con la realtà. Una realtà fatta di immigrazione incontrollata e di incapacità di integrare tutti coloro che volevano fare il loro ingresso nel Paese. A tal punto che da un momento all’altro si è scoperta ostaggio di se stessa. Incapace di poter cambiare idea da un momento all’altro sul fenomeno migratorio, Angela non poteva decidere di modificare tutta la sua strategia  e la sua immagine  mostrandosi di punto in bianco “sovranista”. Ma quello che era iniziato a serpeggiare in Germania era un problema difficile da gestire, ormai fuori controllo e che per anni Berlino ha voluto nascondere, come polvere sotto la tappeto per evitare il peggio. Per evitare di ammettere che era inutile fare la morale agli altri se poi i primi a dover subire i danni dell’immigrazione incontrollata erano proprio i cittadini tedeschi.
Per un certo periodo, in Germania si è pensato di derubricare tutto a una sorta di problema inevitabile il cui clamore mediatico veniva amplificato dai movimenti di destra. Un copione già visto, frutto di un’incapacità di leggere la realtà: l’ascesa delle destre tedesche, ben più nazionaliste di quelle di altri Paesi, non era la causa, ma la conseguenza dell’arrivo incontrollato dei migranti. E l’incapacità di gestire il flusso di oltre un milione di persone è stato talmente evidente che tutti i Lander tedeschi hanno tutti, chi più chi meno, avvertito la necessità di un cambiamento. Perché la Germania, in fondo, era ormai preda di se stessa e di quel modello che ha voluto rappresentare a tutti i costi senza comprendere i suoi errori.
Le immagini di questi giorni sono sconvolgenti. Un immigrato mediorientale (non si sa se siriano o di nazionalità giordana) che uccidere con una spada un uomo per le strade di Stoccarda. Un uomo che, stando almeno alle prime indiscrezioni filtrate del ministero dell’Interno del Baden-Wurttemberg – non avrebbe neanche avuto i documenti in regola, già pregiudicato e con un diritto di soggiorno che forse non aveva. Pochi giorni prima, un eritreo spingeva un bambino di otto anni dotto un treno nella stazione di Francoforte. Anche lui era arrivato in Germania da un Paese in guerra, nel 2006, e ora è sotto la lente degli psichiatri. Personalità diverse ma accomunate da un dato: in Germania c’è insicurezza.
Dopo questi episodi di efferata violenza, il ministro dell’Interno, Horst Seehofer, da sempre fautore di una linea più dura nei confronti dell’immigrazione clandestina, ha imposto controlli alle frontiere con la Svizzera, ritenute uno di punti più delicati del passaggio di immigrati irregolari verso il territorio tedesco. “So che la cancelliera Merkel appoggia la linea della sicurezza“, ha detto l’uomo forte della Csu bavarese. Sarebbe però il caso di chiedergli se questa linea della sicurezza è  la stessa che ritiene utile per l’Italia, dove invece, sempre secondo Berlino, i porti dovrebbero essere aperti a tutte le navi delle Ong che, battenti bandiera tedesca o di proprietà di armatori tedeschi, portano sul nostro territorio centinaia di migranti senza alcuna possibilità di controllare chi sono realmente e quali siano i motivi che li spingono ad attraversare il Mediterraneo. Il fallimento tedesco è evidente. Ma il rischio è che questo fallimento possa essere esportato in tutta Europa in nome della solidarietà. E invece è proprio la Germania a darci un’altra lezione.

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